Il tentativo di dimostrare la falsità della Sindone del prof. Garlaschelli, datato quattro anni fa, è stato rilanciato con grande evidenza in questi giorni sulla grande stampa.

Un tentativo goffo eppure esaltato dai media che dimostra una sola cosa, l’ossessione verso un oggetto inaccettabile per i propri schemi.

Pensavo proprio di non dover ritornare sui buffi tentativi del prof. Garlaschelli collaboratore del CICAP e già finanziato dall’UAAR per dimostrare la falsità della Sindone, avevo mostrato la velleità dei suoi tentativi nel 2014, l’anno in cui il tentativo oggi tanto reclamizzato venne portato avanti.
Sono passati quattro anni prima che il Journal of Forensic Sciences si decidesse a pubblicarlo ed eccoci di nuovo a dover parlare di questo banale esperimento e del suo non dimostrare nulla. Sulle cose già dette rimando all’articolo su CS del 2014, sulla nuova pubblicazione, a lungo meditata, solo due osservazioni sulla peer review che presenta questo abstract:
Ovviamente lo stesso risalto non è mai stato dato agli studi ben più autorevoli dell’ENEA che mostravano come l’immagine sul lino fosse compatibile solo con le tracce lasciate da un lampo di laser ad eccimeri ad altissima potenza controllato per un tempo bervissimo di 50 miliardesimi di secondo.
Ma torniamo alle presunte prove prodotte dal prof. Garlaschelli e pubblicate nel pubblicizatissimo articolo del JFS.
Primo punto: un’angolazione di 45° di un braccio lungi dall’essere una smentita è conforma con alcune delle più realistiche riproduzioni storiche della crocifissione:
 Secondo punto: il sangue fuoriuscito dal costato secondo il racconto dei Vangeli è uscito da un corpo già morto ed è riconducibile ad episodio di ‘emopericardio’. Poco dopo il corpo venne deposto dalla croce e adagiato in posizione supina. Dov’è la contraddizione? Semmai si può parlare di conferma della narrazione dei testimoni oculari.
Ma come sempre il meccanismo mediatico è studiato per far passare i titoli fuorvianti: sono quelli che resteranno.
Nell’epoca della superficialità non è necessario che il titolo corrisponda al contenuto, domani in molti diranno che le tracce di sangue sulla Sindone sono false, e invece era la notizia ad essere falsa.
BY ENZO PENNETTA 
https://www.enzopennetta.it/2018/07/lascienza-e-la-sindone-una-notizia-vecchia-di-quattro-anni-e-la-cronaca-di-unossessione/
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Bufale sulla Sindone? Eccome, sono tutte nel "falso" studio

Tesi a dir poco approssimative, esperimenti oltre il "bizzarro", mancanza di conoscenza e di fondamenti scientifici... questo e molto altro c'è nello studio rimbalzato sui media e che attribuirebbe elementi di falsità alla Sacra Sindone. Ma non è tutto: gli autori della ricerca, Borrini e Garlaschelli, non hanno mai fatto parte del team di scienziati che ha studiato il Lenzuolo di lino, anzi non l'hanno mai nemmeno visto da vicino. C'è altro da aggiungere?
SINDONE
Nel commentare quanto affermato da Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli nel loro articolo A BPA Approach to the Shroud of Turin (Journal of Forensic Science, 2018) mi riferisco solo al loro articolo originale, senza prendere in considerazione le notizie rimbalzate sui media in maniera incontrollata. Va subito precisato, comunque, che questi due ricercatori non hanno mai fatto parte degli scienziati che hanno studiato direttamente la Sindone e non l’hanno mai vista da vicino. Forse non l’hanno mai vista nemmeno da lontano.
Il lavoro non è nuovo, in quanto risale al 2014: lo scrivono gli autori stessi in nota nella prima pagina. Essi iniziano riferendo gli studi, anche sperimentali, di altri ricercatori che prima di loro si sono cimentati nell’interpretazione dei rivoli di sangue presenti sulla Sindone per ricostruire la posizione del corpo appeso alla croce o le diverse posizioni assunte, ammettendo che il crocifisso potesse compiere alcuni movimenti per riuscire a respirare.  Questi ricercatori sono Mons. G. Ricci e i medici P. Barbet,  F. T. Zugibe, M. Bevilacqua (et al.), G. Lavoie, N. Svensson.
Gli autori di questo articolo tralasciano però di fornire al lettore un’informazione non secondaria: questi studiosi, nella maggior parte medici, pur nelle diverse interpretazioni date ai rivoli di sangue, sono tutti concordi nel sostenere che la Sindone è il vero lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth. Al contrario, Borrini e Garlaschelli sono convinti che sia falsa, dunque devono cercare di demolire in tutti i modi il lavoro degli altri per raggiungere il loro scopo: tentare di dimostrarlo.
Procedono affermando che i vari substrati, così come anche il calore, l’umidità e la circolazione dell’aria, possono entrare in gioco quando si tenta di ricreare lo scenario in cui i rivoli di sangue si formarono. Non sapendo che temperatura ci fosse in quel momento, optano arbitrariamente per 22 °C e operano in assenza di movimenti d’aria, ritenendo comunque che queste variabili non influenzino le posizioni e le direzioni dei rivoli di sangue. Ma non avevano detto poco prima che il calore, l’umidità e la circolazione dell’aria possono entrare in gioco?
Sottolineano anche che i test sono stati eseguiti per capire lo scorrere del sangue sul corpo di un uomo crocifisso e la sua possibile compatibilità con l'immagine impressa sulla Sindone piuttosto che valutare la forma della macchia sulla stoffa. Ma non è dalla forma della macchia sulla stoffa che si può ricostruire com’era il rivolo che ha generato la macchia stessa?
Un’altra affermazione di difficile comprensione è la seguente: “È importante sottolineare che su entrambe le braccia ci sono le macchie di sangue sul lato anteriore degli avambracci”. Che vogliono dire? Si poteva pensare che il crocifisso venisse appeso per un solo braccio? Oppure che un solo polso poteva essere inchiodato e l’altro legato? Oppure ancora che sull’altro lato degli avambracci non vi fossero i rivoli di sangue? E perché poi decidono, nell’esperimento, di concentrarsi solo sul braccio sinistro?
Per gli esperimenti è stato usato sangue umano intero contenente sostanze anticoagulanti e conservative oppure sangue sintetico e gli autori affermano che si comportano nello stesso modo. Ma chi può garantire che si comporti nello stesso modo anche il sangue di un uomo torturato, percosso, disidratato, dunque sangue più denso del normale, che scorre sulla pelle sudata e sporca del terriccio attaccatosi durante le cadute?
Anche la conduzione degli esperimenti suscita notevoli perplessità.
Per indagare sulla ferita del polso sinistro è stata posta una macchia circolare di sangue sintetico sul dorso della mano di un volontario e poi vi sono stati applicati diversi tipi di legno, ogni volta solo per 10 secondi. Una situazione ben diversa rispetto a quella di un corpo appeso alla croce per alcune ore. Trarre deduzioni da un esperimento di tale superficialità è quanto meno avventato. Eppure gli autori concludono arbitrariamente che è difficile distinguere la reale posizione del chiodo sulla Sindone.
Per lo scorrimento del sangue lungo l’avambraccio, notano che non c’è differenza fra un braccio piegato a 90° e uno diritto: tutto dipende dalla posizione dell’avambraccio rispetto al terreno. Che scoperta! Però non si accorgono che i rivoli di sangue hanno un diverso andamento sulle due braccia dell’Uomo della Sindone: il braccio destro era in effetti piegato a 90° sulla croce, come ha ricostruito Mons. Ricci, mentre il sinistro era più disteso.
Escludono che la crocifissione sia avvenuta ad un solo palo verticale, e su questo si può essere d’accordo; però concludono: "Considerando questi risultati, l'impronta sulla Sindone non corrisponde alla tradizionale immagine artistica di un crocifisso con le braccia distese sulla traversa”. Intanto c’è da dire che non tutti gli artisti hanno raffigurato la crocifissione con le braccia distese sulla traversa; e poi, se questa era la “tradizionale immagine artistica”, perché il falsario medievale avrebbe realizzato una Sindone diversa da quello che si credeva alla sua epoca?
La discesa di sangue lungo gli avambracci mentre il corpo era in posizione supina viene esclusa e anche su questo si può essere d’accordo, perché ovviamente il sangue fluiva durante la crocifissione, non dopo la morte.
Sul diverso andamento dei rivoli di sangue al polso e lungo l’avambraccio, concludono che “non potevano essersi verificati nello stesso momento e con il corpo nella stessa posizione, ma rappresenterebbero i risultati di due diversi eventi sconosciuti”. Eventi sconosciuti? Non hanno mai sentito parlare dell’inchiodatura a terra dei polsi al patibulum, la trave orizzontale della croce, e del successivo innalzamento sul palo verticale del patibulum con il condannato appeso? E dei possibili movimenti della vittima sulla croce per respirare?
Sulla ferita del costato: ammettono che sia stata inferta con il corpo in posizione verticale, ma nel loro esperimento riescono a ottenere che dalla ferita escano solo rivoletti che colano indipendentemente, mentre sulla Sindone si osserva una grande macchia piena di sangue. Vale la pena di descrivere questo esperimento: Garlaschelli prende un busto di manichino di quelli bianchi senza testa che si usano nei negozi per esporre capi di abbigliamento e con un manico di legno gli preme sul lato destro una spugna imbevuta di sangue sintetico. Tutto qui. E da questa rozza trovata gli autori pretendono di trarre conclusioni scientifiche rispetto al corpo di un uomo morto per rottura di cuore con conseguente emopericardio, cospicua raccolta di sangue sotto pressione che quando si incide il torace sprizza fuori a getto divisa nelle sue componenti (sangue e siero).
Stessa scena con il manichino e la spugna per giudicare la colata di sangue nella zona lombare, senza considerare la quantità di sangue realmente uscita e la verosimile presenza di una corda che legava un panno attorno ai fianchi. Mi è sembrato di vedere uno dei “bizzarri esperimenti” di Garlaschelli nei panni del prof. Alchemist, come ad esempio questo: “Il postulato del cetriolo”.
Cosa non farebbe Garlaschelli per concludere frettolosamente e arbitrariamente che la Sindone sia falsa! D’altronde ha spiegato già da tempo come e per chi lavora:
“Il chimico italiano ha beneficiato dei finanziamenti di un'associazione di atei e agnostici (Il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, ndr). Ma sottolinea che ciò non inficia le conclusioni: «Il denaro non ha odore. Quello che è stato fatto è stato fatto scientificamente. Se la Chiesa (cattolica) vorrà in futuro finanziarmi, sono il suo uomo», ha aggiunto Garlaschelli”. 
Sono passati quasi nove anni da questa sconcertante ma sincera affermazione e se Garlaschelli continua a sostenere che la Sindone sia falsa, vuol dire che dall’altra parte non ha trovato nessuno disposto a finanziarlo.
Emanuela Marinelli
Sindone: inaffidabile lo studio che definisce false alcune macchie di sangue
La prof.ssa Marinelli, sindonologa di fama mondiale: la ricerca non ha rigore scientifico. Gruppi ideologici investono denaro in ricerche e indagini preconfezionate per dimostrare la falsità del Sacro Telo
Federico Piana - Città del Vaticano

La notizia ha fatto il giro del mondo. Metà delle macchie di sangue impresse sulla sindone non sarebbero compatibili con la postura di un uomo crocifisso ed altre addirittura non troverebbero riscontro di posizione sia sulla croce sia sul sepolcro. Apparentemente una bomba, con un pedigree di tutto rispetto: la firma dell’Università di Liverpool che ha pubblicato lo studio sul Journal of Forensic Sciences. I due ricercatori autori del lavoro, Matteo Borrini dello stesso ateneo e Luigi Garlaschelli del Comitato Italiano per il Controllo sulle Pseudoscienze, hanno provato a simulare con un manichino posizionato su un telo la fuoriuscita di sangue: i risultati non avrebbero dato le stesse evidenze della Sindone. A quel punto sono fioccati i titoli dei media di tutto il globo: metà delle macchie di sangue non sono vere.

Indagine non credibile: non c’è nulla di rigorosamente scientifico
Arrivata all’orecchio della professoressa Emanuela Marinelli, sindonologa di fama mondiale, la ‘bomba’ non l’ha fatta sobbalzare dalla sedia. Anzi. Al telefono non pare turbata, indignata sì. “Ha letto l’abstract della ricerca? Di scientifico non c’è nulla. Ma le sembra un criterio scientifico prendere un manichino di quelli che si usano per i vestiti delle vetrine dei negozi e con una spugna imbevuta di sangue artificiale fissata su un pezzo di legno premere sul lato destro del fantoccio per vedere dove cadono i rivoli di sangue? Questa roba non ha il rigore di altre indagini come quelle realizzate ormai quarant’anni fa su cadaveri di uomini morti per emopericardio (come presumibilmente Gesù ndr), posizionati in verticale e punti con un bisturi fra la quinta e la sesta costala, come fece la lancia del soldato romano. Prove che ebbero risultati diversi da quelli di Borrini e Garlaschelli” snocciola tutta d’un fiato la professoressa.

Gruppi ideologici finanziano ricerche pseudo-scientifiche per dire che la Sindone è falsa
Allora, viene da chiedersi come mai un’istituzione del calibro della Liverpool University abbia deciso di validare e rendere pubblica una ricerca che presenta più di qualche dubbio metodologico fondamentale in grado di minarne la credibilità. La risposta della Marinelli è tranchant. Ed apre la finestra su un altro scenario, più cupo: per tentare di avvalorare la tesi che la Sindone sia falsa, gruppi ideologici finanziano senza risparmio ricerche preconcette, precostruite a tavolino :“Basta pagare e le ricerche si fanno- spiega la Marinelli-. E si trova pure chi te le pubblica. E’ innegabile che dietro ad alcune di esse si nascondono gruppi che vogliono far credere che la Sindone sia un falso storico. Un esempio per tutti: esiste un bel documentario che si chiama ‘La notte della Sindone’. Bene, questo documentario non è stato mai trasmesso dalla Rai perché contiene un’affermazione che forse a qualcuno non piace. E questa affermazione è rappresentata da una lettera su carta intestata della Curia di Torino che il cardinale Anastasio Ballestrero, all’epoca custode della Sindone, inviò al sul consulente scientifico, l’ingegner Luigi Gonella, con la quale sosteneva con decisione che nella faccenda della datazione del carbonio 14 (poi confutata da diverse ricerche successive ndr), c’era stato lo zampino della massoneria che voleva a tutti i costi dimostrare che la Sindone fosse di epoca medievale”. Insomma, c’è un fastidio nei confronti di una “Sindone vera da parte di chi vuole negare non solo Cristo ma anche la sua resurrezione”. Come diceva il cardinale Giacomo Biffi: per un cattolico, scoprire che la Sindone sia falsa non cambia nulla. Tutto cambia, invece, per un ateo. E forse di questo ha paura chi si affanna a volerne dimostrare a tutti i costi la falsità.

Ascolta l'intervista alla prof.ssa Marinelli
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2018/7/17/14/134535950_F134535950.mp3