Caro papa Francesco, non “svuotare” l’inferno come alcuni tuoi confratelli…
Per Bergoglio è negativo pensare ad un inferno pieno: così facendo sdogana i pensieri eterodossi dei confratelli Karl Rahner e Hans Urs von Balthasar.
Prima che vi stracciate le vesti per accusarci di falsificare le parole del Papa, ecco da Radio Vaticana come è riportata la frase intera: “Anche nelle lamentele ci sono delle cose contraddittorie”, evidenzia raccontando di aver conosciuto un buon sacerdote che però si lamentava di tutto: “aveva la qualità di trovare la mosca nel latte”: “Era un bravo sacerdote, nel confessionale dicevano che era tanto misericordioso, era anziano già e i suoi compagni di presbiterio dicevano come sarebbe stata la sua morte e quando sarebbe andato in cielo, dicevano: ‘La prima cosa che dirà a San Pietro, invece di salutarlo, è: ‘Dov’è l’inferno?’, sempre il negativo. E San Pietro gli farà vedere l’inferno. E ha visto…: ‘Ma quanti condannati ci sono? – ‘Soltanto uno’- ‘Ah, che disastro la redenzione’…”.“Sempre… questo succede. E davanti all’amarezza, al rancore, alle lamentele, la parola della Chiesa di oggi è ‘coraggio’, ‘coraggio’”.
A molti la frase può sembrare innocua ed innocente, una piccola battuta per sottolineare che non dobbiamo pensare in negativo… ma chi conosce la teologia del gesuita eretico Karl Rahner (cliccare qui), così come quello eterodosso dell’ex gesuita Hans Urs von Balthasar (cliccare qui), sa bene che, il raccontino apparentemente innocuo di Bergoglio, ha lo stesso metodo e lo stesso scopo: l’inferno è vuoto, e se oggi fosse pieno, tranquilli, alla nostra morte si svuoterà perché il nostro Dio è misericordioso.
Occorre anche dire che, inventare di sana pianta seppur un fantasioso incontro con san Pietro, per fargli dire ciò che non ha mai detto da nessuna parte, non è predicare, non è fare una omelia sulla Parola di Dio, ma è usare la predicazione, usare l’omelia per seminare qualcosa di nuovo, qualcosa che non esiste neppure nella Scrittura.
Così come assegnare il… “premio Nobel a Giona per le lamentele” non è predicare la Scrittura, ma interpretarla seconda la propria opinione e trasmettere a chi ascolta una falsificazione della Scrittura stessa. La Redenzione di Dio, costata a caro prezzo dal Figlio Gesù, non può essere trattata attraverso le battute e, pure, durante una Messa, né può essere falsificata in nessun modo.
Non solo san Pietro non ha mai fatto vedere un inferno vuoto, solo con uno – Satana ovviamente -, ma ci chiediamo che fine abbiano fatto anche tutti gli altri angeli che, ribellandosi a Dio, divennero i demoni che abitano l’inferno. Ciò va contro tutto quello che la Chiesa cattolica ha insegnato in 2000 anni (cliccare qui e qui).
E poi vediamo Fatima… quale scandalo: una Mamma, la Mamma di Gesù, la Madre di Dio che fa vedere a tre pastorelli l’Inferno pieno, anime che vi cadevano dentro. Ma ascoltiamo il racconto originale di quella visione, approvata dalla Chiesa Cattolica, del 13 luglio 1917:
“Continuate a venire qui. A Ottobre dirò chi sono, quel che voglio e farò un miracolo che tutti possano vedere per credere. Sacrificatevi per i peccatori, e dite spesso, specialmente facendo qualche sacrificio: «O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria». A queste parole aprì di nuovo le mani e il riflesso di luce sembrò penetrare la terra, i bambini ebbero la visione dell’inferno, spaventati alzarono gli occhi alla Signora che disse: “Avete visto l’inferno, dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato, se faranno quel che vi dirò molte anime si salveranno e ci sarà la pace”.
Giacinta, la più piccola dei tre pastorelli, fu talmente terrorizzata dalla visione dell’Inferno che tutte le penitenze e le mortificazioni per riuscire a salvare qualche anima le sembravano un nulla. Spesso si sedeva per terra o su un sasso e diceva “L’Inferno! L’Inferno”… Quanta pena mi fanno le anime che vanno all’Inferno! E la gente che brucia viva, là dentro, come legna sul fuoco!”.
Riguardo a Francesco, Lucia ricorda: “Durante la sua malattia sembrava sempre allegro e contento”. Ogni tanto lei gli domandava: “Soffri molto?” “Abbastanza – rispondeva senza preamboli – però questo non mi colpisce! Io soffro per consolare nostro Signore, e dopo me ne vado dritto in Cielo!”. Lucia chiedeva anche a Giacinta se soffrisse molto, e lei rispondeva in modo simile: “Sì, soffro, però lo dono tutto per i peccatori e per offrire espiazione al Cuore Immacolato di Maria. Oh! Quanto amo soffrire per amore di Gesù e di Maria, solo per dar loro gioia! Quelli che soffrono per la conversione dei peccatori, amano con un amore immenso”.
Certo è che, a conclusione del Centenario di Fatima, una affermazione del genere da parte di colui che dovrebbe essere il Vicario di Cristo, fa tristezza e lascia amarezza. Se in una storiella falsa ed inventata, papa Francesco arriva a dire che è tristezza predicare l’esistenza dell’Inferno… che tanto è vuoto, c’è solo uno dentro…. finisce per mettere in ridicolo Maria stessa, la Madre di Dio che non ritenne scherzoso giocare sull’inferno. Nessuno impedisce al Papa o ad altri di fare battute sull’inferno, ma tutto ha un suo tempo e un suo luogo, e quello all’interno di una Messa, di una omelia, non è un tempo per scherzare e che poi… scherzando, scherzando, far passare un messaggio falso: che l’inferno è vuoto!
È terribile, ma si sta avverando tutto quello che l’allora cardinale Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII, disse nel “lontano” 1933, riguardo gli ammonimenti della Vergine di Fatima sull’apostasia che avrebbe invaso la Chiesa cattolica (cliccare qui).
Concludiamo avvisando di non credere a nessuno che predichi un inferno vuoto o poco affollato, perché è la scorciatoia per finirci. Racconta infatti Santa Faustina Kowalska, la “segreteria” della vera Divina Misericordia:
«Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’inferno. È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie.
Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia.
Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è. Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto.
I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto.
Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno.
Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato»(Diario Santa Faustina Kowalska – ottobre 1936 – Q.II, n.741-743).
Senza dimenticare la Scrittura stessa, segnalando una sola frase come esempio, di Gesù quando ammonisce: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me,maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli…” (Mt.25,41)
PS: A quanto pare Scalfari non millantava riguardo le confidenze che papa Bergoglio gli fece sull’inferno. Chissà, forse il teologo domenicano Padre Cavalcoli dovrebbe rivedere alcune sue convinzioni (cliccare qui).
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