La riproposizione post conciliare de Il Reno si getta nel Tevere
Si sapeva già che un bel po’ di cattolici tedeschi sono dei feroci progressisti, all’avanguardia in tutte le innovazioni conciliari, come se quasi rimpiangessero che i loro padri a suo tempo non abbiamo abbracciato il protestantesimo.
Nell’era Bergogliana, non smentiscono la loro reputazione: in risposta ai dubia ed alla Correctio Filialis, arriva da questa Germania sempre al limite dell’eresia una lettera aperta a sostegno del pontificato e delle azioni di Francesco.
Questa brevissima missiva, pubblicata in tedesco e in inglese, è accessibile sul sito internet aperto per promuovere questa iniziativa, che ha raccolto già più di 200 firme:
http://www.pro-pope-francis.com/
Gli autori fanno riferimento ai veementi attacchi «da parte di un gruppo nella Chiesa» che subirebbe il Papa argentino, e ai quali loro oppongono la loro «gratitudine» per la «coraggiosa e teologicamente sana autorità papale».
«In poco tempo Lei è riuscito» - scrivono questi sostenitori di Papa Francesco - «a rimodellare la cultura pastorale della Chiesa cattolica romana in accordo con le sue origini in Gesù».
La lettera continua in questa lode di Jorge Mario Bergoglio su un piano ancora più sentimentale:
«Le persone ferite e la natura ferita vanno dritte al suo cuore. Lei vede la Chiesa come un ospedale da campo nelle periferie della vita. La sua cura è rivolta verso ogni persona amata da Dio.»
Sentimento e dottrina si oppongono in questa visione naturalista tedesca della vita cattolica:
«Quando noi incontriamo gli altri, la compassione e non la legge ha l’ultima parola.»
Si tratta di un’allusione appena velata alle aperture fatte da Amoris Laetitia verso i divorziati risposati, sulla base di questo sentimentalismo irrazionale e disancorato dalla legge divina, che non è la vera compassione cristiana mossa dalla virtù della carità che opera perché tutte le anime vadano in Cielo, ricordando loro, tra le altre cose, i loro doveri verso Dio.
I firmatari concludono la loro lettera assicurando al Papa che condividono il suo sogno di una nuova Chiesa:
«Dio e la misericordia di Dio caratterizzano la cultura pastorale che lei si aspetta dalla Chiesa. Lei sogna una Chiesa madre e pastora.»
«Noi condividiamo il suo sogno», affermano i firmatari, chiedendogli di non deviare da questa strada ed assicurandogli il loro sostegno e le loro preghiere.
Questa iniziativa in opposizione ai dubia e alla Correctio Filialis, testimonia la profonda divisione dottrinale e morale che regna in seno al mondo cattolico conciliare uscito dal Vaticano II. E tuttavia, essa non deve stupirci: questo funesto Concilio, favorendo il relativismo dottrinale e l’indifferentismo religioso, predicando l’evoluzione del dogma a seconda delle circostanze e dei tempi, sacralizzando la libertà umana, portava in germe questa disunione che oggi esplode alla luce del sole tra i membri della Chiesa ufficiale.
In effetti, si tratta di due concezioni del post-modernismo conciliare che si affrontano tra loro: da un lato i conservatori che aspirano a conservare la rivoluzione antropocentrica del Vaticano II allo stato in cui essa è giunta con Benedetto XVI, sotto il cui pontificato si è accennato ad un certo ritorno, non ad una dottrina, ma ad una sensibilità e ad una morale più tradizionale; e dall’altro i progressisti, di cui fa parte Papa Francesco, che militano per una Chiesa in cammino che deve costantemente adattare la sua dottrina ai continui cambiamenti dei costumi dei nostri tempi apostati.
In un certo senso, questa disunione non dovrebbe sconvolgere i cattolici tradizionalisti legati all’insegnamento di Mons. Lefebvre. Se essa è rivelatrice della profonda crisi dottrinale e morale che dilaga da decenni in seno a tutto il mondo cattolico, questi cattolici, se hanno adottato l’attitudine prudente del vescovo di Ecône, che rifiutava «gli errori del Vaticano II, ma anche di seguire gli artefici di questi errori e quelli che li favoriscono», sapranno non inquietarsi oltre misura, sicuri che seguendo la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica non avranno niente a che vedere con «questa nuova religione e questa nuova morale [che] beneficiano dell’avallo della “nuova Roma”» (Don Jean-Michel Gleize, della Fraternità San Pio X, in Courrier de Rome n° 602).
«Caro e altamente stimato Papa Francesco.
Le sue iniziative pastorali e le loro giustificazioni teologiche sono attualmente attaccate con veemenza da un gruppo nella Chiesa. Con questa lettera aperta noi desideriamo esprimere la nostra gratitudine per la sua coraggiosa e teologicamente sana autorità papale.
In poco tempo lei è riuscito a rimodellare la cultura pastorale della Chiesa cattolica romana in accordo con le sue origini in Gesù. Le persone ferite e la natura ferita vanno diritte al suo cuore. Lei vede la Chiesa come un ospedale da campo nelle periferie della vita. La sua cura è rivolta verso ogni persona amata da Dio. Quando noi incontriamo gli altri, la compassione e non la legge ha l’ultima parola. Dio e la misericordia di Dio caratterizzano la cultura pastorale che lei si aspetta dalla Chiesa. Lei sogna una Chiesa madre e pastora. Noi condividiamo il suo sogno.
Noi le chiediamo di non deviare dalla strada che lei ha intrapreso e le assicuriamo tutto il nostro sostegno e la nostra preghiera costante.
I firmatari»
di Francesca de Villasmundo
Pubblicato sul sito Medias Presse_Info
Le immagini sono nostre
Abbiamo riportato in calce il testo di questa lettera,
sulla quale abbiamo redatto una breve nota che invitiamo i lettori a leggere
Le immagini sono nostre
Abbiamo riportato in calce il testo di questa lettera,
sulla quale abbiamo redatto una breve nota che invitiamo i lettori a leggere
Nota sulla
lettera aperta pro Papa Francesco
Letta la notizia e presa visione del testo della lettera, ci siamo fermati un momento a riflettere per cercare di capire se si trattasse di uno scherzo o di una notizia falsa, cosa sempre possibile su internet. Ma, una volta che ci siamo resi conto che era tutto vero, è da diverse ore che cerchiamo di cogliere il senso reale di questa lettera. Non ci siamo riusciti.
E la cosa che più ci continua a lasciare perplessi è la povertà dei concetti espressi e la puerilità del linguaggio che è stato usato per esprimerli. Ed allora abbiamo pensato che, trattandosi di una prosa rivolta a papa Bergoglio, i mittenti si saranno sforzati a mettersi sul suo stesso piano, offrendo un esempio di inconsistenza che forse farà piacere a Bergoglio, ma non depone certo a favore delle loro intelligenze.
Quando leggiamo che “la sua cura è rivolta verso ogni persona amata da Dio”, ci chiediamo come abbiano fatto i redattori a non accorgersi di aver capovolto il pensiero di Bergoglio, attribuendogli un’intenzione che è esattamente contraria a quella più volte espressa da lui.
Ma non intendiamo farla troppo lunga, diciamo solo che è difficile capire chi sarebbero e dove sarebbero le “persone NON amate da Dio” di cui Bergoglio non si curerebbe. A buon intenditore…!
«Lei sogna una Chiesa madre e pastora» affermano i laudatori di Bergoglio, rivelando di vivere per primi nel mondo dei sogni: “Noi condividiamo il suo sogno”!?, concludono cicisbeicamente.
Come dire che per duemila anni la Chiesa sarebbe stata “matrigna e lupa” e che finalmente, con l’apparizione miracolosa di Bergoglio, si può finalmente sperare che il vecchio sfacelo finisca e si apra un’era di affetto materno.
Se non fosse che si tratta di una prosa calibrata per il livello intellettivo di Bergoglio – vogliamo sperare -, ci sarebbe da rimandare i laudatori alle elementari.
Ma ecco che si apre uno spiraglio di luce: non appena leggiamo i nomi dei firmatari, riusciamo a comprendere meglio come si possa arrivare a scrivere cose del genere e come lo si possa fare con un tale linguaggio.
Andate a leggere i nomi, cari lettori, e ritroverete quasi tutti gli incalliti aspiranti ad una neo-chiesa fatta di tutto, proprio di tutto, tranne che dei segni propri della Chiesa di Cristo. Una neochiesa impastata di fantasie personali e di cattive imitazioni delle congreghe protestanti e delle sette pagane. E non sarà difficile prendere atto di questo, poiché non ci sono solo i nomi di tedeschi o olandesi o altro, ci sono anche i nomi di italiani, fra cui quelli di cui, sfortunatamente, abbiano avuto occasione di occuparci su questo sito.
E a riprova che l’“aulica” prosa non poteva essere diversa da quella che è: ecco apparire nella prima pagina del sito internet creato per la bisogna il volto compiaciuto del più noto dei “teologi” simpatizzanti delle eresie teutoniche: il professore Rocco Buttiglione… sì, proprio lui, quello che ha dedicato la sua vita a dire bene di tutti i papi conciliari, qualunque cosa dicessero o facessero, purché in possesso del potere di dargli una mano a rimanere saldo in sella… accademicamente parlando.
E come se non bastasse la faccia, ad essa è allegata una lapidaria “sentenza teologica” dello stesso:
«Papa Francesco si trova completamente nella grande tradizione della Chiesa rinnovata dal Concilio Vaticano II e riproposta dai suoi grandi predecessori San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il suo spirito è quello della “Riforma dalla fonte” di Romano Guardini.»
Capito l’antifona?
Il nostro “professore” non ha la minima remora ad affermare che la tradizione si possa “rinnovare” e che è stata “rinnovata” dal Vaticano II, come se ai vescovi del pre-’68 e ai papi modernisti – regolarmente beatificati – non potesse e non dovesse più bastare l’insegnamento di Nostro Signore, trasmesso dagli Apostoli e custodito integralmente per duemila anni.
E già! … dice il “professore”… perché si deve tenere conto, in buon conto, dello spirito di “riforma dalla fonte”. E ci viene da pianger per questo strafottente uso della lingua italiana, che pretenderebbe di far passare come una “riforma basata sulla fonte”, che è uno dei tanti oggetti misteriosi maramaldescamente manipolati dai modernisti, quella che in realtà non è una “riforma dalla fonte”, ma una “riforma della fonte”… maledette preposizioni articolate che a volte anche i “professori” sbagliano ad usare in maniera appropriata.
Figuriamoci se Buttiglione mancasse l’occasione per mettersi in mostra e per avallare tutte le deviazioni che deturpano il volto e il corpo della Chiesa: anche lui, come tutti i servitori fedeli, può dire solo bene dei demolitori della Fede, e poteva dire solo meglio, lodandolo, del più becero di tutti, venuto appositamente dalla fine del mondo in seguito all’appello accorato dei cardinali non più cattolici e grazie al vergognoso abbandono del papa tedesco, disposto a far posto a lui e ai suoi amici teutonici ormai votati alla protestantizzazione della Chiesa cattolica.
“Francesco, non deviare da questa strada!” Grida forte Rocco insieme ai suoi fratelli laudatori… noi ti sosteniamo e preghiamo per te…
E anche noi preghiamo per Francesco, affinché il Signore, nella sua infinita misericordia, ci accorci i tempi di questo nuovo flagello, per il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime dei veri fedeli cattolici.
si veda il pdf della
prima pagina del sito della lettera pro Papa Francesco
su questa pagina che abbiamo riprodotta figura il numero 26316, corrispondente al numero di sostenitori che il sito aggiorna elettronicamente
e che noi abbiamo rilevato alle 22,00 del 25 ottobre 2017
prima pagina del sito della lettera pro Papa Francesco
su questa pagina che abbiamo riprodotta figura il numero 26316, corrispondente al numero di sostenitori che il sito aggiorna elettronicamente
e che noi abbiamo rilevato alle 22,00 del 25 ottobre 2017
Testo della lettera aperta
http://www.pro-pope-francis.com/
http://www.pro-pope-francis.com/
«Caro e altamente stimato Papa Francesco.
Le sue iniziative pastorali e le loro giustificazioni teologiche sono attualmente attaccate con veemenza da un gruppo nella Chiesa. Con questa lettera aperta noi desideriamo esprimere la nostra gratitudine per la sua coraggiosa e teologicamente sana autorità papale.
In poco tempo lei è riuscito a rimodellare la cultura pastorale della Chiesa cattolica romana in accordo con le sue origini in Gesù. Le persone ferite e la natura ferita vanno diritte al suo cuore. Lei vede la Chiesa come un ospedale da campo nelle periferie della vita. La sua cura è rivolta verso ogni persona amata da Dio. Quando noi incontriamo gli altri, la compassione e non la legge ha l’ultima parola. Dio e la misericordia di Dio caratterizzano la cultura pastorale che lei si aspetta dalla Chiesa. Lei sogna una Chiesa madre e pastora. Noi condividiamo il suo sogno.
Noi le chiediamo di non deviare dalla strada che lei ha intrapreso e le assicuriamo tutto il nostro sostegno e la nostra preghiera costante.
I firmatari»
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