“il papa in soffitta” e il capolinea del neo-cattolicesimo
Mons. Viganò mostra la maglietta di Bergoglio “superpope”
L’AP sorprende il Vaticano presentando una foto cruciale di una “lettera di Benedetto” che elogia Francesco. Come al solito, si tratta di un espediente della macchina propagandistica Bergogliana.
Cinque anni dopo che Benedetto XVI è scappato dalla cattedra di Pietro, permettendo al “Papa dittatore” di occuparla – realizzando così l’obiettivo temporaneamente sventato della “mafia” di San Gallo – lo stesso Benedetto ora dichiara in una sua presunta lettera che c’è “continuità interiore” tra il suo pontificato e la dittatura bergogliana. Indirizzata a mons. Dario Vigano, Prefetto della Segreteria per le Comunicazioni, la lettera ha tutte le caratteristiche di uno stratagemma da pubbliche relazioni per ripristinare la fiducia in un papato che anche i commentatori della dirigenza neo-cattolica sono finalmente costretti a riconoscere come “disastroso”.
Significativamente, la presunta lettera è indirizzata al capo del dipartimento delle pubbliche relazioni del Vaticano, in risposta a una lettera di Viganò, che deve aver sollecitato l’attuale risposta di Benedetto XVI. La lettera elogia una collana di undici libretti di vari autori su “La teologia di Papa Francesco”, non da confondere con la teologia del Magistero.
Nella parte della lettera resa pubblica dalla Sala Stampa Vaticana leggiamo quanto segue:
Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.
I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.
I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.
Consideriamo, prima di tutto, l’assurdità - una delle innumerevoli assurdità dell’epoca postconciliare - di un Papa “in pensione” che commenta lo “stile e il temperamento” del suo successore, come per rassicurare gli azionisti di una società pubblica che il nuovo amministratore delegato, nonostante il suo comportamento inquietante, manterrà la politica aziendale e il valore delle azioni della società. Può essere vero?
A parte questo, come ha fatto il povero novantenne “Papa Emerito” a trovare il tempo e l’energia per leggere undici volumi, anche “piccoli”, sulla “teologia di Papa Francesco”? Infatti, Benedetto non li ha letti. Nel testo integrale trapelato della lettera, che il blog di Sandro Magister ci ha fatto il favore di pubblicare nell’originale italiano, troviamo la seguente ammissione, nascosta dal Vaticano:
“Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti.
Abbastanza divertente è l’osservazione di Benedetto che non sarà in grado di leggere gli undici volumi “nel prossimo futuro”, non solo perché è fisicamente debole, ma a causa di “altri impegni” che hanno priorità. Evidentemente, il programma del “Papa Emerito”, che ha dichiarato di essere troppo debole per essere un vero Papa, rimane così fitto da non poter dedicare la sua attenzione alle vedute teologiche dell’uomo che gli è succeduto sulla Cattedra di Pietro - lo stesso successore per il quale non ha altro che lodi. E tuttavia, trovò il tempo e l’energia per partecipare alla sua festa di compleanno, durante la quale ebbe modo di tracannare un bel boccale di birra nel bel mezzo di un assalto apocalittico orchestrato dal Vaticano contro la fede e la morale, di cui egli sembrava beatamente ignaro in quel pomeriggio romano nei giardini vaticani.
Antonio Socci si chiede: “Perché non rendono nota tutta la lettera?” E rispondendo alla sua stessa domanda, egli scrive (con appropriata ironia):
“T“Adesso è tutto chiaro. L’ottimo Sandro Magister – nel giro di 24 ore – ha pubblicato per intero la lettera di Papa Benedetto che il Vaticano lunedì non aveva distribuito ai giornali e così scopriamo che nella seconda parte - con sottile sarcasmo – Benedetto XVI fa capire come va interpretato il “pedaggio” che ha dovuto pagare nella prima parte.
In sostanza il papa emerito spiega che non ha tempo per scrivere un commento al “formidabile” pensiero teologico di Bergoglio (come gli avevano chiesto) e nemmeno ha tempo per leggere gli “undici piccoli volumi” di vari autori che dispiegano tutta la sapienza bergogliana. Saranno utilissimi a illustrare il pensiero del papa argentino, ma lui, Benedetto, fa sapere che non li ha letti e nemmeno ha intenzione di leggerli perché ha altro da fare. Capita l’antifona? A buon intenditor poche parole (a me pare un’elegante e sublime presa in giro).”.
In sostanza il papa emerito spiega che non ha tempo per scrivere un commento al “formidabile” pensiero teologico di Bergoglio (come gli avevano chiesto) e nemmeno ha tempo per leggere gli “undici piccoli volumi” di vari autori che dispiegano tutta la sapienza bergogliana. Saranno utilissimi a illustrare il pensiero del papa argentino, ma lui, Benedetto, fa sapere che non li ha letti e nemmeno ha intenzione di leggerli perché ha altro da fare. Capita l’antifona? A buon intenditor poche parole (a me pare un’elegante e sublime presa in giro).”.
Usando i soliti trucchi, molti dei quali sono stati impiegati per offuscare il Terzo Segreto, il Vaticano ha pubblicato solo una foto della lettera, la cui seconda pagina, contenente la rovinosa ammissione, è nascosta sotto una pila degli stessi undici volumi che Benedetto non ha letto:
Peggio ancora, come riporta Nicole Winfield dell’AP, il Vaticano è stato colto ad alterare “in digitale” le ultime due righe della prima pagina della lettera, con le quali inizia il paragrafo in cui Benedetto rivela di non aver mai letto i volumi che la sua presunta lettera avalla:
Il Vaticano ha ammesso all’Associated Press di mercoledì di aver offuscato le due righe finali della prima pagina in cui Benedetto comincia a spiegare che in realtà non ha letto i libri in questione. Egli vi ha scritto che non può contribuire a una valutazione teologica di Francesco come richiesto da Viganò perché ha altri progetti da realizzare.
Un portavoce vaticano, parlando a condizione di mantenere l’anonimato, ha spiegato che la Santa Sede ha offuscato le righe solo perché non era previsto che la lettera dovesse essere pubblicata. Infatti, l’intera seconda pagina della lettera, nella foto è coperta da una pila di libri, e fa vedere solo la piccola firma di Benedetto, per dimostrare la sua autenticità.
Un portavoce vaticano, parlando a condizione di mantenere l’anonimato, ha spiegato che la Santa Sede ha offuscato le righe solo perché non era previsto che la lettera dovesse essere pubblicata. Infatti, l’intera seconda pagina della lettera, nella foto è coperta da una pila di libri, e fa vedere solo la piccola firma di Benedetto, per dimostrare la sua autenticità.
Winfield sottolinea che “La maggior parte dei media indipendenti, compresa la Associated Press, seguono standard severi che vietano la manipolazione digitale delle foto. ‘Nessun elemento dovrebbe essere aggiunto o sottratto digitalmente a nessuna fotografia’, recitano le norme AP, che sono considerate lo standard del settore tra le agenzie di stampa.”
Con raffinata ironia, lei conclude: “Viganò è a capo del nuovo Segreteriato del Vaticano per le Comunicazioni, che ha posto tutti i media vaticani sotto un unico ombrello, nel tentativo di ridurre i costi e migliorare l’efficienza; esso rientra negli sforzi di riforma di Francesco. Il recente messaggio dell’ufficio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali della Chiesa ha denunciato “le notizie false” come malvagie e ha esortato i media a cercare la verità”.
Viganò “non ha mai inteso pubblicare la lettera completa” perché – c’è qualcuno che se ne sorprende? - la lettera e gli undici volumi prodotti in fretta sembra che facciano parte di un’elaborata operazione di notizie false, progettata per promuovere il fittizio racconto che la teologia di Bergoglio sarebbe interamente ortodossa. E si aspettano che noi ci si creda nonostante l’infinita serie di interpretazioni scandalosamente contorte della Scrittura, e di dichiarazioni disordinate, offensive, insultanti, scandalose, eretiche o prossime all’eresia, tutte raccolte da un gruppo di sacerdoti diocesani che, per evitare la longa manus della Bergogliana misericordia, deve rimanere anonimo.
L’evidente rimprovero di Benedetto alla “teologia di Papa Francesco” suggerisce di leggere la lettera in quest’altra maniera: “Sto dicendo quello che si aspetta che io dica, ma voglio che si sappia che non lo potrei confermare”.
Ma ciò nonostante Benedetto si è dimostrato disposto a sottoscrivere l’affermazione secondo cui gli undici volumi che non ha letto “mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica”; dando così una comoda mano alla macchina delle pubbliche relazioni vaticane, per promuovere un lavoro di cui lui non sa praticamente nulla. Questo rivela o un’indebita influenza su di lui o la sua mancanza di sincerità. Che non posso dare per certi.
Socci fa notare, a titolo di paragone, la prefazione elogiativa che Benedetto scrisse per “La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore” del cardinale Robert Sarah [Edizioni Cantagalli. Siena], un libro che Benedetto ha letto. In questa prefazione, interamente “composta nella sua minuziosa calligrafia durante la Settimana di Pasqua [2017]”, si legge:
Tutti questi pensieri mi hanno di nuovo attraversato l’anima leggendo il nuovo libro del cardinale Robert Sarah. Egli ci insegna il silenzio: il rimanere in silenzio insieme a Gesù, il vero silenzio interiore, e proprio così ci aiuta anche a comprendere in modo nuovo la parola del Signore.
È questa la base che poi gli [al card Sarah] permette di riconoscere i pericoli che minacciano continuamente la vita spirituale proprio anche dei sacerdoti e dei vescovi, minacciando così la Chiesa stessa, nella quale al posto della Parola nient’affatto di rado subentra una verbosità in cui si dissolve la grandezza della Parola. … Il cardinale Sarah è un maestro dello spirito che parla a partire dal profondo rimanere in silenzio insieme al Signore, a partire dalla profonda unità con lui, e così ha veramente qualcosa da dire a ognuno di noi. … Con il cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani.
Benedetto compose questa prefazione anche se non può aver mancato di notare che il libro del cardinale Sarah lancia una velata, ma devastante bordata contro l’intero regime bergogliano, con Amoris Laetitia nell’occhio del ciclone, come indicato dalle seguenti citazioni (raccolte dall’indispensabile Life Site News ):
Denuncerò instancabilmente coloro che sono infedeli alla promessa della loro ordinazione. Per farsi conoscere o per imporre le loro opinioni personali, sia a livello teologico sia a livello pastorale, parlano continuamente. Questi chierici ripetono le stesse cose banali. Non potrei affermare che Dio dimora in loro.
Ma se loro parlano, i media amano ascoltarli per [svelare] le loro inettitudini, in particolare se si sono dichiarati a favore delle nuove ideologie post-umanistiche, nel campo della sessualità, della famiglia e del matrimonio.
Ma se loro parlano, i media amano ascoltarli per [svelare] le loro inettitudini, in particolare se si sono dichiarati a favore delle nuove ideologie post-umanistiche, nel campo della sessualità, della famiglia e del matrimonio.
Questi chierici considerano il pensiero di Dio sulla vita coniugale come un “ideale evangelico”. Il matrimonio non è più una condizione voluta da Dio, modellato e espresso nell’unione nuziale tra Cristo e la Chiesa. Alcuni teologi, nella loro presunzione e arroganza arrivano al punto di affermare opinioni personali difficili da conciliare con la rivelazione, la tradizione, il secolare Magistero della Chiesa e l’insegnamento di Cristo.
I Vescovi che disperdono le pecore che Gesù ha loro affidato saranno giudicati senza pietà e severamente da Dio.
E ancora, dopo due millenni, quale sorprendente paradosso è stato vedere tanti teologi ciarlieri, tanti papi rumorosi, così tanti successori degli Apostoli pretenziosi e infatuati delle proprie argomentazioni.
Durante i conclavi, lo spirito indica ai cardinali la scelta di Dio; ed essi devono sottomettersi alla sua volontà e non alle strategie politiche umane. Se contrastiamo lo Spirito Santo con miserabili, meschini calcoli umani, riunioni segrete e consultazioni con i media, corriamo a capofitto nella tragedia e siamo dei becchini della natura divina della Chiesa.
Alcuni ideologi pretenziosi e cinici minacciano la verità di Gesù. Confusione, relativismo e caos indicano una prospettiva fatale.
L’impressione è data dal fatto che il peccato non esiste più; adulterio, divorzio, convivenza non sono più considerati peccati gravi. Sono fallimenti o stadi lungo la strada verso un lontano ideale.
La Chiesa oggi sta attraversando prove esterne ed interne senza precedenti. Qualcosa come un terremoto sta cercando di demolire le sue basi dottrinali e i suoi secolari insegnamenti morali.
È necessario ravvivare l’adesione fedele alla fede cattolica, è necessario proclamare la coerenza della Chiesa nel cuore di un mondo che è in completo sconvolgimento e minacciato di collasso.
I Vescovi che disperdono le pecore che Gesù ha loro affidato saranno giudicati senza pietà e severamente da Dio.
E ancora, dopo due millenni, quale sorprendente paradosso è stato vedere tanti teologi ciarlieri, tanti papi rumorosi, così tanti successori degli Apostoli pretenziosi e infatuati delle proprie argomentazioni.
Durante i conclavi, lo spirito indica ai cardinali la scelta di Dio; ed essi devono sottomettersi alla sua volontà e non alle strategie politiche umane. Se contrastiamo lo Spirito Santo con miserabili, meschini calcoli umani, riunioni segrete e consultazioni con i media, corriamo a capofitto nella tragedia e siamo dei becchini della natura divina della Chiesa.
Alcuni ideologi pretenziosi e cinici minacciano la verità di Gesù. Confusione, relativismo e caos indicano una prospettiva fatale.
L’impressione è data dal fatto che il peccato non esiste più; adulterio, divorzio, convivenza non sono più considerati peccati gravi. Sono fallimenti o stadi lungo la strada verso un lontano ideale.
La Chiesa oggi sta attraversando prove esterne ed interne senza precedenti. Qualcosa come un terremoto sta cercando di demolire le sue basi dottrinali e i suoi secolari insegnamenti morali.
È necessario ravvivare l’adesione fedele alla fede cattolica, è necessario proclamare la coerenza della Chiesa nel cuore di un mondo che è in completo sconvolgimento e minacciato di collasso.
La prefazione di Benedetto afferma:
“Dovremmo essere grati a Papa Francesco per aver nominato un tale maestro spirituale come capo della congregazione responsabile della celebrazione della liturgia nella Chiesa .... Con il cardinale Sarah, maestro del silenzio e della preghiera interiore, la liturgia è in buone mani.”
Ma, come osserva causticamente Magister:
“Non è un mistero però che Jorge Mario Bergoglio abbia confinato il cardinale Sarah in tale carica per neutralizzarlo, non certo per promuoverlo. Di fatto l’ha privato di ogni autorità effettiva, l’ha circondato di uomini che gli remano contro e addirittura ha sconfessato in pubblico i suoi propositi di ‘riforma della riforma’ in campo liturgico.”
Poi c’è la dichiarazione di Benedetto per i funerali del cardinale Meisner, uno dei quattro “cardinali dei dubia” a cui Bergoglio ha rifiutato di rispondere, in cui Benedetto loda il defunto cardinale per la sua “profonda convinzione che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche quando la nave ha imbarcato tanta acqua da essere sul punto di capovolgersi.”
Resta il fatto, tuttavia, che Benedetto ha prestato il suo nome e la sua firma alla pretesa fraudolenta che Bergoglio possieda una profonda formazione filosofica e teologica, anche se ha trascorso gli ultimi cinque anni impegnato in una superficiale presa in giro dei “teologi”, che vorrebbe confinati in un’isola deserta, mentre continua a travisare vergognosamente l’insegnamento di San Tommaso a sostegno della sua campagna per ammettere i pubblici adulteri alla Santa Comunione.
Ciò che Bergoglio mostra, piuttosto, è la rozza demagogia in aiuto di ciò che persino Philip Lawler è costretto a chiamare “uno sforzo deliberato per cambiare ciò che insegna la Chiesa”. Sforzo, questo, che include un’interminabile geremiade contro i difensori dell’ortodossia cattolica, condotta da un Papa che il bestseller di Lawler descrive come un “Pastore perduto” che sta “ingannando il suo gregge”.
A dispetto delle sue indicazioni contrarie, quindi, la lettera di Benedetto a Viganò deve essere vista come una cooperazione in un disegno per salvare un papato che lo stesso Bergoglio sta facendo implodere implacabilmente, indipendentemente dall’intenzione soggettiva di Benedetto nel portare avanti lo stratagemma.
L’affermazione della lettera circa una “interiore continuità” tra il suo pontificato e quello di Bergoglio è un trasparente camuffamento dalla verità. “Interiore continuità” è solo un altro modo di dire “evidente mancanza di continuità”. Né l’evidente mancanza di continuità può essere ridotta a “differenze di stile e di temperamento”.
Non esiste una continuità persino discutibile tra i due Papi riguardo al tema dominante del pontificato di Bergoglio: un attacco assolutamente ineguagliabile al sesto comandamento e persino alla legge naturale, tanto più drammatico per quanto Bergoglio che si muove semplicemente sulla via dell’ecumenismo, del “dialogo” e del “rinnovamento liturgico” stabiliti dal Vaticano II. Bergoglio ha scavalcato il divisorio lanciandosi in una corsia preferenziale che porta al disastro finale, lasciandosi i papi conciliari nello specchietto retrovisore.
Sicuramente Benedetto dovrebbe sapere che il libro del cardinale Sarah, mentre evita di nominare Bergoglio, riflette la realtà che il suo pontificato è una lunga campagna per ribaltare l’insegnamento dello stesso Benedetto, di Giovanni Paolo II e di tutta la Tradizione, nell’assoluta impassibilità rispetto ai comportamenti intrinsecamente malvagi, compreso l’adulterio e la contraccezione, e quindi nell’ammissione dei pubblici adulteri alla Santa Comunione, cosa “intrinsecamente impossibile” in forza del loro “pubblico e continuo adulterio” - una norma alla quale “la coscienza dell’individuo è legata senza eccezione” perché è “un norma della legge divina” che la Chiesa “non ha autorità discrezionale” per modificarla.
In particolare, Benedetto avrebbe dovuto sapere che il capitolo 8 di Amoris Laetitia riduce il Sesto Comandamento, precetto inderogabile della legge divina e naturale, a una mera “regola” e ad un “ideale” non legato strettamente a certe “circostanze complesse”; contrabbandando così nella vita della Chiesa, sotto le sembianze di “Magistero autentico”, proprio il male dell’etica di situazione che Giovanni Paolo II ha condannato come segue nella Veritatis Splendor:
I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza. Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo. È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti.
La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Come si è visto, Gesù stesso ribadisce l’inderogabilità di queste proibizioni: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti...: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso» (Mt 19,17-18).
La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Come si è visto, Gesù stesso ribadisce l’inderogabilità di queste proibizioni: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti...: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso» (Mt 19,17-18).
Francesco, in breve, è il solo e unico Papa in 2.000 anni che ha osato tentare una palese contraddizione di tutti gli insegnamenti precedenti del Magistero su una questione di morale fondamentale che vincola tutti gli uomini senza eccezioni, ed è perfino arrivato ad etichettare questo oltraggio col titolo di “Magistero autentico”. La sola possibilità che esiste perché Benedetto non sarebbe consapevole di questa catastrofe è quella che a partire dalla sua abdicazione abbia perso la capacità di ragionare; oppure che sia stato impedito a vedere o persino a sentire parlare dei relativi testi bergogliani e delle corrispondenti dichiarazioni orali.
Quest’ultimo scenario è quantomeno in qualche modo plausibile, dato che Benedetto risiede in un monastero, non ha lasciato l’enclave vaticana da dopo la sua abdicazione e un breve soggiorno a Castel Gandolfo, e non gli è nemmeno permesso di apparire in eventi pubblici se non invitato a farlo da Bergoglio. The Atlantic Monthly descrive appropriatamente questa condizione parlando di “Papa in soffitta” che è “un autoclaustrato in un ordine contemplativo composto da uno solo”, confinato in una “cella fatta da lui stesso”, impegnato a non viaggiare e a non parlare contro il suo successore. Io dubito che Benedetto navighi sul Web per valutare la crescente opposizione mondiale alla follia dittatoriale del suo successore. Per quanto riguarda le pubblicazioni cartacee, possiamo essere certi che non gli viene fornito alcunché di lontanamente critico nei confronti di Bergoglio.
D’altra parte, se Benedetto fosse a conoscenza dello sfacelo bergogliano, allora la conclusione che lui è consapevolmente aiutante e complice sarebbe inevitabile. In questo caso, la lettera a Viganò sarebbe solo un altro esempio di come i Papi conciliari abbiano presieduto un’epoca di inganno che il Vaticano ha orchestrato per più di cinquant’anni. Il mezzo secolo di menzogne provenienti da una Santa Sede manifestamente sempre meno santa, è iniziato con la grande menzogna che Paolo VI aveva bandito giuridicamente la celebrazione dell’immemore rito della Messa approvato e trasmesso dalla Chiesa, e questo nonostante la mancanza di una definitiva dichiarazione papale che lo affermasse.
Quella frode alla Chiesa fu infine dichiarata dallo stesso Benedetto nel SummorumPontificum. Eppure persino il Summorum ha mantenuto la frode ad un certo livello per mezzo della retorica sfacciata che ha consentito la rivoluzione postconciliare sin dal suo inizio. Ecco cosa ha affermato Benedetto:
L’ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, che è stata pubblicata con l’autorità di Papa Giovanni XXIII nel 1962 e utilizzata durante il Concilio, potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione liturgica. Non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero “due Riti”. Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell’unico e medesimo Rito.
Già da questi presupposti concreti si vede chiaramente che il nuovo Messale rimarrà, certamente, la forma ordinaria del Rito Romano, non soltanto a causa della normativa giuridica, ma anche della reale situazione in cui si trovano le comunità di fedeli.
Già da questi presupposti concreti si vede chiaramente che il nuovo Messale rimarrà, certamente, la forma ordinaria del Rito Romano, non soltanto a causa della normativa giuridica, ma anche della reale situazione in cui si trovano le comunità di fedeli.
Quindi, secondo il Summorum, la Messa di sempre diventava “straordinaria”, mentre la Nuova Messa, la più straordinaria e distruttiva novità che la Chiesa avesse mai visto, era la forma “ordinaria” del culto cattolico. Il Ministro della Verità nell’Oceania di Orwell non è niente a confronto dell’apparato del Vaticano post-conciliare e dei Papi che l’hanno diretto, incluso Benedetto.
Né possiamo trascurare che lo stesso autore del Summorum ha manifestamente rifiutato di celebrare in pubblico la Messa tradizionale che la rivoluzione postconciliare aveva capovolto.
Qui, come in tante altre occasioni durante la lunga carriera ecclesiastica di Joseph Ratzinger, vediamo un liberale teologico in evidente in conflitto, un modernista “moderato” che fu determinante nel disastroso allontanamento del Concilio dal suo schema tradizionale. Eppure in seguito ha avuto l'onestà intellettuale di ammettere il fallimento dell’aggiornamento post-conciliare, specialmente riguardo alla nuova liturgia, mentre ha invocato la speranza utopistica in una futura realizzazione del “vero Concilio” per mezzo di una “ermeneutica della continuità” che non è mai stato in grado di spiegare e di cui per prima cosa non si vedeva la necessità.
E, a differenza del suo successore, come Papa ha avuto abbastanza rispetto per l’ufficio petrino da dichiarare all’inizio del suo pontificato che “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”
In tutta onestà, possiamo dire che ha mantenuto la sua parola a riguardo, almeno materialmente.
Ma chi può fornire una diagnosi definitiva della mente di Ratzinger, delle sue intenzioni soggettive per la Chiesa da circa sessant’anni, o delle ragioni della sua misteriosa abdicazione? Certamente non chi scrive. Tuttavia, una cosa è chiara: l’abdicazione di Papa Benedetto e l’ascesa del bergoglionismo segnano il capolinea per il neo-cattolicesimo e per il suo rovinoso tentativo, assistito troppo spesso dallo stesso Ratzinger, di conciliare la Tradizione con lo spirito del tempo. Come ho osservato su queste pagine nel 2002:
Il fenomeno neo-cattolico nella Chiesa, quindi, è parallelo al mobilismo politico della società laica, in cui il termine “conservatore” non significa più ciò che significava quarant’anni fa. Un democratico degli anni ‘50 vedrebbe il repubblicano “conservatore” di oggi come un selvaggio liberale. Allo stesso modo, i “cattolici neoconservatori” di oggi ... sono dei progressisti che abbracciano quelle novità che San Pio X non avrebbe potuto immaginare neanche nel suo peggiore degli incubi. Non solo abbracciano queste novità, ma attaccano i tradizionalisti “paleo conservatori” come “scismatici” perché si rifiutato di seguire il loro esempio.
Sedici anni fa, commentando in particolare l’inadeguatezza della più che ambigua DominusIesus del cardinal Ratzinger come antidoto “conservatore” contro l’ascesa della fatale eresia dell’indifferentismo nella Chiesa, il mio coautore e ed io scrivevamo:
La Dominus Iesus ha dimostrato di non essere la risposta alla crisi postconciliare. Nessun documento del Vaticano lo sarà. È nostra convinzione che l’unica via d’uscita dalla crisi sia la piena restaurazione della tradizione ecclesiastica cattolica romana, della teologia classica, della predicazione classica e della filosofia scolastica. Cioè, una restaurazione della Chiesa nella sua basilare condizione di solo quaranta anni fa. Siamo anche convinti che una tale restaurazione non è un sogno nostalgico, ma un inevitabile apporto della provvidenza di Dio, poiché l’attuale condizione abissale della liturgia della Chiesa, della predicazione e della disciplina generale non possono servire da fondamento per la sua missione nel futuro. Se coloro che governano la Chiesa non faranno ciò che deve essere fatto per riportarla in salute, prima o poi Dio interverrà.
La inedita e insostenibile divisione della Chiesa in tre rami: tradizionalisti, “conservatori” e liberali, con Bergoglio che tenta goffamente di tagliare i primi due, segna una svolta storica in cui sembra che solo l’intervento divino del tipo più drammatico sarà in grado di far ritornare la Chiesa sulla via della Tradizione, da cui il suo elemento umano ha deviato così tragicamente al Concilio.
Quel giorno della divina resa dei conti sembra quasi incombere su di noi. Ma quando essa arriverà, in qualunque circostanza si verifichi, la nostra fede costante nell’indefettibilità della Chiesa ci consente di prevedere con fiducia una definitiva e decisiva sconfitta di ciò che Papa Pio X, il santo nemico del Modernismo in tutte le sue forme, ha denunciato come un “incessante attacco di folli sognatori, ribelli e miscredenti. OMNIA INSTAURARE INCHRISTO .”
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