ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 26 luglio 2017

Sapete che allegria!



UK. GESÙ PUÒ ESSERE GAY, ALLAH NO. MA A PROTESTARE È RIMASTO SOLO UN ATEO FAMOSO. I CRISTIANI? E A RIMINI…

Richard Dawkins ha criticato duramente l’operazione “ipocrita” condotta dalla polizia durante il London Pride, la sfilata per inneggiare allo stile di vita e alle pratiche omosessuali. Il notissimo ateo ha criticato le forze di sicurezza perché hanno obbligato il Concilio degli ex musulmani di Gran Bretagna (CEMB) a far sparire gli striscioni “Allah è gay”, e hanno invece permesso cartelli sui quali era scritto “Gesù è gay”.
Il famoso biologo evoluzionista il 23 luglio scorso ha twittato: “Marcia del gay pride di Londra. La polizia è contenta con gli striscioni ‘Gesù è gay’. Ma ha proibito lo striscione del CEMB ‘Allah è gay’. Ipocrisia del tipo @kpfa”. La Kpfa è una radio che afferma di voler promuovere accoglienza, tolleranza sociale e integrazione.

Il CEMB ha appoggiato la protesta di Dawkins osservando sul suo sito web che la sfilata era “Piena di cartelli che dicevano ‘Dio è gay’, ‘Gesù aveva due padri’, e altri che prendevano in giro la Chiesa, i preti e il papa”. Però quando il CEMB ha alzato lo striscione che diceva “Allah è gay”, la polizia è accorsa subito”per rimuoverli perché provocavano offesa”..
E il CEMB continuava: “Le sole ragioni per cui i nostri striscioni sono considerati ‘provocanti’ è perché la critica dell’islam non è considerata tollerabile, perché c’è una minaccia costante di violenza da parte degli islamisti contro gli ex musulmani, ma anche contro i musulmani dissenzienti per censurarli e farli tacere”.
Subito dopo l’apparizione degli striscioni, la Moschea di East London ha presentato una denuncia formale contro il CEMB, affermando che il gruppo stava “incitando l’odio verso i musulmani”. E la KPFA, la radio basata a Berkeley, California, ha cancellato un programma in cui era prevista la presenza di Dawkins, il 9 agosto, perché l’autore del “L’illusione di Dio” ha usato “linguaggio insultante verso l’islam” . E in una dichiarazione auto-contraddittoria, diceva: “La KPFA non appoggia un linguaggio che può ferire. Mentre appoggiamo enfaticamente una seria libertà di linguaggio, non appoggiamo discorsi di insulti. Ci scusiamo per non aver avuto molto prima una più ampia conoscenza delle vedute di Dawkins”.
Dawkins ha risposto di aver criticato “la tremenda misoginia e omofobia” dell’islam, e l’uccisione degli apostati colpevoli solo di non credere più. “E’ noto che io sono un critico frequente del cristianesimo, e non sono mai stato cancellato da un programma per questo. Perché va bene criticare il cristianesimo e non l’islam?”.
Già, perché?
E dal momento che siamo in tema di offese al cristianesimo, a Gesù e alla fede di tante persone compiute durante le sfilate inneggianti all’omosessualità e alla sodomia, che cosa dobbiamo pensare dei preti e dei vescovi – l’ultimo quello di Rimini – che “prendono le distanze” dai cattolici che organizzano una processione di riparazione e preghiera per quelle offese? Possono rientrare anche loro in quella che Dawkins definisce “ipocrisia stile KPFA”?

MARCO TOSATTI               

http://www.marcotosatti.com/2017/07/26/uk-gesu-puo-essere-gay-allah-no-ma-a-protestare-e-rimasto-solo-un-ateo-famoso-e-i-cristiani/ 



Padre Spadaro, il Fondamentalismo ed il film già visto

Padre Antonio Spadaro e Marcelo Figueroa si attardano a denunciare il fatto che 
i “fondamentalisti evangelicali” ed i “cattolici integralisti”, benché provenienti da fedi
religiose che, teoricamente, sarebbero concorrenti, nella realtà sono accomunati 
da obiettivi comuni come “l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, 
l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente 
morali o legate ai valori.

Come un fulmine a ciel sereno è arrivato il saggio, dal titolo “FONDAMENTALISMO EVANGELICALE E INTEGRALISMO CATTOLICO, Un sorprendente ecumenismo”, pubblicato sulla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, a firma congiunta di padre Antonio Spadaro, direttore della stessa rivista, e Marcelo Figueroa, un protestante argentino, stretto amico di Papa Francesco, direttamente scelto da quest’ultimo alla direzione della versione argentina dell’Osservatore Romano.

Il saggio analizza la collaborazione tra cattolici ed evangelicali americani su temi religiosi, finalizzata, secondo l’interpretazione di padre Spadaro e Figueroa, a mascherare un sostegno alla destra politica americana. Di qui il sottotitolo: “Un sorprendente ecumenismo”. In poche parole, sempre secondo i due autori, una strumentalizzazione di valori religiosi finalizzati al raggiungimento del potere politico. Il saggio è giunto come un fulmine a ciel sereno poiché caratterizzato da una notevole dose di durezza di toni e di giudizi.

Spiega l’articolo: “Specialmente in alcuni governi degli Stati Uniti degli ultimi decenni, si è notato il ruolo sempre più incisivo della religione nei processi elettorali e nelle decisioni di governo. (…) A tratti questa compenetrazione tra politica, morale e religione ha assunto un linguaggio manicheo che suddivide la realtà tra il Bene assoluto e il Male assoluto. Infatti, dopo che Bush a suo tempo ha parlato di un «asse del male», (…) oggi il presidente Trump indirizza la sua lotta contro un’entità collettiva genericamente ampia, quella dei «cattivi» (bad) o anche «molto cattivi» (very bad)”. Padre Spadaro e Figueroa si riferiscono poi al mondo evangelicale come caratterizzato da «fondamentalismo evangelico», assimilabile oggi alla «destra evangelicale», ed associandovi le figure di due presidenti come Ronald Reagan e George W. Bush. Tale mondo, a parere dei due articolisti, se da una parte è «anestetizzato» nei confronti delle tematiche ecologiche, risulta invece oltremodo reattivo nei confronti di tematiche (considerate come una minaccia) che nel tempo sono andate dagli “spiriti modernisti, i diritti degli schiavi neri, i movimenti hippy, il comunismo, i movimenti femministi e via dicendo, fino a giungere, oggi, ai migranti e ai musulmani”. Inoltre, in maniera scioccante, padre Spadaro e Figueroa accostano George W. Bush ai jihadisti. Infatti, essi dicono: “In fondo, la narrativa del terrore che alimenta l’immaginario degli jihadisti e dei neo-crociati si abbevera a fonti non troppo distanti tra loro. Non si deve dimenticare che la teopolitica propagandata dall’Isis si fonda sul medesimo culto di un’apocalisse da affrettare quanto prima possibile. E dunque non è un caso che George W. Bush sia stato riconosciuto come un «grande crociato» proprio da Osama bin Laden”.

Un altro tema criticato dai due articolisti è rappresentato dalla proclamazione della difesa della «libertà religiosa». Precisano Spadaro-Figueroa che “l’erosione della libertà religiosa è chiaramente una grave minaccia all’interno di un dilagante secolarismo. Occorre però evitare che la sua difesa avvenga al ritmo dei fondamentalisti della «religione in libertà», percepita come una diretta sfida virtuale alla laicità dello Stato”.

Padre Spadaro e Figueroa proseguono dicendo: “La prospettiva più pericolosa di questo strano ecumenismo è ascrivibile alla sua visione xenofoba e islamofoba, che invoca muri e deportazioni purificatrici. La parola «ecumenismo» si traduce così in un paradosso, in un «ecumenismo dell’odio». (…) Questa visione genera l’ideologia di conquista. (…) È chiara l’enorme differenza che c’è tra questi concetti e l’ecumenismo incoraggiato da papa Francesco con diversi referenti cristiani e di altre confessioni religiose, che si muove nella linea dell’inclusione, della pace, dell’incontro e dei ponti”.

E’ inutile dire che questo saggio ha creato notevole rumore, e financo sconcerto, a livello internazionale. Diverse sono state le interpretazioni e le considerazioni suscitate. Ad esempio, molti commentatori americani hanno detto che, se non fosse stato per le figure di padre Spadaro e Figueroa, il primo stretto collaboratore di Papa Francesco ed il secondo suo amico di lunga data, l’articolo, per la sua rozzezza di contenuti e per l’ignoranza del mondo contemporaneo americano, non sarebbe mai stato preso in considerazione. John Allen, al contrario, su Crux, ha affermato che, proprio per le figure delle due firme, molto vicine al Papa, il contenuto dell’articolo rifletterebbe la visione del Pontefice stesso tesa a “riorientare la Chiesa americana per condurla via dall’enfasi sulla identità cattolica e le battaglie culturali che dominarono sotto i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI“. Phil Lawler, su Catholic Culture, si è chiesto quale sia il senso di “questo rancoroso attacco ai naturali alleati dell’insegnamento tradizionale della Chiesa”. Rod Dreher, su The American Conservative, ritiene che sia una “vergogna” che due figure di spicco come Spadaro-Figueroa considerino come “ecumenismo dell’odio” il fatto che una parte dei cattolici sentano il bisogno di un ritorno all’insegnamento di sempre della Chiesa e che nel fare questo incontrano sulla stessa strada, con le stesse esigenze, gli amici protestanti. Samuel Gregg, su Catholic World Report, reputa semplicemente scioccante, come hanno fatto le due firme dell’articolo, accostare gli evangelicali all’ISIS, visto che gli evangelicali non hanno mai “distrutto tesori architettonici vecchi di 2000 anni, decapitato islamici o preti francesi ottuagenari, crocifisso cristiani del medio oriente”. Per questo, Samuel Gregg ritiene l’articolo in parola “risibilmente ignorante”. Allo stesso modo si esprime padre Raymond J. de Souza, su Crux, quando dice che il saggio è: “erroneo sulla storia protestante, ignorante sulla vita cattolica contemporanea, tendenzioso nella sua analisi, così saccente nel tono (…) da non riuscire a superare nemmeno il livello della mediocrità”.

Ora, certamente la “destra” politica americana (come la “sinistra” per altro) presenta le sue deficienze, ed è per questo criticabilissima. Purtroppo, però, nella società americana, come in gran parte di quelle occidentali, sta prendendo sempre più piede, fino a diventare maggioritaria, una cultura nichilista, il Pensiero Unico, che assume le sembianze esteriori del Pensiero Politicamente Corretto, il quale sta restringendo le libertà dei cittadini. Lo vediamo quando i sacerdoti vengono denunciati per omofobia a causa delle parole dette durante le loro omelie che traggono origine dalle Sacre Scritture; pasticcieri, fotografi, ecc., vengono distrutti economicamente da sentenze onerose dei tribunali perché, in nome della loro fede, si sono rifiutati di preparare torte o fare servizi fotografici richiesti da coppie omosessuali in vista del loro matrimonio; genitori (in Germania) vengono condannati al carcere perché si sono rifiutati di far seguire ai loro figli lezioni sul gender a scuola; infermieri e medici vengono licenziati o non assunti se non dichiarano la loro disponibilità a dare la “buona morte” o a praticare aborti; e, infine, sta diventando sempre più difficile esprimere liberamente il proprio pensiero in qualsiasi ambito sociale poiché si è immediatamente denunciati per violenza omofobica o transfobica. E allora, ci chiediamo, come è mai possibile che quelle persone che, in nome della loro fede, subiscono nella loro vita le angherie di cui sopra, e che per questo reclamano la difesa della “libertà religiosa”, siano definite da Spadaro e Figueroa come: “fondamentalisti della «religione in libertà», percepita come una diretta sfida virtuale alla laicità dello Stato”?

D’altra parte, è indubbio che questa cultura nichilista, la cultura dei “nuovi diritti”, ha avuto un grosso sostegno e promozione da parte dell’amministrazione Obama, ma di questo, padre Spadaro e Figueroa, si guardano bene dal farvi il minimo cenno, preferendo guardare la realtà con gli occhiali dei salotti buoni della cultura liberal-progressista. Infatti, mentre molti cristiani, in nome della loro fede, perdono il loro lavoro, vengono distrutti economicamente, prendono la via del carcere, padre Antonio Spadaro e Marcelo Figueroa, invece, si attardano a denunciare il fatto che i “fondamentalisti evangelicali” ed i “cattolici integralisti”, benché provenienti da fedi religiose che, teoricamente, sarebbero concorrenti, nella realtà sono accomunati da obiettivi comuni come “l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente morali o legate ai valori. Sia gli evangelicali sia i cattolici integralisti condannano l’ecumenismo tradizionale, e tuttavia promuovono un ecumenismo del conflitto che li unisce nel sogno nostalgico di uno Stato dai tratti teocratici”. E per far questo, i “fondamentalisti” fanno pure leva “sulla paura della frattura dell’ordine costituito e sul timore del caos” della gente.

E’ sconcertante sentire queste accuse che potrebbero tranquillamente provenire, per esempio, dai dirigenti di Planned Parenthood o da ambienti laicisti radicali o dalle lobby LGBT, ma che, tristemente, occorre riconoscere, provengono da importanti collaboratori del Papa. I quali, evidentemente, misconoscono il fatto che le battaglie culturali odierne (es. Family Day in Italia) sono nate come mera risposta ad attacchi a valori fondanti la società, come la famiglia naturale, da sempre un cardine dell’insegnamento costante della Chiesa. E difendere la famiglia naturale non può essere considerato, come pensa padre Spadaro, una “sfida virtuale alla laicità dello Stato”.

Alla luce di questi toni e di questi giudizi, comprendiamo la sorpresa, mista a costernazione, che alcuni commentatori americani, e non solo, hanno provato nel leggere il saggio di padre Spadaro e Figueroa. Li comprendiamo perché, per noi, questo è un film che abbiamo già visto. Accadde, infatti, la stessa cosa a noi italiani quando un bel giorno ci capitò di leggere un saggio scritto da Maurizio Vitali su La Nuova Europa del 27 settembre 2016, e di leggere, alcuni giorni dopo, il 15 ottobre 2016, su La Stampa, a firma di Tornielli-Galeazzi, un resoconto di una pseudo inchiesta sul mondo “dell’integralismo cattolico”, che si traduceva, in buona sostanza, in una sorta di “lista di proscrizione” di alcuni siti di informazione. Curiosamente, occorre notare, anche in quegli articoli venivano usati gli stessi concetti e la stessa fraseologia che ritroviamo oggi nel saggio di padre Spadaro e Figueroa; in particolare, l’accostamento del “fondamentalismo cristiano” al fondamentalismo islamico.

Dopo la lettura del saggio su La Nuova Europa, che mi colpì molto negativamente, scrissi un articolo per CulturaCattolica.it dal quale riprendo alcuni stralci delle considerazioni di Maurizio Vitali per dimostrare la continuità concettuale con il saggio di padre Spadaro. Vitali scriveva: “A noi oggi può sembrare che il fondamentalismo per antonomasia sia (…) quello islamico, mentre in varie forme e gradi (il fondamentalismo, ndr) si sviluppa in Occidente ed è presente (…) in tutte le confessioni cristiane”.

Vitali si pone la domanda: “Qual è l’interlocutore che si assume o che si cerca di intercettare?” Risposta: “il mondo non progressista e di sensibilità popolare all’interno della Chiesa, che ha paura del crollo delle evidenze e cerca una difesa per farvi argine: i ‘buoni cattolici’ più o meno praticanti decisi a difendere i valori morali, a cominciare dalla vita e dalla famiglia, (…) quelli che hanno paura del gender, degli immigrati, dei ladri” (…) quelli che si scandalizzano per il “matrimonio gay e utero in affitto, e in generale per i nuovi diritti”.

In conclusione, dobbiamo dire che è molto triste vedere due primari collaboratori del Papa esprimersi nei termini sopra descritti. Le considerazioni contenute nel saggio in parola contribuiscono a suscitare confusione e parecchia tensione. Inoltre, per quanto padre Spadaro e Figueroa si ergano a difensori della politica vaticana, tesa alla ricerca del dialogo e a non entrare nelle dispute tra potenti, perché caratterizzate da “lotte di potere”, all’atto pratico, poi, i due articolisti entrano pesantemente nell’agone politico, squalificandone una parte, la “destra cattolica”, utilizzando gli strumenti concettuali della fazione opposta, cioè quelli del progressismo liberal, sia teologico sia politico. Concetti questi (del progressismo teologico) oggi tanto in voga, ma i cui frutti, in ambito sociale e politico, sono quanto di più distante si possa immaginare dall’insegnamento costante della Chiesa. È da notare, anche, che questi vecchi strumenti del progressismo sociologico sono così deleteri che portano a misconoscere, fraintendere o, addirittura, a non vedere le dinamiche in atto nella società. Dinamiche che assumono sempre più le fatture di una dittatura culturale. È per questo che oggi assume una valenza importantissima la difesa della libertà religiosa. Infatti, come ha detto il card. Müller: “l’annullamento della libertà religiosa, comporta gli stessi rischi di una religione di Stato imposta dall’alto “. Solo che, anziché rispondere alla legge dei 10 comandamenti, inscritta nei nostri cuori da Dio, risponderemo ai diktat imposti dalle lobby al potere, come quella LGBT, oggi in preoccupante ascesa.

Ma rimane in fondo una amara ironia. Quale? Quella che quando difenderemo la nostra libertà religiosa, correremo il rischio di sentirci classificati come “fondamentalisti cristiani” proprio da alcuni principali collaboratori del Papa.

Sapete che allegria! 
http://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2017/07/24/padre-spadaro-il-fondamentalismo-ed-il-film-gi%C3%A0-visto
Canada

Una religiosa è stata incaricata di celebrare un matrimonio

di Pierre-Alain Depauw 

Pubblicato sul sito francese Medias presse info



Questo sabato 22 luglio, in Canada, suor Pierrette Thiffault celebrerà un matrimonio con l’accordo della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti!

Questa suora di Témiscamingue sa bene che una così è contraria agli insegnamenti della Chiesa: «Io non posso sposare. Non sono ordinata e non è la mia funzione», confessa suor Thiffault alla stampa locale.

Ma lo farà ugualmente perché il 23 maggio scorso ha ricevuto una lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di Roma che le dava l’autorizzazione.

Il vicario generale della diocesi di Rouyn-Noranda si accontenta di dichiarare: «Nella Chiesa cattolica, questa è una presidenza che è affidata solo ad un prete, sia egli vescovo o diacono. Solo che possono esserci delle eccezioni, oggi questa ne è una».

La stampa locale richiama la possibilità di situazioni eccezionali, come la mancanza di preti, le quali permetterebbero «ad una persona laica o religiosa di essere incaricata come testimone qualificato per celebrare un matrimonio.»

Il fatto è che non si capisce perché in Canada sarebbe impossibile trovare un prete per celebrare un matrimonio.

Cercando su internet, si trova che suor Pierrette Thiffault ha già celebrato almeno un battesimo.


A ben vedere, tutto ciò assomiglia molto ad una operazione di protestantizzazione della Chiesa cattolica, accompagnata da un incoraggiamento al femminismo.

Suor Thiffault, infatti, non manca di dichiarare che «E’ un grande servizio reso alla Chiesa, ma reso anche a me stessa. E’ un’apertura alle donne, sia nel nostro ambiente sia nella diocesi.»

Questo ridicolo matrimonio verrà celebrato sabato a Lorrainville, nel Témiscamingue.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2079_Suora_celebrera_matrimonio.html

Tre ore di purgatorio - la storia di fra Daniele Natale


Fra’ Daniele Natale era un sacerdote cappuccino che si dedicava alla missione in terre ostili durante la II Guerra Mondiale. Soccorreva i feriti, seppelliva i morti e metteva in salvo gli oggetti liturgici. Svolgeva in questo contesto la sua missione quando nel 1952, nella clinica “Regina Elena”, gli venne diagnosticato un cancro alla milza.

Con questa triste notizia andò da padre Pio, suo amico e guida spirituale, che lo spinse a curarsi. Fra’ Daniele si recò a Roma e incontrò lo specialista che gli avevano raccomandato, il dottor Riccardo Moretti.

Il medico all’inizio non voleva operarlo, perché era sicuro che il paziente non sarebbe sopravvissuto. Alla fine, tuttavia, spinto da un impulso interiore, decise di ricoverarlo.

L’intervento si svolse la mattina dopo. Fra’ Daniele, pur essendo stato sottoposto ad anestesia, rimase cosciente. Provava un grande dolore, ma non lo manifestava. Al contrario, era contento di poter offrire la propria sofferenza a Gesù.

Allo stesso tempo, aveva l’impressione che il dolore che stava soffrendo stesse purificando sempre più la sua anima dai peccati. In un attimo sentì che si stava addormentando.

I medici, però, affermarono che dopo l’intervento il paziente era entrato in come ed era rimasto in quello stato per tre ore, dopo le quali era morto. Venne emesso il certificato medico della sua morte e i familiari accorsero per pregare per il defunto. Dopo qualche ora, tuttavia, per lo stupore di tutti coloro che si trovavano lì, tornò improvvisamente in vita.

Cosa era successo a fra’ Daniele in quel lasso di tempo? Dov’era stata la sua anima? Il religioso cappuccino avrebbe raccontato la propria esperienza del Purgatorio in un libro, del quale riportiamo alcuni passaggi:

“Mi presentai dinanzi al trono di Dio. Vedevo Dio, ma non come giudice severo, bensì come Padre affettuoso e pieno di amore. Allora capii che il Signore aveva fatto tutto per amor mio, che si era preso cura di me dal primo all’ultimo istante della mia vita, amandomi come se io fossi l’unica creatura esistente su questa terra. Mi resi anche conto però che, non solo non avevo ricambiato questo immenso amor divino, ma l’avevo del tutto trascurato.

Fui condannato a due/tre ore di purgatorio. ‘Ma come?, mi chiesi, solo due/tre ore? E poi potrò rimanere per sempre vicino a Dio eterno Amore?’. Feci un salto di gioia e mi sentii come un figlio prediletto. (…)

Erano dolori terribili che non si sapeva da dove venissero, però si provavano intensamente. I sensi che più avevano offeso Dio in questo mondo: gli occhi, la lingua… provavano maggior dolore ed era una cosa da non credere perché laggiù nel purgatorio, uno si sente come se avesse il corpo e conosce/riconosce gli altri come avviene nel mondo”.

“Intanto, non erano passati che pochi momenti di quelle pene e già mi sembrava che fosse un’eternità.

Quello che più fa soffrire nel purgatorio non è tanto il fuoco, pur tanto intenso, ma quel sentirsi lontani da Dio, e quel che più addolora è di aver avuto tutti i mezzi a disposizione per la salvezza e di non averne saputo approfittare.

Pensai allora di andare da un confratello del mio convento per chiedergli di pregare per me che ero nel purgatorio. Quel confratello rimase meravigliato perché sentiva la mia voce, ma non vedeva la mia persona, e chiese: ‘Dove sei? perché non ti vedo?’. Io insistevo e, vedendo che non avevo altro mezzo per raggiungerlo, cercai di toccarlo; ma le mie braccia si incrociavano senza toccarsi. Solo allora mi resi conto di essere senza corpo.

Mi accontentai di insistere perché pregasse molto per me e me ne andai. ‘Ma come? – dicevo a me stesso – non dovevano essere solo due/tre ore di purgatorio?… e sono trascorsi già trecento anni?’. Almeno così mi sembrava.

Ad un tratto mi apparve la Beata Vergine Maria e la scongiurai, la implorai dicendole: ‘O santissima vergine Maria, madre di Dio, ottienimi dal Signore la grazia di tornare sulla terra per vivere ed agire solo per amore di Dio!’.

Mi accorsi anche della presenza di Padre Pio e supplicai anche lui: ‘Per i tuoi atroci dolori, per le tue benedette piaghe, Padre Pio mio, prega tu per me Iddio che mi liberi da queste fiamme e mi conceda di continuare il purgatorio sulla terra’.

Poi non vidi più nulla, ma mi resi conto che il Padre parlava alla Madonna. Dopo pochi istanti mi apparve di nuovo la Beata Vergine Maria (…) Ella chinò il capo e mi sorrise.

In quel preciso momento ripresi possesso del mio corpo, aprii gli occhi e stesi le braccia. Poi, con un movimento brusco, mi liberai del lenzuolo che mi copriva. (…) Subito dopo, quelli che mi vegliavano e pregavano, spaventatissimi, si precipitarono fuori dalla sala per andare in cerca di infermieri e di dottori. In pochi minuti la clinica era in subbuglio. Credevano tutti che io fossi un fantasma”.

Al mattino seguente, fra’ Daniele si alzò da solo dal letto e si sedette in poltrona. Erano le sette. I medici passavano in genere per le visite verso le nove, ma quel giorno il dottor Moretti, lo stesso che aveva stilato il certificato di morte di fra’ Daniele, era arrivato prima in ospedale. Si mise davanti a lui e con le lacrime agli occhi gli disse: “Sì, adesso credo: credo in Dio, credo nella Chiesa, credo in Padre Pio…”.

Fra’ Daniele ha avuto l’occasione di condividere il volto di Cristo sofferente per più di quarant’anni, fino al 6 luglio 1994, quando è morto all’età di 75 anni nell’infermeria del convento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Nel 2012 si è aperta la sua causa di beatificazione, e oggi è considerato Servo di Dio.

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