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giovedì 24 maggio 2018

L’ultima invenzione del diavolo

VANGELO DEL "COSI' FAN TUTTI"


È nato un nuovo vangelo: quello del "così fan tutti". Le veglie antiomofobia sono l’ultima invenzione del diavolo per omosessualizzare del tutto la Chiesa? Pedofilia ecclesiastica: una Chiesa di orchi travestiti da porporati? 
di Francesco Lamendola  

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E bravo il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massimo Camisasca: alla fine c’è andato, alla veglia contro l’omofobia del 20 maggio 2018, in una chiesa strapiena, e ha pure tenuto un discorsetto di quindici minuti, non ignobile, dopotutto, anzi, perfino abbastanza ortodosso… Ma è stato il classico, l’ennesimo caso in cui il contesto vale più di mille parole; in cui il contesto soverchia le parole, le rovescia, le trasforma nel loro esatto contrario. Le veglie antiomofobia sono l’ultima invenzione del diavolo  per omosessualizzare del tutto la Chiesa cattolica, che già da anni inclina pericolosamente verso il gay-friendly e che da sempre – è doloroso, ma occorre dirlo una buona volta – è piena e strapiena di preti e monsignori invertiti e corrotti, pederasti marci, al punto da abusare per anni di seminaristi e collegiali, il tutto sotto una spaventosa coltre di omertà. Vedi l’ultimo scandalo, in ordine di tempo, che ha indotto tutti i trentaquattro vescovi del Cile, tutti, nessuno escluso, a rimettere i loro incarichi nelle mani del papa, a seguito della bufera scatenata dal caso Barros e, a monte, dal caso Karadima; casi che il signor Bergoglio, colui che si presenta come ultrademocratico e ultramisericordioso, e agisce invece come un tiranno che non dà ascolto a nessuno, ha trattato come peggio non si sarebbe potuto, neanche volendo, dando torto alle vittime e difendendo a spada tratta gli orchi travestiti da porporati: proprio lui che aveva promesso tolleranza zero in materia di pedofilia ecclesiastica.


Ma che cos’è l’omofobia, se non l’astuta invenzione per capovolgere la morale e far passare dal lato del torto, dell’intolleranza, del fanatismo, di tutto ciò che appare poco caritatevole e quindi poco cristiano, quanti vedono la pratica omosessuale così come il Magistero l’ha sempre vista, cioè come un grave peccato contro la natura e contro Dio, che sovverte la normale relazione dell’uomo con la donna e che mina alla radice la famiglia e la stessa procreazione? Ecco, allora, che parlare di omofobia è già, di per sé, un trucco spudorato per sdoganare la pratica omosessuale, magari ribattezzandola con la graziosa parola inglese, perché dire gay, cioè gaioallegro, evidentemente è tutta un’altra cosa che dire invertito o sodomita: eppure la cosa, comunque la si voglia chiamare, rimane sempre quella, e invertito osodomita, per il cristiano, fedele alla dottrina cattolica, sono le parole giuste con le quali indicare l’uomo che giace con un altro uomo come fosse una donna, e per il quale l’Antico Testamento prevede la morte, perché una tal cosa è un abominio davanti a Dio (Levitico,18, 22). Pertanto, presiedere, in qualità di vescovo, una veglia contro l’omofobia, equivale a trasformare la propria chiesa in una tribuna da cui diffondere l’ideologia omosessualista: gay è bello. E non si dica che non era questa l’intenzione di monsignor Camiscasca e che era ben diverso il tenore del suo discorso. Quando si accetta di parlare a quelle condizioni, sotto la pressione dei gruppi sedicenti omosessuali cristiani, e che l’altare sia parato coi colori arcobaleno, si accetta anche tutto il resto: la profanazione totale, l’oltraggio supremo nei confronti del Signore Gesù Cristo.
Se almeno questi invertiti e amici d’invertiti avessero la decenza di vivere in maniera discreta la loro condizione, nessuno, sul piano umano, li giudicherebbe. Lo scrittore Giovanni Testori era omosessuale e non lo nascondeva; ma non se ne vantava affatto, anzi, se ne doleva: del resto, era una questione fra lui e Dio, e mai si è sognato di volerla trasformare in una battaglia di civiltà, in un capitolo della lotta per l’emancipazione della persona e per i suoi diritti, accusando la Chiesa di essere sorda e ipocrita nei confronti del problema. La Chiesa, perciò, lo accettava: il suo era un discorso onesto. Era il discorso di un peccatore che sapeva di essere peccatore, e che offriva a Dio la difficoltà e la sofferenza della propria condizione, che riconosceva essere contro natura e contro la legge divina. Giovani Testori era una grande persona: viveva il suo dramma interiore con dignità, con riserbo, con padronanza di sé, e giudicava la richiesta di riconoscimento delle unioni gay, il cosiddetto matrimonio omosessuale – richiesta che, ai suoi tempi, era ancora allo stato embrionale – una cosa assurda e inconcepibile, intrinsecamente contraddittoria; di più: come l’espressione di un segreto desiderio di rivincita (cfr. il nostro articolo: Il matrimonio gay, per l’omosessuale Testori, è solo un’esecrabile rivalsa, pubblicato suo sito di Arianna Editrice il 14/04/2015, e ripubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia l’08/11/2011).

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Il cristianesimo è diventato una falsificazione ?

Del resto, la presa di posizione di monsignor Camiscasca, che si aggiunge a quella di diversi altri vescovi italiani (Lorefice a Palermo, Beschi a Bergamo) per non parlare di ciò che fanno e dicono i vescovi di altri Paesi, specialmente nell’area tedesca, olandese e belga, non è che un ulteriore tassello nel disegno complessivo di un mosaico sempre più vasto, in cui il neoclero progressista  è impegnato da decenni, cioè dal Concilio Vaticano II: il mosaico della “normalizzazione” del cristianesimo, della sua naturalizzazione, della sua riduzione a qualcosa di tranquillizzante e rassicurante, senza drammi, perché viene espunto da esso l’essenziale: la lotta fra il bene e il male, fra il peccato e la grazia. L’offensiva dei “cristiani” LGBT per giungere al pieno riconoscimento della pratica omosessuale (della pratica, ripetiamo: nessuno ha mai condannato le persone in quanto tali) non è che l’ultimo atto di questa offensiva volta a mondanizzare la Chiesa e a trasformare il Vangelo in una camomilla da sorbire al termine del pasto, per digerire in tutta pace e serenità ogni sorta di peccati e di comportamenti contrari all’insegnamento di Gesù Cristo. È una offensiva che parte da lontano e che entra nella fase decisiva con l’approvazione delle leggi sul divorzio e sull’aborto, poi con quella relativa alle unioni di fatto, e tra non molto anche con quella dell’eutanasia: leggi alle quali i sedicenti cattolici hanno dato in larga misura il loro assenso e il loro attivo contribuito, e sulle quali si sono impegnati a tenere un comportamento polticallly correct, per non entrare in urto con lo spirito del mondo, con la cultura moderna e con le leggi dello Stato. Perciò, ad esempio, silenzio totale sull’aborto: neanche una parola sul diritto alla vita che viene negato a milioni e milioni di nascituri, e questo mentre la neochiesa, col signor Bergoglio, spende fiumi di parole riguardo all’ambiente, agli animali, ai migranti, a tutte le questioni sociali ed ecologiche possibili e immaginabili. E ne spende parecchie anche per elogiare Pannella & Bonino, i massimi artefici della legge 194, e per tenersi in ottimi rapporti di stima ed amicizia con Eugenio Scalfari, il grande regista del partito di Repubblica, centro propulsore di tutta la corrente d’opinione radicaleggiante.

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Emma Bonino, (a destra nella foto) con Marco Pannella sono stati gli artefici della legge sull'aborto e oggi incredibilmente "santificati" dalla neochiesa di Bergoglio

C’è un cristiano che queste cose le aveva viste e capite al volo più di centocinquanta anni fa, e non era nemmeno cattolico, ma luterano: Søren Kierkegaard. Nella sua polemica a proposito del vescovo Mynster, affidò alle pagine del suo diario alcune osservazioni folgoranti, di straordinaria attualità (dal Diario, a cura di Cornelio Fabro, Milano, Rizzoli, pp. 158; 161; 227; 245):
Guai, guai a codesti signori [i pastori!] che hanno preso invano il Cristianesimo riducendolo a una tale mitezza da renderlo quasi miserabile, come se esso non avesse la forza di tener testa alla sfida più minacciosa anche del diavolo in persona; ma, facendosi perfino docile e accomodante, dovesse brigare per arrivare a farsi accettare di straforo! Guai a loro che con questo sistema si sono procurato una vita comoda e piacevole! Guai a loro! […]
Il nostro non è un tempo che abbia bisogno di un riformatore, ma  un tempo tronfio, traviato, dove tutti e ciascuno vogliono darsi al mestiere de riformatore, e che perciò hanno bisogno proprio del contrario di un riformatore: di un poliziotto che possa divorare tutti questi riformatori, come Socrate divorava i Sofisti. Il nostro non è un tempo dove l’abuso del governo renda necessaria una riforma, ma un tempo che deve imparare ad aver bisogno del governo, ovvero a lasciarsi governare. […]
No, non sono i falsari che sono in voga, non c’è che la miseranda falsificazione di “giocare al Cristianesimo”, il far finta che sia Cristianesimo l’insegnamento e la vita correnti; mentre non sono che sentimentalismo annacquato e svirilizzato, raffinato epicureismo.
Oh, migliori, molto migliori erano i tempi quando si lasciava che il Cristianesimo fosse quel che era; o lo si accettava o si rompeva cin esso sul serio.
Ma ora l’unico Cristianesimo esistente è una falsificazione ed è questo il maggior pericolo. Così nessuna filosofia è stata tanto pericolosa per il Cristianesimo quanto la hegeliana. Perché le filosofie anteriori avevano abbastanza onestà per lasciare il Cristianesimo qual era; ma Hegel fu tanto stupido e sfacciato da sciogliere il problema dei rapporti fra speculazione e Cristianesimo, in modo da travisare il Cristianesimo. E così tutto andò a meraviglia! […]
Qui ritorna il male della storia universale. Si è stabilito di nuovo il principio “la Folla” (e questo concetto avrà ora, dopo il sopravvento della cultura e con l’aiuto della stampa, un potere ben più nefasto che nell’antichità). La “Folla” è l’istanza, la “Folla” è Dio, la “Folla” è la verità, la “Folla” è il potere e l’onore. Ora non si pensa che a giocare cin questa “Folla”. Come si gioca al denaro, così la “Folla” è tutto; e si tratta solamente e unicamente d’impossessarsi  di essa e di averla dalla propria parte. Davanti a questa forza tutto si piega.
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 Søren Kierkegaard

Non si poteva dire di più, né meglio: un secolo e mezzo fa! 

È nato un nuovo vangelo: quello del così fan tutti

di Francesco Lamendola
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Vedi anche:

Il matrimonio gay, per l’omosessuale Testori, è solo un’esecrabile rivalsa
Sia Testori che Pasolini denunciano la «mutazione antropologica»: ma da prospettive opposte

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