Vi ricordate del nostro amico Gunther?
Ne avevamo parlato nel post precedente: è quello che, giocando in squadra con il suo amico Martin, era riuscito a scalzare dalla Commissione Budget la commissaria bulgara (Kristalina Georgieva), non sia mai un non tedesco si fosse trovato a maneggiare i fondi per la programmazione europea 2021-2027! La Bulgaria è stato di frontiera, e magari avrebbe posto qualche resistenza alla filosofia immigrazionista che l'altro nostro amico, Wolfgang (Schäuble) aveva imposto, nell'esclusivo interesse della Germania, paese in perenne crisi demografica. Quindi, non sia mai la Kristalina avesse anche pensato non dico a qualche respingimento, ma a un minimo di regole, ecco che il problema è risolto: la si manda alla Banca Mondiale, e al suo posto arriva Gunther, casualmente dello stesso partito della Merkel.
Ah, Gunther! Una pasta d'uomo, e soprattutto, come ci si aspetta da un Cristiano (e Democratico), un uomo di fede. Gunther crede. Crede nel mercato. Crede che i problemi che non riesce a risolvere lui, li risolva il mercato. Lui è riuscito a risolvere il problema di mettere il budget UE pressoché interamente in mano tedesca. Il mercato, secondo lui, risolverà il problema di far votare "bene" (per lui) gli italiani (cioè noi):
Voi mi direte che pensare una cosa simile non è un grande segno di umanità, o almeno di solidarietà europea, ma poi addirittura dirla non è un gran segno di intelligenza! Sono d'accordo con voi, ma che ci volete fare? Io vi ho sempre detto qual è il difetto dei tedeschi, popolo che personalmente ammiro per quanto ha di buono: qualsiasi altro popolo combatte fino alla vittoria, loro combattono fino alla sconfitta.
Amen.
Con questa uscita del nostro amico Gunther (tweet soppresso), e con il comportamento del nostro Presidente della Repubblica, credo che sia definitivamente risolto il problema di far capire, a chi ancora non l'avesse capito, cosa volessi dire nel lontano 2012, quando vi mettevo in guardia con queste parole:
"Deliberata ed esplicita e rivendicata soppressione del dibattito democratico...".
Lo so.
Molti di voi, leggendo queste parole sei anni fa, avranno detto: "Bè, sì, è bravino, certo, è eloquente, senza dubbio, l'euro non funziona, chi lo nega, però in fondo lui esagera...".
E ora vi sorprendete (voi, io no...) nel trovarvi con un governo rifiutato per delitto di opinione (quello sorprendentemente imputato a Paolo Savona), nonostante fosse espressione di giorni e giorni di lavoro di una maggioranza della cui faticosa costruzione, in tempi normali, il Presidente della Repubblica avrebbe potuto giustamente rivendicare il merito.
Ma questo non basta!
Vi trovate anche con un premier uscito fuori dal cilindro (ma in realtà preparato scientificamente a tavolino da mesi, con una ben precisa strategia mediatica che solo agli ingenui poteva sfuggire), il quale, lellero lellero, andrà a farsi votare la fiducia da nessuno. Ma non fa niente: lui è stato scelto perché rassicuri i mercati, o almeno questo è quello che ci dicono, quando in realtà è già assolutamente chiaro dove si voglia andare a parare: avere un docile esecutore che, una volta aizzati i mercati (grazie anche alle parole del buon Gunther o di qualche altro simpatico buontempone della CDU infiltrato o meno a Bruxelles), con la solita scusa dell'emergenza nazionale (FATE PRESTO!), magari chieda un prestito alla troika, e metta il paese sotto commissariamento, o almeno faccia qualche bel decreto "salva Italia" aggredendo il nostro patrimonio immobiliare (perché tanto è lì che vogliono andare a parare, e lo sappiamo bene).
Tutto questo perché l'Italia fa parte di quel club di scriteriati che hanno deciso di non essere liquidi nella propria moneta: situazione quest'ultima che ovviamente, come ogni cosa della vita, espone a rischi (tipicamente, il rischio di quella cosa che oggi non c'è più: l'inflazione), ma che attenua (non voglio dire elimina) il potere di ricatto e di ingerenza di interessi esteri sul processo democratico del Paese.
La situazione nella quale ci troviamo è paradossale sotto molti profili, ma qui mi basterà sottolinearne uno. Sappiamo tutti quali condizioni occorre siano realizzate affinché una moneta unica possa essere sostenibile, sopportabile (perché desiderabile non credo lo sia mai) per stati diversi. Ecco: sono esattamente quelle condizioni che non noi barbari antieuropeisti populisti xenofascioleghisti, ma il nostro amico Gunther, lui così cristiano, così democratico, e così cristiano democratico, ci dimostra essere irrealizzabili in Europa: in primis l'esistenza di una genuina solidarietà politica (ma prima ancora antropologica, culturale...). Mi spiace molto per chi ci accusa a vanvera di essere antitedeschi o antieuropei. Esorto chiunque a cercare in quanto ho scritto parole di indiscriminato biasimo verso il popolo tedesco: non credo ne troverà. Viceversa, le parole di Gunther sono antieuropee, perché sono molto pesanti: esse teorizzano la rappresaglia dei mercati, come i suoi avi, forse, erano parte di quella maggioranza rumorosa di tedeschi che teorizzava le rappresaglie uso Fosse Ardeatine.
Le prime non funzioneranno come non hanno funzionato le seconde, e il motivo sarà lo stesso: non tanto il nostro malanimo (nel mio caso inesistente) verso la Germania, quanto l'insofferenza degli Stati Uniti verso l'arroganza di un paese che in fondo è uscito come noi sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale, ma si erge a dominus del subcontinente europeo portandolo a una balcanizzazione che forse può anche essere funzionale a progetti egemonici di più ampio respiro, ma che d'altra parte evoca lo spettro di sempre: la saldatura fra Russia e Germania (che procede, fra loro, nonostante noi si debba sottostare alle sanzioni).
Oggi c'è un unico modo di essere veramente amici dell'Europa vera, quella culturale, quella nella quale ci indentifichiamo e ci individuiamo, non fosse che per negazione (perché non siamo asiatici, non siamo africani, non siamo americani... e non siamo nemmeno pinguini!). Questo modo è togliere dal progetto politico europeo, che non si basa su una identità positiva sufficientemente forte da produrre la necessaria solidarietà, quegli elementi che necessariamente alterano i rapporti di forza fra paesi. Abbiamo avuto un'Europa funzionante: quella antecedente a Maastricht, quella alla quale il nostro programma elettorale proponeva di tornare, negoziando con gli altri paesi europei, secondo una proposta che qui voi conoscete benissimo: quella del Manifesto di Solidarietà Europea. La rigidità del cambio, e la necessità, per rifinanziare il proprio sistema monetario e finanziario, di ricorrere a una banca centrale potenzialmente controllata da interessi esteri, o comunque obbligata a tener conto anche delle condizioni di paesi molto diversi dal nostro, sono i due principali elementi che alterano le normali regole del mercato, impedendo l'aggiustamento dei prezzi relativi (si può credere nel mercato impedende ai prezzi di funzionare?) e conducendo inevitabilmente a drogare con credito facile le economie periferiche, ma anche quelle centrali del sistema.
Da un progetto di costruzione di un mercato, l'Unione Europea è diventata insensibilmente, ma ormai platealmente, un progetto di alterazione del mercato, e certe regole sono parte del problema. Non è una novità, lo sapevano tutti.
Vogliamo parlare dell'assurdità di chi dopo averci imposto regole procicliche in recessione ("c'è la crisi, fate austerità!") vuole imporci regole anticicliche in espansione ("bisogna riparare il tetto quando c'è il sole")?
Ecco, non c'è altro da dire, o forse qualcosa c'è. Se lo scopo dei mercati fosse creare valore, anche egoisticamente, per se stessi, l'insistenza su regole che il valore lo distruggono sarebbe irrazionale. L'unica razionalità che possiamo ravvisarci, sperando di non sbagliare, risiede nel fatto che l'imposizione di simili regole è funzionale all'ingerenza di fantomatiche entità terze ("i mercati") nella vita politica dei paesi. Il beneficio che ne otterrebbero, lo sappiamo, è quello di alterare la distribuzione del reddito a vantaggio del capitale e a danno del lavoro (incluso quello di professionisti, piccoli imprenditori, commercianti, e di altre categorie che la sinistra abitualmente cataloga fra i "nemici del popolo").
Ma forse non c'è nemmeno questa razionalità, e ciò cui stiamo assistendo è solo una immensa tragedia dell'assurdo. Trasformare le prossime elezioni in un insensato referendum sull'euro, anziché lasciar lavorare un governo che aveva come priorità far ripartire l'economia italiana, riformandola in profondità, per poi negoziare autorevolmente in Europa regole più razionali per tutti, non è stato un gesto di grande saggezza: chi ha agito in questo modo si è preso una schiacciante responsabilità politica.
I mercati, lo si insegna al secondo anno di economia, falliscono. Forse chi ha sottomesso la volontà politica della maggioranza al supremo interesse dei mercati non si è accorto della crisi causata dalla Lehman (istituzione privata), non ha mai sentito parlare della crisi del 1929, ecc. Può capitare: se uno studia la Costituzione, magari non studia storia economica, e magari poi si dimentica anche quello che ha studiato.
Va bene così.
Chi invece studia la storia e l'economia sa che le cose vanno come devono andare: i progetti insostenibili, per definizione, crollano, e non c'è nessun bisogno di referendum, così come, del resto, non c'è bisogno di nessun impeachment per sconfiggere chi ha voluto agire da avversario politico anziché da arbitro: la sconfitta, anche qui, è nell'insostenibilità del progetto e nel fatto che gli italiani lo rifiutano in maggioranza (una maggioranza che cresce a vista d'occhio). Sarebbe opportuno abbandonare la dimensione dogmatica per essere pronti a fronteggiare tutte le circostanze. Il dogma dell'infallibilità dei mercati (o, se volete, dell'irreversibilità delle regole), invece, ci imporrà di arrivare impreparati all'evento, che pur non essendo catastrofico come quello di Tunguska o di Chicxulub, sarà in ogni caso molto più dannoso che se la razionalità prevalesse.
Chi, in tutta evidenza, non vuole che la razionalità prevalga (come il nostro amico Gunther), se ne prende la responsabilità davanti agli uomini, e, se è cristiano (non cristiano democratico) anche davanti a Dio.
Auguri.
(...e ora andiamo in aula a sentire la discussione sul decreto Alitalia: altro bel capolavoro del partito che ha governato finora...)
Pubblicato da Alberto Bagnai
http://goofynomics.blogspot.com/2018/05/ottinger.html
“Se la gente sapesse che cos’è lo spread, scoppierebbe la violenza nelle strade”
Un Grande Nando Ioppolo “Che cos’e li spread… io penso che se la gente lo sapesse scoppierebbe la guerra nelle strade da oggi a domani “ SPREAD, LA TRAPPOLA MORTALE In una recente intervista il Professor Nando Ioppolo (avvocato ed Economista, recentemente scomparso), sostiene che lo SPREAD é una cosa che se la gente sapesse cos’é, molto probabilmente scoppierebbe la violenza nelle strade perché sullo SPREAD é stata fatta una campagna mediatica vergognosa basata sulla bugia.
Quindi il dissanguamento generale dei cittadini italiani viene fatto per far arricchire i privati. Il funzionamento di questo indice (SPREAD) é abbastanza complesso. Se un BTP ha un funzionamento del 2 % ed ha un Valore Nominale di 100, va venduto a 98. Come farlo arrivare al 5 % ? E’ molto semplice.
Se l’ Italia fallisce ? Oggi vediamo le tv nazionali parlare di agenzie di rating come Standard & Poor’s che parlano di declassamento, andamento finanziario di un paese. Ora, se queste agenzie dicono che l’ Italia fallisce, l’ investitore o la banca vorrà assicurarsi sul fallimento dello stato e quindi comprerà un certificato assicurativo sui BTP chiedendo uno sconto che gli consente di acquistare il certificato assicurativo, il CDS ( Credit Default Swap). Se lo Spread é a 300 (3 %), il BTP di Valore Nominale 100 che dovrebbe essere venduto a 98 viene venduto a 95. Ma sorge un problema: Perché le banche e gli investitori non comprano i CDS?
Non credono nel fallimento dell’ Italia ? Ma allora tutto questo é una balla per spaventare? A quest’ ultima domanda, Nando Ioppolo risponde che lo SPREAD é stato usato, oltre che per strumento di speculazione, anche per fine politico, ovvero per poter scalzare qualcuno che fa resistenza e mettere al suo posto qualcuno che di resistenza non ne fa. E ne abbiamo avuto un esempio con il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha fatto dello SPREAD uno spauracchio, qualcosa di imprescindibile, forse per ingenuità, forse perché non conosce l’ economia. Sui CDS va fatto un discorso a parte. E’ vero che nessun acquirente dei BTP compra i CDS per assicurarsi sul fallimento dell’ Italia, ma é anche vero che molti speculatori e molti investitori di BTP comprano CDS senza usare i BTP, perché essi non sono un derivato assicurativo di copertura ma uno strumento di speculazione usato appunto per far utilizzare lo SPREAD per poterci guadagnare e costringere il popolo italiano a sacrifici, a stringere la cinghia per poterci speculare sui CDS. Questo porta ad un disastro pazzesco sia politico che economico, i disoccupati continuano ad aumentare ma le banche e gli speculatori continuerebbero a speculare su BTP e CDS e far in modo che lo SPREAD si alzi per poter aumentare i loro guadagni .
Secondo i dati Istat del 2009 ( prima dello SPREAD), abbiamo avuto una spesa pubblica di 500 miliardi, degli Oneri Finanziari ( soldi che lo Stato da alle banche per i servizi ) di 130 miliardi e 80 miliardi di Interessi sui BTP. Sul PIL di 1820 miliardi vanno tolti i servizi bancari e gli interessi e in questo caso sono 210 miliardi che lo Stato ha dato alle banche per chissà quale motivo. Ha senso ? Ha senso che i cittadini italiani si dissanguino, paghino più tasse, stringano la cinghia solo per arricchire le banche?
E perché nessuno ha mai parlato di come si possa contenere o arginare lo SPREAD? Secondo il Professor Ioppolo per contenere lo SPREAD basterebbero 2 cose: 1 effettuare il collocamento alla giapponese ovvero sia obbligare le banche sul territorio dello stato ad agire ad un tasso ridotto. 2 Obbligare la BCE a prestarci allo 0,75% e far acquistare i BTP allo 0,76%. Ci sarebbe un risparmio di 70 miliardi l ‘anno. Purtroppo queste cose la gente non sa o fa finta di non sapere oppure é colpa della campagna di disinformazione in atto, che é complice, di giornali e televisioni complici che non raccontano la verità.
Persone come Nando Ioppolo hanno speso la loro vita a cercare di far capire il sistema truffaldino di speculatori e banche assassine che continuano la loro politica di dissanguamento e Austerità che non porteranno mai da nessuna parte, solo a morte e distruzione, e ci chiediamo, quante vite debbano ancora essere spezzate affinché qualcuno possa veramente pensare al bene dell’ Italia.
https://www.maurizioblondet.it/se-la-gente-sapesse-che-cose-lo-spread-scoppierebbe-la-violenza-nelle-strade/
ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO – ControRassegna Blu #11
ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO – ControRassegna Blu #11
Ecco la nuova edizione della Controrassegna Blu, la rassegna stampa di Byoblu: le notizie che i radar dell’informazione mainstream non rilevano. Solo su Byoblu.
COTTARELLI, L’UOMO CHE TRANQUILLIZZA GLI EUROCRATI
Mentre gli esponenti del MoVimento 5 Stelle e della Lega si affannavano a scrivere contratti, trovare quadre, proporre nomi per 85 giorni di seguito, qualcuno ha serenamente trascorso lo stesso tempo nei salotti televisivi. Il suo nome è Carlo Cottarelli, ed alla fine della passerella TV ha ottenuto l’inaspettato incarico di Presidente del Consiglio. Il suo principale, forse unico merito? Garantire che l’Italia non uscirà dall’euro, né soprattutto creerà alcun problema nelle sedi europee: il precedente tsunami Tsipras-Varoufakis del 2015 deve essere rimasto molto impresso agli eurocrati, che ora optano per risolvere il problema ancora prima che si presenti. Cottarelli sembra il candidato ideale: come ricorda Dimitri Deliolanes, è stato l’autorevole membro del gruppo FMI che ha preparato il piano di intervento proprio in Grecia nel 2010, e che ha portato quel disgraziato Paese a perdere ben 26 punti di PIL. Un fautore dell’austerity, un uomo dei mercati, che oggi non ha neppure bisogno di essere nominato senatore come il suo più simile predecessore, Mario Monti, per venire imposto al Paese. “Una scelta infantile”, così l’ha definita il professor Sapelli.
Fatto sta che questa “scelta infantile”, anche se non riceverà la fiducia del Parlamento e dovrà formare un governo “di affari correnti”, è deputata a rappresentare i nostri interessi in una impressionante serie di appuntamenti decisivi nelle prossime settimane: il vertice sulla Libia, il G7 in Canada, il Consiglio Europeo a fine giugno, il summit della Nato a luglio. E quindi la revisione del Trattato di Dublino sull’immigrazione, la questione dei dazi americani, le trattative sull’unione bancaria, e il bilancio europeo. Appuntamenti da far tremare i polsi a chiunque si prepari ad andare a sbattere i pugni sui famosi tavoli… cosa che Cottarelli, probabilmente, si guarderà bene dal fare. E’ stato scelto per questo.
“Abbiamo chiesto a Valerio Malvezzi cosa ne pensa”.
Fatto sta che questa “scelta infantile”, anche se non riceverà la fiducia del Parlamento e dovrà formare un governo “di affari correnti”, è deputata a rappresentare i nostri interessi in una impressionante serie di appuntamenti decisivi nelle prossime settimane: il vertice sulla Libia, il G7 in Canada, il Consiglio Europeo a fine giugno, il summit della Nato a luglio. E quindi la revisione del Trattato di Dublino sull’immigrazione, la questione dei dazi americani, le trattative sull’unione bancaria, e il bilancio europeo. Appuntamenti da far tremare i polsi a chiunque si prepari ad andare a sbattere i pugni sui famosi tavoli… cosa che Cottarelli, probabilmente, si guarderà bene dal fare. E’ stato scelto per questo.
“Abbiamo chiesto a Valerio Malvezzi cosa ne pensa”.
DEUTSCHE BANK IN CADUTA LIBERA, MA STAVOLTA NON DOVREMO SALVARLA NOI
In Germania si disquisisce su quanto gli italiani siano fannulloni, scrocconi e mendicanti ingrati, e poi ci si complimenta per le recenti scelte del Presidente che risultano evidentemente gradite. I media riportano diffusamente tutto ciò, ma si astengono dal raccontare dell’elefante nella stanza tutto tedesco: ovvero, quello che sta succedendo a Deutsche Bank. Da gennaio le azioni di una delle più grandi banche d’Europa hanno perso circa il 32% del loro valore, con una perdita netta di 512 milioni. E mentre tutti guardano il dito dello spread, il titolo tedesco alla Borsa di Francoforte continua a perdere, arrivando quasi a dimezzare il suo valore rispetto ad un anno fa: oggi, come fa notare Iceberg Finanza, l’enorme istituto tedesco è ridotto alla stessa capitalizzazione di Twitter. La banca ha inoltre appena comunicato il taglio di oltre 7mila posti di lavoro in tutto il mondo, e non è la prima volta negli ultimi mesi che annuncia tagli al personale. Insomma, sembra proprio che Deutsche Bank sia “a rischio fallimento” molto più della tanto vituperata Italia. Nel frattempo, poi, Donald Trump annuncia dazi in arrivo sulle auto di produzione europea, ovvero tedesca. Ma questa è tutta un’altra storia… o forse no?
BUS ATAC A FUOCO: ORA LA PROCURA SOSPETTA IL SABOTAGGIO
Tg e giornali ne hanno parlato a oltranza: qualche settimana fa, nel giro di poche ore, tre autobus romani si sono incendiati in tre zone diverse della Capitale. Ed è stato un fiorire di accuse al sindaco Raggi, all’Amministrazione capitolina, e soprattutto all’Atac, di cui si è invocata da più parti la sospirata privatizzazione che finalmente dovrebbe porre fine a una così scriteriata gestione. Qualcuno sui social, subito deriso come complottista, aveva osato ipotizzare che tanti incendi contemporanei potessero avere un’origine dolosa: ma ora sembra che la Procura stia proprio seguendo tale pista. Gli inquirenti sospettano infatti che dietro tanti roghi esista una regìa precisa, così come dietro la scarsa manutenzione dei mezzi, e fin dal 2016. Qualcuno, insomma, sta cercando di mettere in ginocchio Atac, proprio mentre si decide la partita del concordato preventivo. Semplici dipendenti scontenti? Oppure… la longa manu di aspiranti privatizzatori? Vari filoni di indagine faranno luce su quanto sta accadendo all’Atac, patrimonio dei cittadini romani.
BENI STABILI DAL 1904, ORA E’ FRANCESE
Sta diventando una dolorosa rubrica fissa, quelle delle cessioni dei beni italiani a aziende straniere. L’ultima acquisizione è ancora una volta francese, e riguarda una società che per colmo dell’ironia si chiama Beni Stabili. Beni Stabili è stata fondata nel lontano 1904, ed opera a Roma nel settore immobiliare. Alla fine del 2017 aveva riportato un utile netto di 87 milioni di euro, quindi non è una vittima della crisi: eppure malgrado ciò (o forse proprio per questo), il Consiglio di Amministrazione ha approvato pochi giorni fa un’operazione di fusione per incorporazione della società a Foncière des Régions. Fonciere des Regions appartiene per il 30% all’italiano Leonardo del Vecchio, ma è comunque una società francese con base a Parigi e che opera globalmente. Ora è proprietaria, insieme al Credit Agricole, di Beni Stabili. I beni italiani, a quanto pare, tanto stabili non sono più.
FACEBOOK VUOLE LE TUE FOTO “SEXY”. PER “PROTEGGERTI”
Consegnare ai big player della Rete tutti i nostri dati personali, con il pretesto “della nostra sicurezza” contro fantomatici hackers sempre in agguato, è diventata un’abitudine sulla quale neanche più ci soffermiamo a riflettere. Con un noncurante click, approviamo che app sconosciute abbiano accesso alle nostre rubriche, messaggi, conversazioni, fotografie. Ma Facebook, sempre con il nobile obiettivo di tutelarci, stavolta ha raggiunto vette inarrivabili di sfacciataggine: si propone come custode unico delle nostre personali… foto sexy. Temete il “revenge porn”, ovvero che il vostro ex pubblichi in Rete i selfie dei vostri momenti intimi? Niente paura, ha appena proposto Zuckeberg: caricate tutto su Facebook con apposito tag, e sarà proprio il Grande Fratello globale a controllare che nessun altro pubblichi la stessa immagine. Chissà se qualcuno si sentirà di più, o di meno, al sicuro, con questo metodo che consegna definitivamente a un big player ogni nostro più intimo segreto. Verrebbe da rispondere a Zuck: cosa succede, se il solito fantomatico hacker dovesse un giorno riuscire a forzare i vostri server?
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