L’eresia è al potere perché i teologi hanno il potere. Assistiamo al paradosso di professori di teologia che riempiono la testa dei loro studenti (futuri sacerdoti) con teorie azzardate senza che i loro superiori muovano ciglio
di Francesco Lamendola
A dirlo non è uno qualsiasi, ma un sacerdote e un teologo di tutto rispetto: monsignor Antonio Livi,
una delle menti più brillanti e più preparate nel panorama, non troppo
confortante in verità, della teologia cattolica dei nostri giorni, ove
ormai quasi chiunque può autonominarsi esperto e mettersi a dire e
scrivere le cose più inverosimili, le più sconcertanti e lontane dalla
vera e sola dottrina cattolica, senza che nessuno ci trovi qualcosa di
strano e, soprattutto, senza che l’autorità ecclesiastica si sogni
d’intervenire. Assistiamo al paradosso di professori di teologia
che riempiono la testa dei loro studenti con teorie azzardate,
temerarie, eterodosse, senza che i loro superiori muovano ciglio
e senza che i loro vescovi sentano il minimo dovere d’intervenire; in
compenso, quegli stessi teologi rispondono a colpi di querela alla
magistratura contro chi si permette di far notare che quanto essi vanno
dicendo e insegnando non è per nulla cattolico, anzi, in certi casi è
addirittura blasfemo, o fortemente sospetto di blasfemia.
Perchè dal Concilio Vaticano II sono i teologi al timone della Chiesa?
Il male parte, ancora una volta, dal Concilio Vaticano II,
allorché venne concesso ai teologi un potere amplissimo, quale non
avevano mai goduto in millenovecento anni di storia della Chiesa. Mai,
fino al 1962, i teologi si erano permessi d’insegnare la dottrina ai
vescovi: e si potrebbero citare parecchi episodi, da quello di Abelardo a
quello di Teilhard de Chardin, a dimostrazione di ciò. Sempre la Chiesa
è stata governata dal clero; sempre i papi e i vescovi hanno preteso e
ottenuto che i teologi fossero al servizio della fede e non contro di
essa, neppure nella forma blanda e “liberale” del dubbio,
dell’insinuazione, della “demitizzazione”. Ma poi è arrivato il conclave
del 1958, è stato eletto Giovani XXIII; e Giovanni XXIII non solo ha
convocato il concilio ecumenico, pur sapendo benissimo i rischi che ciò
comportava, data la particolare situazione storica che si era venuta a
determinare, fuori e soprattutto dentro la Chiesa; ma nel Concilio egli
ha permesso che i teologi, con il sinistro Rahner alla testa, prendessero addirittura le redini dei lavori, fissassero le linee programmatiche della grande assise. Il trucco
c’era, ed era trasparente: si era detto, fin dal principio, che si
trattava di un concilio di carattere puramente pastorale; e quale
pericolo poteva mai venire alla dottrina da un concilio pastorale, che
si sarebbe occupato solo di cose pastorali, vale a dire della dimensione
pratica della fede, della sua organizzazione, della sua predicazione?
Ma era un autentico cavallo di Troia, neanche tanto
dissimulato: perché è evidente che la stessa convocazione di un concilio
puramente pastorale, fatto assolutamente inedito, per non dire
inaudito, poneva la dottrina sotto l’ipoteca della prassi: come pensare
che tutti i vescovi cattolici del mondo si sarebbero riuniti a Roma, e
avrebbero lavorato per più di tre anni, senza che i loro documenti, le
vie da loro tracciate, avrebbero avuto ricadute fortissime sulla
dottrina medesima? Difatti, quel che è accaduto è che, da allora, si è
verificato un vero e proprio capovolgimento: non la dottrina ha guidato la pastorale, ma la pastorale ha preteso, sempre più, di guidare la dottrina. Verso dove? Ormai possiamo dirlo, perché è il segreto di Pulcinella: verso l’eresia e verso l’apostasia generalizzata dalla fede,
sotto il nefasto impulso dei teologi e per opera del clero stesso, o di
una parte importante di esso. In pratica, è dal vertice della Chiesa
che si è mossa questa deriva ereticale: proprio come aveva predetto la
Santa Vergine Maria, ai due pastorelli di La Salette, nel 1846: Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo.
Solo così, con questa chiave di lettura, molto triste, ma obiettiva, si
possono comprendere tutta una serie di fatti, sempre più sconcertanti,
sempre più intollerabili, che si verificano ormai pressoché
quotidianamente nella Chiesa cattolica, e di fronte ai quali qualcuno ha
ancora l’ingenuità di “stupirsi” perché l’autorità non interviene a
ristabilire verità e chiarezza, non interviene la Congregazione per la
Dottrina della Fede e non interviene neppure il Santo Padre in persona,
quando pure ciò appare conveniente e necessario. Un esempio fra i mille?
Il comportamento, ormai abituale, del cardinale di Bruxelles, Jozef De
Kesel, il quale, dopo aver stroncato una fiorente comunità religiosa, la
Fraternità dei Santi Apostoli, afferma che la Chiesa deve riconoscere gli omosessuali anche nella esplicitazione della loro sessualità,
vale a dire che deve derubricare la sodomia dalla lista dei peccati e
proclamarla cosa buona e giusta davanti a Dio e davanti agli uomini.
Karl Rahner: il trucco del Concilio Vaticano II e "la teologia eretica al potere"
In una intervista registrata nello scorso mese di aprile del 2018, che può essere fruita sul sito:
e ripresa da vari altri siti cattolici, fra i quali ( https://apostatisidiventa.blogspot.it ), il teologo Antonio Livi, fra le altre cose, afferma:
D. Lei ha parlato di eresia al potere. Che cosa intende?
R.
Intendo non di persone che professino l’eresia formalmente, perché
questa sarebbero tutte… se fossero autorità ecclesiastiche, sarebbero
scomunicate, perderebbero il loro ruolo, il loro prestigio; ma eresie
che sono formalmente e insistentemente professate dai teologi, i quali
hanno avuto molto potere, all’inizio del Concilio vaticano II, per
merito o per colpa di Giovanni XXIII, e poi nel dopo concilio; perché tutti i papi del dopo Concilio hanno continuata trattare con rispetto i teologi eretici.
Addirittura alcuni, come benedetto XVI, da una parte, come prefetto
della Congregazione per la Dottrina e della Fede, e come papa,
mantenevano una posizione giustamente ortodossa, e anche pia, di
adorazione di Dio e di rispetto della sacralità dell’Incarnazione; però
poi, affettivamente, erano molto uniti a questi teologi. Quando
Benedetto XVI, da papa, parla di Karl Rahner, dice semplicemente che
erano tutti e due d’accordo nell’aiutare i vescovi a fare il Concilio in
una certa direzione, quella orribile, e poi si sono separati solo per
certe diversità… E poi, addirittura, Benedetto XVI, da papa, ha ricevuto
pubblicamente Hans Küng. Francesco, addirittura, ha detto che Hans Kung
gli ha chiesto di cambiare il dogma dell’infallibilità e ha risposto:
sì, ci penseremo. Voglio dire, tutti i papi hanno avuto non un
atteggiamento severo e di condanna dei teologi, ma un atteggiamento di
stima e di comprensione. Voglio precisare, però, che io non ho mai fatto
una condanna filosofica e teologica delle persone, nemmeno dei papi e
tanto meno dei teologi. Io condanno le proposizioni, le teorie, perché
quelle sono oggettive. Le intenzioni e i legami con la personalità non
m’interesano, perché come logico io posso solo esaminare una
proposizione, un metodo; e lì dico delle cose che sono assolutamente
vere e inoppugnabili. È la seconda volta che dico questa cosa perché è
vera, perché è così. Però, nel criticare le tendenze ereticali di
benedetto XVI, io non ignoro che lui era un santo, e che lui poi ha
fatto tante altre cose buone nella pastorale, per la Chiesa, e che ha
sempre avuto buone intenzioni. Però questo non toglie che lui abbia
professato simpatia per il neomodernismo, che consiste essenzialmente in
due cose: ignorare la metafisica, e voler esplicare il dogma con
categorie esistenziali e fenomenologiche; e poi, secondo, che è una cosa
terribile, molto brutta, ignorare le premesse razionali della fede,
ossia quelle che Tommaso chiama i “preambula fidei”, per cui quando si
parla di Dio c’è solo la fede in Dio, non c’è il sapere che c’è Dio come
il dogma del Vaticano I afferma, consolidando tutta la dottrina della
Chiesa.
D.
Giovanni XXIII ha detto che la Chiesa non condanna nessuno; ma oggi
l’eresia al potere condanna quelli difendono la dottrina cattolica. Che
cosa è successo?
L’eresia è al potere perché i teologi hanno il potere
di Francesco Lamendola
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