Le bordate del cardinal Müller
Ormai ne succedono tante, che si perde il conto. Domenica, sul Corriere della sera, il cardinal Müller, ex numero 2 del Vaticano, ha lanciato due strali inauditi.
Riguardo al teologo di fiducia di Bergoglio, vero autore di molte parti di Amoris laetitia, l’imbarazzante Víctor Manuel Fernández, il cardinale ha rilevato che «il Papa può scegliere i collaboratori e gli amici che vuole» ma di non essere «molto convinto» della sua competenza, visto anche che in un’intervista al Corriere ha affermato «che si può trasferire la Chiesa di Roma e il papato in un’altra città: ma questo è contrario alla nostra fede cattolica».
Quanto al clima che si respira nel Vaticano di oggi, Müller ha denunciato, seppure velatamente, ciò che è noto a tutti: un gruppo di pretoriani bergogliani controlla l’operato dei prefetti delle Congregazioni e dei cardinali, ricorrendo sistematicamente alla delazione. Così il Corriere:
È alle persone che circondano e consigliano il Papa che il cardinale riserva le parole più dure, quando parla di coloro che informano Francesco delle attività delle Congregazioni aggirando i prefetti che ne hanno la responsabilità: «Questo è successo nella mia congregazione», conferma.
Un modo elegante per dire quello che è noto: esiste oggi in Vaticano un sistema vero e proprio di spie che controllano assiduamente cardinali e monsignori accusati di non essere sufficientemente in linea con il Sommo Capo.
Ricordiamo l’accusa di Libero Milone, ex revisore dei conti: “Non potevo più permettere che un piccolo gruppo di potere esponesse la mia persona per i suoi loschi giochi…”.
Milone, Pell, Mueller, Burke, sono stati defenestrati... sembra che tocchi, a breve, a Sarah, nonostante anche per lui Benedetto abbia dimostrato, come per gli altri cardinali citati, la sua ammirazione e la sua stima.
Nell’epoca della rottura dottrinale, non solo i dogmi e le verità sino ad oggi professate, ma anche le persone vanno rottamate.
Sempre pronunciando, con la faccia corruciata, come fosse una clava contro i nemici, la parola “misericordia”;
sempre cercando di apparire come il papa aperto, che telefona e che risponde, nonostante sia chiaro a tutti che Bergoglio, con chi non lo segue perinde ac cadaver, non vuole nessun rapporto (come non ricordare, con Il Fatto quotidiano, non solo che non ha mai rispostao alla lettera privata dei cardinali, nè a quella pubblica; non solo che ha sempre negato loro una semplice udienza, lasciando che due dei 4 morissero senza neppure una risposta privata, ma anche “l’irato silenzio di Francesco, che annullò anche il tradizionale ricevimento con tutto il collegio cardinalizio dopo il concistoro del 19 novembre 2016″ pur di non dover parlare con i suoi cardinali?)
PRO O CONTRO IL PAPA, LA CHIESA DI FRANCESCO IN MEZZO ALLA GUERRA DELLE PETIZIONI
Una lotta che vede il Papa in mezzo, tra i suoi strenui difensori e i suoi antagonisti. E non è solo una questione tra blogger, giornalisti interessati e tifosi
di Matteo Matzuzzi 20 Ottobre 2017 alle 19:06 da www.ilfoglio.it
Roma. La petizione contro Amoris laetitia si chiama Correctio filialis, maestoso nome latino che già dà l’idea del contenuto teologico della questione. Di mezzo, infatti, ci sono “eresie propagate”, con il Papa tirato in ballo se non altro perché quel documento ha in calce la sua firma. La petizione a favore del Pontefice è più pop, più moderna: Pro Pope Francis, si intitola. Qui non è che si vada a cavillare sulle esortazioni post sinodali, su comunioni da dare o no ai divorziati risposati, su peccatori da accogliere o da respingere, ma si esprime un generico quanto sincero e accorato appoggio a Bergoglio per la sua missione pastorale a capo della chiesa. Per la verità, tra i contra ci sarebbe anche una vecchia “supplica”, che non ha mai ricevuto risposta da Francesco.
E’ la guerra delle petizioni, la chiesa sballottata dalle onde impetuose tra fazioni opposte che fanno a gara a chi aggiunge una firma in più rispetto all’altra. Posizioni inconciliabili su temi decisivi sui quali – in teoria – dovrebbe esserci unità di vedute quantomeno tra i pastori.
Una lotta che vede il Papa in mezzo, tra i suoi strenui difensori e i suoi antagonisti. Non è solo questione di blogger, di giornalisti interessati e tifosi, di nostalgici di Gregorio XVI o seguaci di Leonardo Boff di eminenti cattedratici attivi o a riposo.
Tra i battaglioni schierati ci sono anche pie suore, preti devoti, religiosi oranti. Una linea di faglia che non è più neanche sotterranea, ma che è emersa quasi del tutto. Qualcuno, biblicamente parlando, la definirebbe l’Apocalisse. Più modestamente, si tratta di un confronto a muso duro per capire dove sta andando la chiesa. Una situazione che non si vedeva da tempo, senza per forza di cose tornare indietro di secoli, ai primi concili dove i padri litigavano e s’azzuffavano discettando di sacramenti e di alta teologia.
Una realtà che diversi osservatori di questioni ecclesiastiche per la verità avevano già annunciato più d’un decennio fa, sostenendo che alla morte di Giovanni Paolo II si sarebbe aperto come un vaso di Pandora a lungo tenuto sigillato, con le diverse spinte tenute bene a bada da Wojtyla che sarebbero riemerse.
L’elezione di Benedetto XVI ha solo rimandato la resa dei conti. E non è un caso che oggi l’episcopato più esposto nel resistere alle novità portate da Amoris laetitia è quello polacco, che ancora pochi giorni fa ha dato una lettura assai restrittiva del documento.
A fornire un ulteriore quadro della spaccatura ci ha pensato il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede. Intervenuto a Stresa al convegno “Leader o follower?” promosso dalla Fondazione Iniziativa Subalpina, il cardinale tedesco ha mostrato riserve sull’operato dell’arcivescovo argentino Victor Manuel Fernández, stretto collaboratore del Papa e considerato tra gli autori materiali di Amoris laetitia: “Non va bene far collaborare solo amici personali in queste cose. Ognuno può scegliere il metodo che preferisce per il proprio lavoro, ma poi c’è l’istituzione della chiesa di Roma. Con i suoi organismi. Fernández mi ha attaccato sui giornali, ma lui ha teorizzato addirittura il trasferimento della Santa Sede a Bogotà. Queste sono idee che vanno contro la fede cattolica”. Quanto alle accuse di essere nemico del Papa, Müller ha detto: “Si tratta di persone che non hanno avuto neanche il coraggio di venire a dirmi le cose in faccia. Sono metodi sporchi, da calunniatori”.
COMUNICATO STAMPA della "Supplica Filiale"
A 10 giorni dal Centenario, pubblichiamo il ricevuto
"Comunicato stampa di Supplica Filiale nel Centenario dell’ultima
apparizione di Nostra Signora di Fatima"
3 cardinali, 9 vescovi, 636 sacerdoti religiosi e diocesani,
46 diaconi, 25 seminaristi, 51 fratelli religiosi, 150 religiose di vita attiva
e contemplativa, oltre a 458 persone fra professori di teologia, insegnanti di
religione, catechisti, agenti pastorali e accademici in genere, firmano una
“Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul
matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina”, ricevuta dagli Apostoli.
Roma, 13 ottobre 2017
Il 29 settembre 2015, festività dei Santi Arcangeli, la
Segreteria di Stato della Sante Sede ricevette una Supplica Filiale sul futuro
della Famiglia, sottoscritta da 790.190 cattolici di 178 Paesi, fra cui 8
cardinali, 203 arcivescovi e vescovi e innumerevoli sacerdoti. Giorni dopo
furono consegnate altre 89.261 adesioni, totalizzando quindi 879.451 firmatari.
Il testo chiedeva a Papa Francesco “una parola
chiarificatrice” che dissipasse il “generalizzato disorientamento causato
dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere
l’adulterio in seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e
risposate civilmente”.
Tuttora il coordinamento della “Supplica Filiale”, che
rappresenta una coalizione di oltre 60 organizzazioni pro-famiglia e pro-vita
dei 5 continenti, non ha ricevuto nemmeno una nota di avvenuta ricezione da
parte della Santa Sede. Un’omissione che risulta paradossale, dal momento che
Papa Francesco ha manifestato più volte il desiderio di una Chiesa vicina ai
problemi dei fedeli e del popolo in genere, aperta al dialogo e al franco
dibattito.
Dopo il secondo Sinodo sulla Famiglia e la pubblicazione
dell’esortazione Amoris Laetitia, gli organizzatori della “Supplica Filiale”
hanno predisposto una “Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della
Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, ricevuta dagli
apostoli", attendendo così ad un suggerimento di alte sfere
ecclesiastiche. Non disponendo degli stessi mezzi logistici della prima
iniziativa e trattandosi questa volta di un documento significativamente più
esteso, il coordinamento ha pubblicato detta Dichiarazione nel suo sito
internet il 29 agosto 2016, in modo che chiunque potesse firmarla.
La Dichiarazione di Fedeltà ha raggiunto 35.112 firme, fra
le quali si contano 3 cardinali, 9 vescovi, 636 fra sacerdoti diocesani e
religiosi, 46 diaconi, 25
seminaristi, 51 fratelli religiosi, 150 religiose claustrali
e di vita attiva, ai quali si devono aggiungere 458 laici fra accademici in
genere, professori di teologia, insegnanti di religione, catechisti e agenti
pastorali.
Cosa affermano i firmatari della Dichiarazione di Fedeltà?*
Come indica il titolo, ribadiscono in modo esplicito e
formale la loro “fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul
matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina”, e questo perché “errori circa
il vero matrimonio e la famiglia sono stati molto diffusi in ambito cattolico,
in particolare dopo il Sinodo Straordinario ed Ordinario sulla famiglia e la
pubblicazione di Amoris Laetitia”.
In questo contesto generale, la Dichiarazione “esprime la
volontà dei firmatari di restare fedeli agli insegnamenti immutabili della
Chiesa sulla morale e sui sacramenti del matrimonio, della Riconciliazione e
dell'Eucaristia, e alla sua perenne disciplina per quanto riguarda quei
Sacramenti”.
Fra l’altro, i firmatari desiderano esprimere che “tutte le
forme di convivenza more uxorio (come marito e moglie) al di fuori di un
matrimonio valido sono gravemente contrarie alla volontà di Dio; che le unioni
irregolari contraddicono il matrimonio voluto da Dio e non possono mai essere
consigliate come un prudente e graduale adempimento della Legge Divina”.
Affermano pure
- che una coscienza ben formata non può giungere alla
conclusione
- che la sua permanenza in una situazione oggettivamente
peccaminosa può costituire la sua migliore risposta al Vangelo, né che questo è
ciò che Dio le sta chiedendo;
- che il sesto comandamento e l'indissolubilità del
matrimonio sono semplici ideali da perseguire;
- che a volte non sia sufficiente la grazia per vivere
castamente nel proprio stato, il - - che darebbe ad alcuni il “diritto” di
ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia;
- che basta una coscienza soggettiva per auto-assolversi dal
peccato di adulterio.
Insegnare e aiutare i fedeli a vivere in conformità a queste
verità – aggiungono i firmatari – costituisce in se stessa una “eminente opera
di misericordia e di carità”. Se la Chiesa consentisse l’accesso all’Eucaristia
a chi si trova manifestamente in uno stato oggettivo di peccato grave, si
comporterebbe come “proprietaria dei sacramenti” e non come la loro “fedele
amministratrice”, incarico affidatole da Nostro Signore.
Sebbene diversa da altre iniziative tese a chiedere
chiarimenti per porre fine all’anomala situazione di confusione e perplessità
imperante nella Chiesa, la Dichiarazione di Fedeltà, col suo nutrito e
qualificato numero di firmatari ecclesiastici e civili, si costituisce come
un’ulteriore voce nel coro che esprime preoccupazione per il capitolo 8 di
Amoris Laetitia e per le contradditorie interpretazioni che l’hanno seguito.
La perplessità di innumerevoli fedeli di tutti i continenti
trova un’autorevole risonanza nei cinque Dubia presentati da quattro cardinali
nel settembre 2016. I porporati hanno sollecitato fraternamente il Papa di
chiarire se, dopo la suddetta esortazione apostolica, è da ritenersi ancora
vigente l’insegnamento circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza
eccezione, che proibiscono di compiere atti intrinsecamente cattivi come
l’adulterio, e se sia ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento
della Penitenza e, dunque, ammettere all’Eucaristia, una persona che, unita in
un vincolo matrimoniale valido, convive in adulterio senza che si siano
adempiute le condizioni previste dalla morale tradizionale e dal Codice di
Diritto Canonico. Il Santo Padre ha deciso di non rispondere e - con grande
sconcerto tra i fedeli - non ha nemmeno concesso l’udienza privata chiesta dai
porporati in una lettera del 25 aprile scorso per trattare questo tema, viste
le “numerose dichiarazioni di vescovi, cardinali e persino conferenze
episcopali che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai
approvato”, cosicché “ciò che è peccato in Polonia è buono in Germania e ciò
che è proibito nella arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta”.
La più recente manifestazione della volontà di Papa
Francesco di restare in silenzio, permettendo così l’aggravarsi del clima di
confusione, è stata la reticenza mostrata davanti alla “Correzione filiale per
la propagazione di errori”, elevata a Sua Santità lo scorso 11 agosto da un
gruppo di pastori di anime e accademici. Gruppo al quale ogni giorno si
aggiungono nuovi e qualificati aderenti.
In archivio separato segue una lista di alcune delle
personalità di rilievo che hanno firmato la “Dichiarazione di fedeltà
all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta
disciplina”.
* Chi desidera aderirvi può firmare nel sito
www.supplicafiliale.org
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