Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Secondo l'agenzia francese Media-presse l'ex prefetto della
Congregazione per la Dottrina della fede, Muller ha sottoposto una lettera alla
Fraternità San Pio X ponendo tre condizioni: una nuova professio fidei, una
dichiarazione dottrinale in cui accettare il Vaticano II e la legittimità della
messa novus ordo. E questo avrebbe gelato la trattativa.
Domenica scorsa presso le Cappelle della Fraternità S. Pio X, la comunità sacerdotale fondata dal vescovo Marcel Lefevbre, sarebbe stata resa nota una lettera inviata dall'ormai ex prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Gherard Muller, a monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità.
Si tratterebbe, si può ben dire, di un ultimo atto piuttosto rilevante dell'ex prefetto. Secondo gli estratti della lettera resi noti dall'agenzia francese Media-presse, il contenuto è così importante che potrebbe mandare all'aria l'accordo tra Fraternità S. Pio X e Santa Sede, accordo dato ormai per concluso con la predisposizione di una prelatura personale per i seguaci di Lefevbre, simile a quella dell'Opus dei.
In estrema sintesi, questa missiva pone delle condizioni da sottoscrivere da parte di Fellay per far rientrare nella piena comunione con la Chiesa la Fraternità. «...con l'approvazione del Sovrano pontefice», si legge negli estratti pubblicati da Media-presse, «ho giudicato necessario di sottoporre alla Sessione ordinaria della nostra congregazione, riunita il 10 maggio scorso, il testo della Dichiarazione dottrinale che vi è stata consegnata durante l'incontro del 13 giugno 2016, come condizione necessaria in vista del pieno ristabilimento della comunione. Ecco le decisioni unanimi di tutti i membri del nostro dicastero:
E' necessario esigere dai membri della Fraternità S. Pio X l'adesione alla nuova formula della Professio fidei del 1988. Di conseguenza non è più sufficiente domandare loro di emettere la Professio fidei del 1962;
Il nuovo testo della Dichiarazione dottrinale deve comportare un paragrafo nel quale i sottoscrittori dichiarano, in maniera esplicita, la loro accettazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II e quelli del periodo post conciliare, accordando a queste affermazioni dottrinali il grado di adesione che è loro dovuto.
I membri della Fraternità S. Pio X devono riconoscere, non soltanto la validità, ma anche la legittimità del Rito della Santa Messa e dei Sacramenti secondo i libri liturgici promulgati dopo il Vaticano II».
Se le indiscrezioni fossero confermate è chiaro che le già presenti difficoltà, soprattutto interne alla Fraternità, per concludere l'accordo con il Vaticano potrebbero diventare insormontabili. Queste richieste che sarebbero presenti nella missiva Muller si avvicinano di molto a quelle che, di fatto, impedirono che si chiudesse la partita nel 2012, regnante Bendetto XVI.
Finora le notizie ufficiose che sono pervenute da parte vaticana parlavano di un accordo molto più soft, fortissimamente voluto proprio da Papa Francesco, senza porre troppe questioni dottrinali. Nell'attesa di capire se le notizie che trapelano dalla Francia trovino conferme, qualcuno dice che, ancora una volta, il cardinale Muller ha fatto valere la sua contrarietà a un accordo al ribasso con la Fraternità.
Il licenziamento del cardinale Müller è un atto di autorità che costituisce una sfida aperta di papa Bergoglio a quel settore di cardinali conservatori ai quali il porporato tedesco era notoriamente vicino. di Roberto de Mattei (02-07-2017)
La rimozione del cardinale Gerhard Ludwig Müller rappresenta un momento cruciale nella storia del pontificato di papa Francesco. Müller infatti, nominato prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede il 2 luglio 2012 da Benedetto XVI, ha solo 69 anni. Non è mai accaduto che un cardinale lontano oltre cinque anni dall’età canonica del pensionamento (75 anni) non sia stato rinnovato per un secondo quinquennio.
Basti pensare che vi sono prelati che, pur avendo dieci anni di più del cardinale Müller, occupano ancora importanti incarichi, come il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontifico consiglio per i Testi legislativi, lo stesso porporato il cui segretario è stato recentemente colto in flagrante dalla gendarmeria pontificia, nel corso di un’orgia omosessuale a base di droga all’interno di un Palazzo appartenente al Vaticano. Coccopalmerio però aveva mostrato il suo apprezzamento per l’Amoris laetitia, spiegando che «la Chiesa è sempre stata comunque il rifugio dei peccatori», mentre Müller non aveva nascosto le sue perplessità verso le aperture della Esortazione pontificia, sia pure con dichiarazioni di natura oscillante.
Sotto questo aspetto, il licenziamento del cardinale Müller è un atto di autorità che costituisce una sfida aperta di papa Bergoglio a quel settore di cardinali conservatori ai quali il Prefetto della Congregazione per la Fede era notoriamente vicino. Francesco si è mosso con forza, ma anche con abilità. Ha iniziato a fare terra bruciata attorno a Müller, imponendogli di licenziare tre dei suoi più fidati collaboratori. Gli ha fatto poi ventilare fino all’ultimo la possibilità del rinnovo, pur senza mai dargli esplicite assicurazioni. Infine l’ha sostituito, ma non con un esponente del progressismo radicale, come il rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires, monsignor Víctor Manuel Fernández, o il Segretario speciale del Sinodo monsignor Bruno Forte. Il prescelto è l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, fino a oggi segretario della Congregazione. La sua scelta rassicura e spiazza i conservatori. Ciò che alcuni di essi non comprendono è che ciò che importa a papa Francesco non è l’ideologia dei collaboratori, ma la fedeltà al suo piano di “riforma irreversibile” della Chiesa.
Più che di vittoria di papa Francesco si dovrebbe però parlare di sconfitta dei conservatori. Il cardinale Müller non condivideva la linea di papa Francesco, ed era stato tentato di assumere pubblicamente una posizione contraria, ma la tesi corrente nel gruppo dei conservatori, era che fosse meglio che egli conservasse il suo posto tacendo, piuttosto che di perderlo parlando. Il Prefetto aveva scelto una linea di “profilo basso”.
In un’intervista a Il Timone, aveva detto che «L’Amoris laetitia va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. […] Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando l’Amoris laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa», ma in un’altra dichiarazione, aveva anche espresso la sua contrarietà alla “pubblicizzazione” dei dubia dei quattro cardinali. Ciò non ha evitato la sua rimozione.
Il “profilo basso”, nella strategia di alcuni conservatori, rappresenta un male minore rispetto al male maggiore della perdita del posto, conquistato dagli avversari. Questa strategia di “contenimento” non funziona però con papa Francesco. Qual è stato infatti l’esito della vicenda? Il cardinale Müller ha perso una preziosa occasione di criticare pubblicamente l’Amoris laetitia e alla fine è stato congedato, senza neppure il dovuto preavviso.
È vero, come osserva Marco Tosatti, che egli oggi è più libero di esprimersi. Ma se anche lo facesse, sarebbe la voce di un cardinale pensionato e non quella del Prefetto del più importante Dicastero della Chiesa. L’appoggio della Congregazione della Fede ai quattro cardinali che vanno avanti per la loro strada sarebbe stato rovinoso per chi oggi guida la Rivoluzione nella Chiesa e papa Francesco è riuscito ad evitarlo.
Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller critica Francesco per il modo in cui è stato licenziato dal ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Müller ha detto al "Passauer Neue Presse" che Bergoglio lo ha informato solo nel suo ultimo giorno, "all'ultimo minuto" e senza dare alcuna spiegazione: "Non posso accettare questo stile".
Nondimeno Müller ha definito la sua relazione con Francesco "molto buona" e vuole rimanere "fedele" a Francesco e non permetterà di essere usato dai critici di Francesco.
Müller racconta di aver parlato con il Cardinale Meisner un giorno prima della sua morte.
Meisner gli ha detto di essere preoccupato per la situazione della Chiesa e di essere "personalmente commosso e colpito" dalla rimozione di Müller.
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