Gesù e Maria testimonial del mercato: ce lo chiede l'Europa
L'Ue si dimostra un comitato d’affari dell’aristocrazia finanziaria che punta alla “sdivinizzazione”. Non è guerra di religione: è guerra alla religione. Qualcuno ancora ha fiducia nei “valori” di Bruxelles?
«Gesù e Maria testimonial del dio mercato? È cosa buona e giusta. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani». Così, in questi giorni, su la Repubblica. Scopriamo ora che tra i sacri “diritti umani” v’è anche quello di violare l’inviolabile, di offendere il sacro, di vituperare la nostra civiltà e i suoi fondamenti.
DESACRALIZZAZIONE DEL MONDO. Messaggio chiaro e forte, che se non altro ha il pregio di svelarci, una volta di più, la reale essenza dell’Unione europea come comitato d’affari dell’aristocrazia finanziaria: la quale sta procedendo, in modo del tutto coerente, alla desacralizzazione del mondo o, direbbe Heidegger, alla Entgoetterung, alla “sdivinizzazione”.
DICOTOMIA CIELO-TERRA RIFIUTATA. Il mondo integralmente permeato dal capitale liquido-finanaziario ha dichiarato guerra al piano della trascendenza e, con esso, alle religioni, islam e cristianesimo in primis. Non accetta la dicotomia cielo-terra, perché tutto deve ricondurre alla pura immanenza del mercato: che non ha alto e basso, giusto e sbagliato, vero e falso, ma solo merci che scorrono senza posa con moto multidirezionale nell’open space dell’unico mercato globale post-nazionale.
"È la guerra che il dio del mercato monoteistico ha dichiarato a tutte le altre, per garantirsi il primato"
Non è guerra di religione: è guerra alla religione. È la guerra che il dio del mercato monoteistico ha dichiarato a tutte le altre, per garantirsi il primato: di modo che in tutto il mondo planetarizzato si celebri soltanto il culto del mercato deregolamentato, con le usuali omelie liberiste connesse.
MEGA MACCHINA TURBO NICHILISTA. E qualcuno ancora ha fiducia nei “valori” dell’Europa? Qualcuno ha ancora il coraggio di parlare delle “radici culturali” dell’Europa? Qualcuno ancora non ha capito che si tratta di una mega macchina turbo nichilista, che mira a produrre il vuoto cosmico, piano liscio per lo scorrimento illimitato delle merci e per la mercificazione integrale del reale e del simbolico?
TRIONFO DEL VALORE DI SCAMBIO. Insomma, quale miglior prova a sostegno della reale essenza dell’Ue? Essa è - non ci stancheremo di asserirlo - il trionfo del nudo valore di scambio, del capitale finanziario a nocumento di lavoratori e popoli europei.
DIEGO FUSARO Twitter
“La Tradizione è l’unico futuro possibile per la Chiesa”
Intervista a Don Fausto Buzzi, FSSPX
La Tradizione come lasciapassare per il futuro. La Chiesa, altrimenti, è destinata a non avere un futuro.
La Tradizione rappresenta l’unico futuro possibile per la Chiesa. Don Fausto Buzzi ha le idee chiare. Sacerdote della Fraternità San Pio X, la stessa fondata da Marcel François Lefebvre il primo novembre del 1970 in seguito al Concilio Vaticano II, Buzzi oggi è assistente del Superiore italiano.
Ha militato per alcuni anni nell’associazione Alleanza Cattolica. Poi, nel 1972, l’incontro con Monsignor Lefebvre e l’ingresso nel seminario di Ecône. In questa intervista esclusiva, il sacerdote della San Pio X ha parlato, tra i punti affrontati, del ricongiungimento dottrinale col Vaticano.
Cosa divide ancora la comunità San Pio X dalla Chiesa cattolica?
E’ bene precisare che la Fraternità S Pio X non ha niente che la divide dalla Chiesa cattolica. Noi siamo uniti alla Chiesa cattolica e non ci siamo mai separati da essa malgrado le divergenze con le autorità della Chiesa. Ora queste divergenze non vengono da noi. Mons. Lefebvre diceva sempre che lo condannavano per quello per cui prima i Papi lo lodavano, in particolare Pio XII. E’ Roma che ha cambiato e con il Concilio Vaticano II si è allontanata dalla plurisecolare Tradizione della Chiesa. Per essere sintetici si può dire che ciò che ci divide con Roma sono dei gravi e fondamentali problemi dottrinali.
Un parroco cattolico una volta mi ha detto: “Si fa un gran parlare di scisma, ma questi non hanno la caratura teologica di Marcel Lefebvre”. E’ così?
Molti criticano o condannano la Fraternità San Pio X senza conoscerla e senza capire i motivi gravi che la mettono in condizione di ostilità con le autorità ecclesiastiche. Oggi molti, sacerdoti e laici, cominciano a domandarsi che cosa sta succedendo nella Chiesa e aprono gli occhi sul fatto che coloro che sono stati etichettati per molti anni come scismatici forse sono coloro che sono rimasti i più fedeli alla Chiesa cattolica e, paradossalmente, i più fedeli al Papato. Nei nostri seminari Mons. Lefebvre ha voluto che si studiasse la Summa di San Tommaso d’Aquino e sugli altri testi classici della teologia. Le assicuro che per noi è stata una grande grazia ricevere una così profonda e solida formazione.
Qual è la vostra opinione su Papa Francesco?
Per noi Papa Francesco non è né peggiore né migliore degli altri papi del Concilio e del post Concilio. Lui lavora nello stesso cantiere inaugurato da Giovanni XXIII, quello dell’autodemolizione della Chiesa cattolica per costruirne un’altra che fosse conforme allo spirito liberale del mondo. Anzi le dirò di più: l’attuale Papa non è così responsabile come lo è stato Paolo VI. Questo Papa ha fatto il Concilio, lo ha finito, e ha fatto tutte le riforme. Ora tutto questo è la causa della gravissima crisi che vediamo nella Chiesa. Certo i gesti e le parole di Papa Francesco sembrano più gravi di quelli dei suoi predecessori. Ma non è cosi. Oggi è l’effetto mediatico che fa molto più cassa di risonanza che una volta. Nella sostanza però gli atti di Paolo VI sono molto più gravi di quelli di Francesco.
Però Bergoglio sembra aver fatto dei passi avanti nei vostri confronti...
Certo non ha fatto passi dottrinali in avanti nei nostri confronti. Egli però ci considera una realtà della “periferia”. Come tali siamo oggetto di certe sue benevolenze. Quando era cardinale a Buenos Aires un nostro sacerdote gli portò da leggere la vita del nostro fondatore. Lui la lesse e ne rimase seriamente impressionato forse anche questo ha contribuito a fargli avere un occhio di riguardo nei nostri confronti. Molti si domandano però perché non è stato così benevolo con i Francescani dell’Immacolata che stavano decisamente abbracciando la Tradizione cattolica. Anzi in questo caso, a scapito della misericordia, li ha trattati duramente e con estrema severità.
Molti vi considerano gli “estremisti” della fede...
Guardi che la fede è una virtù teologale, e una virtù teologale può crescere all’infinito perché l’oggetto è Dio stesso e quindi non c’è limite nella fede. In questo senso sarebbe virtuoso essere estremisti. Detto questo le posso citare le parole di nostro Signore quando dice ad esempio “Chi non è con me è contro di me” o le parole di S. Pietro “non c’è altro Nome [Gesù Cristo] sotto il cielo che ci possa salvare”. Mi dica un po’ lei se queste non sono parole “estremiste”. Se poi consideriamo i martiri che sono morti piuttosto che tradire la loro fede, come li giudichiamo? Estremisti? Mi pare che si stia perdendo il senso della fede.
Cosa ne pensa del dibattito dottrinale attorno ad “Amoris Laetitia”?
Vede con questa domanda mi spinge a ripetermi. Se da una parte sono state lodevoli tutte le iniziative per far correggere questo documento e difendere la famiglia cristiana indissolubile e sacralizzata da un sacramento, il vero problema però è a monte. Lei sa dove affondano le radici di Amoris Laetitia? Le troviamo in un documento del Concilio Gaudium et Spes. Quindi come le dicevo la spaventosa crisi nella Chiesa è da ricondurre al suo DNA ossia al Vaticano II. Pensi un po’ se invece della Gaudium et Spes fosse stata pubblicata al suo posto l’Enciclica di Pio XI Casti Connubi, avremmo oggi il catastrofico Amoris Laetitia? Non credo proprio.
E sulla riabilitazione di Lutero?
Cosa vuole che le dica? Riabilitare il più grande eresiarca della storia, colui che ha laicizzato tutta la religione cristiana, che ha fatto perdere alla Chiesa popoli interi, è un suicidio dottrinale e un falso storico. La riabilitazione di Lutero fa parte dell’utopia ecumenica di questi ultimi 50 anni. Un’utopia che porta i cattolici ad una apostasia ormai non più silenziosa ma assordante. Consiglio di leggere un nuovo libro su Lutero uscito da poco: “Il vero volto di Lutero” edizioni PIANE, scritto da un nostro sacerdote professore di ecclesiologia al seminario di Ecône. Leggendo questo libro si capirà l’assurdità di questa pretesa riabilitazione.
Vede possibile, in futuro, il ricongiungimento dottrinale tra voi e il Vaticano?
Non sono profeta. Ci auguriamo che questo avvenga soprattutto per la salvezza di tante anime che rischiano di perdersi per l’eternità. Ma se mi permette vorrei dirle quello che oggi possiamo fare per contribuire al trionfo della Tradizione nella Chiesa. Dobbiamo noi stessi, ogni cattolico, vescovi, sacerdoti fedeli, ritornare alla Tradizione cattolica di sempre, e nessuno deve temere di sentirsi contro le autorità della Chiesa. Perché di fatto non è andare contro, ma al contrario è il modo più efficace per aiutarle a capire che si deve tornare alla Tradizione che è l’unico e solo futuro della Santa Chiesa.
ALIENAZIONE
L’inverno della democrazia: la neolingua
Neolingua di Orwell
di Rodolfo Sideri
La neolingua, particolarmente quella dell’amministrazione di Bruxelles, ha essenzialmente il compito di occultare lo smantellamento dello stato assistenziale, lo sradicamento dei popoli europei e di cancellare ogni residuo “solido”, forte appunto, di una civiltà che, pur tra errori e orrori, è quanto di meglio la storia umana recente sia stata in grado di produrre; come dimostra indirettamente il flusso migratorio che proprio in Europa si indirizza nel suo numero maggiore.
A tal fine, non molto tempo fa, un prontuario per i funzionari Ue indicava dettagliatamente le frasi da evitare: come terrorismo islamico e ogni riferimento ad elementi religiosi. Nel 2006, il portavoce dell’allora premier spagnolo Zapatero, riferì alla stampa che papa Benedetto XVI in visita a Valencia aveva regalato alle signore una collana di perle con una croce. Uno straordinario equilibrismo verbale per non usare la parola “rosario”.
Insieme alle religioni, sono vietati riferimenti alla nazionalità, all’appartenenza etnica, a qualsivoglia identità, mentre sono da incoraggiare riferimenti a situazioni di meticciato o comunque promiscue; qualcuno forse ricorderà che Umberto Veronesi, oncologo e già ministro della Sanità, poco prima di morire, aveva dichiarato di considerare puro l’amore omosessuale, a sottintendere che la procreazione è invece un atto impuro. Il che per un medico suona abbastanza paradossale.
Il fatto è che la neolingua ha il compito di capovolgere i valori tradizionali, di confondere le acque del pensiero, al fine di non rendere più possibile avere un punto di riferimento e rendere possibile veicolare qualsiasi nuovo messaggio che le élites ritengano funzionale al loro dominio. D’altronde, Hannah Arendt ha acutamente notato come per i regimi totalitari l’uomo ideale non fosse il comunista o il nazista convinto, quanto colui che non distingueva più tra vero e falso, tra realtà e finzione. Colui, cioè, completamente immerso nella neolingua di orwelliana memoria, che rinominava la pace guerra e la finzione verità.
Ed è noto come Orwell, massone e comunista pentito, volesse consegnare ai posteri non un romanzo distopico, quanto un avvertimento per ciò che si preparava nel futuro prossimo. Difatti, ci troviamo interamente immersi nella neolingua che nel 1984 dello scrittore britannico aveva il compito, non dimentichiamolo, di fornire un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo, ma soprattutto rendesse impossibile ogni altra forma di pensiero.
Una volta che l’archelingua fosse stata sostituita dalla neolingua ogni pensiero eretico sarebbe divenuto impossibile perché privo dei campi semantici con i quali potersi esprimere. Se 1984 voleva metterci sull’avviso, dobbiamo dire che non abbiamo imparato la lezione: abbiamo prima sterilizzato il linguaggio, rifiutando di definire le cose per quelle che sono, e così il passo successivo, quello dell’inversione di valore semantico che disegna un’irrealtà più reale di ogni evidenza, è stato conseguente. Orwell ha scritto invano.
Fonte: Il Pensiero Forte
DIEGO FUSARO Twitter
“La Tradizione è l’unico futuro possibile per la Chiesa”
Intervista a Don Fausto Buzzi, FSSPX
Intervista a Don Fausto Buzzi, FSSPX
La Tradizione come lasciapassare per il futuro. La Chiesa, altrimenti, è destinata a non avere un futuro.
La Tradizione rappresenta l’unico futuro possibile per la Chiesa. Don Fausto Buzzi ha le idee chiare. Sacerdote della Fraternità San Pio X, la stessa fondata da Marcel François Lefebvre il primo novembre del 1970 in seguito al Concilio Vaticano II, Buzzi oggi è assistente del Superiore italiano.
Ha militato per alcuni anni nell’associazione Alleanza Cattolica. Poi, nel 1972, l’incontro con Monsignor Lefebvre e l’ingresso nel seminario di Ecône. In questa intervista esclusiva, il sacerdote della San Pio X ha parlato, tra i punti affrontati, del ricongiungimento dottrinale col Vaticano.
Ha militato per alcuni anni nell’associazione Alleanza Cattolica. Poi, nel 1972, l’incontro con Monsignor Lefebvre e l’ingresso nel seminario di Ecône. In questa intervista esclusiva, il sacerdote della San Pio X ha parlato, tra i punti affrontati, del ricongiungimento dottrinale col Vaticano.
Cosa divide ancora la comunità San Pio X dalla Chiesa cattolica?
E’ bene precisare che la Fraternità S Pio X non ha niente che la divide dalla Chiesa cattolica. Noi siamo uniti alla Chiesa cattolica e non ci siamo mai separati da essa malgrado le divergenze con le autorità della Chiesa. Ora queste divergenze non vengono da noi. Mons. Lefebvre diceva sempre che lo condannavano per quello per cui prima i Papi lo lodavano, in particolare Pio XII. E’ Roma che ha cambiato e con il Concilio Vaticano II si è allontanata dalla plurisecolare Tradizione della Chiesa. Per essere sintetici si può dire che ciò che ci divide con Roma sono dei gravi e fondamentali problemi dottrinali.
Un parroco cattolico una volta mi ha detto: “Si fa un gran parlare di scisma, ma questi non hanno la caratura teologica di Marcel Lefebvre”. E’ così?
Molti criticano o condannano la Fraternità San Pio X senza conoscerla e senza capire i motivi gravi che la mettono in condizione di ostilità con le autorità ecclesiastiche. Oggi molti, sacerdoti e laici, cominciano a domandarsi che cosa sta succedendo nella Chiesa e aprono gli occhi sul fatto che coloro che sono stati etichettati per molti anni come scismatici forse sono coloro che sono rimasti i più fedeli alla Chiesa cattolica e, paradossalmente, i più fedeli al Papato. Nei nostri seminari Mons. Lefebvre ha voluto che si studiasse la Summa di San Tommaso d’Aquino e sugli altri testi classici della teologia. Le assicuro che per noi è stata una grande grazia ricevere una così profonda e solida formazione.
Qual è la vostra opinione su Papa Francesco?
Per noi Papa Francesco non è né peggiore né migliore degli altri papi del Concilio e del post Concilio. Lui lavora nello stesso cantiere inaugurato da Giovanni XXIII, quello dell’autodemolizione della Chiesa cattolica per costruirne un’altra che fosse conforme allo spirito liberale del mondo. Anzi le dirò di più: l’attuale Papa non è così responsabile come lo è stato Paolo VI. Questo Papa ha fatto il Concilio, lo ha finito, e ha fatto tutte le riforme. Ora tutto questo è la causa della gravissima crisi che vediamo nella Chiesa. Certo i gesti e le parole di Papa Francesco sembrano più gravi di quelli dei suoi predecessori. Ma non è cosi. Oggi è l’effetto mediatico che fa molto più cassa di risonanza che una volta. Nella sostanza però gli atti di Paolo VI sono molto più gravi di quelli di Francesco.
Però Bergoglio sembra aver fatto dei passi avanti nei vostri confronti...
Certo non ha fatto passi dottrinali in avanti nei nostri confronti. Egli però ci considera una realtà della “periferia”. Come tali siamo oggetto di certe sue benevolenze. Quando era cardinale a Buenos Aires un nostro sacerdote gli portò da leggere la vita del nostro fondatore. Lui la lesse e ne rimase seriamente impressionato forse anche questo ha contribuito a fargli avere un occhio di riguardo nei nostri confronti. Molti si domandano però perché non è stato così benevolo con i Francescani dell’Immacolata che stavano decisamente abbracciando la Tradizione cattolica. Anzi in questo caso, a scapito della misericordia, li ha trattati duramente e con estrema severità.
Molti vi considerano gli “estremisti” della fede...
Guardi che la fede è una virtù teologale, e una virtù teologale può crescere all’infinito perché l’oggetto è Dio stesso e quindi non c’è limite nella fede. In questo senso sarebbe virtuoso essere estremisti. Detto questo le posso citare le parole di nostro Signore quando dice ad esempio “Chi non è con me è contro di me” o le parole di S. Pietro “non c’è altro Nome [Gesù Cristo] sotto il cielo che ci possa salvare”. Mi dica un po’ lei se queste non sono parole “estremiste”. Se poi consideriamo i martiri che sono morti piuttosto che tradire la loro fede, come li giudichiamo? Estremisti? Mi pare che si stia perdendo il senso della fede.
Cosa ne pensa del dibattito dottrinale attorno ad “Amoris Laetitia”?
Vede con questa domanda mi spinge a ripetermi. Se da una parte sono state lodevoli tutte le iniziative per far correggere questo documento e difendere la famiglia cristiana indissolubile e sacralizzata da un sacramento, il vero problema però è a monte. Lei sa dove affondano le radici di Amoris Laetitia? Le troviamo in un documento del Concilio Gaudium et Spes. Quindi come le dicevo la spaventosa crisi nella Chiesa è da ricondurre al suo DNA ossia al Vaticano II. Pensi un po’ se invece della Gaudium et Spes fosse stata pubblicata al suo posto l’Enciclica di Pio XI Casti Connubi, avremmo oggi il catastrofico Amoris Laetitia? Non credo proprio.
E sulla riabilitazione di Lutero?
Cosa vuole che le dica? Riabilitare il più grande eresiarca della storia, colui che ha laicizzato tutta la religione cristiana, che ha fatto perdere alla Chiesa popoli interi, è un suicidio dottrinale e un falso storico. La riabilitazione di Lutero fa parte dell’utopia ecumenica di questi ultimi 50 anni. Un’utopia che porta i cattolici ad una apostasia ormai non più silenziosa ma assordante. Consiglio di leggere un nuovo libro su Lutero uscito da poco: “Il vero volto di Lutero” edizioni PIANE, scritto da un nostro sacerdote professore di ecclesiologia al seminario di Ecône. Leggendo questo libro si capirà l’assurdità di questa pretesa riabilitazione.
Vede possibile, in futuro, il ricongiungimento dottrinale tra voi e il Vaticano?
Non sono profeta. Ci auguriamo che questo avvenga soprattutto per la salvezza di tante anime che rischiano di perdersi per l’eternità. Ma se mi permette vorrei dirle quello che oggi possiamo fare per contribuire al trionfo della Tradizione nella Chiesa. Dobbiamo noi stessi, ogni cattolico, vescovi, sacerdoti fedeli, ritornare alla Tradizione cattolica di sempre, e nessuno deve temere di sentirsi contro le autorità della Chiesa. Perché di fatto non è andare contro, ma al contrario è il modo più efficace per aiutarle a capire che si deve tornare alla Tradizione che è l’unico e solo futuro della Santa Chiesa.
ALIENAZIONE
L’inverno della democrazia: la neolingua
Neolingua di Orwell |
di Rodolfo Sideri
La neolingua, particolarmente quella dell’amministrazione di Bruxelles, ha essenzialmente il compito di occultare lo smantellamento dello stato assistenziale, lo sradicamento dei popoli europei e di cancellare ogni residuo “solido”, forte appunto, di una civiltà che, pur tra errori e orrori, è quanto di meglio la storia umana recente sia stata in grado di produrre; come dimostra indirettamente il flusso migratorio che proprio in Europa si indirizza nel suo numero maggiore.
A tal fine, non molto tempo fa, un prontuario per i funzionari Ue indicava dettagliatamente le frasi da evitare: come terrorismo islamico e ogni riferimento ad elementi religiosi. Nel 2006, il portavoce dell’allora premier spagnolo Zapatero, riferì alla stampa che papa Benedetto XVI in visita a Valencia aveva regalato alle signore una collana di perle con una croce. Uno straordinario equilibrismo verbale per non usare la parola “rosario”.
Insieme alle religioni, sono vietati riferimenti alla nazionalità, all’appartenenza etnica, a qualsivoglia identità, mentre sono da incoraggiare riferimenti a situazioni di meticciato o comunque promiscue; qualcuno forse ricorderà che Umberto Veronesi, oncologo e già ministro della Sanità, poco prima di morire, aveva dichiarato di considerare puro l’amore omosessuale, a sottintendere che la procreazione è invece un atto impuro. Il che per un medico suona abbastanza paradossale.
Il fatto è che la neolingua ha il compito di capovolgere i valori tradizionali, di confondere le acque del pensiero, al fine di non rendere più possibile avere un punto di riferimento e rendere possibile veicolare qualsiasi nuovo messaggio che le élites ritengano funzionale al loro dominio. D’altronde, Hannah Arendt ha acutamente notato come per i regimi totalitari l’uomo ideale non fosse il comunista o il nazista convinto, quanto colui che non distingueva più tra vero e falso, tra realtà e finzione. Colui, cioè, completamente immerso nella neolingua di orwelliana memoria, che rinominava la pace guerra e la finzione verità.
Ed è noto come Orwell, massone e comunista pentito, volesse consegnare ai posteri non un romanzo distopico, quanto un avvertimento per ciò che si preparava nel futuro prossimo. Difatti, ci troviamo interamente immersi nella neolingua che nel 1984 dello scrittore britannico aveva il compito, non dimentichiamolo, di fornire un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo, ma soprattutto rendesse impossibile ogni altra forma di pensiero.
Una volta che l’archelingua fosse stata sostituita dalla neolingua ogni pensiero eretico sarebbe divenuto impossibile perché privo dei campi semantici con i quali potersi esprimere. Se 1984 voleva metterci sull’avviso, dobbiamo dire che non abbiamo imparato la lezione: abbiamo prima sterilizzato il linguaggio, rifiutando di definire le cose per quelle che sono, e così il passo successivo, quello dell’inversione di valore semantico che disegna un’irrealtà più reale di ogni evidenza, è stato conseguente. Orwell ha scritto invano.
Fonte: Il Pensiero Forte
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