Il sì a Medjugorje del delegato papale crea un bel problema in Vaticano
"Apparizioni approvate entro l'anno". I dubbi di Francesco
Roma. “Tutto fa credere che le apparizioni saranno riconosciute, forse entro la fine di quest’anno”. Le apparizioni in questione sono quelle della Madonna a Medjugorje che ininterrottamente procedono dal 1981, e a parlare così a un’agenzia cattolica polacca è stato l’arcivescovo Henryk Hoser, l’inviato speciale che Francesco ha mandato lo scorso inverno in Bosnia con compiti “esclusivamente pastorali”. Ed è questo il primo punto rilevante: come aveva fatto sapere la Santa Sede a febbraio – e come aveva sottolineato più volte lo stesso prelato – la missione di mons. Hoser aveva lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e soprattutto delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio”. Niente a che vedere con le apparizioni, anche perché sul delicato tema da anni ormai il Papa ha in mano la corposa relazione preparata dalla commissione speciale guidata dal cardinale Camillo Ruini che, dopo aver studiato la storia delle presunte apparizioni e aver ascoltato diversi testimoni, ha concluso che un giudizio positivo può essere dato sulle primissime apparizioni, mentre sul resto è meglio soprassedere, anche perché formalmente ancora in corso.
“Mi trattengo dal giudizio, perché questo non è il mio compito”, ribadiva Hoser solo pochi mesi fa mettendo piede sulla collina bosniaca. In Vaticano, a ogni modo, s’è sempre preferito mantenere un prudente silenzio sulla questione. Francesco disse ai giornalisti che una decisione “a breve” (era il giugno del 2015) sarebbe stata comunicata, ma da allora non si è di fatto saputo più nulla. Fino, appunto, alla netta presa di posizione dell’inviato papale, che oltre ad aver preannunciato il positivo verdetto vaticano, ha anche detto che “sarebbe difficile prendere una decisione diversa perché è impossibile per sei veggente mentire per trentasei anni. Quanto essi dicono è significativo”.
Il Papa rivela il rapporto-Ruini, ma i dubbi sulle “apparizioni che non hanno tanto valore” restano
Mai, prima d’ora, un delegato papale s’era spinto a sostenere le posizioni dei veggenti, soprattutto se il primo a essere dubbioso circa l’attività dei veggenti è il Papa in persona. “La relazione Ruini – diceva Bergoglio ai giornalisti lo scorso maggio, tornando dal viaggio a Fatima – afferma che si devono distinguere le prime apparizioni, che erano ragazzi. La relazione dice che si deve continuare a investigare quelle. Sulle presunte apparizioni attuali, la relazione presenta i suoi dubbi. Io personalmente – sono parole del Pontefice – sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore: questo lo dico come opinione personale. Chi pensa che la Madonna dica: venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente? No”. Mons. Hoser invece conta sulla buona fede di chi dal 1981 sostiene di ricevere messaggi da Maria e spiega che se da un lato “bisogna essere cauti su ogni aspetto, come la possibilità di problemi psicologici dei veggenti, è altrettanto vero che essi sono stati esaminati da specialisti, psichiatri e psicologi e non sono malati” e “nessuno di loro è passato attraverso una crisi di fede”. Hoser ha anche preso le distanze dal vescovo di Mostar, Ratko Peric, che solo qualche mese fa bocciava (di nuovo) in toto la relazione della commissione Ruini, definendo false anche le prime sette apparizioni perché fondate su enormi falle dottrinali. Lo scorso marzo, con una nota ufficiale, mons. Peric diceva che “quella figura femminile che sarebbe apparsa si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna, la Madre di Dio. Non parla per prima; ride in maniera strana; a certe domande scompare e poi di nuovo ritorna; obbedisce ai ‘veggenti’ e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia. Non sa con sicurezza per quanto tempo apparirà; permette ad alcuni presenti di calpestare il suo velo steso per terra, di toccare la sua veste e il suo corpo. Questa – scriveva il vescovo di Mostar – non è la Madonna evangelica”.
La posizione del delegato, che inevitabilmente mette in una posizione delicata la Santa Sede, si pone sulla scia di quella più volte ripetuta tra gli altri dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che raccomandava di guardare il numero delle conversioni scaturite dopo un pellegrinaggio a Medjugorje prima di decidere in merito. A queste, mons. Hoser aggiungeva le 37 milioni di comunioni e le 600 vocazioni sacerdotali e religiose maturate.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/08/29/news/il-si-a-medjugorje-del-delegato-papale-crea-un-bel-problema-in-vaticano-149987/
Nella festa del grande Vescovo e Dottore della Chiesa universale Sant’Atanasio d’Alessandria, il 2 maggio, ricordiamo nelle Diocesi erzegovinesi il 46o anniversario dell’Ordinazione Episcopale impartita nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a Mostar dal Vescovo Petar Čule, insieme all'Arcivescovo Smiljan Čekada di Sarajevo e all'Arcivescovo Frane Franić di Split, al Sacerdote dell'Arcidiocesi di Split-Makarska e Rettore del Seminario minore don Pavao Žanić. Egli fu nominato Coadiutore, successore del Vescovo Čule, il 9 dicembre 1970.[1] Assunse l’amministrazione delle Diocesi nove anni dopo, nella festa dell’Esaltazione della S. Croce, il 14 settembre 1980, diventando Vescovo residenziale della Diocesi di Mostar-Duvno e Amministratore Apostolico di quella di Trebinje-Marcana. Il suo motto episcopale fu lo stesso di quello presbiterale: In fide, spe et caritate. Nel periodo tra il 3 novembre 1988 e il 14 gennaio 1990, su nomina di San Giovanni Paolo II, prese cura anche della Diocesi di Dubrovnik come Amministratore Apostolico.
Compiuti i 75 anni (era nato il 20 maggio 1918) ed essendo state accettate le sue dimissioni dal Santo Padre, il 23 luglio 1993 si ritirò nella città nativa di Kaštel Novi. Morì a Spalato l’11 gennaio 2000. Fu sepolto nella tomba familiare nel cimitero della parrocchia nativa.
Sin dall'inizio del suo ministero episcopale quale coadiutore e collaboratore del Vescovo Čule a Mostar si impegnò:
- nella costruzione e finalizzazione della Cattedrale di Maria Madre della Chiesa di Mostar (1975-1980);
- nella molteplice attività pastorale delle Diocesi: nel conferimento delle cresime in tutte le parrocchie, nelle missioni popolari di parecchie parrocchie, nella visita ai missionari in Africa nel 1983, nelle visite pastorali nell’Erzegovina;
- nella cura per la famiglia, anche come presidente del Consiglio per la famiglia presso la Conferenza Episcopale di Jugoslavia (1973-1990);
- nella cura del clero a partire dal Seminario minore: dal 1980 al 1993 ordinò 29 sacerdoti; inviò 8 sacerdoti agli studi superiori a Roma ed altrove, altri due li inviò a frequentare altre facoltà, letteratura e musica, a Zagabria. Durante il suo episcopato c’erano 8 sacerdoti nelle missioni in Africa, 18 nelle missioni croate all’estero; tenne esercizi e ritiri spirituali ai sacerdoti, ai seminaristi, alle religiose;
- nell'accompagnamento della vita religiosa nelle Diocesi;
- nella promozione del sano culto mariano con le prediche mariane nelle parrocchie, specialmente nel Santuario della Regina della pace a Hrasno, poi nella guida di una decina di pellegrinaggi, in treno, a Lourdes e Fatima;
- nel 1980 diede inizio alla “Chiesa sulla roccia”, bollettino mensile pastorale informativo diocesano, facendo sentire la propria voce con i suoi articoli;
- nel 1982 fondò la Caritas diocesana di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan sentendo su di sé la sofferenza dei marginalizzati e dei poveri;
- dal 1982 al 1984 seguì la costruzione della Casa del clero a Bijelo Polje;
- nel 1984 presiedette alle celebrazioni del Millennario della Diocesi di Trebinje-Marcana, e consacrò la centenaria chiesa parrocchiale, il 17 giugno dello stesso anno, di Trebinje, facendola elevare alla dignità di Cattedrale per decreto della Santa Sede;
- nel 1987 decise di erigere l'Istituto teologico a Mostar, poi proibito dai comunisti sotto tale nome, ma nel 1991 fu ripreso il titolo;
- dal 1987 introdusse il Corso catechetico obbligatorio di alcuni giorni per i fidanzati;
- il 2 giugno 1991 celebrò a Mostar il 500 anniversario dell’ordinazione presbiterale (1941-1991)[2] e quell'argenteo dell'episcopato il 5 maggio 1996 sempre a Mostar (1971-1996).[3]
Per tale occasione il papa Giovanni Paolo II. inviò al Celebrante, il 21 maggio 1991, le seguenti parole: “Ut cognovimus, rerum angustiae atque difficultates pastoralis ministerii tui sarcinam acerbiorem effecerunt, at numquam defecit inconcussa fides tua, immo admodum creverunt caritas tua in omnes, pietas egregia, diligentia tua in seligendis instituendisque iuvenibus in sortem Domini vocatis”. E il Card. Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli gli spedì, il 29 maggio 1991, un telegramma dove leggiamo queste parole: “Unendoci toto corde all’Augusto Messaggio del Vicario di Cristo rivolto a Vostra Eccellenza carissima nella fausta ricorrenza di due decade di sofferto e fecondo Ministero Episcopale tutto teso in beneficio delle due dilette Chiese di Mostar-Duvno et Mrkanj-Trebinje come anche altrove dove la sovrana fiducia del Sommo Pontefice l’ha chiamata a dedicare le sue apostoliche cure generosamente esercitate sotto la celeste protezione di Maria Santissima Genitrice del Redentore da Lei teneramente amata et sempre proposta come Madre et Ausiliatrice dei suoi cari fedeli...”.[4]
Poi il vescovo Žanić visse la tragedia bellica dal 1991 al 1993: assassinate parecchie migliaia dei suoi fedeli, decine di migliaia dovettero andarsene in esilio lasciando dietro a sé il proprio patrimonio quasi annientato, vide distrutto l'episcopio, crollata la cattedrale, danneggiate, demolite o distrutte oltre 100 case o chiese parrocchiali e filiali, conventi e cimiteri.[5]
Dal 1980 al 1993, come prima preoccupazione, seguì il “caso erzegovinese”. Durante un periodo turbolento nella storia del Paese, sotto il regime comunista, guidò le Diocesi con l’amore verso la Chiesa e con fedeltà alla Santa Sede. Ciò fu riconosciuto anche dalla medesima Sede che lo incaricò, per un certo periodo, di guidare addirittura tre Diocesi: Mostar-Duvno, Trebinje-Marcana e Dubrovnik.
Dal 1981 al 1993 seguì il “fenomeno di Medjugorje” istituendo la prima Commissione, dal 1982 al 1984, poi allargandola, dal 1984 al 1986.
Da Vescovo mariano sin dall’inizio fu aperto alle “apparizioni”. Nelle prime dichiarazioni difese i sacerdoti dagli attacchi dei comunisti e la possibilità di mariofania. Credette che i “veggenti” avessero certe esperienze interiori, ma fu molto attento a che la loro soggettività non fosse scambiata per una soprannaturalità delle “apparizioni”.
Infatti la cosiddetta “apparsa” di Medjugorje, chiamata “Madonna”, sin dai primi momenti delle presunte apparizioni si comportò non solo in modo molto strano, ma anche del tutto indegno dell’Immacolata Vergine Maria.[6] Tale comportamento dell’apparsa divenne anche più preoccupante durante i mesi successivi, quando la “apparsa” lanciò - tramite i sedicenti veggenti di Medjugorje – una serie di accuse contro questo fedele servo della Chiesa e figlio devotissimo della Madre di Dio.
In risposta alle numerose richieste dei fedeli sul comportamento della “apparsa” di Medjugorje durante il periodo iniziale delle presunte apparizioni nella parrocchia di San Giacomo in questa Diocesi, come suo successore mi sento obbligato a presentare questo fedele servo della Chiesa difendendolo dalle numerose falsità e calunnie.[7]Qui è presentata una breve raccolta di materiale del periodo tra il dicembre 1981 e il gennaio 1983, che si riferisce ad un inconsueto fenomeno legato a Medjugorje: la “apparsa”, secondo le dichiarazioni documentate dei "veggenti" e del loro leader spirituale, padre Tomislav Vlašić, OFM,[8] (che nel 2009 a causa di gravissimi fatti e misfatti è stato dimesso dall'Ordine francescano e ridotto allo stato laicale), nelle sue "apparizioni" e "messaggi", si scagliò con varie minacce e attacchi contro il Vescovo di Mostar-Duvno Pavao Žanić. Nello stesso tempo la “apparsa” di Medjugorje mise sotto la sua protezione due francescani disobbedienti alle decisioni dei loro Superiori religiosi e della Santa Sede.
Queste chiarificazioni, basate su documentazione autentica, conservata presso l’Archivio della Curia diocesana di Mostar, sono necessarie, a motivo di gravi ed ingiusti attacchi e calunnie contro un Vescovo umile e fedele alla Chiesa, che si può difendere solo con i suoi scritti e le sue azioni. Tutto ciò, in particolare alla luce delle continue “attività pastorali” del su menzionato ex frate Tomislav Vlašić, OFM, “mistificatore e mago carismatico”,[9]fondatore di un nuovo ente tipo new age chiamato Nucleo Centrale, che dal 2012, tramite i nuovi mezzi di comunicazione, opera ormai a livello globale[10]ed anche nella Diocesi di Mostar-Duvno.[11]
I. - IL “CASO ERZEGOVINESE”
Come introduzione all’articolo dedichiamo alcune righe al “caso erzegovinese”, del quale è stato elaborato un ampio studio per il periodo dal 1881 al 1980.[12]
Per "caso erzegovinese" si intende la distribuzione delle parrocchie tra i padri francescani e i sacerdoti diocesani nella Diocesi di Mostar-Duvno (oggi: 177.000 fedeli), esclusa quella di Trebinje-Marcana (oggi: 20.000).
Decisio solemnis. Al momento dell'instaurazione dell’ordinaria Gerarchia episcopale nella Bosnia e nell’Erzegovina, nel 1881, in detta Diocesi c’era un unico sacerdote secolare, della Dalmazia, don Klemo Sumić (1875-1923). Come i padri francescani siano riusciti ad ottenere il monopolio esclusivo della pastorale nel corso dei secoli nel territorio dell’odierna circoscrizione di Mostar-Duvno, qui non ne discutiamo. Su richiesta della Santa Sede il vescovo francescano Paškal Buconjić, OFM, dopo 18 anni di indugio, e il provinciale francescano fra Luka Begić, OFM, fecero una divisione delle parrocchie, approvata con la Decisio solemnis dalla Sede Apostolica, nel 1899, e proclamata ufficialmente a Mostar solo nel 1908. Secondo tale divisione:
- le 24 parrocchie esistenti e prospere rimasero pro mensa regulari alla Provincia, cioè quasi i 2/3 dei fedeli e del territorio della Diocesi;
- le 12 parrocchie esistenti nominatim furono destinate al futuro clero diocesano;
- le 12 parrocchie nominatim indicate, ma allora non esistenti, furono ad liberam collationem Episcopi, cioè il Vescovo poteva affidarle al clero diocesano.
Il Decretum. Omettendo varie traversie e resistenze, e più o meno efficaci aggiramenti della Decisione, segnaliamo che la Congregazione de Propaganda Fide sotto la cui giurisdizione questa Diocesi fu fino al 2006 (sentito il parere degli altri Dicasteri di competenza) il 6 giugno 1975 emanò il Decreto Romanis Pontificibus, approvato da Papa Paolo VI sub forma specifica. Secondo il Decreto i francescani dovevano mettere ad liberam collationem Episcopi le 8 parrocchie (indicate nella Decisione del 1899), e permettere, inoltre, lo smembramento della parrocchia loro affidata a Mostar, perché si erigesse la parrocchia della Cattedrale. Il Decreto non fu pubblicato né in latino né in italiano, ma fu resa nota solo la “versione ufficiale in croato”.[13] Quindici anni dopo, nel 1989, la Curia francescana a Roma pubblicò il testo latino nei suoi Acta.[14]Oggi reperibile anche in lingua inglese.[15]
Il Governo provinciale OFM di Mostar rispose al Papa, nel 1976, con il dichiarato Non possumus attuare il Decreto.[16]
La Santa Sede rispose con la destituzione del Governo provinciale lo stesso anno. Il Governo imposto fu solo "ad instar", poiché il Ministro generale governò la Provincia da Roma tramite il suo delegato e subdelegato, e poi tramite il provinciale "ad instar", dal 1976 al 2000.
La parrocchia cattedrale di Mostar. Secondo il Decreto Romanis Pontificibus si dovette erigere a Mostar la parrocchia cattedrale smembrandola da quella dei SS. Pietro e Paolo, affidata, sia prima che dopo, ai pp. francescani. In seguito all’istituzione della Cattedrale di Maria Madre della Chiesa, consacrata dal Card. Franjo Šeper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 14 settembre 1980, un significativo numero dei frati della Provincia ritenne ingiusta sia la detta decisione circa la Cattedrale sia tutto il Decreto del 1975. Alcuni francescani di Mostar, appoggiati da gruppi di loro seguaci laici, manifestarono un'esplicita disobbedienza occupando le cappelle dei cimiteri appartenenti alla nuova parrocchia, disturbando così i sacerdoti diocesani della Cattedrale nella loro attività pastorale. Tra questi spiccarono in modo particolare due francescani cappellani di Mostar, fra Ivan Prusina, OFM, (oggi nella cura pastorale croata in Svizzera) e fra Ivica Vego, OFM, (il quale ha lasciato l’Ordine francescano e il sacerdozio nel 1988).
II. - I “MESSAGGI” CONTRO IL VESCOVO ŽANIĆ
NELLE “APPARIZIONI” DI MEDJUGORJE
Il Vescovo Žanić ereditò il “caso erzegovinese” sia come coadiutore sia come ordinario di Mostar-Duvno. Avendo la massima fiducia nelle Decisioni e nei Decreti della Santa Sede, cercava di risolvere l’ingarbugliato caso per poter consacrarsi ad altre imprese nella vita pastorale. Perciò, assumendo il governo della Diocesi, fedele al Successore di Pietro, insistette presso la Sede Apostolica perché i detti Decreti fossero effettivamente attuati in Erzegovina. San Giovanni Paolo II mostrò tale comprensione della situazione presentata dal vescovo Žanić che mise in campo la sua autorità autorizzando la Congregazione per i Religiosi a dimettere dall’Ordine dei Frati Minori chi non obbediva alle disposizioni dei Superiori religiosi e della Santa Sede, senza concedergli la possibilità di ricorso al Tribunale ecclesiastico.
Nelle file dei padri francescani in particolare i summenzionati due cappellani di Mostar furono disobbedienti alle decisioni ecclesiastiche. Essi sin dall’inizio ostacolarono la vita pastorale della nuova parrocchia della Cattedrale di Mostar. È qui che si intromise in modo inconsueto la voce dell’apparsa di Medjugorje attaccando il vescovo Žanić, servo fedele della Santa Sede, e proteggendo la disobbedienza dei due cappellani di Mostar.
24/6/1981 - Cominciata la storia del fenomeno di Medjugorje, nel villaggio di Bijakovići, parrocchia di Medjugorje, si venne formando un gruppo di quattro ragazze: Vicka e Ivanka Ivanković, Mirjana Dragićević e Marija Pavlović - e due ragazzi: Ivan Dragićević e Jakov Čolo, tra i 10 e i 16 anni – che affermava di avere apparizioni della Madonna ogni giorno. Il parroco di Medjugorje era fra Jozo Zovko, OFM, il vicario parrocchiale fra Zrinko Čuvalo, OFM. Così cominciò il "fenomeno di Medjugorje".[17]
Tra i primi “messaggi” delle apparizioni vi fu anche quello che subito diede ragione alla disobbedienza dei coinvolti, e dal dicembre di quell'anno l’"apparsa" si schierò apertamente dalla parte dei disobbedienti e contro Mons. Žanić, vescovo diocesano, autorità competente della Chiesa.
1o - Subito all’inizio delle “apparizioni” - scrive Mons. Žanić al Vice presidente della Conferenza Episcopale di Jugoslavia - “Fra Nikola Radić, delegato generale OFM per l’Erzegovina, mi ha detto qualche giorno dopo l’inizio delle apparizioni a Međugorje: ‘È venuto di corsa un frate a Široki Brijeg, e dice che è apparsa la Madonna a Međugorje, ed ha detto che i frati hanno ragione!’ I frati che difendono Međugorje l’hanno trasformata in difesa della loro disobbedienza contro il Vescovo e contro la Santa Sede, e in difesa dei loro interessi materiali”.[18]
Ciò nonostante e nonostante varie altre stranezze, inganni e manipolazioni, il vescovo Žanić fu aperto, nei primi mesi, alle presunte “apparizioni”, sempre cauto sulla soggettività o soprannaturalità delle “apparizioni”.
Quando, però, la “apparsa”, chiamata “Madonna di Medjugorje”, cominciò a incolpare lo stesso Vescovo, che era mariano non plus ultra, egli prese la posizione di palese negatore dell’autenticità delle “apparizioni”. Seguiamo l’iter cronologico degli attacchi della “apparsa” di Medjugorje contro il Vescovo:
2o – 19/12/1981 – La “veggente” Vicka nella sua Agenda[19] annotò: "Ho chiesto del problema erzegovinese, in particolare per quanto riguarda fra Ivica Vego. La Gospa ha detto che per questi disordini il più colpevole è il vescovo Žanić, di Fra Ivica Vego ha detto che egli non è colpevole, ma il Vescovo ha tutto il potere. Gli ha detto di rimanere a Mostar e di non andarsene”.
- Sotto la stessa data, fra Tomislav Vlašić, nella Cronaca della parrocchia di Medjugorje,[20]chiese alla "veggente" Vicka e annotò: "Letteralmente che cosa ha detto la Madonna? Ha detto che il vescovo è colpevole dei disordini nella diocesi, o che negli ultimi casi (legati a Ivica [Vego] e Ivan [Prusina]) fa delle mosse sbagliate? Vicka mi ha risposto che la Madonna ha detto che il vescovo ha fatto delle mosse sbagliate, ma che non può ripeterlo letteralmente". Vicka, attenta alla distinzione di p. Vlašić, si adegua alla frase come la suggerisce p. Vlašić. La sente dalla “Madonna”, sebbene non possa “ripeterlo letteralmente”!
3o - 3/1/1982 – Nell’Agenda di Vicka leggiamo: “Il vescovo non mette ordine e perciò egli è colpevole. Non sarà vescovo per sempre. Io mostrerò la giustizia nel regno”: la “Madonna” minaccia il Vescovo diocesano tramite la sua “veggente”.
- Sotto la stessa data, nella Cronaca di p. Vlašić, OFM, sta scritto: "I giovani hanno avuto la visione. La cosa più importante è ciò che ha destato l’interesse del Vescovo. Infatti, dietro mio suggerimento, per verificare l'autenticità della risposta della Madonna del 19 dicembre ‘81 riguardo al cappellano, ho chiesto ai veggenti di domandare di nuovo a questo proposito.
Risposte dei veggenti:
1. La nostra Madre ha inviato un messaggio al caro vescovo dicendo che egli è stato un po' precipitoso nella sua decisione e che bisogna ancora una volta riconsiderare ed ascoltare tutte e due le parti. [...]. Il Vescovo fa disordine e perciò egli è colpevole. Non sarà sempre lui il Vescovo, io farò vedere la giustizia nel Regno”.
4o - L'11/1/1982 leggiamo nella Cronaca della parrocchia: "Hanno chiesto di nuovo dei due cappellani di Mostar, e la Madonna ha ripetuto due volte quel che aveva detto prima". E quindi anche quel che ha detto del Vescovo.
5o - 14/1/1982 - La "veggente" Vicka mente espressamente al vescovo Žanić. Nel Supplemento alle "Informazioni"del Bollettino ufficiale delle Diocesi, il vescovo Žanić, dopo il colloquio con i "veggenti", registrato su nastro, scrive: "Il giorno 14 gennaio 1982 sono venuti da me i ragazzi, hanno detto che la Madonna li ha inviati (Vicka I., Marija P., e Jakov Č.). (…) La Madonna ha detto che Lei è stato precipitoso in certe cose. Questo ha detto. (…)
- Qualcuno mi ha detto che avevate avuto qualche messaggio per i cappellani di Mostar [dice il Vescovo].
- Non ne abbiamo avuto.
- No? [ha esclamato il Vescovo].
- Quali cappellani?
- Quelli di Mostar.
- Non c'era nulla.
- Qualcuno mi avrà detto erroneamente [ha aggiunto il Vescovo].
- Qualcuno glielo trasmette erroneamente e Lei lo sente erroneamente.
Nel corso della conversazione ancora alcune volte ho posto ai ragazzi la domanda: C'è ancora qualcosa per il Vescovo?... Ricordatevi ancora qualcosa che riguardi me… La risposta è stata negativa".[21]
6o – 20/1/1982 – Dall’Agenda di Vicka: “Madonna, che succederà col Vescovo? Lui, cambierà il suo atteggiamento? – La Madonna ha risposto io non voglio affrettarmi. Io aspetto di vedere se egli cederà in seguito ai miei messaggi inviati a lui tramite voi”.
- Secondo la Cronaca, alla stessa data, la “Madonna” dichiara: "Il vescovo è stato precipitoso nella decisione ".
7o – 3/4/1982 - Il vescovo Žanić pubblica quanto era stato registrato su nastro: "Il giorno 3 aprile 1982 sono venuti da me Vicka I. e Jakov Č., inviati dalla Madonna.
- La Madonna ci ha rimproverati perché l'ultima volta non abbiamo detto tutto… Ha parlato di questo caso e ha sorriso dicendo che ella avrebbe rappacificato tutto da sola… Io non ho alcun'idea di che cosa si tratti… e ha sorriso. (…) [ha detto Vicka].
- Perché non avete detto i nomi di quei frati che vogliono cacciare? [ha chiesto il Vescovo].
- Ella ha detto di quei frati che anche a loro piace lavorare nella Chiesa come a tutti gli altri, celebrare la messa, i sacerdoti non sono affatto colpevoli, ella ha detto anche i loro nomi, e io non li conoscevo e li ho visti più tardi… Prusina e Vego. Ella dice che essi non sono affatto colpevoli, due volte l'ha ripetuto. Anche Jakov l'ha sentito, c'era anche Marija.
- Ti aveva detto questo di loro prima che tu venissi da me la scorsa volta (il 14 gennaio 1982), e ti ha rimproverato perché non me l'avevi detto? [ha chiesto il Vescovo].
- Sì. Perciò mi ha rimproverato tre volte perché non ero venuta e non l’avevo detto…
- Di nuovo non ci siamo intesi. (Insisto perché si percepisca bene la contraddizione con la risposta del 14 gennaio 1982).
- La Madonna ti aveva detto di dirmelo prima che tu venissi da me la scorsa volta?
- Sì. Ma io non l'avevo detto, ed ella mi ha rimproverato perché non avevo fatto ciò che dovevo, ed io ho parlato molto, ma non ho potuto ricordarmi… Poi ella [la Madonna] ha detto: io penso che questa è una grande vergogna da dimenticare, questo litigio tra i frati e i preti. La gente si rappacifica, ma per loro non c’è nulla da fare...
- Jakov: Ella ha detto che questo è un grande colpo per la Chiesa.
- Vicka: Ogni giorno ci dice qualcosa… anche di Lei dice che non ha proceduto giustamente.
- Jakov: Che anche Lei ha sbagliato, poiché l'ha fatto.
- Vicka: Che ci sono certi sbagli, e che ne so io…
- In che cosa? [ha chiesto il Vescovo].
- In questo caso francescano.
- Quale sbaglio tu ritieni che io abbia fatto?
- Jakov: Ella si riferisce a qualcosa nel caso francescano tra i frati e i preti.
- E tu lo sai di che cosa si tratta?
- Jakov: Non lo so.
- Io vorrei correggermi se sapessi in che cosa ho sbagliato, ma io ubbidisco al Papa, e quel che il Papa comanda io lo eseguo - [ha detto il Vescovo].
- Vicka: Anche Lei deve ubbidire a qualcuno, ma io obbedirei più alla Madonna che a mia madre… certo che preferirei ubbidire alla Madonna che al Papa, certamente!
- La Madonna non può parlare contro il Papa… Altrettanto devi essere attenta e avere dei dubbi se ella dice qualcosa contro il Vescovo [ha aggiunto il Vescovo].
- Vicka: Non c'è alcun dubbio. Io la sento proprio come ora sento Lei (registrato al magnetofono)."
Poi continua il vescovo Žanić: "Quando l'ho comunicato a fra Tomislav Vlašić, che lavora pastoralmente a Medjugorje, mi ha detto che Vicka è piuttosto impulsiva, precipitosa… [e ha aggiunto]: 'Tra Natale e Capodanno mi ha detto che la Madonna le aveva detto che in Erzegovina di tutto è colpevole il vescovo. Le ho detto che non può essere così…'
- Gli ho detto: 'Non dovevi dire nulla, ma solo mandarla dal vescovo. Questa è una manipolazione dei ragazzi…'."[22] [ha detto il Vescovo a p. Vlašić].
- Tali menzogne dei “veggenti” e tali manipolazioni del manipolatore Vlašić erano una prova chiara per il vescovo Žanić così da indurlo a prendere una posizione risoluta sulla non autenticità e sulle fandonie del fenomeno di Medjugorje.
8o – 15/4/1982 - Nell'Agenda del 1983 troviamo le espressioni della “Madonna”, scritte da Vicka di proprio pugno: "Qui è colpevole il vescovo e ci sono molti che lo appoggiano".[23]
- Nella Cronaca manca la data del 15 aprile 1982, non è stata consegnata a Curia.
9o - 26/4/1982 - Nell'Agenda di Vicka leggiamo:
- "Il vescovo - dice [la “Madonna”] - non ha per niente un vero amore di Dio per loro due".
- "Quel che fa il Vescovo non è secondo la volontà di Dio".
- "Il Vescovo non fa secondo la grazia di Dio".
- Nella Cronaca manca la data del 26 aprile 1982.
10o – 27/6/1982 - La Cronaca riporta: "Alla domanda: Il Vescovo obietta sul fatto che tu hai detto che fra Ivica Vego e fra Ivan Prusina non sono colpevoli. Lo sente come se tu non fossi la vera Madonna poiché non rispetti le disposizioni dei superiori. Vuoi spiegarci il tuo atteggiamento? Ha risposto: 'Bisogna rispettare ed obbedire ai superiori. Ma anche loro fanno degli sbagli; di essi devono pentirsi e correggerli. Il Vescovo, ed ancor più quelli che gli danno suggerimenti, con il loro atteggiamento recano danno alla fede…”.
11° - Un ruolo non del tutto chiaro in tutto questo affare è stato quello del padre gesuita sloveno Radogost Grafenauer,[24] citato dal vescovo Žanić nella sua brochure:
“Verso la fine di gennaio 1983 venne da me p. R. Grafenauer, S.J., con l’intenzione di indagare il fenomeno Medjugorje. Ascoltò una ventina di nastri registrati e decise di non andare a Medjugorje, poiché li non c’è la Madonna. Su mio suggerimento vi si recò e dopo qualche giorno tornò come ‘convertito’ del p. Vlašić. Mi portò alcune pagine del testo, le gettò sul tavolo e disse:
‘Ecco, Vescovo, che cosa ti dice la Madonna’”.[25]
Riportiamo da quella brochure il colloquio tra p. Grafenauer e la “veggente” Vicka Ivanković:
„Graf.: Hai detto al Vescovo che lui è da biasimare e che quei due [Vego e Prusina] sono innocenti e possono esercitare le loro mansioni sacerdotali?
Vicka: Sì.
Graf.: Possono ascoltare le confessioni? La Madonna ne ha parlato?
Graf.: Possono ascoltare le confessioni? La Madonna ne ha parlato?
Vicka: Sì.
Graf.: Se la Madonna dice questo e il Papa dice che non possono…
Graf.: Se la Madonna dice questo e il Papa dice che non possono…
Vicka: Il Papa può dire quello che vuole: io dico le cose come stanno.“[26]
Dal colloquio di p. Grafenauer con la “veggente” Marija Pavlović:
“Graf.: La Madonna ha detto che il Vescovo è colpevole?
Marija: Sì. […].
Graf.: Appena la Madonna dice che il Vescovo è colpevole, uno comincia subito a dubitare che si tratti della Madonna… Cioè il fatto che i veggenti vadano dicendo che il Vescovo è colpevole…
Marija: Questo è stato detto a noi dalla Madonna.
Graf.: Questo suscita la rivolta in Hercegovina e questi non sono frutti buoni. La gente si arrabbierà col Vescovo e lo diffamerà; come la Madonna può fare una cosa simile?… la Chiesa sa che la Madonna è buona e che lei non farebbe una cosa simile.
Marija: A noi la Madonna ha detto così”.[27]
Conclusione. Da questi punti elaborati sulla base delle parole letterali dei giovani che si presentano fino ad oggi come “veggenti” della stessa “Madonna”, e da quelle della loro “guida spirituale”, risulta che la “apparsa” di Medjugorje ha attaccato uno strenuo annunciatore della verità sulla stessa Madre di Dio e, invece, ha difeso varie forme di disobbedienze ed immoralità. Anzi ha proseguito a farlo fino al 1985 (fine agosto 1982, il 29 settembre 1982, il 17 gennaio 1984, il 14 novembre 1984, il 5 gennaio 1985).
Il Vescovo Žanić si presentò per i suoi 23 anni di episcopato come un uomo di piena integrità morale, ascoltato predicatore della verità, instancabile amministratore dei santi sacramenti e coraggioso pastore, pronto a morire per la verità e per il suo gregge.
Non è degno della Madonna di essere usata come "capoufficio postale" per rispondere a una serie di domande inappropriate e manipolate dei "veggenti" e della loro “guida spirituale” per quanto riguarda il "caso erzegovinese" di centenaria durata.
Non onora la Madonna presentarla come una manipolatrice, con la sua santa persona, tesa ad interferire nel governo ordinario della Santa Sede e del vescovo diocesano di Mostar-Duvno, per quanto riguarda la giurisdizione dell’attività pastorale dei sacerdoti;
Non è degno da parte di Vicka rimaneggiare il suo diario, scrivendo le sue esperienze fantasiose del 1981 e della prima metà del 1982 nell’Agenda del 1983;
Non è degno da parte dei “veggenti” fare, come hanno fatto fin dai primi giorni delle “apparizioni”, pronunciamenti molto preoccupanti, che non corrispondono alla verità ma ingannano i fedeli.
Mostar, 2 maggio 2017
+ Ratko Perić, vescovo
[1] Pavao Žanić, Liber intentionum, 1959-1982: la nomina pontificia era il 9 dicembre, la comunicazione a don Pavao Žanić il 28 dicembre 1970, la pubblicazione il 4 gennaio 1971.
[2] Tomo Vukšić (a cura di), Istina oslobađa. Zbornik biskupa Pavla Žanića [La verità ci fa liberi. Miscellanea del Vescovo Pavao Žanić], Mostar, 1992.
[3] Ilija Drmić, „Srebrni biskup jubilarac“ (Il Vescovo del giubileo argenteo), in: Crkva na kamenu, nr. 5/1996, pp. 5 e 12.
[4] T. Vukšić, op. cit., pp. 35-40. Traduzione del testo latino del Sommo Pontefice: "Come sappiamo, le angustie delle situazioni e le difficoltà del Tuo ministero pastorale hanno reso il carico ancor più acerbo, ma non Ti è mai mancata una fede intrepida, anzi, sono grandemente cresciuti il Tuo amore verso tutti, una devozione esimia e la Tua diligenza nella scelta ed educazione dei chiamati al servizio del Signore."
[5] Raspeta Crkva u Bosni i Hercegovini. Uništavanje katoličkih sakralnih objekata u Bosni i Hercegovini [La Chiesa crocifissa in Bosnia-Erzegovina. La distruzione di edifici religiosi cattolici in Bosnia-Erzegovina], Banja Luka, Sarajevo, Mostar, Zagreb, 1997, p. 208.
[8] Secondo il Diario di Vicka (III), in data 28 febbraio 1982, la “Madonna” ha detto ai “veggenti”: “potete ringraziare molto Tomislav che vi guida così bene”, la copia presso la Curia diocesana di Mostar.
[9] P. Žanić, La posizione attuale (non ufficiale) della Curia Vescovile di Mostar nei confronti degli eventi di Medjugorje, 30 ottobre 1984, nr. 22.
[10]Nel 2012 Tomislav Vlašić, dopo la riduzione allo stato laicale, ha annunciato di far parte di un gruppo, chiamato “Nucleo Centrale”, di 49 esseri prescelti da Dio nell’universo, insieme alla sua collaboratrice Stefania Caterina.
[12] Marko Perić, Hercegovačka afera [Il caso erzegovinese], Mostar, 2002. Il link diocesano, in croato: http://www.md-tm.ba/sites/default/files/hercegovacka_afera.pdf.
[13] Glas Koncila (quindicinale di Zagabria), 14/1975, p. 4.
[14]L’originale latino di Romanis Pontificibus pubblicato sugli Acta Ordinis Fratrum Minorum, Roma, II/1989, pp. 85-89.
[15]Il Decreto pontificio Romanis Pontificibus, versione inglese: https://cbismo.com/index.php?mod=vijest&vijest=648.
[16] Archivio della Provincia francescana erzegovinese, prot. 160/76, del 10 maggio 1976.
[17] Dražen Kutleša (a cura di), Ogledalo Pravde [Speculum iustitiae], La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje, Mostar, 2001, passim.
[18] S. E. Žanić a S. E. Alojzij Šuštar, Vice presidente della Conferenza Episcopale di Jugoslavia, la lettera del 24. XI. 1983, prot. 1172/1983.
[19]V. Ivanković, Agenda 1983. Si tratta di un calendario fotocopiato di 11 pagine con noterelle scritte da Vicka, di proprio pugno, sui “messaggi” della “apparsa” ai religiosi disobbedienti, fra Ivan Prusina e fra Ivica Vego, cappellani di Mostar, con queste sette date disordinate: il 19-XII-1981; il 3-I-1982; l’11-I-1982; il 20-I-1982; il 26-IV-1982; il 29-IX-1982; fine agosto 1982; il 15-IV-1982; il 16-IV-1982. La copia fu consegnata da Vicka alla Curia di Mostar il 17 maggio 1983, ed è conservata presso l’Archivio diocesano di Mostar. Vedi: Nikola Bulat, Istina će vas osloboditi [La verità vi farà liberi], Mostar, 2006, pp. 52-56 e 99. Tutto il testo in croato, confrontato con gli estratti di p. Radogost Grafenauer, Ivi, pp. 100-114.
[20] Tomislav Vlašić, Kronika ukazanja u župi Međugorje, 1981 -1983 [La Cronaca delle apparizioni nella parrocchia di Medjugorje]. Si tratta dellaCronaca, condotta e scritta a mano da fra Tomislav Vlašić dall’11 agosto 1981 al 15 ottobre 1983; l’originale nell’Ufficio parrocchiale di Medjugorje, la copia fu consegnata dall’autore al vescovo Žanić il 16 novembre 1983, conservata presso la Curia diocesana di Mostar. Sull’autenticità della Cronaca vedi l’articolo di N. Bulat, op. cit., pp. 23-33.
[21] "Dodatak 'Informacijama'" [Supplemento alle "Informazioni"], in: Službeni vjesnik [Bollettino ufficiale], 2/1982, p. 2. Pubblicato come brochure in: croato, francesce, inglese, italiano, tedesco, nr. 7; P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 7.
[22] Supplemento alle "Informazioni" del Bollettino ufficiale delle Diocesi, 2/1982, pp. 2-3; P. Žanić, Medjugorje, 1990, nr. 8.
[23] Nell’Agenda di Vicka Ivanković, 15. IV. 1982; N. Bulat, op. cit., Mostar, 2006, pp. 105-106; Il link diocesano del libro, in croato: http://www.md-tm.ba/sites/default/files/istina_ce_vas_osloboditi.pdf.
[24]Radogost Grafenauer è venuto da Medjugorje a Mostar il 2 febbraio 1983 e ha consegnato al vescovo Žanić vari estratti dai documenti disponibili a Medjugorje, riferentisi al „caso erzegovinese” e ai due cappellani di Mostar, vedi il testo in croato N. Bulat, op. cit., pp. 57-59.
[25] P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 9, p. 5.
[26]P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 10, p. 6.
[27] P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 12, p. 7.
04. May 2017
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