Charlie e l’orso
Adesso che per Charlie Gard, il bambino inglese colpito da malattia rarissima a cui i medici intendono «nel suo interesse» riservare l’eutanasia, sembra non esservi più nulla da fare, dopo che persino i battaglieri genitori – informati della compromissione muscolare, che parrebbe troppo avanzata per ogni tentativo di cura – sembrano arresi; adesso, insomma, che il caso che ha commosso ma soprattutto mosso il mondo, da Papa Francesco a Donald Trump, pare volgere davvero al termine, il problema è proteggerlo. Ma non Charlie, bensì l’orso. Più precisamente, il riferimento è a KJ2, l’orsa che in Trentino, secondo le prime ricostruzioni, si è resa responsabile dell’aggressione a un uomo finito all’ospedale e che sarebbe entrata in azione, in modo del tutto simile, già nel luglio 2015.
Ma sicuro: chi può dubitare che un animale aggredisca l’uomo solo dopo aver messo educatamente «in atto tutti gli accorgimenti di dissuasione»? Battute a parte, è difficile non rimanere colpiti dalla pietà che, se da una parte viene indirizzata da alcuni a un orso responsabile di aggressioni, dall’altra non tuttiprovano per un essere umano reo solo, si fa per dire, di non essere sano. Un animale probabilmente colpevole rischia così, alla fine, di godere di una difesa più efficace di quella di un bambino sicuramente innocente. Negli stessi giorni e nella stessa Europa, sempre più simile a un palcoscenico dell’assurdo. Al punto che viene quasi il dubbio che Chris e Connie, per non perdere tempo prezioso per le cure del loro piccolo, avrebbero fatto meglio a far presente a tutti che eliminare Charlie avrebbe significato togliere il miglior amico a un orso. Che è di peluche, ma difficilmente l’opinione pubblica si sarebbe fermata a sottilizzare.
La burocrazia che uccide la vita
di Massimiliano Marinelli
E’ ormai da tantissimi mesi che su tutte le principali testate giornalistiche e i vari telegiornali si parla del “caso Charlie Gard”, il piccolo bambino inglese affetto da una rara malattia genetica.
Adesso sembrerebbe essere arrivati alla fine di questa storia (triste) che per tanti mesi è stata discussa in vari talk show, coinvolgendo medici, luminari, giudici e opinionisti.
Dopo la mobilitazione di associazioni pro vita, di ospedali tra cui il nostro “bambino Gesù di Roma”, di Papa Francesco dopo che il popolo cristiano ha tempestato di chiamate e di lettere il vaticano, sembrava che la storia del piccolo Charlie volgesse verso un lieto fine o perlomeno che trionfasse il diritto alla vita anche alle persone chiamate da Gesù “i piccoli”, dove però sembrerebbe che in questa società non ci sia posto per loro.
Signori, è innegabile che questa società sia MALATA, viene difesa a spada tratta la libertà di morire come e quando uno vuole, mentre viene messo da parte il diritto alla vita e molte volte calpestato da questa modernità dove ormai tutto è diventato relativo.
Ma la vita è un dono, e noi abbiamo l’obbligo morale di proteggerla e custodirla.
Madre Teresa diceva: "Ama la vita e amala seppure non ti dà ciò che potrebbe, amala anche se non è come tu la vorresti, amala quando nasci e ogni volta che stai per morire. Non amare mai senza amore, non vivere mai senza vita".
I genitori di Charlie hanno lottato come leoni, per dare una speranza seppur piccola al loro cucciolo di sopravvivere, sembrava quasi che stesse per accadere il miracolo, ma tutto si è fermato, tutto è andato in frantumi per colpa della burocrazia e di persone che di professione sono giudici, ma hanno la presunzione di potersi sostituire all’Altissimo.
Già nominare le parole burocrazia e sentenze alla mente ritorna un'unica parola: tempo.
Ma sta di fatto che in questo caso di tempo non ce n’era, qui si parlava di vita, perciò al diavolo ogni cosa; la vita prima di tutto!
I giorni passavano in attesa che i giudici dopo vari rinvii si esprimessero se consentire o meno il trasferimento del bambino presso uno degli ospedali che si era fatto avanti, proponendo cure sperimentali.
Ma nel frattempo il piccolo Charlie peggiorava, e le cure che altri specialisti avevano proposto lentamente scendevano in percentuale di efficacia.
Fino ad oggi, quando i genitori con un grandissima dignità e una grandissima fede si sono abbandonati nel braccia di Dio e capendo che ormai più il tempo passava, più diventava inutile provare a curare il loro bambino, hanno deciso di lasciar “tornare alla case del Padre” il piccolo Charlie e di fondare a suo ricordo un’associazione che possa dar sostegno e aiuto ai tanti casi simili nel mondo.
Tutta colpa di questa burocrazia e il tempo infinitamente lungo che ne deriva.
Ma di questo e di tante altre situazioni dovremo renderne conto a Dio presto o tardi.
Non siamo stati in grado di trovare velocemente la risposta a quello che il piccolo Charlie meritava cioè: provare a vincere la sua malattia, con quell’inventiva e quella determinazione che ha reso capace l’uomo di scoprire gli abissi e la vastità dell’ universo.
Il grande Papa Wojtyla diceva: “il compito più importante non è quello di trasformare il mondo, ma di trasformare noi stessi.” E l’unica trasformazione positiva che l’uomo può fare è attraverso Dio, mettendosi nelle mani di Cristo.
Chiedo a tutti voi lettori, di pregare la Mamma del Cielo che possa custodire il piccolo Charlie e che se Dio vorrà così, lo prenda in braccio e lo porti in cielo.
E preghiamo anche per noi stessi di essere degni un giorno di poter stare nello stesso posto.
E’ ormai da tantissimi mesi che su tutte le principali testate giornalistiche e i vari telegiornali si parla del “caso Charlie Gard”, il piccolo bambino inglese affetto da una rara malattia genetica.
Adesso sembrerebbe essere arrivati alla fine di questa storia (triste) che per tanti mesi è stata discussa in vari talk show, coinvolgendo medici, luminari, giudici e opinionisti.
Dopo la mobilitazione di associazioni pro vita, di ospedali tra cui il nostro “bambino Gesù di Roma”, di Papa Francesco dopo che il popolo cristiano ha tempestato di chiamate e di lettere il vaticano, sembrava che la storia del piccolo Charlie volgesse verso un lieto fine o perlomeno che trionfasse il diritto alla vita anche alle persone chiamate da Gesù “i piccoli”, dove però sembrerebbe che in questa società non ci sia posto per loro.
Signori, è innegabile che questa società sia MALATA, viene difesa a spada tratta la libertà di morire come e quando uno vuole, mentre viene messo da parte il diritto alla vita e molte volte calpestato da questa modernità dove ormai tutto è diventato relativo.
Ma la vita è un dono, e noi abbiamo l’obbligo morale di proteggerla e custodirla.
Madre Teresa diceva: "Ama la vita e amala seppure non ti dà ciò che potrebbe, amala anche se non è come tu la vorresti, amala quando nasci e ogni volta che stai per morire. Non amare mai senza amore, non vivere mai senza vita".
I genitori di Charlie hanno lottato come leoni, per dare una speranza seppur piccola al loro cucciolo di sopravvivere, sembrava quasi che stesse per accadere il miracolo, ma tutto si è fermato, tutto è andato in frantumi per colpa della burocrazia e di persone che di professione sono giudici, ma hanno la presunzione di potersi sostituire all’Altissimo.
Già nominare le parole burocrazia e sentenze alla mente ritorna un'unica parola: tempo.
Ma sta di fatto che in questo caso di tempo non ce n’era, qui si parlava di vita, perciò al diavolo ogni cosa; la vita prima di tutto!
I giorni passavano in attesa che i giudici dopo vari rinvii si esprimessero se consentire o meno il trasferimento del bambino presso uno degli ospedali che si era fatto avanti, proponendo cure sperimentali.
Ma nel frattempo il piccolo Charlie peggiorava, e le cure che altri specialisti avevano proposto lentamente scendevano in percentuale di efficacia.
Fino ad oggi, quando i genitori con un grandissima dignità e una grandissima fede si sono abbandonati nel braccia di Dio e capendo che ormai più il tempo passava, più diventava inutile provare a curare il loro bambino, hanno deciso di lasciar “tornare alla case del Padre” il piccolo Charlie e di fondare a suo ricordo un’associazione che possa dar sostegno e aiuto ai tanti casi simili nel mondo.
Tutta colpa di questa burocrazia e il tempo infinitamente lungo che ne deriva.
Ma di questo e di tante altre situazioni dovremo renderne conto a Dio presto o tardi.
Non siamo stati in grado di trovare velocemente la risposta a quello che il piccolo Charlie meritava cioè: provare a vincere la sua malattia, con quell’inventiva e quella determinazione che ha reso capace l’uomo di scoprire gli abissi e la vastità dell’ universo.
Il grande Papa Wojtyla diceva: “il compito più importante non è quello di trasformare il mondo, ma di trasformare noi stessi.” E l’unica trasformazione positiva che l’uomo può fare è attraverso Dio, mettendosi nelle mani di Cristo.
Chiedo a tutti voi lettori, di pregare la Mamma del Cielo che possa custodire il piccolo Charlie e che se Dio vorrà così, lo prenda in braccio e lo porti in cielo.
E preghiamo anche per noi stessi di essere degni un giorno di poter stare nello stesso posto.
http://www.campariedemaistre.com/2017/07/la-burocrazia-che-uccide-la-vita.html
Caro sostenitore e amico
Il Congresso degli USA ha persino riconosciuto, la scorsa settimana, la cittadinanaza al piccolo Charlie pur di poterlo curare negli Stati Uniti.
La lentezza dell'apparato giudiziario, a causa della burocrazia e forse della scarsa volontà di rivalutare la sentenza, ha allungato i tempi...tutti sapevano però che ogni minuto di tempo poteva salvare o condannare Charlie.
Il rispetto dei tempi della giustizia inglese era chiaramente in contrasto con il principio della cura e della vita per Charlie.
Nemmeno il principio cardine della 'precauzione' (nel dubbio favorire sempre la soluzione migliore), ha avuto valore nel caso di Charlie e nel considerare il diritto e il dovere dei genitori:curare il proprio figlio, salvaguardare la sua vita.
Noi crediamo nei miracoli e proseguiamo nelle nostre preghiere, l'Onnipotente valuterà per il bene di tutti.
Sin da oggi possiamo affermare con certezza che Charlie, se e quando morirà, sarà un nuovo Beato, sarà il Beato Charlie Gard.
Forse il più piccolo tra i beati, certo il più grande per tutti noi.
Beati voi quando sarete perseguitati a causa della giustizia (terrena).
Non dimentichiamoci di Charlie Gard, nè dei suoi genitori, nè di tutti coloro che hanno tentato (con ogni mezzo) di salvarlo.
Far memoria di Charlie ci insegnerà a comprendere meglio la nostra natura, la nostra vocazione e il mondo in cui viviamo. Avremo al nostro fianco un nuovo beato, piccolo, silenzioso, inerme e malato.
Un beato da invocare, un beato potente nella malattia e nella ingiustizia.
Un beato, il Beato Charlie Gard non ci dimenticherà e con noi chiederà il perdono per questo ingiusto mondo.
PRESTO CHARLIE GARD SARÀ UN BEATO DA INVOCARE, POTENTE CONTRO LA MALATTIA E L'INGIUSTIZIA?
Caro sostenitore e amico
nelle ultime settimane la tragica vicenda di Charlie Gard ha assunto contraddizioni sconcertanti.
A seguito delle Sentenze dei Tribunali inglesi e della Corte Europea che confermavano la condanna a morte e dopo la mobilitazione internazionale di Capi di stato, leader religiosi, del Papa Francesco e di milioni di semplici cittadini, diversi teams di medici si sono fatti avanti per presentare protocolli di cure.Il Congresso degli USA ha persino riconosciuto, la scorsa settimana, la cittadinanaza al piccolo Charlie pur di poterlo curare negli Stati Uniti.
La lentezza dell'apparato giudiziario, a causa della burocrazia e forse della scarsa volontà di rivalutare la sentenza, ha allungato i tempi...tutti sapevano però che ogni minuto di tempo poteva salvare o condannare Charlie.
Il rispetto dei tempi della giustizia inglese era chiaramente in contrasto con il principio della cura e della vita per Charlie.
Nemmeno il principio cardine della 'precauzione' (nel dubbio favorire sempre la soluzione migliore), ha avuto valore nel caso di Charlie e nel considerare il diritto e il dovere dei genitori:curare il proprio figlio, salvaguardare la sua vita.
Noi crediamo nei miracoli e proseguiamo nelle nostre preghiere, l'Onnipotente valuterà per il bene di tutti.
Sin da oggi possiamo affermare con certezza che Charlie, se e quando morirà, sarà un nuovo Beato, sarà il Beato Charlie Gard.
Forse il più piccolo tra i beati, certo il più grande per tutti noi.
Beati voi quando sarete perseguitati a causa della giustizia (terrena).
Non dimentichiamoci di Charlie Gard, nè dei suoi genitori, nè di tutti coloro che hanno tentato (con ogni mezzo) di salvarlo.
Far memoria di Charlie ci insegnerà a comprendere meglio la nostra natura, la nostra vocazione e il mondo in cui viviamo. Avremo al nostro fianco un nuovo beato, piccolo, silenzioso, inerme e malato.
Un beato da invocare, un beato potente nella malattia e nella ingiustizia.
Un beato, il Beato Charlie Gard non ci dimenticherà e con noi chiederà il perdono per questo ingiusto mondo.
Calo vertiginoso del quoziente intellettivo in Europa (come volevasi dimostrare)
In soli dieci anni, fra il 1999 e il 2009, i britannici hanno perso 14 punti di QI (quoziente intellettivo), i francesi 4 punti. Quanto gli italiani, non lo dice la rivista scientifica Intelligence, specializzata in psicometrica.
Ma, come diversi altri studi apparsi in questi mesi, conferma che in generale il quoziente intellettivo medio delle popolazioni occidentali sta calando vistosamente da una quindicina d’anni. Il calo è tanto più allarmante perché tutto il ventesimo secolo, al contrario, ha visto un aumento del QI medio in Occidente, forse a causa del miglioramento generale della salute e dell’accesso all’educazione. Un aumento lineare che si chiama “effetto Flynn”, dal nome del ricercatore neozelandese James Flynn che ha comprovato il fenomeno.
In base allo studio di Intelligence, i britannici avevano un QI medio di 114 nel 1999, oggi sono a 100. I Francesi sono scesi a 98.
Sulle cause, nessuna certezza scientifica. C’è chi chiama in causa i perturbatori endocrini, molecole contenute nella plastica che hanno l’effetto (fra gli altri) di ostacolare l’azione dello iodio, così importante nello sviluppo cerebrale (ricordiamo il “cretinismo alpino” di un tempo, che colpiva popolazioni carenti di sale iodato). Altri puntano il dito sul sistema educativo troppo facile. Altri ancora, sull’era digitale, per cui oggi ci affidiamo ad oggetti “intelligenti” per i calcoli più semplici e per le imprese cognitive che un tempo facevamo fare al nostro cervello. Ma questa ipotesi sembra smentita dagli asiatici, i più tecnologico-digitali dei nostri anni, che hanno anche i QI più alti. Secondo uno studio diverso di quello di Intelligence,
Hong Kong e Singapore hanno un indice 108, la Corea del Sud 106, Giappone e Cina 105, Taiwan 104.
A questo contrastano tedeschi, polacchi, belgi e svedesi con 99, francesi e statunitensi con 98, Israele e Portogallo con 95 – per quel che vale, questo studia assegna a noi italiani un 102 (sic).
Fra le ipotesi più concrete, è stata avanzata quella selettivo-demografica: siccome le persone con alto QI sono in genere impegnate in studi superiori per più lungo tempo, genererebbero meno figli intelligenti.
(Personalmente, basandomi sulla mia esperienza – ognuno è intelligente nelle cose che gli interessano – punterei all’esaurimento dello sforzo grandioso e tragico dell’Europa che impose al mondo le sue idee, ed anche le sue ideologie e grandi narrazioni: tutte nate dal Cristianesimo, in un modo o nell’altro. Senza un Dio, non vale più la pena di sforzarsi, di migliorarsi, di sublimare. Masse italiote esercitano al massimo la loro intelligenza quando parlano di calcio…)
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