L’arcivescovo di Paderborn Hans-Joseph Becker ha affermato che i protestanti sposati con cattolici potrebbero ricevere l’Eucarestia in seguito a un periodo di discernimento. Una fuga in avanti e un tentativo di far trovare Roma e il resto della Conferenza episcopale tedesca di fronte a un fatto compiuto.
Se saranno confermate le notizie che un giornale locale ha riportato da Paderborn la questione dell’intercomunione fra cattolici e protestanti ha compiuto un salto ulteriore di serietà verso una crisi di grande gravità, e che difficilmente Roma potrà ignorare o fingere di ignorare. Secondo il Westfalenblatt l’arcivescovo Hans-Joseph Becker di Paderborn avrebbe affermato che i protestanti sposati con cattolici potrebbero ricevere l’Eucarestia, a certe condizioni, e in seguito a un periodo di discernimento, caso per caso. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla regola delle noticine di “Amoris Laetitia”;, ma dall’effetto dirompente per quel che riguarda la disciplina dei sacramenti – e il loro significato.
Le dichiarazioni del presule, confermate dalla diocesi, che però si è affrettata a precisare che si continuerà ad applicare il codice di diritto canonico, sembrano una fuga in avanti, e un tentativo di far trovare Roma e il resto della Conferenza episcopale di fronte a un fatto compiuto.
E certamente questa nuova presa di posizione è stata aiutata dalla pubblicazione sul sito della Conferenza episcopale tedesca, ma senza nessuna firma o attribuzione di paternità, del discusso sussidio pastorale, che dovrebbe fungere da orientamento ai presuli, e come materia di studio, in attesa che in autunno l’assemblea dei vescovi torni a discutere del problema. “Camminare con Cristo, trovare unità. Matrimoni inter-denominazionali e condivisione dell’Eucarestia” si intitola il documento, contestato, oltre che cardinali di peso, come Mueller, Brandmueller, Ejik e Woelki, anche da sei vescovi che avevano scritto a Roma, alla Congregazione per la Dottrina della Fede, chiedendo un chiarimento.
La risposta della Congregazione – una lettera inviata il 25 maggio scorso dal prefetto, Luis Ladaria Ferrer, con il consenso esplicito del Pontefice – sembrava aver bloccato l’iniziativa. Nel documento, pur elogiando lo zelo ecumenico, si affermava che il sussidio “non era maturo per essere pubblicato” perché “la questione dell’ammissione alla comunione di cristiani evangelici in matrimoni interconfessionali è un tema che tocca la fede della Chiesa”, ha degli effetti “sui rapporti ecumenici con altre Chiese e altre comunità ecclesiali che non sono da sottovalutare”.
Ma – aggiungeva Ladaria Ferrer – si riteneva “opportuno lasciare al vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una “’grave necessità incombente’”. La grave necessità incombente fino ad oggi è stata interpretata come un reale pericolo per l’esistenza della persona che chiedeva di comunicarsi. Nell’accezione ampia e comoda della Conferenza episcopale tedesca la grave necessità incombente si applicherebbe alle relazioni coniugali: come se il matrimonio potesse essere messo a rischio se il coniuge protestante non può ricevere l’eucarestia cattolica.
La risposta del Pontefice, sul volo che lo riportava a Roma da Ginevra il 21 giugno, non aiutava certo a fare chiarezza. Ricordava che il Codice dice che “il vescovo della Chiesa particolare deve gestire la cosa”, ma i vescovi tedeschi “poiché avevano visto che il caso non era chiaro, e anche che alcuni sacerdoti facevano cose non d’accordo con il vescovo, hanno voluto studiare questo tema”. Si trattava – ha aggiunto – di un “documento restrittivo”, ma è stato fatto “per la Chiesa locale: non quella particolare”, cioè per la Conferenza Episcopale tedesca. “E lì – ha detto il Papa - c’è un problema, perché il Codice non prevede questo. Prevede la competenza del vescovo diocesano, ma non della Conferenza episcopale”.
E non ci sembra azzardato affermare che le dichiarazioni dell’arcivescovo Becker vadano in questa direzione; cioè cerchino di sfruttare l’escamotage della responsabilità pastorale nella diocesi per iniziare una pratica che piano piano…
Secondo il Westenfalenblatt, l’arcivescovo avrebbe detto al suo Consiglio presbiteriale lo scorso 27 giugno che il documento pubblicato come un sussidio pastorale è da considerare una “guida pastorale”. Per questo – ha detto l’arcivescovo al giornale tedesco – “ho affermato che i pastori dell’Arcidiocesi di Paderborn si familiarizzeranno intensivamente con le linee guida e agiranno in spirito di responsabilità pastorale”. Ma, ha voluto aggiungere, per alleggerire la gravità delle sue dichiarazioni, non siamo di fronte a un “permesso generale” a ricevere la comunione cattolica. Nelle parole del vescovo i matrimoni misti costituiscono una forma di “unità di denominazioni”, e di conseguenza i due sposi, già uniti dal battesimo, sono ancora più uniti da un punto di vista cristiano. Allora “si tratta di arrivare a una decisione di coscienza responsabile”. Non si capisce però come si possa ricevere l’eucarestia senza condividere la fede cattolica; né perché il coniuge che ha tanto desiderio di ricevere la stessa Eucarestia del suo partner non voglia compiere un passo decisivo in questo senso. Ma su questo punto l’arcivescovo non ha offerto lumi…
Marco Tosatti
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