ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 gennaio 2018

Il travisamento cosciente del Vangelo

L'ABORTO E "RAZZA BIANCA"



Aborto, "silenzio totale"; ma guai a dire "razza bianca". Dove la vede, il cardinale Bassetti, la xenofobia degli italiani? Gesù Cristo, oltre a non occuparsi di politica, non ha mai preteso "il suicidio" per amore del prossimo 
di Francesco Lamendola  

  

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della C.E.I. ha perso un’altra buona occasione per tacere. Tipico esponente di una neochiesa che, da anni ormai, ha alzato bandiera bianca su tutti i fronti della dottrina morale cristiana, e che non fiata più nemmenosui milioni di aborti che vengono praticati nei Paesi cattolici grazie alle legislazioni abortiste volute dalla massoneria, dai radicali e da tanti “cattolici” progressisti e modernisti; che non parla più della dottrina cattolica, ma, in compenso, non tace nemmeno un giorno sul presunto dovere cristiano dell’accoglienza, dove accoglienza significa la pratica dell’auto-invasione quotidiana e il pieno sostegno all’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa, ha fatto sentire ben forte la sua voce, in compenso, per una frase di Attilio Fontana, leghista, candidato del centrodestra alla guida della Lombardia, in cui questi diceva che la nostra etnia, la nostra razza bianca e la nostra società rischiano di essere cancellate da un’immigrazione incontrollata. Apriti cielo; tutto l’establishment del politicamente corretto, sia laico che ecclesiastico, si è sdegnato, stracciandosi le vesti e rievocando i fantasmi delle leggi razziali fasciste del 1938; e monsignor Bassetti non ha voluto far mancare il suo prezioso parere, non ha voluto privarci delle sue sagge e illuminanti parole, nella prolusione al Consiglio della Comunità Episcopale, il 21 gennaio 2018:

Bisogna reagire a una cultura della paura che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tradursi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese. (…) Ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione, (perché siamo) un’unica famiglia umana.


Discorso che, inserendosi nel vivo della campagna elettorale, suona, fra l’altro, come l’ennesima irruzione a gamba tesa nell’ambito della politica italiana, cosa che né la C.E.I., né il papa, né la Chiesa in generale dovrebbero permettersi di fare, e ciò per due ottime ragioni: la prima, perché ciò esorbita dai limiti loro imposti dal Concordato e si configura come un’invasione nella sfera di assoluta competenza della società civile e dello Stato italiano; secondo, perché la politica, in tutti i casi, non riguarda il discorso che il clero deve rivolgere ai fedeli, salvo situazioni assolutamente eccezionali, nelle quali siano minacciati direttamente i valori cristiani essenziali, mentre questo non è sicuramente il caso, semmai lo sarebbero quelli dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni di fatto e dei cosiddetti matrimoni omosessuali, tutti casi nei quali, invece, questi signori si guardano bene dal dire cose sgradite alla società civile e anzi, semmai, lasciano intendere chiaramente di essere più che mai “comprensivi” e disponibili al “dialogo”, specialmente se “franco” e “costruttivo”, cioè, in parole povere, se inteso come una capitolazione totale della morale cattolica.
Ciò premesso, vediamo perché il discorso del cardiale Bassetti è uno sproloquio insensato e demagogico, privo di senso comune, con l’aggravante di essere propinato ai cattolici italiani come se fosse la voce della Chiesa, mentre è l’espressione di quella neochiesa modernista e bergogliana che ha poco o nulla a che fare con la vera Sposa di Cristo; in poche parole, è una turlupinatura bella e buona, consumata ai danni della buona fede di tante persone semplici, le quali avranno pensato che, venendo dalle labbra di un cardinale, sarà pure un discorso perfettamente cristiano e cattolico, da prendersi come la verità ufficiale che discende dal Vangelo di Gesù. Peraltro, il discorso non ha nulla, assolutamente nulla, di originale, nel senso che ricalca pari, pari, le solite affermazioni del falso papa Bergoglio in materia di migranti, compresa quella, assurda oltre che eretica, che aver paura degli stranieri non è peccato, ma è peccato (e chi lo dice? perché? contro quale dei Dieci Comandamenti?) lasciarsi condizionare da essa nelle scelte pratiche.
Dove la vede, il cardinale Bassetti, la xenofobia degli italiani? E dove vede i “discorsi sulla razza” che gli ricordano cose che lui credeva definitivamente sepolte? Le parole di Attilio Fontana non hanno nulla a che fare con il razzismo: egli non ha parlato in alcun modo di una presunta superiorità razziale degli europei, ha solo ricordato una verità lapalissiana: che, proseguendo, nei prossimi anni, con l’attuale ritmo di migrazione/invasione, e con il differente tasso di natalità degli immigrati rispetto agli italiani, il nostro popolo e la sua stessa cultura spariranno nel giro di poco tempo. Non c’è alcun bisogno di esser razzisti per fare una simile affermazione, basta prendere carta e matita e fare due conti: è matematica. Al neoclero dispiace la matematica? Allora lo dicano e la smettano di evocare fantasmi per nascondere la loro truffa colossale: quella di presentare come una necessità storica, come un dovere cristiano e addirittura, beffardamente, come un vantaggio e una fortuna, per il nostro popolo, il fatto che l’Italia sia presa d’assalto da migliaia e milioni di falsi profughi; assalto che si configura, in tutto e per tutto, tranne che nello spargimento di sangue (almeno per adesso) come una invasione. Se le parole hanno un senso, dicesi invasione una irruzione nel territorio di uno Stato sovrano, alla quale le autorità e la popolazione di quello Stato non possono o non vogliono opporsi, anche per merito di persone come il cardinale Bassetti, le quali predicano il dovere cristiano di farsi auto-invadere. Per quanto riteniamo di conoscere il Vangeloabbastanza bene, non vi abbiamo trovato una sola parola che giustifichi quest’ultima asserzione. Ci dica, il cardinale Bassetti, quando e dove Gesù Cristo, il nostro Signore e Salvatore, ha insegnato che un popolo ha il dovere di lasciarsi invadere, di lasciar invadere la sua terra e le sue città, da masse strabocchevoli di stranieri, provenienti da una cultura e da una religione diverse e antitetiche non assimilabili, bensì antagoniste; di permettere che migliaia e migliaia di stranieri sfaccendati e malintenzionati, abituati a vivere di delinquenza, tengano in ostaggio i quartieri, le stazioni ferroviarie, le periferie, al punto che le forze dell’ordine non osano neanche farsi vedere in tali zone, e la popolazione italiana, specialmente i soggetti più deboli, completamene alla mercé di simili individui e di simili bande; ce lo dica, e noi staremo zitti.
Non ci venga a parlare, però, della raccomandazione evangelica di dar da mangiare, da bere e da vestire allo straniero, perché Gesù parla chiaramente di un numero limitato di persone; ma se si tratta di milioni, allora è un problema politico, non una questione di morale individuale: nel senso che, se anche qualcuno avesse voglia di cedere la sua casa e i suoi beni ai nuovi arrivati, non avrebbe comunque il diritto di farlo, se ciò mette in pericolo la sicurezza dei suoi vicini e dei suoi concittadini. Siamo una nazione, che ci piaccia o no, e nessuno può fare il generoso all’ingrosso con ciò che è di tutti: a cominciare dai confini dello Stato e dall’esercizio della sua sovranità, che appartengono a tutti gli italiani in solido, e non sono appannaggio o proprietà di alcuno in particolare, nemmeno della Chiesa cattolica (o piuttosto di questa neochiesa massonica che è, in tutto e per tutto, una falsa chiesa e una contro-chiesa). Del resto, se accogliere centinaia di migliaia, e milioni, di africani, quasi tutti di religione islamica, è una grazia del Cielo, perché monsignor Bassetti, monsignor Galantino e il falso papa Bergoglio non se ne prendono un congruo numero, quanto meno simbolicamente, dentro le mura della Città del Vaticano? Perché, per chi non lo sapesse, la Città del Vaticano è cinta da mura; anche se Bergoglio dice sempre che i muri sono un brutta cosa e vanno abbattuti, e non ha esitato a entrare a gamba tesa, pure lui, nelle passate elezioni politiche statunitensi, perché il candidato repubblicano Donald Trump voleva portare a termine il “muro” – in realtà, una barriera di filo spinato, mentre quelle del Vaticano sono vere mura, di pietra, spesse parecchi metri – al confine con il Messico, per proteggere il suo Paese dalla continua invasione di migranti. È troppo comodo predicare agli italiani il dovere di farsi invadere; che si facciano invadere loro, i cardinali della “chiesa dei poveri”, comeMaradiaga, quello che si fa pagare 35.000 euro al mese per pianificare, promuovere e sponsorizzare l’invasione; quella stessa invasione che piace tanto al falso papa Bergoglio e, nello stesso tempo, guarda un po’ che strana combinazione, al supermiliardario e super squalo della finanza internazionale George Soros, alle cui gentili manovre speculative, nel 1992, l’Italia è stata debitrice di una perdita del 30% sul valore della lira; e lo stesso che ha investito 500 milioni di dollari per acquistare alle o.n.g. una flotta che s’incarica materialmente di portare a buon fine l’invasione.
Ma la parte più delirante del discorso di Bassetti deve ancora venire. Che senso ha una frase come questa: Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese? Che accidenti vuol dire? Se “chiudere” si riferisce al proposito di porre un limite all’invasione dell’Italia, è chiaro che ciò sarebbe un vantaggio, e quindi un miglioramento, per il nostro Paese; oppure il cardinale vuol dire che continuando ad accogliere centinaia di migliaia d’immigrati/invasori, la nostra situazione migliorerà? A quale situazione si riferisce? Se allude a quella economica, a meno di condividere le parole inverosimili di Boeri sulle pensioni, accollarsi queste masse di stranieri, in larga misura disoccupati e delinquenti, è semplicemente una follia; se allude alla situazione sociale, si vede che sua eminenza non ha mai fatto un giro per le città italiane, per le strade dei quartieri periferici, specie di notte, ma anche di giorno: questa immigrazione incontrollata sta creando delle vere e proprie bombe sociali, delle situazioni esplosive, le quali, prima o poi, scoppieranno, e faranno un gran botto. Senza contare il piccolo dettaglio, che a lui, evidentemente, non interessa (strano, poiché credevamo di aver capito che un cardinale della Chiesa cattolica; almeno, veste come tale e si presenta come tale) che l’Italia, in questo modo, si sta rapidamente africanizzando ed islamizzando, e le proiezioni demografiche dicono chiaro e tondo che, conservando il ritmo attuale, il processo diverrà irreversibile nel giro dei prossimi anni.
La conclusione, poi, che ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione, è una forzatura morale e un trucco linguistico: una forzatura, perché gli italiani non stanno andando incontro a nessuno, stanno subendo un’invasione, e sono gli stranieri che stanno venendo nel nostro Paese, con la ferma pretesa di avere il diritto di restarci, indipendentemente da come vadano a finire le pratiche, peraltro risibili, per l’accoglimento della domanda di asilo politico o umanitario; un inganno, perché la comprensione e la compassione possono e devono esserci, ma non significano in alcun modo che gli italiani abbiano l’obbligo morale di prendersi in casa propria qualunque ondata migratoria sbarchi sulle loro coste. 

Aborto, silenzio totale; ma guai a dire razza bianca

di Francesco Lamendola
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LA VOCE DI UN VERO PASTORE
Come si riconosce "la voce del vero pastore". Gesù metteva in guardia contro la voce dei falsi pastori, spesso dei "lupi rapaci o solo dei mercenari": un confronto con un discorso tenuto dall’ultimo vero Papa Cattolico Pio XII di Francesco Lamendola  


Gesù Cristo metteva in guardia contro la voce dei falsi pastori, i quali, in realtà, sono lupi rapaci o semplicemente dei mercenari, per nulla preoccupati del gregge, e che mai si sognerebbero di rischiare la vita per difenderlo dagli assalti del nemico (Gv 10, 1-10):

In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.  Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio.

I vescovi sono i successori degli Apostoli e il papa è il successore del capo degli Apostoli, san Pietro, al quale Gesù Cristo ha affidato la sua Chiesa nascente, la sua Sposa diletta, affinché la conservi, la protegga, la propaghi, e non tralasci alcuno sforzo, né scansi alcun pericolo, pur di portare a compimento la missione che gli è stata affidata per la diffusione della Verità e la salvezza delle anime: Chi crederà e verrà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà  sarà condannato (Mc, 16,16). Ora, le pecorelle del gregge di Cristo, i semplici fedeli, devono poter riconoscere nella voce dei loro pastori, la voce stessa di Gesù: nulla infatti i vescovi e il papa devono aggiungere o togliere, nulla devono cambiare, e tanto meno inventare, che non sia nel Vangelo di Gesù e che non corrisponda fedelmente sia alle Parole, sia allo Spirito con cui Gesù, il Verbo Incarnato (padre Sosa Abascal pensa davvero che il Verbo di Dio avesse, o abbia, bisogno dei registratori, per arrivare fedelmente sino a noi?) si è espresso e ha manifestato la sua gloria, offrendo se stesso alla morte in remissione dei nostro peccati. Perché Gesù Cristo non è venuto nel mondo per fare un giretto turistico o per regalarci qualche pillola di saggezza, come sembra di evincere ascoltando l’insulso chiacchiericcio di tanti pseudo teologi della “svolta antropologica” e tanti sacerdoti e vescovi di tendenza modernista, vale a dire non cattolici, bensì eretici, se si vuol chiamare le cose con il loro nome; né, meno ancora, è venuto per rassicurare gli uomini che possono restare nei loro peccati, tanto la misericordia del Padre è così grande da accogliere anche i peccatori impenitenti, come si evince dalla scandalosa esortazione apostolica Amoris laetitia  e da tante altre, troppe dichiarazioni, anche estemporanee, del falso papa Bergoglio, ma è venuto perché il mondo si salvi per mezzo di lui(Gv 3,17). Ma il mondo si salva solo se si vuole salvare; altrimenti è condannato.
Per fare un confronto con le pseudo omelie del neoclero e del falso papa, nelle quali si parla sempre e solo di politica, di migranti da accogliere, dell’ambiente da rispettare, e mai, dico mai, di Dio, dell’eternità, della grazia e del peccato, ci piace riportare un  estratto del discorso tenuto dall’ultimo vero papa cattolico e apostolico romano, Pio XII, agli uomini dell’Azione Cattolica la domenica 12 ottobre 1952, nel trentennale della loro unione; discorso che recentemente e molto opportunamente è stato riproposto dal sitoRiscossa Cristiana, a edificazione delle anime e quale materia di riflessione per tutti quei cristiani i quali non si sono scordati che credere nel Vangelo equivale a sostenere una diuturna battaglia contro le forze del Male, le quali con ogni mezzo e con ogni astuzia tentano di contrastare la diffusione della Verità nel mondo:

Oggi non solo l’Urbe e l’Italia, ma il mondo intero è minacciato.
Oh, non chiedeteci qual è il « nemico », né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un « nemico » divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio : Dio è morto; anzi : Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il « nemico » si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle Università, nella scuola, nella famiglia, nell’amministrazione della giustizia, nell’attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra.
Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra.
Voi vedete, diletti figli, che non è Attila a premere alle porte di Roma; voi comprendete che sarebbe vano, oggi, chiedere al Papa di muoversi e andargli incontro per fermarlo e impedirgli di seminare la rovina e la morte. Il Papa deve, al suo posto, incessantemente vigilare e pregare e prodigarsi, affinché il lupo non finisca col penetrare nell’ovile per rapire e disperdere il gregge (cfr. Io. 10, 12); anche coloro, che col Papa dividono la responsabilità del governo della Chiesa, fanno tutto il possibile per rispondere all’attesa di milioni di uomini, i quali — come esponemmo nello scorso febbraio — invocano un cambiamento di rotta e guardano alla Chiesa come a valida ed unica timoniera. Ma questo oggi non basta: tutti i fedeli di buona volontà debbono scuotersi e sentire la loro parte di responsabilità nell’esito di questa impresa di salvezza.
Diletti figli, Uomini di Azione Cattolica! L’umanità odierna disorientata, smarrita, sfiduciata, ha bisogno di luce, di orientamento, di fiducia. Volete voi con la vostra collaborazione — sotto la guida della sacra Gerarchia — essere gli araldi di questa speranza e i messaggeri di questa luce? Volete essere portatori di sicurezza e di pace? Volete essere il grande, il trionfante raggio di sole che invita a destarsi dal torpore e a fortemente operare? Volete divenire — se così a Dio piacerà — animatori di questa moltitudine umana, in attesa di avanguardie che la precedano?

Ecco la voce del vero pastore, che parla a nome di Gesù, secondo la volontà di Gesù, senza nulla aggiungere, né togliere; che esorta, che sprona, che incoraggia, che ammonisce, che benedice; soprattutto, che mette in guardia contro le insidie dell’antico nemico – del quale, a partire dallo sciagurato discorso di apertura di Giovanni XXIII del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962, quello contro i famosi “profeti di sventura”, i papi e i vescovi parlano così di rado, e i sacerdoti, nelle loro omelie, e i catechisti nelle loro ore di lezione, praticamente mai, in nome di un cattolicesimo tutto facile e festoso, dove non ci sono nemici ma solamente amici, dove il terrorismo islamico non esiste neppure (parola di Bergoglio) e dove la risposta allo sgozzamento di un prete cattolico, sull’altare, mentre sta dicendo la santa Messa, da parte degli assassini islamici, è invitare tutti gli islamici che lo vogliono a venire in chiesa, alla santa Messa, a pregare il loro Dio e a leggere brani del Corano, il libro nel quale sta scritto che Gesù non è il Figlio di Dio e che chi lo afferma è un bugiardo e un eretico; un cattolicesimo nel quale perfino il giudizio finale e l’inferno sono assenti, e così pure è assente il diavolo, il nemico per eccellenza: parola di Sosa Abascal, l’attuale generale dei gesuiti (cfr. i nostri articoli: Profeti di sventura? Ma se sono la voce di Dio…, ripubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia l’11 maggio 2017; e Che ci sta a fare un gesuita che nega il diavolo?, pubblicato l’11 gennaio 2018). Che cosa manca del tutto nelle parole del neoclero, così melliflue e sdolcinate, che promettono tutto a tutti, anche la licenza per i peccatori di restare nel loro peccato? Manca la dialettica; manca l’ombra: c’è solo la luce; manca la possibilità dell’eresia, dell’apostasia, della tentazione, del peccato, della dannazione e dell’inferno: manca la coscienza che la vita è lotta, e la vita del cristiano lo è doppiamente, perché deve fronteggiare di continuo gli assalti del male, quello che viene dal mondo e quello che viene dall’interno di se stessi. Insomma, manca la coscienza del pericolo; e anche, vorremmo dire, della serietà della vita. Sarebbe come se dei genitori, al figlio di nove o dieci anni che esce di casa da solo, per la prima volta, non facessero la benché minima raccomandazione; come se non gli dicessero di fare attenzione alle macchine, di non dare retta al primo sconosciuto che gli si avvicina, ma di  andare dove vuole e tornare quando vuole: sarebbero dei genitori incoscienti, se non peggio, non è vero? 

Come si riconosce la voce del vero pastore

di Francesco Lamendola
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