Tra le inaccettabili minacce di Forza Nuova a messa e le
parole del prete rosso che accusa di essere fascista chi non la pensa come lui
sui migranti, l'unico ad essere oltraggiato è stato Gesù: perchè un attacco
squadrista in chiesa è un precedente pericoloso, ma anche perché se un parroco
definisce l'abortista Emma Bonino "uno dei pochi politici cristiani",
vigilare è ormai inutile.
Tra il prete innamorato dei migranti e gli attivisti di Forza Nuova che irrompono in chiesa, il più dimenticato è stato il padrone di casa. Non ci sono attenuanti per la veemenza di stampo squadrista che Forza Nuova ha messo in campo presentandosi alla messa di Vicofaro (Pistoia) per vigilare sulle parole immigrazioniste spinte del parroco don Massimo Biancalani, ma anche il sacerdote, che è finito comodamente nella parte della vittima, non sembra aver dato prova di saggezza pastorale.
La vicenda di Vicofaro è uno di quei classici polveroni all’italiana dove si polarizza l’opinione pubblica, ma alla fine del clamore che cosa resta? Una grande amarezza per come è stata utilizzata una chiesa durante la Santa Messa. E di questo si deve incolpare certamente Forza Nuova, ma dalle parole che il sacerdote scrive su Facebook viene da chiedersi oggettivamente e con rispetto parlando, in che cosa creda il reverendo.
La vicenda è quella di cui ha parlato anche la stampa estera. A Vicofaro c’è un parroco di stampo molto progressista. Ospita migranti e richiedenti asilo, si prende diverse multe dalla Prefettura perché non rispetta le regole dell’accoglienza e, stando ad alcuni giornali ha una passione così spinta per i migranti richiedenti asilo (ma come sappiamo sono solo una risibile percentuale quelli che sono davvero rifugiati) che i suoi parrocchiani lo hanno abbandonato perché non si occupa della dottrina né della cura d’anime, tutto intento a ospitare e ospitare. Papa Francesco aveva detto che la Chiesa non è una ong. Lui invece sta dalla parte di Medici Senza Frontiere che non firma il codice di condotta.
Vabbè, non è il primo. Il caso nazionale scoppia quando il sacerdote pubblica su Facebook una foto con alcuni africani in piscina: “Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti sono i miei nemici”. Già il fatto che un prete definisca nemico chi non ha la sua sensibilità umanitaria bollandolo di razzista e fascista, è sintomatico e preoccupante.
Ma anche qui siamo ancora una volta nella categoria del già visto. Il non visto ancora, invece, è la reazione. Quei fascisti di Forza Nuova, e li chiamiamo così perché all’appellativo di fascisti hanno reagito loro e non altri, hanno criticato il prete annunciando di voler vigilare sulle sue parole persino a messa. Sembra che lo abbiano fatto per una questione di puntiglio perché anche tra i fascisti ci sono dei cattolici.
Non discutiamo, però a nessuno di loro dovrebbe venire in mente di andare a controllare le parole di un prete in chiesa mentre celebra il Santo Sacrificio incruento della croce. Invece l’impensabile è avvenuto e non è un bel segnale, perché l’ideologia sinistrorsa che ha accompagnato nella storia certe minacce ecclesiali ha lo stesso peso di quella che con arroganza Forza Nuova ha messo in campo ieri.
Ovvio che il vescovo di Pistoia abbia dovuto prendere le difese del suo sacerdote, inviando il vicario generale alla messa domenicale. Che cosa doveva fare di fronte ad una minaccia? Sarebbe bello però che la stessa solerzia da parte dei vescovi ci fosse anche quando i sacerdoti citano San Paolo dall’ambone e vengono uccisi mediatamente come omofobi. Chissà perché nessuno dei pastori fa le crociate per questi preti di strada? E altrettanto ovvio che il sacerdote passasse all’incasso a messa strizzando l’occhiolino ai militanti venuti a controllarlo e portando a casa l’applauso di buona parte di quelli che sembrano essere i parrocchiani rimasti al suo fianco.
Però in questa vicenda di chiesa di periferia, in periferia c’è finito Gesù Cristo. Sfidato e oltraggiato da Forza Nuova, ma messo in un cassetto anche dal sacerdote che dal pulpito si è prodigato nel solito catalogo di slogan buonisti sulla necessità di accogliere il migrante e di quanto siamo cattivi noi indigeni che non capiamo questa emergenza. E pazienza ovviamente sul diritto calpestato di vivere nella propria terra che dovrebbe valere anche per chi non scappa dalla fame e guerra come la quasi totalità degli attuali richiedenti asilo.
Minacciare la rappresaglia nei confronti di un sacerdote così esposto e attivo, che sarà pure barricadiero, ma non merita di essere intimidito nell’atto più solenne e sacro che il suo ministero gli consente, anche se utilizzata per un comizio politico, è la stessa cosa di chi, da Sinistra, utilizza le chiese come dormitori inviolabili per richiedenti asilo e migranti di varia estrazione. Entrambi calpestano il diritto di Dio di essere adorato in casa sua.
Ma per entrambi, il don e gli squadristi, fintamente e ipocritamente rappacificati dopo la celebrazione, tutto ciò è stato possibile perché ormai la messa è diventato un evento, un happening da riempire di volta in volta di contenuti e contributi sempre diversi e secondo le mode o le esigenze contingenti o finanche i pruriti clericali o parrocchiali di turno e non invece l'atto supremo con il quale l'uomo si ricongiunge a Dio.
Resta così sullo sfondo la dimenticanza, corale e totale, del Signore Gesù. D’altra parte se don Biancalani definisce l'abortista Emma Bonino “uno dei pochi politici cristiani, uno dei pochi politici credenti nell’uomo”, hai voglia a vigilare! Ormai sarebbe un’azione giunta con un ritardo fantozziano.
28-08-2017
Quei preti filo migranti in lite con l'estrema destra. E uno si candida a sinistra
Forza Nuova si presenta in chiesa per protesta a Pistoia. Ostia, un altro don al mare coi profughi
Quando si dice solidarietà. Che i preti possano farsi carico di qualche giorno di vacanza, per i migranti che assistono, potrebbe diventare una costante.
Altrettanto che, a scovare la generosità, siano sempre i militanti di destra. Già, perché a fare il paio con la benevolenza di don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro a Pistoia, che ha portato i migranti in piscina qualche giorno fa, c'è la giornata al mare incoraggiata dal viceparroco della chiesa Santa Monica di Ostia. E se ieri Forza Nuova e don Massimo si sono riappacificati mettendo fine alla disputa sulle modalità dell'accoglienza, è quanto accaduto al Lido di Roma a riaccendere la miccia del contrasto.
Don Franco De Donno, il 16 luglio scorso, ha accompagnato in spiaggia un'ottantina di immigrati assieme agli operatori dell'associazione Baobab Experience. La notizia sarebbe passata sotto silenzio se non fosse stato che da due giorni ormai, una trentina di attivisti di Casapound, tiene d'occhio la parrocchia perché il viceparroco ha deciso di candidarsi, a presidente del Municipio X, mettendo in piedi assieme a tanti sostenitori una lista civica vicina alla sinistra (Laboratorio Civico Municipio X). Quel territorio della capitale che da due anni è commissariato per infiltrazioni mafiose e che in autunno tornerà di nuovo alle urne. Ma gli attivisti, supportati anche da semplici cittadini non ci stanno e da sabato scorso presidiano l'esterno della parrocchia per verificare che non si tenga anche una sorta di comizio improvvisato dei gruppi pro migranti che sostengono il prete. Quella di ieri sera tuttavia è stata per padre De Donno l'ultima messa e il saluto alla comunità. Ora starà all'istituzione ecclesiastica del Vicariato scegliere se concedere, al sacerdote settantunenne, la sospensione a divinis secondo la formula temporale e revocarla quando il prete lascerà il mandato politico, oppure totale. In questo periodo di intermezzo tuttavia don Franco De Donno rimarrà direttore della Caritas diocesana di Ostia. Luogo che offre sostegno anche a richiedenti asilo e rifugiati. L'acrimonia di Casapound nei confronti di quello che chiamano il prete rosso è stata scatenata nella primavera scorsa quando assieme ai centri sociali aveva organizzato manifestazioni politiche che chiedevano la chiusura della loro sede: «De Donno è lo stesso che si rifiutò di benedire la targa di Alberto Giaquinto, militante del Msi ucciso negli anni '70» chiosa Luca Cirimbella, delegato di Casapound a Ostia. «Altrettanto sono note le sue posizioni immigrazioniste: dalla difesa degli occupanti dell'ex colonia Vittorio Emanuele al sostegno agli accampamenti abusivi dei rom». Secondo i militanti di estrema destra padre De Donno avrebbe tradito la fiducia dei suoi parrocchiani e quindi non dovrebbe candidarsi. Invece il religioso è corteggiato ampiamente anche dal Pd che pensa di convergere su di lui proprio per recuperare i voti dei cattolici. La strada per il partito di Renzi è in salita a Ostia dove, piuttosto la parte del leone, almeno da quanto emerge dai sondaggi locali, la starebbe facendo il momento il Movimento Cinque stelle. Certo non sarebbe la prima volta che una certa sinistra schiaccia l'occhio alle tonache: non si può dimenticare la levata di scudi a difesa di don Mussie Zerai, il prete eritreo indagato perché aveva attivato una sorta di call center per dare l'allarme dai barconi facilitando, in piena regola, l'immigrazione clandestina.
Forza Nuova si presenta in chiesa per protesta a Pistoia. Ostia, un altro don al mare coi profughi
Quando si dice solidarietà. Che i preti possano farsi carico di qualche giorno di vacanza, per i migranti che assistono, potrebbe diventare una costante.
Don Franco De Donno, il 16 luglio scorso, ha accompagnato in spiaggia un'ottantina di immigrati assieme agli operatori dell'associazione Baobab Experience. La notizia sarebbe passata sotto silenzio se non fosse stato che da due giorni ormai, una trentina di attivisti di Casapound, tiene d'occhio la parrocchia perché il viceparroco ha deciso di candidarsi, a presidente del Municipio X, mettendo in piedi assieme a tanti sostenitori una lista civica vicina alla sinistra (Laboratorio Civico Municipio X). Quel territorio della capitale che da due anni è commissariato per infiltrazioni mafiose e che in autunno tornerà di nuovo alle urne. Ma gli attivisti, supportati anche da semplici cittadini non ci stanno e da sabato scorso presidiano l'esterno della parrocchia per verificare che non si tenga anche una sorta di comizio improvvisato dei gruppi pro migranti che sostengono il prete. Quella di ieri sera tuttavia è stata per padre De Donno l'ultima messa e il saluto alla comunità. Ora starà all'istituzione ecclesiastica del Vicariato scegliere se concedere, al sacerdote settantunenne, la sospensione a divinis secondo la formula temporale e revocarla quando il prete lascerà il mandato politico, oppure totale. In questo periodo di intermezzo tuttavia don Franco De Donno rimarrà direttore della Caritas diocesana di Ostia. Luogo che offre sostegno anche a richiedenti asilo e rifugiati. L'acrimonia di Casapound nei confronti di quello che chiamano il prete rosso è stata scatenata nella primavera scorsa quando assieme ai centri sociali aveva organizzato manifestazioni politiche che chiedevano la chiusura della loro sede: «De Donno è lo stesso che si rifiutò di benedire la targa di Alberto Giaquinto, militante del Msi ucciso negli anni '70» chiosa Luca Cirimbella, delegato di Casapound a Ostia. «Altrettanto sono note le sue posizioni immigrazioniste: dalla difesa degli occupanti dell'ex colonia Vittorio Emanuele al sostegno agli accampamenti abusivi dei rom». Secondo i militanti di estrema destra padre De Donno avrebbe tradito la fiducia dei suoi parrocchiani e quindi non dovrebbe candidarsi. Invece il religioso è corteggiato ampiamente anche dal Pd che pensa di convergere su di lui proprio per recuperare i voti dei cattolici. La strada per il partito di Renzi è in salita a Ostia dove, piuttosto la parte del leone, almeno da quanto emerge dai sondaggi locali, la starebbe facendo il momento il Movimento Cinque stelle. Certo non sarebbe la prima volta che una certa sinistra schiaccia l'occhio alle tonache: non si può dimenticare la levata di scudi a difesa di don Mussie Zerai, il prete eritreo indagato perché aveva attivato una sorta di call center per dare l'allarme dai barconi facilitando, in piena regola, l'immigrazione clandestina.
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