Quell'umanitarismo un po' vomitevole
Gli immigrati non sono numeri, ma persone. Giustissimo, ma anche questa affermazione viene usata in modo strumentale e ideologico dagli ipocriti che vogliono soltanto promuovere le loro politiche e le loro ideologie.
«Nella questione della migrazione non sono in gioco solo numeri, bensì persone, con la loro storia, la loro cultura, i loro sentimenti e le loro aspirazioni». Queste parole di papa Francesco, contenute nel messaggio inviato ieri ai partecipanti al “II Colloquio Santa Sede – Messico sulla migrazione internazionale” in Vaticano, dovrebbero essere un richiamo sempre presente quando si parla dei fatti legati alle migrazioni.
Purtroppo anche questo concetto è usato spesso in modo strumentale e ideologico. Basti leggere i commenti di questi giorni a proposito della vicenda Aquarius. Che «non si gioca sulla pelle delle persone» è diventato il modo per condannare senza appello il ministro dell’Interno Salvini e il governo italiano. E più in generale viene tradotto come obbligo tassativo di andarsi a raccogliere gli immigrati davanti alle coste libiche e portarli in Italia.
Eppure se c’è una cosa che è apparsa evidente in questi giorni è che a giocare sulla pelle delle persone è proprio chi ha voluto e finanziato l’operazione Aquarius per sfidare il nuovo governo italiano sapendo di rischiare un pericoloso braccio di ferro. Addirittura c’è uno scrittore del fronte “umanitario”, Edoardo Albinati, che è arrivato ad augurarsi la morte di un bambino a bordo dell’Aquarius per il gusto di vedere il governo in difficoltà. Lui l’ha dichiarato pubblicamente, chissà quanti altri lo stanno ancora pensando senza dirlo.
E ancora, come si può credere ai buoni sentimenti di chi riconosce le persone, con la loro storia, cultura, ecc. solo nel tratto dalle coste libiche a quelle italiane? Il prima e il dopo non contano: le condizioni dei Paesi di provenienza; il diritto a rimanere nel proprio paese; le organizzazioni criminali internazionali che hanno bisogno delle traversate nel Mediterraneo per pubblicizzare il loro traffico di esseri umani alimentato da sogni e false aspettative sul futuro in Europa; la gara di sopravvivenza per arrivare (chi ci arriva) dal proprio paese alle coste nordafricane. Niente. E neanche conta quello che viene dopo: ormai centinaia di migliaia di clandestini vagano frustrati e abbandonati per le nostre città senza nulla da fare, e magari delinquono e spacciano, rendendo piazze e stazioni ferroviarie zone ad alto rischio sicurezza. E le donne e i bambini di cui tanto si parla in questi giorni? Tanti di loro finiscono come schiavi sessuali, molte donne vanno ad affollare le strade notturne delle nostre città, avete mai sentito i nostri intellettuali radical chic gridare per questa umanità violentata?
No, ma oggi fanno gli insegnanti di accoglienza e di umanità, si presentano come quelli per cui «gli immigrati non sono numeri, ma persone» e pretendono anche di insegnare il Vangelo. Ipocriti e francamente vomitevoli, tanto per usare un francesismo. Non hanno nulla da eccepire neanche davanti alle reiterate confessioni di Emma Bonino che dice che è stato il governo Renzi a volere la raccolta esclusiva degli immigrati in Italia per poterla barattare a Bruxelles con un lasciapassare per i nostri conti non in ordine. La vita, i sogni e le speranze di centinaia di migliaia di persone venduti per coprire l’inefficacia delle proprie manovre economiche. E adesso sono qui a farci lezione di morale, a trattare da razzista e disumano un popolo che è soltanto esasperato.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/quellumanitarismo-un-po-vomitevole
QUANDO BERGOGLIO TELEFONÒ A ENRICO LETTA, E PARTÌ L’OPERAZIONE “MARE NOSTRUM”. UNA RIVELAZIONE.
L’operazione “Mare Nostrum”, che segnò l’inizio della straordinaria ondata di migrazione (alcuni parlando di invasione) dalle coste africane, e in particolare dalla Libia destabilizzata dall’aggressione anglo-franco-americana, ha avuto uno sponsor eccezionale. Lo rivelano a Stilum Curiae fonti di alto livello del Ministero degli Interni, che all’epoca erano presenti e operative nella stanza dei bottoni. Questa la rivelazione, di cui è stato testimone un alto funzionario del dicastero, oggi in pensione: il Pontefice (da sei mesi, si era nell’ottobre 2013) telefonò all’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta per sollecitare un intervento dell’Italia. Mentre si è saputo di una telefonata successiva, quando il governo Letta era in difficoltà, del colloquio del 2013 non si era venuti a conoscenza. Ecco il racconto che ci è stato fatto, e che riportiamo, sicuri della solidità della fonte.
“Come è noto, la pressione migratoria eccezionale che l’Europa e, in particolare, l’Italia stanno vivendo ha avuto origine tra i mesi di ottobre e novembre 2013 quando, a seguito del naufragio di una barca carica di clandestini al largo di Lampedusa, l’Italia decise unilateralmente di varare l’Operazione “Mare Nostrum” allo scopo di raccogliere in mare quanti più migranti possibile, portarli sul territorio nazionale, far fare a tutti la domanda di asilo e trattarli, anziché come clandestini, come richiedenti asilo e, di fatto, come veri e propri profughi.
La questione, oltre a comportare la violazione del diritto interno, internazionale e consuetudinario (tra l’altro – caso unico al mondo – la Marina Militare italiana si spinse addirittura in acque interne di uno Stato straniero), funse da moltiplicatore delle partenze dall’Africa, delle quali è tuttora un palese incentivo, e si tradusse in una collusione di fatto con i trafficanti di esseri umani, che da allora si arricchiscono ancor più, con cifre stimate superiori al traffico di stupefacenti.
Ora un alto funzionario dello Stato, rievocando l’origine di “Mare Nostrum”, rivela:
“’C’era il Governo Letta in cattive acque. Arrivò una telefonata dal Papa. Perché, secondo lei, appena ho potuto sono andato via?’”.
Da Wikipedia abbiamo tratto queste note relative a “Mare Nostrum”:
“L’operazione Mare nostrum è stata una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche al territorio italiano e maltese, attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.
Il 3 ottobre 2013 a poche miglia del porto di Lampedusa c’è stato il naufragio di un’imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti, noto come “tragedia di Lampedusa”. L’affondamento ha provocato: 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti; i superstiti salvati sono stati 155, di cui 41 minori.
In seguito al naufragio di Lampedusa, il governo italiano, guidato dal presidente del consiglio Enrico Letta, decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l’operazione Mare nostrum, una missione militare e umanitaria la cui finalità era di prestare soccorso ai migranti, prima che potessero ripetersi altri tragici eventi nel Mediterraneo.
Il dispiegamento di forze comprendeva, tra gli elicotteri, l’HH-139 SAR del 15º Stormo, rischierato a Trapani, per la ricerca e soccorso; aerei da ricognizione Piaggio P-180 ed un aeromobile Breguet Atlantic del 41º Stormo di Sigonella. Completavano lo schieramento aereo i droni Predator B, i quali disponendo di una autonomia di 27 ore, potevano acquisire immagini dai porti da cui salpano i barconi, consentendo alle unità di superficie di intercettarli appena fuori dalle acque territoriali dai quali sono partiti. La formazione navale era composta da cinque unità d’altura; una nave anfibia, la San Marco, due pattugliatori delle classi Costellazioni e Comandanti e due fregate classe Maestrale. Era possibile che potessero fungere da scorta alle altre navi, ma probabilmente hanno operato in ambiti tattici più complessi congiuntamente con le altre marine dell’Africa Mediterranea, in particolare quella libica, in azioni militari contro trafficanti non solo di uomini, ma anche di armi.
A partire dal 1º novembre 2014, l’operazione Mare nostrum è stata sostituita dall’operazione “Triton di Frontex”: il programma, a guida UE, punta al controllo delle frontiere.
I migranti provenivano da due zone: la Libia (alcune ore di attraversata) o dall’Egitto (8 giorni di attraversata), usavano gommoni, barconi e pescherecci.
L’unico Stato che con l’Italia ha contribuito all’operazione fu la Slovenia. Pur avendo solo 44 km di mare la Slovenia ha mandato la nave Triglav, alla quale tuttavia fu assegnata una zona più vicina alla costa data la grandezza della nave”.
Le fonti del Ministero dell’Interno ci fanno notare che anche il programma di Triton, a dispetto delle indicazioni iniziali, si è poi rivelato una forma di aiuto al traffico di esseri umani, più che un mezzo di contrasto alla tratta.
Se la notizia – come riteniamo – è vera, si tratta di una pressione straordinaria, e se vogliamo di un’interferenza eccezionale da parte della Santa Sede nei confronti dello Stato. E le cui conseguenze come sappiamo stanno continuando ancora adesso. Mentre continua, anche se adesso sostenuta anche da interessi corposi, la predicazione pro-migrazioni sempre e ovunque del Pontefice.
Marco Tosatti
Inserendosi nel dibattito di questi giorni sulla nave Acquarius e sulla ineccepibile posizione assunta dal Governo italiano ed in particolare dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini, Bergoglio sostiene che “i migranti possono arricchire la nostra società”.
Usa parole quasi identiche a quelle di Emma Bonino, titolare di una campagna politica dal titolo “Ero straniero, l'umanità che fa bene”, alla quale lo stesso Bergoglio ha dato la sua adesione (politica) - dopo averla definita “grande italiana” per la sua conoscenza delle questioni che riguardano l'Africa ed averla ricevuta in Vaticano più volte - e grazie alla quale la Bonino viene invitata in molte chiese di questo paese per dibattere sul tema.
Se affermassi, come affermo, che i due - il papa e la leader del pensiero unico dominante - parlano e agiscono in modo sinergico, c'è qualcuno che può obiettare qualcosa?
Non è singolare che il Vicario di Cristo, il dolce Cristo in Terra - come definiva il papa Santa Caterina da Siena - ed uso quest'espressione con qualche pudore rispetto al caso da esaminare, si trovi così allineato alle posizioni della Bonino e di George Soros?
Potremmo dire anche a quelle di Lilli Gruber - più volte invitata alle riunioni segrete del Club Bildeberger - che invita Salvini nella sua trasmissione con il proposito di togliergli la parola in continuazione, soprattutto quando il Ministro dell'Interno cita George Soros. Il grande speculatore finanziario internazionale - che ha dichiarato egli stesso alle Nazioni Unite il 19 settembre 2016, durante il summit dell’ONU sulle migrazioni, di finanziare i flussi migratori - deve essere protetto. Di quello che fa per destabilizzare il mondo, non si deve parlare. Così com'è necessario far credere che siano innocue le riunioni segrete del Gruppo Bildeberg, nelle quali qualche parola viene sicuramente spesa sulla gestione del fenomeno migratorio, che interessa a tanti, troppi, perchè è un’arma formidabile per destabilizzare intere società. L'ha fatto la Bonino, ospite sempre della Gruber, a “Otto e mezzo” dell’8 febbraio 2018. Nei due minuti finali, con la conduttrice che la guarda attonita, dice: “Se abbiamo finito, vorrei dire una cosa a lei. La prossima volta che viene Travaglio, gli può spiegare che il Gruppo Bildeberg non è il Ku Klux Kan? No, perché io vengo accusata di aver partecipato una volta durante la crisi della mucca pazza. Magari se glielo dice e gli dice anche che lei ci va qualche volta, come Bernabè, come Gozi, come Fabiola Giannotti, come Maurizio Molinari. Il Ku Klux Kan è un’altra cosa! Glielo vuole dire, per favore?”. Il Vaticano l'ha ascoltata: all'ultima riunione che si è svolta a Torino ha inviato il Segretario di Stato, il cardinale Parolin. Se ci va la Chiesa, dev'essere una cosa buona, qualcuno dirà.
Quale Chiesa? Quella di Bergoglio, che è un'altra Chiesa. Perchè egli sa che i migranti o i poveri, in senso più lato, in quanto tali, non si salvano se non si convertono. Non chiede mai la loro conversione, però. Non dice mai una parola sulle opere di misericordia spirituale e non ricorda mai la frase di Cristo riportata nei Vangeli e rivolta al principe delle tenebre. Quando è solo nel deserto, per preparare la Sua missione tra gli uomini, il diavolo Lo tenta più volte. Una di queste volte, Gli dice: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». Nostro Signore gli risponde: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,3-6).
Quale Chiesa? Quella di Bergoglio, che è un'altra Chiesa. Perchè egli sa che i migranti o i poveri, in senso più lato, in quanto tali, non si salvano se non si convertono. Non chiede mai la loro conversione, però. Non dice mai una parola sulle opere di misericordia spirituale e non ricorda mai la frase di Cristo riportata nei Vangeli e rivolta al principe delle tenebre. Quando è solo nel deserto, per preparare la Sua missione tra gli uomini, il diavolo Lo tenta più volte. Una di queste volte, Gli dice: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». Nostro Signore gli risponde: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,3-6).
Dice Francesco d’Assisi, il rifondatore della Chiesa Cattolica, di cui Bergoglio ha preso il nome da papa: «Non sono più io che vivo. È Cristo che vive in me». La povertà del santo non è il fine. È un mezzo per operare la conversione, offerto come esempio a colui che vuole imitare Gesù e cercare Dio. Non ha nulla a che fare con le ingiustizie e le diseguaglianze sociali o con la mancanza o lo sfruttamento del lavoro, condizioni e situazioni che l’umanità ha conosciuto lungo tutta la sua storia a causa del peccato originale. Condizioni che c’erano prima della venuta sulla terra di Cristo e che ci saranno sempre, fino alla fine dei tempi. Dio manda nel mondo Suo figlio per salvare le anime, non per soddisfare i bisogni materiali. Gesù non è venuto nel mondo per togliere i poveri dalla loro condizione. È venuto per redimerli e infondere anche in loro il messaggio della salvezza. Francesco si veste della povertà evangelica, quella spirituale. La prima delle beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt, 5-3). Il concetto di povero è un concetto religioso, non mondano. Non riguarda la situazione sociale o le condizioni materiali della povertà, ma quelle spirituali. Era già presente nell’Antico Testamento: «Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore» (Sof. 2,3). Il povero è colui che davanti a Dio si mette a nudo, vestito solo della sua umiltà, che non propone nessun merito davanti al Signore, che fa penitenza e confida nella Sua misericordia per essere salvato.
Bergoglio queste cose le sa?
Certo che le sa, ma egli non ha alcuna intenzione di custodire e tramandare la fede. Non intende convertire. Non intende proporre - come suo primo dovere - gli insegnamenti di Cristo. Egli vuole fare politica. Una politica buonista, di sinistra, anticristica, che la storia ha condannato. I suoi “alleati” - del resto - non sono i poveri o i migranti. Sono coloro - come la Bonino e Soros - che attraverso i poveri e i migranti vogliono trarre profitto per la loro azione politica e per costruire una società che faccia a meno di Cristo.
Messaggio personale ai lettori e ai miei amici:
Lunedì 18 giugno sarò presente a Roma all'ennesima udienza del processo che sto subendo per diffamazione su denuncia da parte dei radicali per le parole “servo sciocco” scritte in corsivo nel mio primo libro di 6 anni fa e per un'altra frase in cui spiegavo come Pannella intervenisse nei rapporti privati tra le persone.Di fronte a questa persecuzione giudiziaria, chiedo a chi vuole una preghiera e a chi può di aiutarmi ad affrontare le spese per la mia difesa, perchè non mi hanno concesso il patrocinio gratuito.Il mio cc è su UNICREDIT intestato Pasquale Quinto IBAN IT 22 I 02008 67171 000104880997. Per i versamenti dall’estero: Codice BIC/SWIFT UNCRITM1B88. Grazie. Un caro saluto, Danilo Quinto
In una sua recente ed accurata inchiesta, Francesca Totolo ha fornito la dimostrazione che le navi delle ONG (specie le più capienti), lungi dal “salvare vite, ne promuovono la morte.
L’articolo è da leggere.
Ne riporto i passi cruciali:
…. Già dal grafico pubblicato da Missing Migrants [un’organizzazione in cui è coinvolta la Open Society di Soros, nd] , si può facilmente constatare che il numero delle morti è drasticamente calato in seguito all’approvazione dell’accordo Italia-Libia e alla radicale diminuzione del numero delle ONG operanti nel Mediterraneo, dopo […] il sequestro della nave Iuventa di Jugend Rettet per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Allora Save The Children, Medici Senza Frontiere (attiva solo sulla nave Aquarius come personale medico-sanitario) e MOAS, ovvero le ONG con le navi più capienti, hanno interrotto le proprie missioni SAR. Rimangono attive davanti alle coste libiche: SOS MEDITERRANEE, la già indagata Proactiva Open Arms, Sea Watch e Sea-Eye.
Come si può facilmente dedurre, le morti aumentano / diminuiscono proporzionalmente con l’aumento / la diminuzione degli sbarchi in Italia. (i due grafici sono sovrapponibili)
Un altro dato è rilevante: con la riduzione del numero delle ONGpresenti davanti alle coste libiche e le connesse attività di ricerca e salvataggio della Guardia Costiera Libica, il numero delle partenze dalla Libia è drasticamente diminuito. Questo evidenzia ancora una volta il fattore incentivante delle ONG in zona SAR libica.
La presenza delle organizzazioni non governative è la garanzia per i trafficanti di esseri umani del “servizio traghettamento” verso i porti siciliani.
A sostegno dell’effettiva esistenza del fattore incentivante (negata da ogni centro di ricerca pro immigrazione, come ISPI) e del connesso aumento delle morti nel Mediterraneo, possiamo fare il chiaro esempio riguardante il periodo pre-elettorale: in quei giorni tutte le ONG, curiosamente, non uscirono in mare: gli esigui sbarchi durante il suddetto arco temporale non provengono dalla rotta libica (rotta tunisina) e non sono stati effettuati dalle organizzazioni non governative.
Da ciò si deduce che i gommoni e i barconi stipati dai trafficanti non partono quando le ONG non sono presenti in zona SAR: ESSE sono dunque il “fattore incentivante” del traffico.
Quello che ne deriva è anche una forte diminuzione dei morti in mare. Infatti, se fosse vera la asserzione che “gli umanitari delle organizzazioni salvano le vite dei migranti”, durante il periodo pre-elettorale, senza le navi ONG in zona, sarebbero dovute morire centinaia di persone a bordo dei “gommoni della morte” ( come ormai vengono definiti anche dall’Ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone). Ciò non è avvenuto.
Del resto, lo ammette anche il rapporto di EUNAVFOR MED Operazione Sophia, inviato alle istituzioni europee il primo marzo 2018: “Esiste una forte correlazione tra la presenza delle ONG, le partenze dei migranti dalla costa della Libia e quindi l’attività della Guardia Costiera Libica”. La dichiarazione è convalidata dai grafici presenti nel rapporto.
Prendiamo la proporzione tra le morti e le partenze dalla Libia (ovvero l’incidenza dei morti rispetto alle partenze). Abbiamo usato i dati IOM della sola rotta del Mediterraneo centrale e per meglio paragonare il 2018 al 2017, abbiamo paragonato solo i primi quattro mesi dell’anno.
La differenza tra i due periodi è palese: l’intesificarsi delle attività delle ONG (e anche quelle, molto umanitarie, della Guardia Costiera Italiana guidata dal Ministro dei Trasporti Graziano Delrio), hanno creato il “fattore incentivante” che non solo ha spinto migliaia di migranti a partire dai Paesi di origine e poi dalle coste libiche, ed hanno avuto come conseguenza l‘aumento delle morti in mare.
Per questo motivo, è irragionevole continuare a sostenere le attività private davanti alle coste della Libia (spesso in acque territoriali) delle organizzazioni non governative. Chi persiste in questo tipo di propaganda, è il chiaro mandante morale dei migranti morti e che moriranno nel Mediterraneo.
Le uniche soluzioni possibili, per scongiurare le inutili morti in mare, sono il proseguimento della formazione della Guardia Costiera Libica, l’invio di mezzi, strumenti e risorse a Tripoli idonei al pattugliamento delle coste, all’arresto dei trafficanti e alla migliore gestione dei centri di detenzione governativi dove già operano gli operatori di IOM e UNHCR, e infine il blocco definitivo delle operazioni SAR delle ONG che troppo spesso si sono altresì rivelate dilettantesche e piratesche, mettendo ancor più in pericolo le vite dei migranti
Per i motivi così ben spiegati sopra, COME CRISTIANO E CITTADINO, mi associo alla proposta dell’avvocato Marco della Luna:
PER SALVARE VITE UMANE, SEQUESTRARE LE NAVI UMANITARIE
PROPOSTA DI DECRETO LEGGE PER IL CONTRASTO ALL’IMMIGRAZIONE ILLEGITTIMA
Visti gli articoli 77 e 87, quinto comma, della Costituzione;
Considerata la gravità del problema dell’immigrazione di massa di persone non legittimate ad entrare e soggiornare sul territorio nazionale, considerati i costi e gli altri inconvenienti comportati da questa immigrazione, considerata la prevedibile continuità della pressione migratoria e dei traffici illeciti che la sfruttano e la favoreggiano;
Considerato il ruolo strumentale delle navi, soprattutto battenti bandiera straniera, che apportano gli immigrati sul territorio nazionale;
Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per porre freno al fenomeno, togliendo le navi usate per il traffico di migranti illegittimi dalla disponibilità per questo uso e assicurando, al contempo, la copertura dei costi per l’accoglienza;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del ______________2018;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro degli interni, di concerto con il Ministro della giustizia, con il Ministro della difesa, con il Ministro dei trasporti e con il Ministro dell’economia e delle finanze;
Emana
il seguente decreto-legge:
Articolo Unico:
Dopo l’art. 552, nel Codice della Navigazione è inserito il seguente articolo:
552 bis – Privilegio speciale e diritto di ritenzione dello Stato
Lo Stato e le pubbliche amministrazioni hanno il privilegio speciale e il diritto di ritenzione sulle navi e i loro accessori che sono state impiegate per portare nelle acque territoriali o sul territorio nazionale persone che non hanno diritto all’ingresso nel paese ovvero che l’Italia deve ricevere in esecuzione di obblighi di legge e di norme internazionali.
Il privilegio si colloca alla pari dell’art. 552 n. 1 del Codice Navale.
Il privilegio speciale e il diritto di ritenzione si applicano in conseguenza al fatto stesso dell’apporto nelle acque territoriali o sul territorio nazionale.
Si applicano alle navi e alle altre imbarcazioni anche qualora per il trasporto delle persone dalle navi al territorio nazionale siano stati usati altri natanti.
Il privilegio è il diritto di ritenzione sono a copertura dei futuri costi di ricezione, alloggio, mantenimento, cura, custodia e di ogni altro connessi all’arrivo delle suddette persone, nonché dei risarcimenti per i danni che le medesime siano per arrecare, e si presumono pari a € 100.000 a persona.
Rispondono dei detti costi solidalmente il proprietario, i titolari dei diritti di godimento, l’armatore, il possessore di fatto, il comandante della nave.
Al privilegio speciale e al diritto di ritenzione non sono opponibili diritti di terzi rispetto al proprietario, all’armatore, al comandante della nave, o al proprietario, al locatario, e al conducente degli altri mezzi di trasporto, che siano stati costituiti dopo l’entrata in vigore del presente decreto.
Il diritto di ritenzione è esercitato in via preventiva da parte della capitaneria del porto in cui sia attraccata la nave o natanti da essa provenienti, ovvero del comandante della nave militare o della guardia costiera che intercetti la nave.
14.06.18 Avv. Marco Della Luna
Aquarius, frasi choc dello scrittore: "Ho desiderato morisse qualcuno"
Lo scrittore Edoardo Albinati durante la presentazione di un libro parla della Aquarius: "Devo dire, con realpolitik, di cui mi sono anche , ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo"
Lo scrittore Edoardo Albinati durante la presentazione di un libro parla della Aquarius: "Devo dire, con realpolitik, di cui mi sono anche , ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo"
"Io stesso, devo dire, con realpolitik, di cui mi sono anche vergognato, ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius.
Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo". Le parole sarebbero state pronunciate dallo scrittore Edoardo Albinati. Vincitore del premio strega nel 2016, l'intellettuale è finito nel mirino di Radio Padania Libera che ne ha registrato le dichiarazioni e le ha fatte sentire ai suoi ascoltatori.
Secondo quanto riporta La Verità, martedì 12 giugno Albinati sarebbe stato in una libreria Feltrinelli di Milano per presentare il suo ultimo libro "Otto giorni in Niger", scritto assieme a Francesca d'Aloja. Bene. Dalla registrazione pubblicata su Radio Padania si sente lo scrittore dire la sua sulla Aquarius. Parole riprese anche da Matteo Salvini: "Che vergogna", ha commentato il ministro dell'Interno sulla sua pagina Facebook.
Il caso della Aquarius ha ovviamente scatenato la sinistra e i buonisti in genere. I quali si sono uniti in un sol coro per condannare le decisioni del ministro e per invitarlo a "riaprire subito i porti". Non sono mancatui attacchi da Saviano, Gino Strada, Laura Boldrini, padre Zerai la sinistra europea e via dicendo. E poi ci sono stati Grasso (che ha evocato l'olio di ricino), i parlamentari del Pd e monsignor Ravasi con la sua citazione del Vangelo. Tutti contro Salvini.
Ma le dichiarazioni di Albinati sono forse le più forti. Martedì la Aquarius era ancora al largo di Malta in attesa che si risolvesse il braccio di ferro con Malta. Il governo ha assicurato medici e viveri all'imbarcazione umanitaria, in attesa che l'isola decidesse di rispondere alle richieste italiane di assicurare un porto sicuro ai 630 migranti. "Ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo", sono state le parole di Albinati.
Claudio Cartaldo
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/aquarius-frasi-choc-dello-scrittore-ho-desiderato-morisse-1541011.html
"Io, arrivata in Italia col barcone vi dico perché Salvini ha fatto bene”
Una donna albanese, arrivata col barcone in Italia, spiega perché Salvini ha fatto bene a chiudere i porti alla Aquarius
"Al rientro a casa ascolto qualche altro notiziario, guardo sul web qualche titolo online e con una certa soddisfazione mi dico: 'Ha fatto bene Salvini'".
Una donna albanese, arrivata col barcone in Italia, spiega perché Salvini ha fatto bene a chiudere i porti alla Aquarius
"Al rientro a casa ascolto qualche altro notiziario, guardo sul web qualche titolo online e con una certa soddisfazione mi dico: 'Ha fatto bene Salvini'".
A parlare, in una lettera firmata pubblicata su Tempi, è una donna arrivata dall'Albania con un barcone. Le sue parole fanno riflettere e sembrano un'accusa, senza appello, a chi parla di accoglienza indiscriminata a tutti i costi.
"Se sei una ex sbarcata, non puoi pensarla come Salvini, non puoi diventare così razzista - scrive la donna - Proprio tu che sei arrivata in un porto non puoi essere per la chiusura dei porti. Perché in Italia, se sei straniero, puoi pensarla solo in un certo modo; devi pensarla “solo” in un certo modo, altrimenti “sei diventato razzista, proprio tu”. Eppure io continuo a dire, a volte con profonda convinzione, a volte con molte perplessità, che in questo momento l’Italia non ha alternative".
Ecco: le alternative. Se potessimo accogliere tutti, è il ragionamento, dovremmo farlo. Ma ogni Stato vive con delle risorse limitate. Che deve dunque distribuire tra i cittadini e chi, invece, viene da fuori. "L’Italia - spiega la donna - non ha più risorse adeguate per gestire questa immigrazione incontrollata cui assistiamo da cinque, sei anni. Per fattori che vanno anche un po’ oltre al famigerato razzismo, è necessaria una presa di posizione netta e chiara". E la decisione "netta e chiara" è quella che ha preso Matteo Salvinichiudendo i porti all'Aquarius e chiedendo all'Europa di dimostrarsi solidale con l'Italia nella gestione dei flussi migratori.
La donna, arrivata col barcone dall’Albania, riconosce che oggi le migrazioni sono diventate "un business sulla pelle di disperati che, a lungo andare, ha innescato una guerra tra poveri che non giova a nessuno". L'immigrazione va fermata, dunque. E non lo pensa solo Salvini. Lo pensano anche diversi immigrati, oggi regolari, che lavorano e faticano in Italia. E che capiscono come "questo traffico umano deve essere fermato il prima possibile: la schiavitù, spacciata per lavoro e accoglienza". E se i migranti finiscono a lavorare a pochi euro l'ora, non puoi chiamarla conquista. "È ovvio che se lo schiavizzi, lo chiami “risorsa” - continua la donna - ti frutta così tanto che è quasi un bene che sia arrivato qui. E questi sono solo la punta dell’iceberg".
Riconoscendo a Salvini di aver fatto quello che ha promesso in campagna elettorale, "io sono contenta che vengano chiusi i porti e se si continuerà con il pugno di ferro credo che il messaggio arriverà inequivocabile sia all’Europa sia ai fautori di questo traffico umano, di cui gli scafisti sono solo una minima parte".
Certo. Pur condividendo "politicamente" la posizione di Salvini, la donna non nasconde che "sull’aspetto umano, invece, la ingoio con una certa difficoltà questa decisione dei porti chiusi". "Io - spiega - sono arrivata in Italia nel 1999, nel periodo in cui c’era il “blocco navale” con la dirimpettaia Albania (li chiudevano anche i buonissimi della sinistra i porti – proprio perché la situazione era inaffrontabile – non solo questi “razzisti” della Lega). Eppure, i miei genitori erano come quei 629 poveri cristi sull’Aquarius: scappavano da qualcosa di così brutto da ritenere che valesse la pena rischiare di morire in mare, perché sulla costa di là sembrava ci fosse il paradiso".
E così è stato. Ma il paradiso che l'ha accolta, dice, non è quello di chi ha "visioni tipicamente boldriniane in materia di immigrazione", ma persone "che mi hanno accolta, vestita, sfamata perché ero straniera; persone poco inclini al dilagante buonismo attuale, ma capaci di farsi in mille per aiutarmi". La differenza sembra impercettibile, ma c'è. "È proprio questo - conclude la donna nella lettera firmata pubblicata da Tempi - che desidero io: essere come quegli amici, liberi di avere posizioni politiche più o meno discutibili, ma pronti a essere compagni di cammino, anche per te che eri l’ultima sbarcata".
Claudio Cartaldo
GERMANIA
Il mito del buon rifugiato crolla dopo un vile omicidio
Lo stupro e l'omicidio di una ragazzina di 14 anni da parte di un richiedente asilo iracheno, poi arrestato in Iraq, sta mandando in crisi la politica tedesca. Le granitiche certezze morali sulla bontà dell'accoglienza, in voga nel 2015, sono già ampiamente crollate. Ora sia i partiti di governo che l'AfD chiedono di cambiare musica.
Era la sera del 22 maggio, la mamma di Susanna ha denunciato la scomparsa della figlia la mattina dopo, ma la polizia tedesca si è messa sulle tracce della quattordicenne solo una settimana più tardi. È stata una telefonata anonima al commissariato a far ritrovare il corpo: era già il 6 giugno. Le forze dell’ordine si sono messe allora sulle tracce di Ali Bashar che è stato ritrovato l’8 giugno in Iraq, arrestato e riportato di nuovo in Germania. Era arrivato a casa Merkel ad ottobre del 2015, proprio quando la politica delle "porte aperte" viveva la fase di migliore attualizzazione, ma non era solo. Con lui, i suoi genitori e i cinque fratelli, tutti si erano spacciati per rifugiati, ma in realtà erano semplicemente incasellabili tra i cosiddetti “migranti economici”. La richiesta di asilo gli venne respinta nel dicembre del 2016, ma con la consueta tecnica del ricorso le autorità tedesche li autorizzarono a rimanere nei confini germanici.
Ad Ali Bashar sono basti un paio d'anni di permanenza in Germania per accumulare una buona dose di precedenti penali, tra cui aggressione fisica alle forze dell’ordine, rapina, accoltellamento, possesso illegale d'ami e ora anche omicidio, oltre gli abusi sessuali. Un caso, questo, che getta ancora ombre sulla crisi di stupri e omicidi che caratterizza, ininterrottamente da anni, la Germania del multiculturalismo e dell'accoglienza. Lo stupro e l'omicidio di una ragazza ebrea di 14 anni per mano di richiedente asilo iracheno, tra complicità e pubblica apatia, si va a sommare alle decine di migliaia di casi simili: le donne e i bambini le vittime, gli immigrati maschi provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente i carnefici.
Con l'omicidio di Susanna sono quattro solo gli adolescenti che sono stati uccisi da immigrati clandestini negli ultimi 18 mesi. Tuttavia il livello di indignazione pubblica per il caso di Susanna suggerisce come la Germania stia, ormai, al suo punto critico: il governo tedesco è ormai consapevole, tacitamente, delle proprie responsabilità nella crisi di stupri di migranti. O comunque i leader politici non si risparmiano più nel farlo presente. "Il governo dovrebbe chiedere perdono ai genitori di Susanna", si legge sulla Bild in questi giorni. "L'unica cosa peggiore dell'omicidio di un bambino è l'omicidio di un bambino da parte di un criminale che non sarebbe dovuto essere nel nostro paese".
Il leader dei liberaldemocratici (FDP), Christian Lindner, si è pubblicamente domandato, "perché i richiedenti asilo respinti non vengono deportati in modo più coerente? Perché il perpetratore e la sua famiglia possono fuggire sotto falsa identità?" "Questo è tipico delle nostre agenzie di sicurezza ", ha detto Alexander Graf Lambsdorff, collega di partito . "Ci sono semplicemente troppe lacune in questo sistema, che è stato terribilmente sconvolto per molti anni". "Il crudele omicidio di Susanna mi riempie di grande tristezza e rabbia", ha detto Eckhardt Rehberg della CDU. "Come politico responsabile per il bilancio, dico ... l'intero processo di asilo deve essere radicalmente rimodellato, noi forniremo i soldi per questo". L'alternativa per la Germania (AfD), il partito anti-immigrazione, ha chiesto invece le dimissioni dell'intero governo federale. Perché la morte della quattordicenne è "il risultato di molti anni di irresponsabilità organizzata". E in un video pubblicato su Twitter, è Alice Weidel, co-leader dell'AfD ad andare con la sciabola: "Susanna è vittima di un'ideologia multiculturale di sinistra incontrollabile che non si ferma davanti a nulla per imporre il suo senso di superiorità morale. Susanna è un'altra vittima della politica di benvenuto ipocrita ed egoista del cancelliere Angela Merkel".
D'altronde, non si può negare che in Germania, come nel resto d'Europa, gli immigrati irregolari vivano con la moneta del contribuente. E lo stesso era per Ali e la sua famiglia. Ma come hanno trovato, tutti, i soldi per fuggire in Germania con documenti falsi? E come se non bastasse, l'ultimo episodio drammatico espone ancora di più la classe politica tedesca all'accusa di una grave negligenza, che pare preoccuparsi più di preservare il mito del multiculturalismo, che la sua gente e i diritti di donne e bambini. L'AfD, il partito di opposizione al governo, ha tentato di avviare un minuto di silenzio per Susanna durante la seduta del parlamento dell'8 giugno, ma il deputato Thomas Seitz è stato deriso dagli altri partiti in parlamento. E il socialdemocratico Carsten Schneider ha replicato al gesto definendolo "vergognoso", perché "il parlamento è un luogo di dibattito".
Lorenza Formicola
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