ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 17 novembre 2017

Capire ciò che è vero da ciò che è falso.


Cari Vescovi: attenzione allo spettro dell’accanimento terapeutico!

Ci risiamo! Lo spettro dell’accanimento terapeutico torna prepotentemente ad ingannare i Pastori della santa Chiesa, specialmente torna a far confondere le buone intenzioni del santo Padre Francesco. Non siamo “tuttologi” ma non ci vuole neppure una laurea in medicina o alla Pico de Paperis per capire che, periodicamente, la giustificazione del concetto di “accanimento”, viene usato per aprire porte pericolose e, soprattutto, senza mai arrivare a specificare cosa loro stessi vogliono intendere con tale termine.
Ne ha parlato la Nuova Bussola, vedi qui, un articolo che condividiamo integralmente perché ha colto magnificamente i punti centrali – purtroppo anche i più critici – delle parole del Discorso ufficiale del santo Padre, leggi qui, attraverso i quali seppur viene spiegato – a grandi linee – in cosa consisterebbe “l’accanimento terapeutico”, dall’altra parte si offrono però degli spunti – involontari – verso l’eutanasia giustificata, specialmente se i Media interpretano in questo modo le sue parole e il Papa non smentisce e non chiarisce…
Il Denzinger afferma che: “Un decreto dottrinale che può sembrare ad alcuni dubbio, deve essere sempre compreso nel senso secondo cui l’asserto è vero..“, offrendo a noi tutti una specie di cartina tornasole per poter interpretare correttamente le parole, ufficiali, del Pontefice. Tuttavia è anche salutare e un bene rimarcare alcuni punti come ha offerto la Nuova Bussola, attraverso i quali capire ciò che è vero da ciò che è falso.
La storia di Victoria, tanto per fare un esempio concreto, vedi qui: Dallo “stato vegetativo” al ballo dopo un lento miracolo … ce la dice lunga di cosa sarebbe stato di lei se, confondendo gli aiuti ricevuti si fosse solo pensato ad un accanimento terapeutico… vedi anche qui, Victoria sarebbe morta sentendo tutto, ascoltando tutto, come dimostrano tanti altri episodi di persone che, uscendo dal coma, hanno poi detto che sentivano tutto e vedevano… Persone che escono dal coma dopo 4 anni, anche 10 anni, non sono affatto una rarità, una vittoria contro i sostenitori di un accanimento terapeutico che li avrebbe portati a morte certa.
Così giustamente sottolinea l’editoriale di La Bussola: “Il Papa da una parte afferma che vivere più a lungo è un bene, ma vivere più a lungo in condizioni di salute critica non lo è. Occorre a questo proposito ricordare che curare un paziente permettendogli di vivere più a lungo, sebbene con una qualità di vita non elevata perché affetto da gravi disabilità, patologie croniche severe, etc., non configura accanimento terapeutico. L’accanimento terapeutico infatti, come ricorda correttamente il Pontefice, è una sproporzione tra trattamenti e risultati sperati. Se grazie alla tecnologia oggi disponibile posso mantenere in vita per lungo tempo una persona affetta da sindrome della veglia aresponsiva (il cd paziente in stato vegetativo) ciò non configura accanimento terapeutico, ma in realtà è un obbligo morale in capo al medico e al paziente. La proporzione, in questi casi, deve guardare all’effetto positivo “vita”, non al “benessere”…
E allora, si chiede il Papa: Chi deve decidere se c’è o meno accanimento terapeutico? Francesco risponde usando, parzialmente, il Catechismo lasciando così quel dubbio e quella criticità nell’interpretazione delle sue parole.
«Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità» (CCC n. 2278), cita Papa Francesco, ma il Catechismo dice molto di più… quel di più che egli o lascia intendere dandolo per scontato – e qui vale l’insegnamento del Denzinger sopra riportato – oppure lo si ritiene scartato o inutile da coloro che, delle parole del Pontefice, devono trarre l’insegnamento e i punti fermi.
Detto in soldoni – spiega la Bussola -: se una paziente dichiarasse che non vuole più nutrirsi con le peg perché a suo insindacabile giudizio la nutrizione assistita configura accanimento terapeutico, questa volontà sarebbe irragionevole e quindi non da rispettare. L’ultima parola spetta alla valutazione del bene oggettivo della persona, bene oggettivo spesso non riconosciuto dalla persona stessa. Di contro, rispettare sempre e comunque il giudizio del paziente su cosa è o non è accanimento terapeutico aprirebbe la porta all’eutanasia. Quella stessa porta che il Santo Padre, nel messaggio inviato ai partecipanti del convegno che si sta svolgendo in Vaticano, vorrebbe che rimanesse sempre chiusa…
Quindi attenzione ai titoli dei Media e alle dispute sui Social…. Papa Francesco NON VUOLE APRIRE QUELLA PORTA. “Il messaggio del Papa – conclude La Bussola – è incentrato per buona parte sull’accanimento terapeutico perché «oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo». Parrebbe quindi che il vero pericolo oggi nelle corsie di ospedale sia l’accanimento terapeutico e non l’eutanasia. Ma così non è…”
_0019 NO eutanasia 2L’allarme che anche noi abbiamo colto dalle conclusioni – omesse – del Papa è proprio in questa diffusa errata concezione che si persista, cioè, su un “accanimento terapeutico”, mentre al Papa sfugge (sfugge?) la conoscenza, o la competenza, oppure è malamente informato, che esistono le “cliniche per la dolce morte” e che le leggi delle Nazioni e degli Stati hanno optato da anni per “uccidere” le persone non solo in stato terminale, non solo a prescindere da ciò che essi chiedono o non chiedono, non solo contro il parere stesso dei genitori, non solo anziani diventati inutili per la società… Ciò che il Papa omette di discutere o di correggere, o persino di condannare come dovrebbe fare con “sì, sì – no, no” (Mt.5,37) è proprio quell’ UCCIDERE che è diventato invece legge degli uomini, questa chiarezza manca al suo Discorso.
Del resto Papa Francesco, a riguardo della PENA DI MORTE è stato così categorico e così chiaro nel dire che essa è INACCETTABILE, senza sé e senza ma. Tuttavia si dimostra eccessivamente prudente laddove dovrebbe dire con assoluta determinatezza quel che dice lo stesso Catechismo a riguardo dell’eutanasia: “Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile…”(CCC.n.2277)
E’ per questa ragione dottrinale che riteniamo, l’uso della questione e del termine “accanimento terapeutico” la chiave che apre all’eutanasia legalizzata… una chiave che se Papa Francesco da una parte chiede, effettivamente, di non usare e di non aprire quella “porta”, dall’altra parte però… lascia alla libera comprensione o interpretazione… Per questo è fondamentale ricordare a tutti noi, come insegna il Donzinger, che laddove l’incomprensione dilaga, il pensiero di un Pontefice deve essere interpretato “…nel senso secondo cui l’asserto è vero..“, e il Catechismo è chiaro!
Laudetur Jesus Christus


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