Pontida, Salvini giura dal palco col rosario fatto da una nigeriana
Salvini fa giurare i leghisti dal palco. In mano il rosario che porta con sé: "È stato confezionato da una donna sfruttata, da una di quelle donne illuse che in Italia c'era il Bengodi"
Salvini fa giurare i leghisti dal palco. In mano il rosario che porta con sé: "È stato confezionato da una donna sfruttata, da una di quelle donne illuse che in Italia c'era il Bengodi"
Dal palco di Pontida Salvini chiede ai leghisti un giuramento. E lo fa mostrando, ancora una volta, il rosario che già aveva estratto in piazza Duomo a Milano pochi giorni prima delle elezioni di marzo.
Dopo un'ora di discorso tra famiglie omosessuali, Europa, immigrazione e "Lega delle Leghe", Salvini ha mostrato alla folla accorsa sul tradizionale pratone e ne ha spiegato l'origine. "Questo rosario -ha detto - è stato confezionato da una donna sfruttata, da una di quelle donne illuse che in Italia c'era il Bengodi. Era una donna nigeriana, ma poteva essere italiana o di qualsiasi altra nazionalità". In pochi, forse, si sarebbero aspettati che quel braccialetto avesse una simile origine. Ma il leader della Lega, dal canto suo, l'ha preso come spunto per giurare che "da ministro farò di tutto per meritare un pizzico del sostegno, vostro e altrui, affinché ciascuno possa nascere, crescere, andare a scuola, curarsi, lavorare e veder nascere i propri figli nel suo Paese, senza essere sradicato e mandato dall'altra parte del mondo. Ognuno felice e orgoglioso del suo paese".
È la risposta leghista all'immigrazione di massa. La via che Salvini ha rivendicato essere scritta nero su bianco nel catechismo della Chiesa cattolica: ognuno ha diritto di crescere bene nel proprio Paese senza dover necessariamente fuggire e "accoglieremo chi fugge dalle guerre, gli altri no". È il "diritto a non migrare" di Benedetto XVI.
Ecco. Benedetto XVI, uno dei personaggi più volte citati dal leghista nei suoi discorsi. Ma oggi, dal palco di Pontida, il segretario ha fatto ricorso a un largo pantheon di personaggi che, a suo dire, possono ispirare il suo movimento di lotta e di governo. Salvini ha citato Simone Weil, Rosario Livatino, Olivetti e, ovviamente, l'immancabile Miglio. Di Simone Weil ("non accusabile di populismo, sovranismo, fascismo, razzismo, nazismo o... marzianismo come accusano noi ogni giorno") il leghista ha ricordato quando scriveva che "è criminale ciò che ha come effetto quello di sradicare un essere umano". Non sono mancati poi ringraziamenti a Rosario Livatino, "un giudice integro, onesto, coraggioso, che - ha sottolineato Salvini - non andava in tv, non faceva interviste sui giornali, non ha fatto milioni di euro grazie all'antimafia delle parole"
L'incontro di Pontida è stato per Salvini anche l'occasione per lanciare la "Lega delle Leghe". Ovvero un movimento europeo che unisca i partiti che vogliono combattere contro le elites. Ed è sull'onda di questa "liberazione" europea che, rosario in mano, il ministro dell'Interno ha aizzato la folla: "Questo lo porto nel cuore perchè mi è stato donato da un parroco e confezionato da donna di strada nigeriana. Avete voglia - ha detto - di giurare di non mollare finché non avremo liberato i popoli di questa Europa?", rilanciando più volte la domanda: "Giurate o no?". E la risposta, convinta ed entusiasta del suo popolo, non si è fatta attendere.
Claudio Cartaldo
Dal palco di Pontida Salvini chiede ai leghisti un giuramento. E lo fa mostrando, ancora una volta, il rosario che già aveva estratto in piazza Duomo a Milano pochi giorni prima delle elezioni di marzo.
Dopo un'ora di discorso tra famiglie omosessuali, Europa, immigrazione e "Lega delle Leghe", Salvini ha mostrato alla folla accorsa sul tradizionale pratone e ne ha spiegato l'origine. "Questo rosario -ha detto - è stato confezionato da una donna sfruttata, da una di quelle donne illuse che in Italia c'era il Bengodi. Era una donna nigeriana, ma poteva essere italiana o di qualsiasi altra nazionalità". In pochi, forse, si sarebbero aspettati che quel braccialetto avesse una simile origine. Ma il leader della Lega, dal canto suo, l'ha preso come spunto per giurare che "da ministro farò di tutto per meritare un pizzico del sostegno, vostro e altrui, affinché ciascuno possa nascere, crescere, andare a scuola, curarsi, lavorare e veder nascere i propri figli nel suo Paese, senza essere sradicato e mandato dall'altra parte del mondo. Ognuno felice e orgoglioso del suo paese".
È la risposta leghista all'immigrazione di massa. La via che Salvini ha rivendicato essere scritta nero su bianco nel catechismo della Chiesa cattolica: ognuno ha diritto di crescere bene nel proprio Paese senza dover necessariamente fuggire e "accoglieremo chi fugge dalle guerre, gli altri no". È il "diritto a non migrare" di Benedetto XVI.
Ecco. Benedetto XVI, uno dei personaggi più volte citati dal leghista nei suoi discorsi. Ma oggi, dal palco di Pontida, il segretario ha fatto ricorso a un largo pantheon di personaggi che, a suo dire, possono ispirare il suo movimento di lotta e di governo. Salvini ha citato Simone Weil, Rosario Livatino, Olivetti e, ovviamente, l'immancabile Miglio. Di Simone Weil ("non accusabile di populismo, sovranismo, fascismo, razzismo, nazismo o... marzianismo come accusano noi ogni giorno") il leghista ha ricordato quando scriveva che "è criminale ciò che ha come effetto quello di sradicare un essere umano". Non sono mancati poi ringraziamenti a Rosario Livatino, "un giudice integro, onesto, coraggioso, che - ha sottolineato Salvini - non andava in tv, non faceva interviste sui giornali, non ha fatto milioni di euro grazie all'antimafia delle parole"
L'incontro di Pontida è stato per Salvini anche l'occasione per lanciare la "Lega delle Leghe". Ovvero un movimento europeo che unisca i partiti che vogliono combattere contro le elites. Ed è sull'onda di questa "liberazione" europea che, rosario in mano, il ministro dell'Interno ha aizzato la folla: "Questo lo porto nel cuore perchè mi è stato donato da un parroco e confezionato da donna di strada nigeriana. Avete voglia - ha detto - di giurare di non mollare finché non avremo liberato i popoli di questa Europa?", rilanciando più volte la domanda: "Giurate o no?". E la risposta, convinta ed entusiasta del suo popolo, non si è fatta attendere.
Claudio Cartaldo
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