Tra fanatici e buontemponi
Videte ne quis vos decipiat per philosophiam, et inanem fallaciam secundumtraditionem hominum, secundum elementa mundi, et non secundum Christum (Col 2, 8).
«Badate che nessuno vi inganni con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo»: questo ammonimento dell’Apostolo è oggi quanto mai attuale, anzi ancor più cheOffrirsi in riparazione nell’epoca in cui fu formulato. Oggi i seduttori, infatti, ci assediano su ben due fronti: da una parte ci sono i fanatici che, in nome di Dio e della Tradizione, hanno rinnegato sia l’uno che l’altra a vantaggio della loro opera, diventata un fine in sé; dall’altra ci sono i buontemponi che, ormai assuefatti alla banalizzazione e profanazione di ciò che è più sacro, non battono più ciglio nemmeno di fronte ai crimini più disumani perpetrati dalle pubbliche istituzioni. Il buon senso – per chi ancora non l’ha perso – raccomanda di tenersi ugualmente alla larga da questi e da quelli.
Ovviamente non si intende qui in alcun modo svalutare la buona filosofia, casomai qualcuno fosse pronto a levare lo scudo; soprattutto quella classica ha reso un ottimo servizio alla teologia, dato che è normale, per esseri pensanti, cercare di comprendere la verità rivelata con la ragione: è la fides quaerens intellectum, secondo la felice espressione di sant’Anselmo. I problemi sorgono con le cattive filosofie o con il cattivo uso di una buona filosofia. I cervelli dei buontemponi sono stati infettati dai germi di idealismo, marxismo, positivismo, storicismo, esistenzialismo, nichilismo… e sono ormai fuori uso; quelli dei fanatici, invece, si sono ingrippati per un’applicazione distorsiva dell’aristotelismo. A forza di sillogismi apparentemente impeccabili, essi giungono (e portano la gente) a conclusioni semplicemente pazzesche.
Ora, se lo sbocco di un ragionamento, per quanto possa apparire incontrovertibile, suona assurdo al semplice buon senso, c’è sicuramente qualcosa che non va. Il comune fedele però, digiuno com’è di filosofia, si sente sì spiazzato, ma non osa replicare né è in grado di opporre obiezioni, specie se si è inconsapevolmente affidato a una forma di indottrinamento con cui la sua mente è sottoposta a un rullo compressore che deve spianare tutto ciò che c’era prima e ricostruirci sopra daccapo – secondo un metodo tipico delle sètte… Chi invece conosce un po’ la logica aristotelica sa che la conclusione di un sillogismo, per essere vera, deve discendere da due premesse a loro volta vere. Se una delle due premesse (la maggiore o la minore) è falsa, è inevitabilmente falsa anche la conclusione.
Facciamo un esempio “a caso”: non si può partecipare a un rito non cattolico (premessa maggiore); la Messa di Paolo VI non è cattolica (premessa minore); quindi non è lecito partecipare alla Messa di Paolo VI né celebrarla (conclusione). Chiunque ancora ragioni in modo normale riconoscerà, senza particolari difficoltà, che la premessa minore è falsa: non è possibile che un rito promulgato dal Papa non sia cattolico; bisogna chiedersi oltretutto donde mai derivi, a chi così sentenzia senza possibilità di appello, un’autorità così alta da porlo al di sopra del Papa – salvo che un acrobata del diritto canonico non dimostri l’invalidità della promulgazione… Probabilmente questa domanda, nella sua ovvietà, sfugge a chi, a forza di sillogismi difettosi, ha smarrito il famoso buon senso comune nonché perso, a quanto pare, il contatto con la realtà. Questi – e altri – sono però i sintomi inequivocabili di una qualche forma di squilibrio. A questo punto appare superfluo sconsigliare vivamente, a chiunque abbia a cuore la propria fede e salute mentale, di frequentare personaggi del genere.
Sull’altro versante ci sono i moderni imbonitori chiesastici che lanciano sui social dei “referendum” su questioni morali assolutamente indisponibili al libero dibattito, proponendo al contempo, come spunto di riflessione a senso unico, il parere di medici atei e abortisti. Anche in questo caso è il normale buon senso (per chi ancora ne è dotato) a reagire: somministrare a un bambino malato alimentazione e idratazione non è certo accanimento terapeutico, né tanto meno aiutarlo a respirare. La decisione di farlo morire rappresenta semplicemente un esito di quell’esperimento di ingegneria sociale che va sotto il nome di nazismo. Le somiglianze sono ormai troppe per non sospettare che il signor Hitler non sia stato altro che una pedina nelle mani dei poteri occulti per lanciare una sperimentazione inconfessabile: per fare certe cose, all’inizio, ci voleva un “mostro”; una volta avviato, però, il lavoro è continuato in modo più o meno sotterraneo, in attesa che l’opinione pubblica fosse abbastanza manipolata per accettarne i risultati.
L’idea della “razza pura”, d’altronde, è di origine incontestabilmente britannica: causa remota ne è il concetto di selezione naturale di Charles Darwin, causa prossima la sua applicazione alla razza umana, operata da Francis Galton (non a caso il genero del primo). Una domanda sorge spontanea: con quali capitali Hitler riuscì a trasformare in una delle maggiori potenze militari al mondo una Germania ridotta sul lastrico da uno schiacciante debito di guerra? Con quelli, per caso, con cui si stava finanziando anche il regime bolscevico in Russia? Dove compare per la prima volta, in realtà, l’idea di un popolo puro separato dagli altri? Metteteci dentro un po’ di cabala ebraica e di ideologia massonica e otterrete il risultato attuale: in nome dei “diritti dell’uomo” le istituzioni decidono chi può vivere e chi no, la patria potestà è abolita a favore dello Stato e coloro che dovrebbero curare la vita sono posti al servizio della morte… a meno che uno non rientri nel numero degli “eletti”.
Ma “dal basso” (come piace ai modernisti) c’è stato un sussulto che rappresenta un bel segno di speranza: visto che la suprema autorità della Chiesa Cattolica si era rinchiusa in un ostinato silenzio, il centralino del Vaticano e quello di Santa Marta sono stati letteralmente sommersi dalla massa di telefonate di semplici fedeli che hanno conservato il senso comune: siamo molti di più di quanto non sembri! A parte il cinguettio diplomatico con cui si è cercato di salvare la faccia senza dar troppo fastidio ai “padroni”, la risposta più seria è stata la disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù ad accogliere il piccolo Charlie. Questi sono interventi utili alla causa – casomai qualcuno si fosse convinto che io sia uno spiritualista per principio contrario all’azione… Su questo genere di questioni, poi, è del tutto lecito criticare i Pastori e spingerli ad agire, fosse pure il Papa. Non insistono forse da cinquant’anni sulla partecipazione dei laici alla conduzione della Chiesa?
Alla fine, ognuno tragga liberamente le conclusioni e si regoli di conseguenza. Dio mi guardi dal diventare un guru o alcunché di simile. Tuttavia, se un compito mi ha dato, pare proprio sia quello di mettere in guardia i miei fratelli. Se da una parte c’è il marcio e non ne sopportate più la puzza, non buttatevi a corpo morto dall’altra, dove ci sono trappole mortali ben nascoste da un’apparenza scintillante. Sul valore intrinseco della Messa antica e sui limiti della nuova non ci sono dubbi, ma il buon senso illuminato dalla fede suggerisce che, quando possibile, si partecipi alla prima rendendo grazie, altrimenti si vada alla seconda là dove è celebrata in modo degno. Nel caso in cui, vostro malgrado, vi troviate ad assistere in chiesa a comportamenti irriverenti, scandalosi o blasfemi, chiedete luce per comprendere se è meglio uscire o sopportare offrendo in riparazione. È una via stretta e dolorosa, ma il nostro Maestro non ne ha percorso un’altra, né ci ha incoraggiato a prenderne una comoda e larga.
Nessuno ha il monopolio della verità e della Tradizione, tanto meno chi attenta all’unità della Chiesa. La via della superbia è facile, ma non finisce bene; quella su cui conduce lo Spirito Santo sembra incerta, è poco confortevole, ma porta in Paradiso. Per seguire la seconda non si può aver tutto chiaro in partenza, ma bisogna lasciarsi umilmente guidare passo passo. Per quanto riguarda poi lo stato della Chiesa, abbiamo ormai tutti gli elementi necessari per una diagnosi corretta; continuare a girare il coltello nella piaga non produce altro che frustrazione e scoraggiamento. Quindi la consegna che ribadisco (per chi fosse duro d’orecchi) è: preghiamo, facciamo penitenza e santifichiamoci; così il Signore potrà servirsi di noi come vuole Lui – e non come pensiamo noi. Sta a Lui indicarci le azioni e i passi da compiere. Ci sono forme di impegno in cui gli uomini si illudono di servirlo, ma senza ascoltarlo, perché la loro vita interiore si è inaridita per falso zelo. «Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto miracoli nel tuo nome?”. Io però dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”» (Mt 7, 22-23). Che non ci accada di ritrovarci fra quei molti per aver dimenticato il Vangelo in nome della Tradizione.
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