I Santi parlano con Dio; gli altri, no. Perché i bambini soffrono? Le affermazioni non cattoliche di Bergoglio. Per il cristiano la sofferenza è una imitatio Christi: "Chi vuol essere mio seguace prenda la sua croce e mi segua"
di Francesco Lamendola
Forse qualcuno ricorderà, in questo mondo e in questa cristianità dalla memoria sempre più corta, che il 15 gennaio 2016, all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù, il signor Bergoglio ha parlato di un tema da lui altre volte trattato, la sofferenza, e specificamente della sofferenza degli innocenti, dei bambini. Si è fatto le domande da solo e ha dato le risposte da solo.
Perché i bambini soffrono? Non c’è risposta. Soltanto guardare il Crocifisso, lasciare che sia Lui a darci la risposta. […] Tu potrai dirmi : “Ma lei, Padre, non ha studiato teologia?”. “Sì!”. “E ha letto libri su questo?”. “Sì! E la risposta non c’è! Guarda il Crocifisso: soffre e piange, e questa è la nostra vita. Io non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà: il pianto, il dolore come Gesù in croce. Piangere con lui, con lei, soltanto questo. Perché soffrono i bambini? Una delle domande aperte della nostra esistenza: noi non sappiamo. Dio è ingiusto? Eh sì! è stato ingiusto con suo Figlio, lo ha mandato in croce! Eh, se seguiamo questa logica, dobbiamo dire questo? Ma è la nostra esistenza umana, è la nostra carne che soffre, in quel bambino. E quando si soffre non si parla: si piange e si prega, in silenzio.
La corte servile del signor Bergoglio si è assunta la responsabilità di tacere, e di avallare, col suo silenzio, tutte le sue affermazioni non cattoliche?
Non contento di aver tenuto un simile discorso, scandaloso ed eretico, il 2 giugno 2017, nell’aula Paolo VI, ha incontrato un gruppo di ragazzini del Gruppo Cavalieri e ha ribadito questi aberranti concetti; fra l’altro, a un bambino di nome Tanio, di origine bulgara, adottato da genitori italiani e rimasto orfano della sua mamma adottiva, e che poco dopo ha perso anche l’amata nonna, il quale gli chiedeva perché Dio ha permesso che accadessero tali cose nella sua vita, ha risposto testualmente:
Come si fa a capire che il Signore ti ama quando ti fa mancare persone o cose che tu non vorresti mai perdere? Pensiamo un po’, tutti insieme, con l’immaginazione, a un ospedale qualsiasi dei bambini. Come si può pensare che Dio ami quei bambini e li lascia ammalati, li lascia morire, tante volte? Pensate a questa domanda: perché soffrono i bambini? Perché ci sono bambini nel mondo che soffrono la fame, e in altre parti del mondo c’è uno spreco tanto grande? Perché? Tu sai, ci sono domande – come quella che tu hai fatto – alle quali non si può rispondere con le parole. Tanio, tu hai fatto questa domanda e non ci sono parole per spiegare. Soltanto, troverai qualche spiegazione – ma non del “perché”, ma del “para que” [“a che scopo”] – nell’amore di quelli che ti vogliono bene e ti sostengono. Non è una spiegazione del perché succedono queste cose, ma c’è gente che ti accompagna. Io ti dico sinceramente, e tu capirai bene questo: quando mi faccio nella preghiera la domanda: “Perché soffrono i bambini?”, di solito la faccio quando vado negli ospedali dei bambini e poi esco – ti dico la verità – con il cuore non dico distrutto, ma molto addolorato, il Signore non mi risponde. Soltanto guardo il Crocifisso. Se Dio ha permesso che suo Figlio soffrisse così per noi, qualche cosa deve esserci lì che abbia un senso. Ma, caro Tanio, io non posso spiegarti il senso. Lo troverai tu: più avanti nella vita o nell’altra vita. Ma spiegazioni, come si spiega un teorema matematico o una questione storica, non ti posso dare né io né qualcun altro. Ci sono, nella vita – capite bene questo! -, ci sono nella vita domande e situazioni che non si possono spiegare. Una di quelle è quella che tu hai fatto, della tua sofferenza. Ma dietro a questo, sempre c’è l’amore di Dio. “Ah, e come lo spieghi?”. Non si può spiegare. Io non posso spiegarlo. E se qualcuno ti dice: “Vieni, vieni, che io te lo spiego”, dubita. Ti faranno sentire l’amore di Dio solo quelli che ti sostengono, che ti accompagnano e ti aiutano a crescere. Grazie per aver fatto questa domanda, perché è importante che voi, ragazzi e ragazze, da questa età, incominciate a capire queste cose, perché questo vi aiuterà a crescere bene e ad andare avanti.
Ne avevamo già discorso in un precedente articolo; non intendiamo ripetere cose già dette; qui c’interessa il passaggio riguardante l’incomprensibilità del linguaggio di Dio: quando mi faccio nella preghiera la domanda: “Perché soffrono i bambini?” (…) il Signore non mi risponde. Il concetto è chiaro: l’uomo domanda, Dio non risponde; semmai, sarà la vita stessa a dare le risposte. Non solo: la frase: se qualcuno ti dice: “Vieni, vieni, che io te lo spiego”, dubita, è un aperto incitamento a rifiutare e disprezzare la dottrina cattolica; perché la dottrina cattolica spiega, almeno nei limiti in cui ciò è umanamente accessibile, il mistero della sofferenza. Per il cristiano, la sofferenza è una imitatio Christi: chi vuol essere mio seguace, prenda la sua croce e mi segua. Gesù ha preso su di sé la sofferenza per redimerci dai nostri peccati; dunque, la sofferenza è redentrice. A patto che sia accettata con perfetta serenità e con piena disponibilità verso la volontà di Dio. Perciò anche la frase: ci sono nella vita domande e situazioni che non si possono spiegare. Una di quelle è quella che tu hai fatto, della tua sofferenza, è completamente sbagliata, e la corte servile del signor Bergoglio si è assunta la responsabilità di tacere, e di avallare, col suo silenzio, tali affermazioni non cattoliche: ne renderanno conto davanti a Dio, per aver dato scandalo a quei bambini, e specialmente a quel bambino che ha perso la sua mamma e che chiedeva al papa – al papa! – una parola di chiarimento e di conforto, e non l’ha avuta.
E ora ascoltiamo quel che aveva detto nella omelia della santa Messa – non chiacchierando all’osteria, davanti a un bicchiere di vino, ma nella omelia della santa Messa – il servita David Maria Turoldo, ai membri della Comunità di Sant’Egidio, il 10 settembre 1989:
Però la croce non sono le malattie, non sono le sventure, non è quella la croce. Quelle son prove enormi, misteriose prove, su cui non so neanche cosa dire. Anzi, è la stessa liturgia di oggi: quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare cosa vuole Dio da me? So che un senso ci deve essere, anche se non riesco sempre ad afferrare quale senso sia.
Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Parrebbe una domanda che scaturisce dal timore di Dio, dal senso della umana piccolezza, perciò dalla modestia, dal sentirsi indegno di fronte al Creatore; niente affatto: è solo orgoglio, falsa modestia, disprezzo della dottrina. Quel che Dio vuole da noi, da ciascuno di noi, e perciò la ragione per la quale Egli ci ha creati, lo sapeva anche un bambino di otto o nove anni, studiando sul Catechismo di Pio X: Per conoscere, amare e servire Dio in questa vita e goderlo per tutta l'Eternità. Ecco cosa vuole da noi: essere conosciuto, essere amato, essere servito, essere goduto, cosa che porta la felicità nella nostra vita. Ma i cattivi teologi e i cattivi sacerdoti, negli anni del post Concilio, hanno cominciato a seminare dubbi, a instillare ansie, insicurezze, in omaggio alla svolta antropologica del pessimo gesuita Karl Rahner: Perché Dio mi ha creato? Perché permette che la sofferenza mi colpisca? Parrebbe quasi che noi veniamo al mondo per caso (negazione della Provvidenza) e che la sofferenza sia qualcosa di accidentale, oltre che incomprensibile, e perciò qualcosa che si può evitare, facendo un po’ di attenzione, o, almeno, che Dio avrebbe potuto evitarci. Però non l’ha fatto. Evidentemente, qualcosa non ha funzionato. Il cattolico sa bene che cosa “non ha funzionato”: la disobbedienza e il peccato di Adamo ed Eva. Ma il cattolico neomodernista è troppo superbo, troppo autoreferenziale per contentarsi d’una simile spiegazione; no, per lui ci deve essere qualcos’altro. Di qui la duplice eresia, del pelagianesimo(l’uomo non porta le conseguenze del Peccato originale, dunque può salvarsi anche da solo) e della gnosi (non tutto è stato rivelato riguardo alla parola di Dio, c’è dell’altro, e alcuni eletti possono accedervi, scoprire tale dottrina segreta, mentre la massa deve contentarsi di restare in superficie). Evidentemente il signor Bergoglio viene dalla scuola di padre Turoldo e non da quella di Pio X; viene da una chiesa che non è la vera Chiesa; e la sua dottrina non è la vera dottrina cattolica.
I bravi cattolici progressisti si sono fatti un Gesù di loro gradimento, che domanda poco e che anche dà poco, così che gli uomini non siano troppo obbligati nei suoi confronti.
Eppure… Eppure, chiunque abbia letto anche solo due o tre biografie di Santi, sa benissimo qual è il loro segreto: essi parlavano con Dio. Lo vedevamo, lo interrogavamo, ed Egli rispondeva loro. Ma perché parliamo al passato? È un miracolo che si rinnova ogni giorno, e senza dubbio accade anche oggi, perché i Santi ci sono ancora, anche se, magari, non sono quelli proclamati dalla chiesa neomodernista (Paolo VI, per esempio, che verrà proclamato santo nel prossimo ottobre, ma che santo, certamente, non era). E parliamo non solo dei Santi famosi, come san Francesco o santa Caterina da Siena, o san Pio da Pietrelcina, ma anche di tanti Santi e Sante meno conosciuti dal grande pubblico, e la cui vita, nondimeno, è stata caratterizzata da una perfetta aderenza alla volontà di Dio. E proprio qui sta il nodo. Come si fa a sapere qual è la volontà di Dio?, chiedono i Turoldo (riecheggiando la domanda di Pilato: Che cos’è la verità?). Nessuno lo sa, rispondono i Bergoglio. Domanda blasfema, risposta sbagliata. Dio si fa capire benissimo dagli uomini: il problema è che i loro orecchi sono chiusi e i loro cuori, induriti; e non basta dire:Signore, Signore! per essere suoi seguaci. Per udire la voce di Dio, per riconoscere la sua chiamata, bisogna innanzitutto fare silenzio; e per fare silenzio, bisogna uccidere il proprio io capriccioso, narcisista, il proprio uomo vecchio, che sempre brama e sempre teme qualcosa, ed è sempre fuori di se stesso. Se nasce l’uomo nuovo, gli orecchi si schiudono e la voce di Dio diventa udibile, perfettamente udibile come e più delle tante voci umane che risuonano nel corso della nostra vita. Prendiamo il caso della beata Gaetana Sterni(Cassola, Vicenza, 1827-Bassano del Rappa, 1889), fondatrice delle Figlie della Divina Volontà: un nome che è tutto un programma, la divina volontà. Queste suore troverebbero assurda la domanda: Come si fa a sapere cosa vuole Dio da noi?, perché la sua volontà, per loro, è chiarissima, lampante, e la sua voce era perfettamente udibile per la loro fondatrice, che s’intratteneva spesso a parlare con Lui. Ecco come si svolse il colloquio decisivo per la sua vocazione monastica, dopo che, sposa, era rimasta vedova (da: Angelo Montonati, E la donna disse: “Dio vuole così”, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1999, pp. 51.-52):
Gaetana, tu i preghi continuamente perché ti faccia conoscere quale sia lo sposo a te destinato secondo la mia volontà. Ma dimmi, non sei ancora disingannata sulla vanità delle cose terrene? Non hai ancora compreso che un uomo della terra non può renderti felice né appagare le brame del tuo cuore? Non sarebbe molto meglio che tu abbandonassi qualunque altra cosa e pensassi ad amare me solo? È da gran tempo, o cara, che desidero vederti tutta mia. (…) A te sembra impossibile (…) poterti decidere a lasciare tutto per mio amore, e ti sgomenta quanto gli altri potrebbero dire per tale tua determinazione. Ma, dimmi: se io ti domandassi a questo punto la morte, non dovresti lasciare per forza quanto ti sembra impossibile di poter lasciare per amor mio? Chi potrebbe, fra le creature, impedire la tua morte? Come potresti fuggirla? Se questo succedesse ora, quanti anni di purgatorio non dovresti aspettarti? (…) Ora, tu devi ritenere che sia appunto questo il momento in cui sia decretata per te la morte, perché io intendo che tu non viva più per il mondo, che la tua vita sia in avvenire solo per me e che in questa vita tu faccia il tuo purgatorio.
I Santi parlano con Dio; gli altri, no
di Francesco Lamendola
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