Our Lady of Fatima International Pilgrim Statue | CC BY-SA 2.0
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Rosario e digiuno in tutta Italia in occasione del centenario dell'ultima apparizione a Fatima. L'appuntamento è per le 17.30
Oggi alle 17.30 in molte parrocchie italiane si celebrerà un rosario. È per la conclusione del centenario di Fatima, ma sicuramente la voglia di organizzarsi in rete, in gruppi l’ha data anche la notizia del grande rosario collettivo polacco.
Non pensavo sarebbe mai stato necessario riflettere su questo, ma pare sia necessario. Allora, precisiamolo. Una preghiera non potrà mai essere contro nessuno. In un rosario, un rosario intero modello hard come fanno i polacchi, non la versione light degli italiani, si chiede per venti volte al Padre comune di perdonare noi come noi perdoniamo gli altri, si chiede per duecento volte alla Madre comune di pregare per noi che siamo peccatori, e non si dice di certo che i peccatori sono gli altri. Una preghiera, una supplica come questa, non può essere mai un atto di accusa.
Leggi anche: I cattolici polacchi circondano le frontiere del Paese per recitare il Rosario [Fotogallery]
È richiesta, supplica, è desiderio di capire seriamente la volontà del Padre sulla nostra vita, è richiesta del pane, perché prega davvero solo il mendicante, cioè chi sa di avere bisogno. Eppure i giornali italiani che, costretti dalle dimensioni del fenomeno, si sono dovuti occupare del gigantesco rosario da milioni di persone recitato in Polonia il 7 ottobre, ci hanno voluto vedere solo odio, razzismo, intolleranza. Il fatto che la gente che pregava fosse schierata ai confini è bastato per far saltare i nervi al giornalista collettivo che se ne è dovuto occupare, ivi compreso il giornalista collettivo cattolico (ovviamente le manifestazioncine da poche migliaia che reclamano presunti diritti hanno le prime pagine ovunque). Deve essere la parola confine che fa scattare una molla. Nessuno, non mi spiego perché, lo ha visto come un abbraccio che contenesse tutto il paese. Nessuno vi ha visto amore per la propria terra, per la terra dei padri, vorrei dire patria ma sembra diventata una parolaccia.
Eppure la Madonna a Fatima, apparizione sulla quale la Chiesa ha posto il suo solenne sigillo, e sulla quale i Papi di un secolo si sono esposti totalmente a favore, raccomandava la consacrazione al suo cuore immacolato di una nazione. Non ha detto “consacratemi quella terra verso di là, dalla parte degli Urali, e comunque il mondo è tutto uguale per me, vogliatevi tutti bene e non buttate le cartacce”. La Madonna, che non fa mai niente che sia fuori dalla volontà di Dio, ha preso una posizione su una data vicenda, su un momento storico, chiedendo la consacrazione della Russia. Cioè di un paese. Che male c’è dunque se gli abitanti di un paese come la Polonia pregano tutti insieme?
Amare le radici, onorare il padre e la madre, è il primo dovere di ogni uomo, e anche Gesù dice di invitare a cena gli storpi e i poveri subito dopo i familiari. “Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari – dice quel fascistone di san Paolo nella lettera a Timoteo che continuamente scrive alle comunità locali chiedendo che siano coese, non global, non fluide – soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un infedele.” Invece no, adesso tutto ciò che sa di confine, di affermazione di identità, è percepito come contro. Per lo stesso motivo alla festa delle matricole a Oxford è stato impedito ai Giovani studenti cristiani – cattolici, evangelici, protestanti – di partecipare con il loro stand, perché ogni affermazione di identità è ormai avvertita come minacciosa in questo mondo Imagine (ther’s no heaven, and no religion too: come vorrei parlarci adesso, con John Lennon!).
Che non capisca il giornalista medio, che di solito ha l’autonomia di giudizio di un criceto (lo metti sulla ruota, e lui va), pazienza. Che non capisca il giornalista cattolico, preoccupa. Che qualche vescovo prenda le distanze, stupisce.
[Il retroscena] La rivolta della Polonia contro Papa Francesco. La deriva razzista dei vescovi di VarsaviaVentidue le diocesi polacche su un totale di 42 vi hanno preso parte. L’iniziativa che ha coinvolto un milione di persone si è mossa in senso contrario all’impegno continuo e lucido di Francesco per l’accoglienza ai profughi e agli immigrati nel bisogno, è stata appoggiata dal Governo polacco da una parte dei vescovi e dal vertice della Conferenza episcopale oltre che dalla potente Radio Maria di stampo tradizionalista e dalla televisione pubblica polacca.
Uno dei fronti anti Francesco passa per la Polonia dove il solo papa per ora considerato dalla maggior parte dei fedeli cattolici è san Giovanni Paolo II. Il campanello di allarme è suonato lo scorso 7 ottobre, anniversario della vittoria navale dei cattolici contro l’islam a Lepanto del 1571. Per iniziativa di due laici cattolici neoconvertiti e nostalgici di una Chiesa che menava le mani, un milione di cattolici schierato lungo i 3500 chilometri di confini ha recitato in contemporanea il Rosario “per la pace e per salvaguardare la patria e il resto d’Europa dalla secolarizzazione e soprattutto dall’islamizzazione”.
Un modo un tantino articolato e pomposo per nascondere in realtà il vero obiettivo: una parola d’ordine contro immigrati e profughi che in maggioranza musulmana a parere dei singolari cattolici polacchi stanno invadendo l’Europa e mettendo a rischio l’identità cattolica del continente e della stessa Polonia. Ventidue le diocesi polacche su un totale di 42 vi hanno preso parte. L’iniziativa che si è mossa in senso contrario all’impegno continuo e lucido di Francesco per l’accoglienza ai profughi e agli immigrati nel bisogno, è stata appoggiata dal Governo polacco da una parte dei vescovi e dal vertice della Conferenza episcopale oltre che dalla potente Radio Maria di stampo tradizionalista e dalla televisione pubblica polacca.
L’iniziativa è stata pubblicamente criticata dal vescovo Tadeusz Pieronek, ex segretario della Conferenza episcopale che intervistato da “Famiglia Cristiana” ha voluto precisare che il rosario “non è un’arma ideologica” denunciando l’appoggio di una parte dei vescovi alla deriva razzista del Governo di Varsavia. A suo parere sembra che i vescovi non si accorgano” della strumentalizzazione della Chiesa da parte del Governo” e che una parte della Chiesa è stata per lo meno gravemente ingenua in questa circostanza. A parere del presule tutti i polacchi che hanno partecipato al rosario “sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco” rilevando che in Polonia “è in atto una battaglia per persuadere la gente che ogni profugo è un bandito che attenta all’identità polacca ed è una minaccia grave e reale per la salute e la vita dei polacchi”.
Laici cattolici progressisti che sono una minoranza sono entusiasti per papa Francesco e sono preoccupati per la furbizia con cui tanti preti e vescovi del paese lasciano intendere di essere d’accordo con Francesco ma poi predicano e operano contro le sue direttiva pastorali e dottrinali. Si nascondo dietro una finta preoccupazione secondo cui la cosa migliore da fare è aiutare i profughi a casa loro. Molta parte della gente segue i vescovi ma sembra quasi che i conservatori più determinati stiano tra i laici. Eppure la Chiesa in Polonia dispone di un benessere economico notevole dal momento che alla disponibilità di denaro si è aggiunta la restituzione del patrimonio immobiliare sequestrato sotto il comunismo. Anche in Polonia è tempo di nazionalismo che si nutre con il populismo che – secondo alcuni - sposta l’asse del Paese e della Chiesa su una china pericolosa per la stessa democrazia.
A più riprese, ormai da tempo, ci si chiede dove siano i critici di papa Francesco. In Polonia sono venuti allo scoperto con l’equivoco di una preghiera chiaramente e tranquillamente strumentalizzata. Analoghe resistenze si possono registrare in altri Paesi specialmente occidentali. Il papa né è cosciente ma non demorde dall’impegno a cambiare il paradigma della coscienza che la Chiesa ha di sé e della tradizionale presenza pastorale. Opera gigantesca avviata dal concilio che il papa intende portare avanti senza tentennamenti e tuttavia (in ottemperanza alla misericordia) con guanto di velluto, lasciando ai suoi critici inutili polemiche e chiarendo sempre più decisamente la necessità di passare da una Chiesa che celebra la battaglia di Lepanto a una Chiesa che manifesta con chiarezza e sempre la misericordia di Dio. Con tutte le conseguenze anche nei tradizionali rapporti con il potere politico ed economico.
Rosari e manipolazioni
12/10/2017Mons. Tadeusz Pieronek, ex segretario della Conferenza episcopale polacca, apprezza l’iniziativa della preghiera per la pace ai confini della Polonia, prendendo, al contempo, le distanze dalle manipolazioni politiche degli ambienti xenofobi. Ecco quanto ci ha scritto da Cracovia l’11 ottobre scorso.L’idea dell’evento, che ha avuto luogo in Polonia il 7 ottobre 2017 al termine del giubileo del 100° anniversario delle apparizioni di Fatima, era partita da un gruppo di evangelizzatori laici polacchi della Fondazione Solo Dios Basta, che avevano invitato i polacchi a riunirsi lungo i confini dello stato e a recitare insieme il rosario pregando Dio, per intercessione della Madonna, per la pace in Polonia e nel mondo.
I vescovi polacchi hanno aderito a questa iniziativa intrapresa da 22 diocesi situate nelle zone di confine, le quali hanno aiutato i partecipanti a organizzarsi e li hanno affidati alla guida dei sacerdoti. Dopo la celebrazione della santa messa, coloro che avevanio aderito all’iniziativa si sono recati nei luoghi predisposti per la preghiera e poi sono tornati nelle proprie case.
Nella stampa cattolica ho letto parole di incoraggiamento a partecipare a questa iniziativa con motivazioni esclusivamente religiose. Sono convinto che quasi un milione di fedeli che hanno recitato il rosario lo abbiano fatto mossi dalla devozione e dal desiderio del cuore. Vedendo tutto ciò che accade nel mondo, hanno certamente pregato Dio che li protegga dall’islam e che l’Europa torni alle sue radici cristiane.
Questo filo della preghiera del rosario, rinforzato dal ricordo della battaglia di Lepanto contro i turchi, ha indubbiamente suscitato un’amara riflessione sul fatto che, come cristiani, preghiamo sì per la pace, ma ci siamo fatti ingannare dalle voci “nemiche” dei politici che governano in Polonia, secondo i quali ogni profugo e ogni migrante è terrorista.
Alcuni partecipanti della preghiera del rosario – forse inconsapevoli di quello che stavano facendo – hanno gridato di non far entrare i profughi in Polonia. Tale atteggiamento anticristiano è stato accolto con gratitudine dal governo in quanto confermava la giustezza della sua ostinazione a non accogliere i profughi; infatti, fino a questo momento non è stato accolto in Polonia neanche un profugo o migrante bisognoso di aiuto. Deplorevole, ma vero.
http://www.settimananews.it/italia-europa-mondo/rosari-e-manipolazioni/
Polonia. Tutta la verità sul "Rosario ai confini"
Un milione di polacchi recita il rosario ai confini nell’anniversario della battaglia di Lepanto. Una mobilitazione gigantesca permessa dalle associazioni catto-trad e dai social, cui la Conferenza episcopale nazionale e il partito di governo si sono accodati.
di Alessandro Rico
Una mobilitazione gigantesca ha portato, lo scorso 7 ottobre, un milione di polacchi a radunarsi lungo i confini nazionali per recitare il rosario. Questa sbalorditiva manifestazione si è svolta nel giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra la Madonna del Rosario e in cui si commemora la battaglia di Lepanto del 1571, quando la Lega Santa voluta da papa Pio V, che aveva invocato l’intercessione di Maria, sconfisse la flotta musulmana dell’Impero ottomano. Un’enorme catena umana ha pregato perché la Vergine scongiuri il pericolo di secolarizzazione della Polonia e di islamizzazione dell’Europa. Ma chi ha reso possibile un evento di tale portata, che nonostante il tentativo di oscuramento da parte dei media, è finito persino sulle colonne del New York Times?
Ideatrice della manifestazione è stata l’associazione «Solo Dio basta». Uno dei suoi leader, Maciej Bodasiński, ha spiegato che il suo scopo era chiedere «la conversione della Polonia, dell’Europa e di tutto il mondo a Cristo» per allontanare il pericolo di una nuova guerra globale e del terrorismo, oltre che di riparare alle offese arrecate dal regime comunista polacco al Cuore Immacolato di Maria (cui il Paese fu consacrato nel 1946, atto rinnovato a giugno di quest’anno).
Si è mossa anche la «Fondazione per la protezione del ricordo della storia della Polonia», istituita nel 2016, tra i cui promotori figura il funzionario esperto di servizi di sicurezza e attivista Piotr Maria Woyciechowski. Essenziale, poi, il contributo dell’Istituto di cultura cristiana intitolato a Piotr Skarga, il teologo gesuita che fu uno dei principali artefici della Controriforma in Polonia.
L’associazione ha intrapreso una capillare campagna di mailing, spedendo a oltre 700.000 persone, i cui indirizzi erano stati tutti acquistati legalmente dai database delle agenzie pubblicitarie, una lettera di esortazione e dei rosari. L’Istituto è già attivo da tempo nella promozione dei valori cristiani, a difesa della famiglia tradizionale, della vita fin dal concepimento e della castità prematrimoniale. Nel 2011 aveva organizzato la campagna di sensibilizzazione «Non mi vergogno di Gesù», per la quale prestò il proprio volto la tennista numero quattro al mondo, Agnieszka Radwańska (in seguito allontanata per aver posato nuda su una rivista).
All’iniziativa di preghiera ha preso parte anche la Conferenza episcopale nazionale, la quale ha preferito accodarsi, dopo un iniziale scetticismo, avendo compreso che il passaparola tramite i social network stava raccogliendo numerosissimi riscontri. La presenza del presidente dei vescovi polacchi, monsignor Stanislaw Gadecki, potrebbe essere servita a mitigare il carattere esplicitamente anti-islamico dell’evento: Gadecki ha voluto infatti precisare che si è pregato per la pace nel mondo. Decisamente meno diplomatico l’arcivescovo di Cracovia, monsignor Marek Jedraszewski, il quale ha esortato a pregare «affinché le altre nazioni europee e il mondo intero comprendano che è necessario tornare alle radici cristiane della cultura europea, se vogliamo che l’Europa rimanga Europa».
Il «Rosario ai confini» non poteva non risultare gradito al partito di governo, Diritto e giustizia, che ha espresso il suo supporto alla manifestazione, contro la quale si sono dunque scagliate le forze politiche avversarie. Su Twitter, ad esempio, un ex membro del partito di opposizione Piattaforma Civica (di cui era esponente l’ex premier Donald Tusk), l’ha definita «una ridicolizzazione di massa del cristianesimo», accusando l’esecutivo di Adrzej Duda di usare la religione «come uno strumento per mantenere l’arretratezza nelle zone isolate della Polonia». Né potevano mancare le critiche del quotidiano di sinistra Gazeta Wyborcza (detenuto in parte dalla compagnia Agora SA, della quale l’immancabile George Soros possiede una quota dell’11%), che ha voluto accentuare la coloritura antirussa dell’iniziativa.
È impossibile negare che la mobilitazione, sostanzialmente partita dal basso, sia stata un successo. All’ottima riuscita hanno sicuramente contributo le tante associazioni che si sono spese per pubblicizzarla, oltre alla sua caratterizzazione ideologica in linea con l’agenda di governo. Si tratta comunque di un segnale importante: nel cuore del nostro continente, in uno dei Paesi dalla storia più tormentata, c’è un fronte cattolico e conservatore che non soltanto rappresenta un’alternativa filoamericana alla Russia di Vladimir Putin (la quale sconta tuttora la conventio ad excludendum da parte dell’Unione Europea), ma resiste strenuamente alle politiche immigrazioniste e all’austerità di Berlino e Bruxelles, nonché alle derive morali del pontificato di Francesco. Da questo punto di vista, è significativo che l’entusiasmo dei fedeli abbia alla fine costretto la Conferenza episcopale polacca a offrire il proprio sostegno al «Rosario ai confini»; decisione strategica ben lontana dal colpevole silenzio con cui la Cei di Nunzio Galantino ignorò il popolo del Family Day, di fatto avallando l’approvazione delle unioni civili in Italia.
di Alessandro Rico
Una mobilitazione gigantesca ha portato, lo scorso 7 ottobre, un milione di polacchi a radunarsi lungo i confini nazionali per recitare il rosario. Questa sbalorditiva manifestazione si è svolta nel giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra la Madonna del Rosario e in cui si commemora la battaglia di Lepanto del 1571, quando la Lega Santa voluta da papa Pio V, che aveva invocato l’intercessione di Maria, sconfisse la flotta musulmana dell’Impero ottomano. Un’enorme catena umana ha pregato perché la Vergine scongiuri il pericolo di secolarizzazione della Polonia e di islamizzazione dell’Europa. Ma chi ha reso possibile un evento di tale portata, che nonostante il tentativo di oscuramento da parte dei media, è finito persino sulle colonne del New York Times?
Ideatrice della manifestazione è stata l’associazione «Solo Dio basta». Uno dei suoi leader, Maciej Bodasiński, ha spiegato che il suo scopo era chiedere «la conversione della Polonia, dell’Europa e di tutto il mondo a Cristo» per allontanare il pericolo di una nuova guerra globale e del terrorismo, oltre che di riparare alle offese arrecate dal regime comunista polacco al Cuore Immacolato di Maria (cui il Paese fu consacrato nel 1946, atto rinnovato a giugno di quest’anno).
Si è mossa anche la «Fondazione per la protezione del ricordo della storia della Polonia», istituita nel 2016, tra i cui promotori figura il funzionario esperto di servizi di sicurezza e attivista Piotr Maria Woyciechowski. Essenziale, poi, il contributo dell’Istituto di cultura cristiana intitolato a Piotr Skarga, il teologo gesuita che fu uno dei principali artefici della Controriforma in Polonia.
L’associazione ha intrapreso una capillare campagna di mailing, spedendo a oltre 700.000 persone, i cui indirizzi erano stati tutti acquistati legalmente dai database delle agenzie pubblicitarie, una lettera di esortazione e dei rosari. L’Istituto è già attivo da tempo nella promozione dei valori cristiani, a difesa della famiglia tradizionale, della vita fin dal concepimento e della castità prematrimoniale. Nel 2011 aveva organizzato la campagna di sensibilizzazione «Non mi vergogno di Gesù», per la quale prestò il proprio volto la tennista numero quattro al mondo, Agnieszka Radwańska (in seguito allontanata per aver posato nuda su una rivista).
All’iniziativa di preghiera ha preso parte anche la Conferenza episcopale nazionale, la quale ha preferito accodarsi, dopo un iniziale scetticismo, avendo compreso che il passaparola tramite i social network stava raccogliendo numerosissimi riscontri. La presenza del presidente dei vescovi polacchi, monsignor Stanislaw Gadecki, potrebbe essere servita a mitigare il carattere esplicitamente anti-islamico dell’evento: Gadecki ha voluto infatti precisare che si è pregato per la pace nel mondo. Decisamente meno diplomatico l’arcivescovo di Cracovia, monsignor Marek Jedraszewski, il quale ha esortato a pregare «affinché le altre nazioni europee e il mondo intero comprendano che è necessario tornare alle radici cristiane della cultura europea, se vogliamo che l’Europa rimanga Europa».
Il «Rosario ai confini» non poteva non risultare gradito al partito di governo, Diritto e giustizia, che ha espresso il suo supporto alla manifestazione, contro la quale si sono dunque scagliate le forze politiche avversarie. Su Twitter, ad esempio, un ex membro del partito di opposizione Piattaforma Civica (di cui era esponente l’ex premier Donald Tusk), l’ha definita «una ridicolizzazione di massa del cristianesimo», accusando l’esecutivo di Adrzej Duda di usare la religione «come uno strumento per mantenere l’arretratezza nelle zone isolate della Polonia». Né potevano mancare le critiche del quotidiano di sinistra Gazeta Wyborcza (detenuto in parte dalla compagnia Agora SA, della quale l’immancabile George Soros possiede una quota dell’11%), che ha voluto accentuare la coloritura antirussa dell’iniziativa.
È impossibile negare che la mobilitazione, sostanzialmente partita dal basso, sia stata un successo. All’ottima riuscita hanno sicuramente contributo le tante associazioni che si sono spese per pubblicizzarla, oltre alla sua caratterizzazione ideologica in linea con l’agenda di governo. Si tratta comunque di un segnale importante: nel cuore del nostro continente, in uno dei Paesi dalla storia più tormentata, c’è un fronte cattolico e conservatore che non soltanto rappresenta un’alternativa filoamericana alla Russia di Vladimir Putin (la quale sconta tuttora la conventio ad excludendum da parte dell’Unione Europea), ma resiste strenuamente alle politiche immigrazioniste e all’austerità di Berlino e Bruxelles, nonché alle derive morali del pontificato di Francesco. Da questo punto di vista, è significativo che l’entusiasmo dei fedeli abbia alla fine costretto la Conferenza episcopale polacca a offrire il proprio sostegno al «Rosario ai confini»; decisione strategica ben lontana dal colpevole silenzio con cui la Cei di Nunzio Galantino ignorò il popolo del Family Day, di fatto avallando l’approvazione delle unioni civili in Italia.
IL GRANDE ROSARIO POLACCO E LE SUE INTERPRETAZIONI
CATTO-FLUIDE
Il Grande Rosario polacco di sabato 7 ottobre ha provocato turbamento nelle pie menti dei nostri catto-fluidi. Che, in vari modi e con dispetto malcelato, hanno cercato di sminuire o etichettare negativamente la convinta testimonianza venuta dal popolo di una terra che, per la sua storia, conosce bene la sofferenza. L’Avvenire, Famiglia Cristiana, il Sismografo, anche il Corriere della sera… e poi il silenzio che ferisce e addolora di papa Francesco: forse per lui è solo il ‘pueblo’ che vale, il popolo molto meno.
Giovedì 12 ottobre la Pontificia Università della Santa Croce (PUSC) ha ospitato un Convegno di notevole spessore, dedicato ai “Valori europei oggi”. Promosso dall’ambasciata polacca presso la Santa Sede, è stato contrassegnato nella mattinata da una serie di riflessioni non banali suggerite in particolare dall’ambasciatore di Polonia Jan Kotanski, dal rettore della PUSC Luis Navarro, dal Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati arcivescovo Gallagher, dal ministro Krzysztof Szczerski (Cancelleria del Presidente della Repubblica). L’incontro – di cui riferiremo ampiamente in una prossima occasione, considerata la persistente attualità dell’argomento - si è svolto a cinque giorni dal Grande Rosario lungo i confini della Polonia cui hanno partecipato diverse centinaia di migliaia di persone (oltre a quelle che hanno pregato all’interno del Paese).
Ed è proprio del Grande Rosario che vogliamo occuparci in questa sede: chi aveva deciso di esserci ha partecipato a una celebrazione eucaristica, all’Adorazione del Santissimo e poi ha recitato (spesso in ginocchio) i misteri del Rosario. E’ stata una preghiera di massa, di un popolo cattolico senza se e senza ma, orgoglioso della sua identità e deciso a difenderla contro il nichilismo della cultura dominante a livello continentale e contro il rischio di una islamizzazione dell’Europa. Almeno questo è quanto emerso dalle opinioni rilasciate ai media internazionali (ne abbiamo consultato una ventina tra tedescofoni e francofoni più un paio anglofoni) da chi ha vissuto l’intenso momento comunitario. Che poi in alto si sia ritenuto opportuno di aggiungere un po’ di melassa alle ragioni vere che hanno spinto gran numero di polacchi a partecipare, non cambia niente alla realtà dei fatti.
Promosso sei mesi fa da un comitato di laici cattolici (“Solo Dios basta”), il Grande Rosario alle frontiere è stato poi appoggiato dalla Conferenza episcopale polacca (con poche eccezioni) e dal partito di governo (“Diritto e Giustizia”), guidato dal popolare leader storico Jaroslaw Kaczynski, che hanno collaborato molto attivamente alla piena riuscita della preghiera. Radio Marya polacca ha da parte sua trasmesso in diretta la santa messa celebrata a Zakopane dall’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski e il Grande Rosario.
Non c’è dubbio che sia stato un successo, sorprendente ma anche irritante agli occhi non solo dei laicisti, ma anche dei loro compagni di viaggio catto-fluidi. Vedremo tra poco qualche esempio tra i più significativi.
IL SILENZIO DI PAPA FRANCESCO ADDOLORA E FERISCE
Intanto riflettiamo sull’atteggiamento tenuto verso il Grande Rosario polacco da papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio, pur avendone avuto diverse possibilità, non ha mai citato la grande manifestazione cattolica. Ma come… lui che saluta pubblicamente ogni gruppetto di parrocchiani, studenti, seminaristi… che saluta associazioni di ogni genere (con particolare cura per quelle che si occupano di ambiente, immigrazione, pace nel mondo)… niente: non pervenuto. Che abbia ignorato lo svolgimento del Grande Rosario polacco? In linea teorica è certo possibile… ma si fa veramente fatica a credere che qualche suo collaboratore non l’abbia informato. Che non gli sia importato niente di quanto accaduto in Polonia? Meglio: che abbia finto che non gli importasse niente di quanto accaduto in Polonia? Si sa che lui stesso si è definito più volte “un po’ furbo” e, se qualcosa non gli garba, finge di non curarsene. Questo cattolico, magari cardinale, non lo ricevo. Quest’altro catto-fluido, certo, come no? Se poi è ateo, miscredente, anti-cattolico meglio ancora: lo posso invitare a venire subito da me… una telefonata e via! Quest’altra, una “grande italiana”, mi chiede di firmare una legge di iniziativa popolare perché gli immigrati abbiano nuovi diritti? Ci mancherebbe altro, firmo subito e anzi lancio un bell’appello durante l’udienza generale.
Sì, ma l’iniziativa del Grande Rosario polacco è stata un’iniziativa di popolo…. Vero, quello polacco è popolo, ma non ‘pueblo’ e dunque non ha in sé la saggezza primigenia che alimenta quest’ultimo.
E poi… guardate le foto… guardate quei “visi inespressivi” assorti nella recita del Rosario, per dirla con monsignor Galantino. Guardate – e qui invece mi ripeto - quelle “vecchie comari”, quegli “sgrana rosari”, quelle “mummie da museo”, quei “cristiani con la faccia da sottaceto”, quei “musi lunghi”… insomma è compagnia di “cristiani ideologici, dal cuore nero” con la quale non voglio proprio mescolarmi..
Si rende conto papa Francesco di aver ferito nel profondo - con il suo ostentato distacco dal Grande Rosario polacco- milioni di cattolici non solo polacchi? Sa quanta amarezza, quanto dolore ciò ha causato? E’ conscio delle conseguenze che ciò può comportare?
CATTO-FLUDITA’ INDISPETTITA: IL QUOTIDIANO E IL SETTIMANALE D’INTRATTENIMENTO
Tra le reazioni dei media ‘cattolici’ ne evidenziamo un paio. La prima è del quotidiano italiano catto-fluido Avvenire, la seconda è del settimanale di intrattenimento catto-fluido Famiglia cristiana.
Su Avvenire non è apparso niente fino a martedì 10 ottobre: nessuna meraviglia, si sa che l’informazione catto-fluida somiglia molto a quella della disinformacija di sovietica memoria. Il che si è indubitabilmente dimostrato anche nella pagina dedicata all’avvenimento appunto martedì scorso. La grande preghiera popolare è stata ‘lanciata’ in prima pagina con il titolo “La Polonia prega per la pace: tanta fede, qualche stonatura”. E, a pagina 8, mentre il titolo è: “Grande rosario per la pace. La Polonia affida l’Europa”, si ripete nel sommario “Un’enorme preghiera (con qualche stonatura)” e vi si affianca in neretto un box “Secondo noi” (leggi: opinione ufficiale di Avvenire) dal titolo “Benedizione e mai, mai maledizione”.
L’articolo di cronaca di Andrea Galli è pacato e ricco di dettagli interessanti: ad esempio, in piena contraddizione con titoli e sottotitoli, non accenna a “stonature” e così tra l’altro vi si legge: “E’ indubbio che la ‘catena umana’ a protezione della Polonia avesse nell’intenzione di tanti partecipanti – le cui testimonianze sono state riportate dai media -, e forse anche dei promotori, alcuni riferimenti impliciti: la secolarizzazione della società polacca, la perdita dell’identità cristiana del Vecchio Continente (con l’invito a pregare perché l’ “Europa resti Europa”, come ha detto l’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, nell’omelia della Messa trasmessa in diretta sulla Radio Maria polacca) e il pericolo di una sua islamizzazione”. Prosegue l’interessante cronaca di Andrea Galli: “Anche per questo non sono mancate voci critiche: non molte, a dire il vero, in Polonia – quasi tutte sulla stampa liberale o laicista come il quotidiano Gazeta Wyborcza partecipato dal magnate George Soros (…)”
Avvenire (in versione Soros… dopo Staino, avanti un altro di quelli buoni!) ha dunque evidenziato con voluta malizia ‘qualche stonatura’ nel Grande Rosario polacco. Ma se per il quotidiano catto-fluido era solo ‘qualche stonatura’ (che, ripetiamo – non appare nell’articolo di cronaca), perché richiamarla in prima pagina, nel grande sottotitolo di pagina 8 e aggiungere per di più un “Secondo noi” spalmato di melassa, quasi per limare, attutire, nascondere, come per avvertire che un’iniziativa del genere in Italia non sarebbe auspicabile (e non avrebbe certo il consenso della Cei)? Molto diversamente dal sostegno incessante (e truffaldino nel linguaggio) che Avvenire dà alla scellerata (oltre che del tutto gratuita) proposta di legge sullo ius soli/ius culturae deliziando i lettori con interviste quotidiane e aggiornamenti ricorrenti sull’adesione al digiuno gnam gnam a staffetta di una congrega di noti catto-fluidi e sinistri di varia provenienza (libertaria e marxista). .
Il settimanale di intrattenimento catto-fluido denominato Famiglia cristiana ha da parte sua pubblicato sul suo sito un paio di articoli indispettiti per il successo del Grande Rosario. Sotto il titolo “Polonia, il muro spirituale contro l’islam non piace al Papa” si evidenzia il sommario: “Dopo il ‘rosario alle frontiere’, nessuna notizia sui media vaticani, neppure sul quotidiano della Santa Sede. Francesco non gradisce la mossa dei polacchi e del loro Governo nazionalista (NdR: che brutta parola!), che qualcuno tenta di ripetere in Italia (NdR: che brutta prospettiva! Meglio la recita di massa del Corano…)”. Nell’articolo il buon Alberto Bobbio evidenzia tra l’altro le intenzioni dei promotori di “formare un muro di protezione intorno ai confini del Paese per chiedere alla Madonna di salvare la Polonia e l’Europa dal nichilismo islamista e dal rinnegamento della fede cristiana” e la forza con cui gli organizzatori hanno sottolineato che il 7 ottobre ricorreva l’anniversario della vittoria della flotta cristiana sulla flotta musulmana a Lepanto nel 1571. Soprattutto Bobbio ha rimarcato significativamente che “l’iniziativa è stata appoggiata da quasi tutti i siti cattolici conservatori del mondo, che abitualmente criticano papa Francesco”. Ed è lì che si voleva arrivare.
Sempre Famiglia cristiana - e sempre a firma di Alberto Bobbio - ha intervistato uno dei pochi vescovi polacchi contrari all’iniziativa… e ti pareva! Secondo le buone tecniche della disinformacija sovietica sempre si deve cercare di intervistare (uno lo si trova sempre) chi – all’interno di un’organizzazione politica o religiosa – critica una decisione sgradita della maggioranza, così da far apparire più ampia l’opposizione di quello che essa è in realtà). Questo vescovo, Tadeusz Pieronek, è presentato naturellement come “una sorta di coscienza critica della Chiesa polacca” ed è un lamento solo: la Chiesa polacca è su una strada pericolosa, le voci critiche sono poche, la Chiesa ha compiuto un gesto di “ingenuità molto grave”, ecc… Soprattutto però mons. Pieronek afferma qualcosa di ‘pesante’ che fa evaporare istantaneamente la melassa spalmata molto ipocritamente da Avvenire: “E’ chiaro che tutti i polacchi che hanno partecipato al Rosario sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco. Purtroppo”.
PUO’ MANCARE IL ‘SISMOGRAFO’ ? …MOLTI, ALCUNI... FA LO STESSO!
Prima di concludere, un pensiero riverente al ‘Sismografo’, sito para-vaticano diretto dal noto Luis Badilla. Perché? Ci dà sempre l’occasione di trovarvi qualche esempio di informazione corretta, come deve essere secondo la disinformacija sovietica in salsa allendista-castrista. Vediamo un po’, non senza ricordare che il sito ha ripreso gongolando l’articolo di Andrea Tarquini su Repubblica di lunedì 9 ottobre, intitolato (ed è già tutto un programma) “L’esorcismo di massa (NdR: qui si intravedono tra le nebbie masse fanatizzate guidate da loschi figuri incappucciati) contro i migranti islamici”.
L’8 ottobre alle 12.20 il Sismografo ha linkato la cronaca per il New York Times di Joanna Berendt (da Varsavia) e di Megan Specla (da New York). Alla quarta riga si legge: “Many participants (NdR: molti partecipanti) described it as demonstration against what they see (contro ciò che considerano) as the secularization of the country and the spread of Islam’s influence in Europe. (...)”
L’8 ottobre alle 12.39 lo stesso Sismografo ripubblica una sintesi della stessa cronaca di Joanna Berendt da Varsavia in italiano (anche con un contributo dell’Agence France Presse). Vi si legge inizialmente: “Questi fedeli polacchi, ieri hanno pregato per la salvezza della Polonia, per la salvezza del mondo e contro la secolarizzazione della nazione. Alcuni dei presenti hanno aggiunto che si pregava anche contro l’islamizzazione del Pese e dell’Europa”.
Molti, ha scritto la Berendt del New York Times a proposito dei partecipanti anti-islamizzazione; alcuni invece secondo la Berendt tradotta dal Sismografo. Che lì, in casa Badilla, nessuno conosca l’inglese più elementare?
GIAN ANTONIO STELLA: UN ARTICOLO CHE LO QUALIFICA
Concludiamo con un ‘giornalone’ laico, il Corriere della sera, che ha pubblicato mercoledì 11 ottobre un pezzo di Gian Antonio Stella dal titolo “Wojtyla e la fraternità, non dimentichiamolo”. In tale articolo, ça va sans dire ripreso dal Sismografo già alle 7.39, il noto radical-chic offende vergognosamente e gravemente il popolo polacco strumentalizzando tra l’altro papa Wojtyla. Viene infatti isolata una sua frase del 1985 – di trentadue anni fa! - sull’immigrazione, quando la situazione era molto diversa. La frase è pescata in un articolo di Andrea Tornielli del 2016, dal titolo truffaldino: “Immigrati, così la Polonia ‘seppellisce’ Giovanni Paolo II”. Papa Wojtyla poi con il passare degli anni e accrescendosi la pressione immigratoria nella nuova dimensione clandestina, ebbe parole assai diverse, soprattutto in relazione alla difesa dell’identità cristiana dell’Europa. Nell’articolo di Stella, apparso nella rubrica “Tuttifrutti”, viene citato anche il noto Alberto Melloni - un altro che ha i piedi al caldo per gentile concessione dei poteri dominanti – per appoggiare l’idea di un Karol Wojtyla che si sarebbe sollevato contro la mentalità della Polonia 2017. Gian Antonio Stella nell’articolo evidenzia poi che “i polacchi non dovrebbero dimenticare mai le loro personali responsabilità nell’Olocausto. Non solo al fianco dei nazisti, ma perfino ‘dopo’.“ Così concludendo, immaginiamo senza arrossire: “Allora i nemici erano gli ebrei, oggi gli islamici. Gli uni o gli altri, l’importante è odiare”. Vere e proprie deiezioni su carta, considerando le tante vittime polacche nei lager e le migliaia di Giusti riconosciuti (numero più alto in assoluto). In un’ipotetica, rinnovata ‘Divina Commedia’ nessuno toglierebbe a Stella un posto laddove debba esercitarsi, secondo la regola del contrappasso, a mangiare ciò che ha prodotto.
IL GRANDE ROSARIO POLACCO E LE SUE INTERPRETAZIONI CATTO-FLUIDE – di Giuseppe Rusconi – www.rossoporpora.org – 12 ottobre 2017
13 ottobre 2017 – l’apostasia
dilaga
“IN PORTOGALLO SI CONSERVERÀ SEMPRE IL DOGMA DELLA FEDE” disse la Vergine, cento anni fa a Fatima. Ora capiamo il senso tragico di quella frase. Tutto il mondo cadrà nella Apostasia. La fede sarà conservata solo da pochissimi: in Portogallo e quelli che hanno seguito il messaggio che la Vergine Madre di Dio ha dato in Portogallo (Fatima) e permangono nella verità di Cristo, nonostante la gravissima crisi ecclesiale: dalla base ai vertici. Anzi: dai vertici alla base. E la Madonna piange lacrime di sangue.
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