ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 20 marzo 2018

Siamo arrivati al dunque

ELITE E CARROZZONE MEDIATICO



Ecco perché siamo arrivati al dunque. Ecco il carrozzone mediatico degli “intellettuali” di regime: pagati per dire stupidaggini politicamente corrette, per esercitare un costante controllo ideologico sulla popolazione-bestiame 
di Francesco Lamendola  

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C’è poco da fare: l’umanità si può dividere, e si è sempre potuta dividere, in due parti nettamene distinte: quelli che si sono destati, che hanno incominciato a capire, che hanno imparato a vedere, e gli altri, la massa, che restano addormentati per tutta la vita e che mai, fino all’ultimo giorno, arriveranno nemmeno a sospettare di quanto l’orizzonte del reale sia più grande rispetto a ciò che hanno sempre creduto. È sempre stato così; nondimeno, questo discorso oggi risulta particolarmente scomodo, perché confligge frontalmente con uno dei maggiori dogmi fondativi della cultura moderna: quello dell’egualitarismo come dato naturale, che le leggi e le consuetudini devono solo riconoscere, assecondare e tutelare. 

In altre parole, la cultura moderna si regge sulla credenza, totalmente infondata e irragionevole, che tutti siano dotati di pari intelligenza, sensibilità, volontà e capacità di comprensione del reale: e proprio per sostenere questa palese assurdità, la cultura moderna ha diffuso ed imposto il relativismo, in tutte le sue versioni, fino alla più recente, chiamata “pensiero debole”, ovviamente senza tralasciare le arti, la musica, il cinema. Se il relativismo non fosse stato imposto dalle cattedre universitarie, dalla stampa e dalla televisione, a qualcuno sarebbe venuto il dubbio circa il fatto che tutti gli esseri umani siano dotati di eguale intelligenza e, quel che più conta, di eguale propensione a partecipare responsabilmente alle svariate forme della vita sociale. E allora, per rafforzare una opinione così stramba e così facilmente confutabile, la cultura dominante ha sponsorizzato e diffuso in maniera capillare e totalizzante, volta per volta, l’illuminismo, il liberalismo, la democrazia, il marxismo, l’evoluzionismo, la psico-analisi, il modernismo teologico, l’esistenzialismo, l’ecumenismo, il ‘dialogo’ inter-religioso: tutte ideologie accomunate dalla pretesa, intrinsecamente contraddittoria e insostenibile, che la verità sia accessibile a tutti, insieme alla giustizia e alla libertà, già bella  e pronta, senza alcuno sforzo personale di ricerca e di elevazione, senza fatiche e sacrifici pagati di tasca propria, ma con la stessa facilità con cui si va al supermercato e si acquistano tutte le merci confezionate che si possano desiderare. Sono tutte ideologie utilizzate per addormentare le coscienze, per spegnere il pensiero critico, per appiattire le identità, per illudere gli sciocchi, i presuntuosi, gli ambiziosi senza merito, che tutto è a disposizione di tutti, che tutto appartiene a tutti, almeno in linea di massima: cioè che tutti possono aspirare a qualsiasi cosa, a qualsiasi meta, a qualsiasi traguardo. A forza di sentirsele ripetere, però, l’uomo moderno ha finito non solo per introiettarle completamente, al punto da ritenerle dei dogmi inossidabili (l’unica di cui non si è potuto occultare il fallimento, il marxismo, non è stata abrogata, ma messa in congelatore e non è detto che, una volta o l’altra, non venga scongelata per un ri-utilizzo; per adesso, essa viene parzialmente utilizzata dai cattolici di sinistra, che sono tipici esponenti della cultura democraticista di cui stiamo parlando), ma anche per affezionarsi ad esse, dal momento che solo al loro interno qualsiasi nullità, qualunque sciocco presuntuoso, può concedersi il lusso di essere un Aristotele o un Archimede Pitagorico.
Questo stato di cose fa sì che gli utili idioti della pseudo cultura dominante siano letteralmente prodotti in serie, al preciso scopo di pensare, se la parola “pensare” non appare esagerata, solo ed esclusivamente all’interno di quelle categorie mentali: ragion per cui vedono immediatamente ciò che non si conforma ad essa, e le negano il diritto di cittadinanza, se occorre fino a trascinare gli eretici nelle aule di tribunale, ma, ovviamente, non vedono la trave che hanno nel proprio occhio, cioè non vedono, anzi, non sospettano neppure di esser solo dei cani di Pavlov addestrati a farsi venire l’acquolina in bocca allorché odono il suono del fischietto, sia che il pasto venga loro servito, sia che non venga servito. Facciamo un esempio (si consulti Il Fatto Quotidiano del 31 luglio 2010; ma è storia di tutti i giorni): una giornalista “non allineata” invita a tenere una conferenza un intellettuale che da tempo è stato etichettato come ”fascista” e come “antisemita”, e ha osato farlo presso la sede romana della Federazione nazionale della stampa: apriti cielo! Il solito, solerte “amico” di Facebook ne informa il giornalista politically correct, il quale ringrazia per la preziosa comunicazione e ci costruisce sopra un pezzo giornalistico dai toni indignati e allarmati, chiedendosi, fin dal titolo, se non sia il caso di abolire l’Ordine dei giornalisti, tanto grande è lo scandalo e tanto palese l’infamia dell’intera operazione. Ora, si trasporti questo esempio dalla cronaca politico-culturale a tutti gli altri ambiti della vita associata, dall’università agli stadi di calcio - giacché è ormai evidente che esiste un solo limite all’inciviltà delle tifoserie: quando sfidano i dogmi del politically correct, prendendosela, ad esempio, con il colore della pelle di un certo atleta o la memoria di Anna Frank; tutto il resto è concesso – e si avrà un quadro complessivo del livello di condizionamento generale, o, per dire meglio, di incretinimento collettivo in cui la nostra società è sprofondata, dopo aver coltivato per anni, per decenni, per un paio di secoli, i dogmi dell’egualitarismo più becero. Eppure il dato veramente centrale non è che la società li abbia coltivati, bensì che sia stata indotta ad adottarli. Non si è trattato di una operazione spontanea e “naturale”: gli idioti non s’inventano nulla e scansano qualsiasi fatica, compresa quella che permetterà loro di sentirsi intelligenti per il resto della vita: qualcuno li ha indottrinati senza che se ne rendessero conto e li ha tirati su come polli da allevamento, come galline da ingrasso, come bestiame destinato al macello. E questo qualcuno ha un nome e, naturalmente, uno scopo: l’élite occulta mondiale, finanziaria e massonica.

100 papa marx
Il marxismo nonostante il fallimento epocale, viene ri-utilizzato dai "cattolici di sinistra", che sono i tipici esponenti della cultura democraticista al servizio della pseudo cultura dominante

Fino a che è esisto l’Ancien Régime, essa poteva stare tranquilla: i suoi giochi nell’ombra procedevamo pressoché indisturbati, la partita per il potere mondiale aveva solo pochi attori: i membri della famiglie regnanti e, nel caso dell’Inghilterra, quelli del Parlamento, più una manciata di ministri, di economisti e d’intellettuali. Ma con l’avvento della piena modernità, le cose si sono fatte più complicate: la borghesia emergente pretendeva un potere effettivo proporzionato ai suoi meriti produttivi, e ciò scompigliava parecchio le carte, perché moltiplicava enormemente il numero dei soggetti della cosa pubblica. Bisognava inventarsi qualcosa per concedere a questi nuovi soggetti l’illusione di essere e di contare qualcosa, e, nello stesso tempo, fare in modo che non contassero nulla. La moderna massoneria, erede del rosacrocianesimo e di altre società segrete assai più antiche, si è prestata alla bisogna: diffondere ideologie egualitarie, liberali e democratiche, affinché la borghesia prima, il “popolo” lavoratore poi (specie, in quest’ultimo caso, col marxismo) avessero la dolce illusione di esser divenuti niente di meno che protagonisti della storia. Intanto la loro mente doveva essere coltivata, plasmata e modellata attraverso innumerevoli strategie di condizionamento indiretto: bisognava legare il cane ben stretto alla catena, ma senza che se ne rendesse conto, anzi, facendo sì che si credesse la più libera e indipendente creatura che esista al mondo. Nello stesso tempo, bisognava addestrare – non esiste un vocabolo più esatto – a mordere ferocemente chiunque esprimesse qualche dubbio sull’intera faccenda, e, in modo particolare, su chi osasse tentare di risvegliare il cane dai suoi sogni voluttuosi, e fargli comprendere di essere solo un cane, sfruttato da padroni spietati e miseramente legato alla catena. È pur vero che non molti, fra quelli che hanno compreso il gioco, sono tentati dall’idea di risvegliare le masse dormienti, perché, di solito, chi possiede abbastanza indipendenza di pensiero da strappare i veli del grande gioco del dominio mondiale occulto non si fa illusioni, né sul fatto che gli utili idioti si possano risvegliare, né, soprattutto, che lo vogliano: in altre parole, che il gioco – e diciamo pure il rischio – valga la candela. Un certo Gesù Cristo ammoniva: Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi non si voltino per sbranarvi (Matteo, 7, 6). È semmai frequente che coloro i quali hanno compreso il gioco, invece di esporsi e rischiare di essere sbranati dai porci, sfruttino la situazione per farsi collaboratori relativamente consapevoli del gioco stesso, facendosi pagare il servizio di diffondere in modo sempre più massiccio la cultura dominante (e diciamo “relativamente” perché anche loro, forse, non hanno capito di essere porci e cani addestrati, solo di livello leggermente superiore agli altri: insomma, dei miseri kapò, anche se pagati come maggiordomi di lusso). 
Ecco perché siamo arrivati al dunque

di Francesco Lamendola
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