ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 22 maggio 2018

La nuova "suicida" forma mentis cristiana

COSI' PARLA UN VERO PASTORE


La nuova "suicida" forma mentis cristiana: fino a quale livello di spudoratezza ed eretica menzogna si è spinta la neochiesa di Bergoglio? Un capolavoro di chiarezza dottrinale: l’enciclica di san Pio X Pascendi Dominici Gregis 
di Francesco Lamendola  


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I nemici della Chiesa sono spariti, si sono volatilizzati, o esistono tuttora? E, se ci sono ancora, ve ne sono anche dentro la Chiesa, oltre che fuori? E se sì, come chiamarli, come regolarsi verso di essi, se non come altrettanti eretici, doppiamente colpevoli, perché si servono delle armi della dissimulazione per introdurre nella Chiesa dottrine erronee e, così, sovvertire artatamente la divina Rivelazione? In altre parole: è lecito fare finta che l’eresia non esista più, che appartenga solo al passato? Come giudicare una Chiesa che proclami apertamente che vi sono ormai solo amici, che nessuno più è nemico della Parola di Cristo, e che non occorre stare in guardia contro chicchessia, giacché nessuno merita di essere più considerato un nemico? Certo: un simile atteggiamento appare assurdo, autolesionistico, delirante; eppure, a certe condizioni, è possibile introdurlo nella prassi pastorale e, un poco alla volta, perfino nella dottrina. Ora, di fatto, è proprio quello che è accaduto. 

Pian piano, subdolamente, senza provocare rumore, senza suscitare scandali, si è voluto fare come se, di colpo, la Chiesa, nel mondo odierno, annoverasse solamente amici; si è voluta inculcare questa idea nella mente dei fedeli; e il clero, per primo, si  adoperato in ogni modo per dare l’impressione che la pace con il mondo fosse ormai cosa fatta, e che se qualcuno, per caso, si ostina a nutrire dei dubbi in proposito, ebbene costui è un cattivo cristiano, una persona diffidente e malevola, un nemico della pace, un nemico della fratellanza universale. Si è così costruita, nei cristiani, una nuova forma mentis, completamente diversa da quella che è sempre stata la loro: una forma mentisfatta di buonismo, d’ingenuità artificiale, di melensa indulgenza verso tutti e verso tutto, di sdolcinata e stiracchiata presunzione d’innocenza nei confronti di chiunque, anche dei soggetti più palesemente male intenzionati. Fino all’assurdo odierno, quando il papa in persona, o colui che riveste il ruolo e usurpa il nome di papa, arriva a dichiarare che il terrorismo islamico non esiste, e questo all’indomani del barbaro assassinio di un sacerdote cattolico in chiesa, mentre  stava celebrando il Sacrificio eucaristico, ad opera di due terroristi islamici: con la folle argomentazione che anche i cattolici, talvolta, commettono degli omicidi, ad esempio contro le mogli o contro le suocere. Sì: fino a tale livello di temeraria spudoratezzafino a un tal grado di menzogna svergognata si è spinto il signor Bergoglio, colui che si fa chiamare papa senza esserlo. E nessuno, fra i cardinali, fra i vescovi, fra i sacerdoti, è insorto; solo qualche laico ha notato la grossolana falsificazione della realtà, l’arrogante travisamento dei fatti e l’oltraggio vergognoso contro la verità, cosa che è, di per se stessa, sommamente anticristiana, giacché nulla per il cristiano è più prezioso, nulla è più sacro della verità, nemmeno l’amore di carità, perché l’amore senza la verità non è altro che la suprema perfidia del demonio.

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Le piazze vuote parlano da sole? fino a quale livello di temeraria spudoratezza, fino a quale grado di menzogna svergognata si è spinto il signor Bergoglio, colui che si fa chiamare papa senza esserlo 

Ma tornando ai nemici interni, nessuno ha chiesto ragione a Bergoglio della spietata persecuzione contro i Francescani e le Francescane dell’Immacolata; nessuno gli ha chiesto, in tutta la corte dei suoi ammiratori, dei suoi turiferari, dei suoi cortigiani, dei suoi servili adulatori: Santità, che cosa hanno fatto di tanto grave, i Francescani e le Francescane dell’Immacolata? Nessuno ha invocato, per essi, la facoltà di potersi difendere dalle accuse; anzi, nessuno ha chiesto di conoscere quali siano, esattamente, le accuse che vengono mosse contro di loro. Silenzio assoluto; silenzio e complicità; silenzio e adulazione; silenzio e piaggeria, perché ora il vento, nella Chiesa, soffia in quella direzione: la direzione della tirannia, da una parte, e dell’eresia, dall’altra. Sì, purtroppo: dell’eresia. La prima eresia, infatti, è quella di negare che le eresie esistano ancora, che siano tuttora vive e pericolose per la Chiesa. La seconda è quella di affermare, come Bergoglio ha fatto, che non esiste la vera dottrina, ma solo una dottrina, buona quando unisce e cattiva quando crea divisioni. La terza consiste nel dire che Dio non è cattolico, nell’invitare a Messa protestanti e islamici, nel dichiarare che i giudei sono già salvi in virtù dell’Antica Alleanza, che è sempre valida e operante: il che equivale a dire che Gesù, quanto agli ebrei, è morto per nulla, e poteva benissimo risparmiarsi la Passione. Poi ci sono tante eresie più circoscritte, si fa per dire: quella di affermare che Lutero, sulla predestinazione, aveva ragione; quella di affermare che la cosiddetta riforma luterana è stata voluta dallo Spirito Santo; quella di affermare che il diavolo non esiste; quella di affermare che Dio non distrusse, ma risparmiò Sodoma e i suoi abitanti; quella di magnificare la vita e l’opera di uomini e donne come Pannella e Bonino; quella di affermare che le tre Persone della Santissima Trinità litigano continuamente fra di loro; quella di affermare che Gesù si è fatto diavolo e serpente; quella di affermare che nessuno sa perché esiste la sofferenza, e che si deve diffidare di chi dice di saperlo; quella di definire l’apostolato una solenne sciocchezza; quella di baciare il Corano, libro nel quale si dice che Gesù è solo un uomo e che chi lo crede Dio, è un infedele; quella di non inginocchiarsi mai davanti al Santissimo, ma di inginocchiarsi e lavare i piedi ai non cristiani, a uomini e donne islamici; quella di far dei viaggi “pastorali” (a spese nostre: contribuenti dell’otto per mille, ricordatevene!) e non fare neppure il nome del nostro Signore Gesù Cristo; quella di permettere che chiese e basiliche siamo trasformate in refettori, dormitori e cessi pubblici; quella di accettare onorificenze da parte di istituzioni notoriamente massoniche, come il Premio Carlo Magno; quella di non parlare mai del peccato e della grazia, del giudizio e dell’inferno, del bene e del male, e di affermare che ciascuno deve interrogare innanzitutto la propria coscienza per decidere cosa va fatto e cosa no, trasformando il cattolicesimo una cattedra di relativismo… Potremmo andare avanti, con questo tristissimo elenco, per pagine e pagine, come tutti sanno, ma come quasi tutti fanno finta di non sapere, di non vedere, di non udire. L’unica cosa certa è che nessuno, che sia in buona fede, potrebbe riconoscere in queste parole, in questi concetti, in questi gesti, la voce ed i gesti del buon pastore; nessuno, neppure con la miglior volontà di questo mondo, potrebbe sentire in essi palpitare il soffio del Vangelo di Gesù. Al contrario, si respira in essi un’atmosfera greve, pesante, sulfurea, carica di umana presunzione intellettuale; si sente la superbia luciferina di una intelligenza fuorviata e di una volontà ribelle, che non è capace di sottomettersi alle semplici verità di Gesù Cristo, ma vuol piuttosto seminare dubbi, amarezza, confusione e turbamento, e che si compiace di scandalizzare, di allontanare, di respingere, di sconfortare. Una intelligenza in cui vi è qualcosa di maligno e una volontà che sa di diabolico.
La vera voce del pastore, per esempio, si sente, fin dalla prima riga, nell’enciclica di san Pio X, Pascendi Dominici Gregis, dell’8 settembre 1907, che non è solo una sollecita messa in guardia contro i numerosi e ben dissimulati errori del modernismo, ma èun piccolo capolavoro di chiarezza dottrinale, di linearità pastorale, di premura e di delicatezza nei confronti del gregge cristiano, esposto alla minaccia dei lupi travestiti da agnelli che imperversano all’interno della Chiesa stessa, sovente sfruttando una certa qual fama di austerità e un apparenza di vita intemerata, per meglio diffondere le loro pestilenziali eresie. Ci piace riportare la parte iniziale di quel saggio e denso documento, per evidenziare come in esso, dalla prima all’ultima parola, si respiri l’autentico zelo verso la verità, la sincera preoccupazione del pastore che lotta per proteggere le sue pecorelle e che vorrebbe evitare che anche una sola di esse vada perduta, se possibile; o, almeno, che nessuna vada perduta se non quelle che intenzionalmente e deliberatamente hanno deciso di perdersi: 

Così parla un vero pastore

di Francesco Lamendola
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