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Et in umbra alarum tuarum sperabo, donec transeat iniquitas. Alienati sunt peccatores a vulva, erraverunt ab utero: locuti sunt falsa. Ad nihilum devenient tamquam aqua decurrens. Laetabitur iustus cum viderit vindictam (Sal 56, 2; 57, 4.11).
Un barcone alla deriva: ecco che cosa sembra l’attuale dirigenza della Chiesa Cattolica. Potrebbe sembrare un giudizio temerario e irrispettoso, ma avremo pur il diritto di esprimere lo sgomento provocato da certe dichiarazioni pontificie o episcopali che ormai da anni spingono ossessivamente nella stessa direzione: una sistematica demolizione della morale cristiana e una resa incondizionata all’agenda della tirannia mondialista. Non riusciamo più a riconoscere i nostri Pastori, ma abbiamo davanti agli occhi il tipico comportamento dei mercenari, che non solo si astengono dal respingere il lupo, ma gli spalancano le porte dell’ovile. Su questioni non negoziabili, come la vita e la famiglia, tacciono o insegnano l’errore; su quesiti opinabili, come il modo di gestire un fenomeno migratorio palesemente artificiale, sono di un’intransigenza che sconfina nell’assurdo e ignora totalmente il solco sempre più profondo che si sta scavando tra loro e una popolazione ormai esasperata che li detesta. Sono come serpenti sordi che non odono la voce dell’incantatore (cf. Sal 57, 5-6); la loro pervicacia ideologica li accieca privandoli di ogni buon senso.
Ora, di fronte a tale inaudita situazione, si fa sempre più forte e diffusa la tentazione di fuggire su piccole scialuppe di salvataggio che ognuno si fabbrica o sceglie in base al proprio giudizio privato. Ma già agli inizi di questo sito scrivevo: se nella tempesta la nave è in pericolo, che ne sarà di barchette improvvisate? Illusori tentativi di mettersi autonomamente in salvo, oltretutto, possono tradire una mancanza di fede nell’indefettibilità della Chiesa e nell’infinita potenza del suo Sposo. I loro risultati visibili, peraltro, ne confermano la pericolosità: nel mondo della resistenza cattolica par di assistere a una sorta di gara al più ortodosso e tradizionalista, ci si affibbia a vicenda sentenze di eresia, si frantumano le forze in mille rivoli e mille obbedienze… Come non vedere in certe vicende la tipica opera del divisore, che nella sua astuzia soffia sul fuoco di uno sdegno pur giusto per fuorviare anche quanti non riesce a pervertire nel modo ordinario? Ma chi gli dà appigli con la propria superbia e insubordinazione è responsabile del proprio sbandamento.
L’alternativa non è certamente una supina sottomissione a cattive guide in nome di un’obbedienza mal compresa: è non solo consentito, ma doveroso resistere a ordini o insegnamenti palesemente contrari alla legge divina; è altresì del tutto lecito rifiutare il proprio assenso a indicazioni pratiche che siano mero frutto di opinioni umane, anziché rigorosa applicazione di norme morali oggettive. Per passare però dalla legittima resistenza ai superiori alla loro pubblica riprensione, bisogna essere insigniti di un’autorità proporzionata; ignorare questo può portare a sovvertire la costituzione divina della Chiesa, dissolvendo nei fatti l’ordine che il suo Fondatore le ha impresso e finendo col fare peggio di quelli che si vuol criticare. Se coloro che potrebbero – e dovrebbero – intervenire, specie ai livelli più alti, finora non si sono mossi nel senso di una correzione formale, è perché questo potrebbe provocare uno scisma. È pur vero che uno scisma latente è già in atto, dato che numerosi membri della gerarchia sostengono posizioni manifestamente eretiche e che, di conseguenza, non sono più nella Chiesa né sono in comunione con noi; ma la storia insegna che uno scisma dichiarato è una situazione da cui non si saprebbe né se, né come né quando si uscirebbe. Qualcuno è pronto a prendersi una responsabilità del genere davanti a Dio?
Che fare, allora? Anzitutto, smettere di agitarsi, perché lo Spirito Santo rifugge l’agitazione umana, che spesso traveste di nobili ragioni lo spirito di superbia e di disobbedienza. Poi, chiedere a Lui di sostenerci e guidarci in questa tempesta, senza lasciare la barca di Pietro. Se ai comandi ci sono degli impostori che la vogliono trasformare in qualcos’altro per renderla funzionale al nuovo ordine mondiale, questo non ci lascia certo tranquilli, ma sappiamo bene di non essere chiamati a salvarla: un Salvatore c’è già, anche se dorme. L’importante è che ognuno di noi stia saldo al posto in cui il Signore lo ha messo facendo il proprio dovere giorno per giorno, con umiltà e fiducia in Dio, fino a che il nostro adorabile Gesù non si svegli: allora sarà Lui a ristabilire l’ordine – e i giusti se ne rallegreranno (Laetabitur iustus cum viderit vindictam). Gli empi e increduli che stanno abusando del loro ruolo nella Chiesa non addiverranno a nulla: sono come acqua che scorre via (Ad nihilum devenient tamquam aqua decurrens). Dicendo falsità, essi si sono separati dal grembo della Chiesa che li ha partoriti ed errano lontano dal suo seno (Alienati sunt peccatores a vulva, erraverunt ab utero: locuti sunt falsa).
Ma a noi, per pura grazia, è riservato ben altro, se non lo mettiamo in pericolo con un insensato orgoglio e una malsana impazienza: all’ombra delle ali del Signore, possiamo bearci nella speranza che non delude, finché non sia passato questo regime iniquo (Et in umbra alarum tuarum sperabo, donec transeat iniquitas). Non è certo una forma di egoistico quietismo: Dio solo sa quanto ci costi sopportare questa situazione e resistervi; dobbiamo nondimeno sforzarci di non trascurare alcuna opportunità di convincere i vacillanti e di riportare sulla retta via quanti sono disposti a ravvedersi. Ma – vi supplico – non uscite dall’ovile santo, che è l’unica arca di salvezza. Quelli che ne occupano abusivamente i posti di responsabilità, se non si convertono, saranno spazzati via per mano di quegli stessi islamici che tanto amano e difendono. A noi, invece, nessuno può togliere la fede e la grazia, se non siamo noi stessi a volerlo; se altri si lasciano fuorviare, è perché non cercano effettivamente la verità, ma acconsentono alla menzogna o accettano l’ambiguità (cf. 2 Ts 2, 10-12).
Non intendo spingervi a una vana autoconferma né a perniciosi sentimenti di autocompiacimento o tantomeno di autoesaltazione, ma vorrei soltanto – se Dio me lo consente – rinfrancarvi l’animo e aiutarvi a scacciare lo sconforto: pensate ai meriti che il Signore ci permette di acquisire in questa prova così inedita. Una volta superata, la ricompensa e la gioia saran proporzionate alla sua durezza. Perciò non perdetevi d’animo, ma adorate la divina Provvidenza nei Suoi disegni di imperscrutabile sapienza: in questo pontificato sta uscendo tutto il marcio che prima, nella Chiesa, si mimetizzava; le maschere stanno cadendo ad una ad una e i traditori, nell’illusione di una vittoria vicina, stan venendo allo scoperto. Non lasciatevi togliere la pace dalle loro manifestazioni di empietà: non ne vale la pena; dovremmo piuttosto compatirli, se pensassimo al castigo che li attende. E poi, amici miei, ci rendiamo conto fino a che punto Dio ci ha preservati da questa deriva che tanto ci disgusta negli altri e nella quale, senza una grazia speciale, saremmo immersi anche noi?
Possiamo forse metterci al posto dell’unico Giudice, attentando alla Sua maestà e inaridendo così la fede nella signoria di Cristo, la speranza nei Suoi disegni e la carità verso il prossimo bisognoso di correzione? Continuiamo piuttosto a pregare e offrire perché il Signore accorci i tempi e, in un modo o in un altro, ponga fine alla prova. Ci vorrebbe un’anima disposta (ma esclusivamente per esplicita chiamata divina e con il consenso di un buon padre spirituale) a offrirsi vittima perché cessi questo regime nella Chiesa, atto che attirerebbe su di essa croci e sofferenze non prevedibili. E se invece, più semplicemente, il tiranno accettasse finalmente di farsi da parte, se davvero non si sente papa, come ha di recente dichiarato a un giovane che era lì per servirgli la Messa? Altrimenti, Dio dovrebbe atterrarlo con un miracolo che lo convincesse della sua incredulità e lo costringesse a convertirsi. In ogni caso, la potenza divina non ha limiti, per chi crede.
Ma voi, diletti, ricordatevi dei fatti predetti dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo, che vi dicevano: «Nell’ultimo tempo vi saranno impostori che si comporteranno secondo i loro desideri di empi». Questi sono quelli che si separano, fermi al piano umano, privi dello Spirito. Ma voi, diletti, edificandovi sopra la vostra santissima fede, pregando nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. Gli uni redarguiteli se sono colpevoli, gli altri salvateli strappandoli dal fuoco, altri ancora compatiteli con timore, aborrendo perfino la veste contaminata dalla loro carne. A Colui che ha il potere di custodirvi da ogni caduta e di collocarvi immacolati al cospetto della sua gloria nell’esultanza, all’unico Dio nostro salvatore, mediante Gesù Cristo nostro Signore, sia gloria, grandezza, forza e potestà, prima di ogni tempo, ora e per tutti i secoli. Amen! (Gd 17-25).
Pubblicato da Elia
http://lascuredielia.blogspot.com/2018/07/keep-calm-et-in-umbra-alarum-tuarum.html
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