ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 14 agosto 2018

Peggiore della esasperante banalità




Tutti esaltati e inebriati per una frase come come “Giovani, perseguite i vostri sogni”.
Apparentemente, sembrerebbe che il problema sia la esasperante banalità del concetto, che starebbe molto meglio in bocca a un cantautore anni Settanta o nella scena finale di un film dei fratelli Vanzina (per far finta che il film possa avere una valore almeno alla fine…).
In realtà, questa frase reca di per sé un messaggio peggiore della esasperante banalità.
Diciamoci la verità fino in fondo, con totale onestà: questa frase tanto bella e “populista” (questo sì che è populismo, nessuno se ne accorge?), che di primo impatto piace a tutti, chi la direbbe, veramente, al proprio figlio? Almeno, se prima non abbia ben capito quali siano i sogni del proprio figlio. Chi di noi la consiglierebbe senza ovvero indagare prima e invitare al discernimento?

Inseguire i sogni? La vita non è un sogno, la vita è drammaticamente reale: è combattimento, dolore, sforzo quotidiano, fallimento; è anche soddisfazione e gioia, ma la gioia – che è già rara, al di là delle chiacchiere di questa società corrotta e corrompente – raramente viene dai sogni, che sono poi quasi sempre irrealizzati, alla fine della fiera. E quelli realizzati, erano veramente degni di essere perseguiti?
Non ci accorgiamo che una delle cause fondamentali del cosiddetto “disagio giovanile” odierno risiede proprio nella inevitabile presa di coscienza della impossibilità della realizzazione dei propri sogni? E il “disagio giovanile” non sta forse alla base della distruzione della nostra gioventù, che ripiega nel sesso senza regole e limiti, nella droga, nel tribalismo, nella violenza gratuita, nell’imitazione dei modelli idioti imposti in ogni modo e in ogni campo dai Media?
Quali dovrebbero essere questi sogni da perseguire? Lo vogliamo specificare con dovuta attenzione e precisione?
Attenzione: non sto dicendo che non bisogna sognare. Io stesso sono ancora un sognatore, alla mia non più tenera età. Sto dicendo che si dovrebbe insegnare la Verità, non il sogno.
O almeno un sogno che sia portatore di Verità. Si dovrebbe dare senso alla dura realtà della vita, non insegnare a cadere nel mito della propria realizzazione (perché è ovvio che ognuno questo sogna).
Realizzare i propri sogni, infatti, significa realizzare se stessi. Ma realizzare se stessi è il mito di questa società, ormai cadaverica. E’ uno dei tanti miti dissolutori della Rivoluzione gnostica ed egualitaria.
E se anche proprio si volesse sospingere a seguire i sogni, almeno occorrerebbe definire i confini precisi di questo invito: questo equivoco invito dovrebbe essere esposto mettendo anzitutto la Verità e il Bene come unico faro e confine, la Carità come condizione ineliminabile, la disposizione al sacrificio, al dolore, al perdono, alla lotta come cibo quotidiano, la consapevolezza della quasi certa disillusione e quindi la forza per accettarla e per accettare se stessi e i propri limiti come condizione finale.

Senza tutto questo, invitare i giovani a seguire i propri sogni, significa invitarli al fallimento. Si fa bella figura, certo: tutti i media celebrano, folle osannanti di giovani inconsapevoli portati dai noti movimenti religiosi odierni a fare festa a Roma prima di ferragosto cantano e ballano nelle notti delle estati romane… Ma noi non possiamo non chiederci se del destino di ogni singolo giovane presente al Circo Massimo (e di tutti quelli non presenti) ci si preoccupi veramente. E se veramente ogni singolo giovane sia tornato a casa accresciuto nella fede, nella carità, illuminato della Verità.
Nella società passata (in tutte, non solo in quella cristiana), ai giovani non venivano offerti sogni. Veniva offerta la ricerca del valore, dell’onore, del sacrificio; venivano dati ideali supremi per cui vivere e morire. Veniva data una Legge in cui incastonare la proprio esistenza.
Poi, all’interno di tutto questo, si poteva – anzi, forse, si doveva – sognare, in quanto il sogno – ma non il miraggio – è realtà voluta da Dio per infondere entusiasmo di vita e capacità d’azione.
La società cristiana passata produceva santi, cavalieri, e anche contadini e lavoratori forti e sereni dentro.
Produceva donne d’acciaio, adatte a crescere uomini forti e altre donne d’acciaio, per affrontare la durezza della vita, e anche per saper vivere un sogno legittimo e giusto.
La società del sogno… produce, nel migliore dei casi, una gioventù debole e finta data in pasto ai signori del mondo, nel peggiore, debosciati, drogati o anime perdute.
Non ci piace sentire questo? Non è vero?
Beh… I fatti parlano intorno a noi. In maniera inequivocabile e da troppo tempo ormai. E solo chi si fa colpevolmente cieco può non vedere.
In tutto il Vangelo, anzi, in tutto il Nuovo Testamento, anzi, in tutto l’insegnamento della Chiesa Cattolica dei primi 19 secoli, non v’è un solo invito a sognare. Ma vi è l’insegnamento costante per come affrontare la realtà della vita e meritare la vita eterna.
Ci sarà una ragione, per cui Gesù Cristo Dio e tutti i suoi servi di tutti i tempi non lo hanno fatto.


0 santosvaldo 3
Sant'Osvaldo di Northumbria, re e martire: un santo poco attuale?

È piuttosto curioso il fatto che oggi molte persone provino una analoga sensazione d’inquietudine e quasi d’irrealtà, senza bisogno di fare ricorso a romanzi o telefilm di fantascienza, semplicemente perché il mondo sta cambiando troppo in fretta, e non in meglio: in pochi decenni è diventato pressoché irriconoscibile, non solo e non tanto in senso materiale, ma sotto l’aspetto culturale e morale, sicché le persone che hanno più di cinquant’anni hanno la sensazione di non capir più nulla, di essere superate dal progresso e relegate in un limbo da cui possono solo osservare, sgomente e impotenti, la dissoluzione di tutto ciò che è stato loro insegnato, che hanno creduto e che ha rappresentato per loro una ragione di vita. È ciò che il sociologo Alvin Toffler ha definito, efficacemente, loshock del futuro: la difficoltà sempre più grande, per le persone, di tener dietro alla corsa del progresso tecnologico e del mutamento complessivo degli stili di vita, dei principi e dei valori. Non è una bella sensazione e non è un bel modo d’invecchiare: le persone di una certa età, che hanno lavorato e affrontato i loro sacrifici nel corso della loro vita, proprio quando si aspettavano di poter godere in pace la pensione, si trovano sottoposte allo stress di doversi adattare, con fatica sempre più improba, a un sistema di vita nel quale non si riconoscono e che a sua volta non le riconoscere, né sa che farsene di loro. C’è di che impazzire o cadere in uno stato di profonda depressione, e infatti queste sono possibilità che si verificano di frequente. Facciano l’esempio di un pensionato della piccola borghesia impoverita dalla crisi. Ha lavorato una vita intera per comprarsi l’appartamento, con la prospettiva di vivere in pace i suoi ultimi anni, e adesso, dopo venti o trent’anni, non ha ancora finito di pagare il mutuo, e si accorge che la pensione non gli basta più per vivere, è ridotto letteralmente alla fame. Intanto, nel corso di una generazione, il condominio di periferia in cui vive si è riempito di stranieri: su trenta famiglie, venticinque sono di nigeriani, ivoriani, senegalesi, cinesi e bengalesi. È vessato in casa, quasi non può uscire per i comportamenti incivili dei suoi nuovi vicini: gli parcheggiano le macchine davanti al suo garage; fanno pipì nel giardino interno e schiamazzano la notte; le prostitute stazionano lungo la via o ricevono i clienti in casa, con un continuo andirivieni di ospiti sgraditi. Rumori e odori insopportabili gli rendono la vita impossibile; alla moglie hanno scippato la borsa e la collana tre volte, e una volta è finita all’ospedale per le fratture dovute alla caduta. Il parroco predica l’accoglienza, il sindaco è impotente, i poliziotti non si fanno vedere e hanno le loro ragioni: se arrestano uno spacciatore o un protettore, oltre a rischiare una coltellata, rischiano pure di essere incriminati dal solito magistrato di sinistra, che sta sempre dalla parte del più debole, cioè… lo spacciatore e il protettore.

0 GALLERY paglia pannella
Marco Pannella con Vincenzo Paglia.

Nel caso delle persone religiose, lo shock è stato, se possibile, ancor più forte. Prendiamo il caso di quello stesso pensionato, al quale i politici di sinistra, gli intellettuali progressisti e ora anche la neochiesa di Bergoglio dicono che è dovere cristiano accogliere i “fratelli” meno fortunati (meno fortunati di lui?) e spezzare il pane della solidarietà e della condivisione. Tanto, a loro non costa nulla: Boldrini, Grasso, Martina e Renzi non abitano in quei quartieri, in quei condomini degradati; tanto meno ci abitano i sedicenti vescovi di strada, i Paglia, i Galantino, i Bassetti; e a Casa Santa Marta, quanti negri abitano? E non c’è solo questo; è tutto, ma proprio tutto, che non va. A quel brav’uomo, da bambino, hanno insegnato che c’è una sola religione vera, la sua: ora ode i più alti esponenti del clero, alla televisione, e il suo stesso parroco, a Messa, parlare come se fossero tutte vere e non ci fosse differenza alcuna, tanto Dio non è cattolico. Gli hanno insegnato che il peccato si combatte con la Grazia, ma ora pare che possano far la Comunione anche i pubblici peccatori, e perfino i non cattolici. Gli hanno insegnato che Lutero ha provocato uno scisma e affermato come verità una serie di gravissime eresie, prima fra tutte la negazione del libero arbitrio: ma ora ode che il papa va a celebrare con loro, dice che Lutero aveva ragione e il Vaticano emette un francobollo per commemorare il lieto evento della Riforma. Gli hanno insegnato che il divorzio, l’aborto, l’eutanasia e la sodomia sono peccati mortali: ma ora sente che molti, nel neoclero, non li considerano più tali, e ci sono perfino dei preti che si proclamano gay in chiesa, o che si sposano con un uomo e celebrano l’amore che li lega al loro marito. Da sempre era abbonato a Famiglia Cristiana, come lo erano i suoi genitori, e talvolta comprava L’Avvenire: ora ha smesso perché ci trova solo politica, migranti, rampogne contro Salvini e il razzismo degli italiani, mentre l’occhio nero di un’atleta di colore, che peraltro non c’entra col razzismo, spinge Marco Tarquinio a titolare Vergogniamoci, e silenzio sui 700 reati al giorno che commettono gli immigrati, quasi sempre ai danni di italiani: poveri pensionati come lui e come il tabaccaio sotto casa, sette rapine in pochi anni, alla fine ha dovuto chiudere. Un tempo trovava conforto nella Messa, nell’accostarsi al Sacrificio eucaristico e nell’ascoltare la Parola di Dio: ora non ci va più volentieri, anzi ha quasi smesso e, per dirla tutta, sta perdendo la fede. Il motivo è il suo parroco: giovane, capelli lunghi, mai vestito da prete fuori della chiesa, e, in chiesa, con la sciarpa arcobaleno sopra la veste. Le sue prediche sono la brutta copia degli editoriali di Famiglia Cristiana; la Comunione pretende di darla in mano, anche se il nostro pensionato vorrebbe riceverla in bocca; i canti “liturgici” paiono canzoni rock, l’abbigliamento di molti fedeli è da spiaggia, ma viene tollerato; le preghiere dei fedeli ruotano tutte intorno alla giustizia sociale, però nessuna si ricorda dei pensionati ridotti alla fame, come lui: ogni pensiero va ai migranti, ai rom, e naturalmente ai poveri gay, vittime di quel peccato spaventoso che è l’omofobia. La sera, infatti, la chiesa ospita le veglie di preghiera contro di esso; e il prete, per sottolineare il concetto, una volta, in piena Messa, ha fatto salire all’altare una copia di sodomiti sposati e felici, e li ha presentati ai fedeli esterrefatti come fulgido esempio di vero amore. Non può frequentare altre parrocchie, sono troppo lontane, sua moglie è malata, e poi la situazione non sarebbe molto diversa. Allora ha cercato di ripiegare sulla Messa in televisione, ma pure lì vede cose che non gli quadrano, senza contare che ha perso quasi l’unica occasione di uscir di casa in un giorno, e in un’ora, in cui l’assedio dei poco raccomandabili vicini si allenta un poco…

0 GALLERY PAPA FUMOSO
Il signor Bergoglio ha appena cambiato d’imperio il Catechismo della Chiesa cattolica, decidendo che la pena di morte è sbagliata sempre e comunque.

Queste cose ci vengono in mente ripensando alla vicenda di Sant’Osvaldo di Northumbria, caduto in battaglia contro i nemici del cristianesimo e quindi ucciso in odium fidei. Era un re, poteva regnare lasciando le cose come stavano: invece si mise interamente in gioco per amor di Cristo. Ma cosa direbbero di lui Paglia, Galantino, Kasper, De Kesel? Sant’Osvaldo è morto con la spada in mano: eh, che brutta cosa! I pagani, pardon, volevamo dire i non cristiani, vanno avvicinati con la dolcezza, con il dialogo, gettando ponti e non alzando muri. E il signor Bergoglio non ha appena cambiato d’imperio il Catechismo della Chiesa cattolica, decidendo che la pena di morte è sbagliata sempre e comunque? E non ha detto, il  signore argentino, che il terrorismo islamico semplicemente non esiste? E dunque, vedete bene che la maniera d’esser cristiani di un Sant’Osvaldo, oggi, per la neochiesa, non è credibile, non è moderna: non è in linea con lo spirito del Concilio. Forse, mille anni e quattrocento anni fa, poteva anche esser giusta; ma ora no. Ora abbiamo compreso il vero spirito del vangelo, che è, in fondo, lo spirito di Marco Pannella, come sostiene monsignor Paglia…
tratto da:

LA CHIESA DI SANT'OSVALDO

    XXXIII - Omaggio alle chiese natie: Sant’Osvaldo. La chiesa di Sant’Osvaldo di Northumbria sorge in un quartiere periferico della città ed equivaleva ad alludere al manicomio che vi era stato costruito fra il 1902 e il 1904 di Francesco Lamendola

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-cultura-delle-venezie/la-patria-del-friuli/6601-la-chiesa-di-ant-osvaldo
L’abisso che si accresce
Oggi molti, anzi, moltissimi, si sono accorti che Famiglia Cristiana è brutta e cattiva.
Io 25 anni or sono la chiamavo “Antifamiglia anticristiana”. Sapete perché? Perché 25 anni or sono diceva esattamente le stesse cose di oggi, rapportate a quei tempi.
Famiglia Cristiana è sempre stata la stessa. Siete voi che ora avete aperto gli occhi, mentre prima… non del tutto, vero?
Una prova fra mille? Negli anni Novanta il direttore don Zega (qualcuno se lo ricorda?) portò avanti ogni possibile innovazione eretica e a-morale nel campo morale (erano i tempi di Giovanni Paolo II…). Grandioso fu l’articolo nel quale il nostro don Zega… faceva capire la liceità della masturbazione.
Come dire… Nomen omen…
FC è sempre stata così: l’espressione dei vescovi italiani, almeno di quelli che comandano veramente e che scelgono i parroci, che hanno il compito della scristianizzazione “delle masse” e che mettono infallibilmente il giornale in vendita nelle loro chiese.
Ma il nodo del problema non è Famiglia Cristiana. Sono i vescovi. E chi li guida.
Oggi, lo vediamo ogni giorno. Anche per quanto riguarda il totale sostegno all’invasione dell’Italia (e quindi la ridicola e idiota guerra a Salvini), Famiglia Cristiana non fa altro che ripetere quanto dicono e fanno i vescovi, e chi li comanda.
E’ un esercito al servizio della dissoluzione, di cui Famiglia Cristiana è solo un piccolo ma rumoroso avamposto.
Qualche anno fa ho scritto spesso – per scuotere le coscienze – che la situazione della Chiesa è tale che può essere paragonata a un burrone i cui monti si allargano sempre di più. La quasi totalità delle persone sta sul monte della dissoluzione, magari pure pensando di stare al sicuro. Un “piccolo resto” sta sul monte della fedeltà e della Verità. Una marea di persone vuole ancora tentare di avere un piede su un monte e uno sull’altro (come ha fatto finora per tutta la vita, facilitata dai pontificati – proprio in tal maniera strutturati – di Wojtyla e Ratzinger): ma infallibilmente, se non salta sul monte giusto, cadrà nell’abisso (o salterà su quello della dissoluzione).
Intanto, però… dite la verità! Come vi sentite coi piedi, oggi?
Lo vedete quello che accade ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, in tutti i campi? Lo vedete quello che fanno e dicono i preti e i loro capi, in tutti i campi? Dai banchetti in chiesa alle scomuniche a chi si oppone all’invasione? Dalle messe vestiti da clown fino alla celebrazione di “matrimoni” tra omosessuali? Dalle sfilate pubbliche a sostegno della peggior Sinistra fino alle aperture all’eutanasia e quant’altro?
Il monte della dissoluzione si allontana a velocità spaventosa, ogni giorno di più. Restare su quel monte, credendo di essere bravi perché scrupolosi, è facilitare la vittoria di satana.
Il demonio, chi non può prendere con i piaceri e le ricchezze della vita… lo prende con lo scrupolo. E ci cascano anche i migliori. Anzi, forse soprattutto i migliori (proprio perché insensibili ai piaceri e alla ricchezze della vita…).
A volte… quasi quasi mi chiedo chi, in questa società di oggi… sia colui che abbia capito fino in fondo quello che sta accadendo. Il santo secondo i parametri classici di sempre? Forse, i giorni del caos totale e irrefrenabile sono i giorni dei santi guerrieri e martiri. Non solo la Controriforma è bella che finita da molto, ma il suo spirito ha lasciato oggi macerie pesanti nella gestazione delle anime. Ma questo è un discorso delicato e difficile da digerire…
Dinanzi allo sfacelo assoluto di ogni valore, per un cattolico sono i giorni della scelta fatale: per tutto quello che accade fuori della Chiesa, ma anzitutto per quello che accade dentro la Chiesa.
Continuare a far finta di non vedere o anche solo a tacere, significa essere saltati sul monte della dissoluzione.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.