ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 19 gennaio 2018

Lo spunto della bella pensata

L'EUCARESTIA E' COME IL SESSO?


Neochiesa, nuova blasfemia: Eucarestia come sesso. Fin dove si spingeranno con le loro fantasie malate simili teologi e insegnanti dei seminari che spargono a piene mani una seminagione pestifera che avvelena i campi della fede 
di Francesco Lamendola   
  

Al peggio non c’è mai fine, all’orrore neppure. Sollecitati da una segnalazione di Fra Cristoforo, riportata sul sito Acta Apostaticae Sedis, abbiamo appreso che un sedicente teologo cattolico, Manuel Belli, insegnante di Teologia sacramentaria presso il Seminario di Bergamo, con la sponsorizzazione dell’altro teologo Andrea Grillo, ha diffuso in rete un suo sproloquio intitolato Nuova teologia eucaristica: corpo, pasto ed eros,  dal 17 gennaio 2018 sul blog Come se non, di cui riportiamo, per ragioni di spazio, solo la parte finale, invitando i lettori a leggersi l’intero pezzo:


EROS. “Prendi, questo è il mio corpo” e [sic] una frase che senza nessuna difficoltà potrebbe essere contestualizzata in quello che un uomo dice alla sua donna o viceversa. Scrive T. Radcliffe [Thomas Radcliffe, teologo domenicano inglese, classe 1945, vivente]: “Vorrei parlare dell’ultima cena e della sessualità. Può sembrare un po’ strano, ma pensateci un momento. Le parole centrali dell’Ultima Cena sono state: “Questo è il mio corpo, offerto per voi”. L’eucarestia [lettera minuscola nell’originale], come il sesso, è centrata sul dono del corpo. Avete mai notato che la prima lettera di san Paolo ai Corinzi si muove fra due temi, la sessualità e l’eucarestia? Ed è così perché Paolo sa che abbiamo bisogno di capire l‘una alla luce dell’altra. Comprendiamo l’eucarestia alla luce della sessualità e la sessualità alla luce dell’eucarestia”.
C’è dunque una componente erotica dell’eucarestia che non deve essere trascurata. Tra due amanti c’è un codice del corpo che eccede l’ordine delle parole. Donare il corpo significa confidare all’altra persona che potrà contare su una fedeltà che le parole non sono sempre in grado di esprimere. Ci sono tempi e momenti dove addirittura le parole potrebbero essere fonte di fraintendimento: il reciproco dono del corpo esprime che l’altro è per me al di là della comprensione che io adesso potrei avere dal punto di vista verbale o intellettuale.
Anche per la fede vale questa regola. Il Signore Gesù non è una teoria da comprendere, e talvolta l’avventura con lui non è immediatamente comprensibile. Ci sono tempi in cui si sperimenta l’abissalità dell’esistenza. Cristo stesso ha vissuto l’abisso della solitudine e dell’angoscia. La consegna del corpo è l’esperienza di un’affidabilità che eccede la comprensione del momento. Che ci capiti una volta, o forse più, nella vita di sperimentare nell’eucarestia una promessa di affidabilità e di prossimità che eccede ogni parola. Dio è eternamente affidabile non perché è immediatamente comprensibile, ma perché è infinitamente amante.
      
Il "Coniglio mannaro" Bergoglio e "father" Timothy Radcliffe

Lo spunto della bella pensata, insomma, par di capire, viene dal teologo inglese citato all’inizio: un domenicano di cui san Domenico sarebbe arrossito, fanatico della rivoluzione sessuale nella Chiesa (è, naturalmente, favorevole ai preti sposati), il quale, fin dall’aspetto, sarebbe perfetto in un’opera buffa, nella parte dello scemo del villaggio (andare su internet e digitare father Timothy Radcliffe per credere). Quindi, Manuel Belli trova questa “chicca”, questa geniale intuizione del grande teologo inglese, e ci costruisce sopra il concetto che la santa Eucarestia è, almeno sotto un certo punto di vista, equiparabile simbolicamente ad un atto sessuale; per esser ancora più precisi: che l’offerta ai fedeli del Corpo del Signore è il corrispondente dell’offerta del proprio corpo da parte di un amante alla sua donna. E perché proprio dell’uomo alla donna, e non il contrario? Evidentemente, costoro, Radcliffe e Belli, hanno in mente una parte precisa del corpo umano, diciamo del corpo maschile. Sì, è peggio che imbarazzante, è disgustoso sguazzare in un tale pantano, ma non se ne può fare a meno, se si vuol mostrare fin dove arrivino le aberrazioni blasfeme della neochiesa. Si vede che questi domenicani inglesi e questi teologi neocattolici, per giunta insegnanti dei giovani seminaristi, vogliono far vedere e far sapere a tutto il mondo che son passati i tempi dell’oscurantismo cattolico e clericale, quando la Chiesa era sessuofoba e qualunque allusione alla sfera erotica veniva scrupolosamente evitata; bisogna che tutti sappiano che, ora, i cattolici, frati in testa, non hanno alcun imbarazzo, alcun complesso a parlare di cose come il sesso, al punto da mettercelo dentro là dove nemmeno lo psicanalista freudiano più arrabbiato si fa qualche scrupolo ad arrivare, ossia a parlare apertamente della santa Eucarestia come di una specie di rappresentazione simbolica del congiungimento carnale. Complimenti vivissimi a padre Radcliffe, a Manuel Belli e anche al suo sponsor Andrea Grillo, una delle punte più avanzate della neoteologia di questa neochiesa che ci riserva, praticamente ogni giorno che arriva, un nuovo scandalo per i fedeli e una nuova blasfemia, smerciata come fosse moneta buona, anzi, come l’ultimo ritrovato delle scienze teologiche, davanti al quale ci dovremmo mostrare ammirati e riconoscenti. Ebbene: no, grazie, tante, padre Radcliffe; no, grazie tante, professor Belli; e no, grazie tante, professor Grillo: nessuna ammirazione e meno ancora riconoscenza, da parte nostra. Al contrario: sia chiaro che, davanti alle vostre continue eresie e profanazioni, non proviamo altro che pena, repulsione e una ferma volontà di reagire, di denunciare la vostra falsa teologia e di richiamare i fedeli a non cercare nelle vostre pazzesche elucubrazioni moderniste alcuna verità, perché esse trasudano superbia, smania di stupire, narcisismo e protagonismo ad ogni costo, mettendo al centro del discorso voi stessi e le vostre lambiccate interpretazioni della divina Rivelazione, come se quasi duemila anni di sana teologia cattolica fossero per voi acqua fresca, e sospingendo Gesù Cristo un po’ in disparte, in modo che non vi rubi la scena, perché la gente deve parlare di voi, della vostra brillante intelligenza, del vostro acume, delle vostre audaci speculazioni teologiche, non deve mica concentrarsi sul fatto della Presenza Reale di Gesù nel’Eucarestia. Quel Gesù che, per fortuna, non ha certo bisogno della vostra mediazione intellettuale per arrivare alle anime dei fedeli e per realizzare in esse quel miracolo d’illuminazione, di trasformazione e di rinnovamento della vita interiore, che diventa possibile solo a condizione che l’anima stessa abbia rinunciato al proprio ego e abbia lasciato tutto il posto solo e unicamente per accogliere il Signore Gesù, nostro divino Redentore. Ma in nome di Dio, che cosa mai può significare una affermazione di questo tenore, uscita dalla bocca di un padre domenicano: Comprendiamo l’eucarestia alla luce della sessualità e la sessualità alla luce dell’eucarestia? Non si sa se ridere o piangere.
E per dare maggior forza alla sua balorda affermazione, costui non si perita di tirar dentro, per i capelli, niente meno che san Paolo (il quale si starà rivoltando, come si suole dire, nella tomba), riferendosi alla Prima lettera ai Corinzi: la quale, secondo lui (scoperta geniale: avete mai notato?, domanda, tutto gongolante, come un bambino che ha scoperto un giocattolo ingegnoso), si muove fra due temi, la sessualità e l’eucarestia. Si muove fra due temi? Sì, è vero che nel secondo capitolo si parla di sesso, ma non certo nei termini idilliaci che, con molta fantasia e notevoli contorsioni, si possono ricondurre al dono d’amore di un uomo a una donna: si parla, al contrario, di un caso d’incesto, quello di un uomo che vive maritalmente con la moglie di suo padre, sotto gli occhi di tutti, con enorme scandalo pubblico. E san Paolo esorta i cristiani di quella comunità a cacciare il peccatore, affinché si ravveda; dice addirittura che sia dato in potere di satana, affinché possa poi salvarsi nel giorno del Signore (perché san Paolo, meno evoluto di Walter Kasper e meno raffinato di Bergoglio sul piano teologico, al Giudizio finale ci crede, eccome, né pensa che gli uomini se ne andranno tutti allegramente in paradiso: vedi l’udienza generale del 23 agosto 2017). Poi, nel quarto capitolo, san Paolo passa alla fornicazione in generale, scagliandosi contro di essa. Insomma, il sesso viene presentato come strettamente legato alla lussuria, e la lussuria è un peccato che mette in grave pericolo l’anima (4, 15-20):

Non sapete che i vostri copri sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, “un corpo solo”. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che viene da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!   

Poi passa a parlare della verginità e del matrimonio: precisando che vorrebbe che tutti fossero come lui, cioè votati alla castità, e consiglia alle vedove di non risposarsi, e a tutti quanti di rimanere nello stato in cui si trovano; sposati, se lo sono; non sposati, se non lo sono. Quanto al matrimonio,  ne ribadisce con forza l’indissolubilità. Ecco; questo è quanto dice san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi, a proposito del sesso; dell’eros non parla affatto, con buona pace di Manuel Belli. Della santa Eucarestia parla nel capitolo undicesimo, e raccomanda di farla solo se si è in grazia del Signore:

Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice. Voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti (4, 26-30).

Ora noi vorremmo sapere, di grazia, dove padre Radcliffe trova che, in questo testo, san Paolo parli della sessualità per farci meglio comprende la santa Eucarestia (con la lettera maiuscola, a nostro credere) e della santa Eucarestia per illuminarci sulla sessualità. Noi non riusciamo a vedere assolutamente nulla di tutto questo. È la nostra vista che non sa spingersi abbastanza lontano e abbastanza in profondità, oppure è a lui, che, a forza di battere sul tasto della liberazione sessuale, a proposito e a sproposito, ha dato di volta il cervello? Comunque, padre Radcliffe è fuori tempo massimo: la tematica ossessiva delle cosiddetta liberazione sessuale andava di moda fra i giovani del ’68, ora non interessa più a nessuno, perfino i neoteologi sono approdati ad altri lidi: quelli della “liberazione gay” e del transessualismo, per esempio.
IL VIDEO
  

Padre Timothy Radcliffe ospite di Monica Mondo: Teologo, domenicano, biblista, docente a Oxford, consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

Neochiesa, nuova blasfemia: Eucarestia come sesso

diFrancesco Lamendola

Del 19 Gennaio 2018
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