I CRISTIANI, GLI EBREI E L’ALLEANZA. CONVERSIONE, SOSTITUZIONE? LA BOMBA DI BENEDETTO.
Una riflessione – in forma di saggio – di Benedetto XVI agita le acque nei sempre delicati rapporti fra cristiani ed ebrei.
Oggetto delle discussioni, anche polemiche, è un testo di venti pagine che il cardinale Kurt Koch, responsabile del dialogo con i “Fratelli maggiori” ha chiesto a Joseph Ratzinger. Doveva essere destinato a uso interno del dicastero guidato da Koch; ma il porporato stesso ha poi chiesto a Benedetto il permesso di pubblicarlo sulla rivista teologica “Communio”. Il teologo ha acconsentito, e subito sono nati i problemi.
Benedetto XVI chiede che venga approfondita la riflessione su alcuni aspetti di quello che è diventato l’atteggiamento mainstream della Chiesa verso l’ebraismo, la salvezza e la necessità – o meno – di una conversione per salvarsi. “Entrambe le tesi – cioè che Israele non è stata sostituita dalla Chiesa e che la [vecchia] alleanza non è mai stata revocata – sono in sostanza vere, ma sono sotto molti aspetti imprecise e devono essere ulteriormente esaminate criticamente”. Giovanni Paolo II il 17 novembre 1980 ha affermato a Mainz, in Germania, che l’antica alleanza non è mai stata revocata e rimane ancora valida. Da questa affermazione è stato dedotto che implica che il popolo ebraico con la sua religione, nelle varie forme in cui è praticata, è ancora in pieno accordo con Dio Successivamente, queste affermazioni sono state incluse nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 (n.121). Benedetto nel suo saggio sull’Antica Alleanza afferma che questo “è, in un certo senso, parte dell’attuale figura di insegnamento [” Lehrgestalt “] della Chiesa cattolica”.
Nella sua riflessione papa Benedetto cerca di dimostrare che non è mai Dio che rescinde un’alleanza, ma, piuttosto, che il popolo di Dio, l’umanità, spesso viola e spezza l’alleanza con Dio. In questo senso, abbiamo diversi esempi di alleanze – con Noè, Mosè, David – che sono state tutte spezzate dagli uomini. In questo contesto, Benedetto si riferisce anche alla Lettera di San Paolo agli Ebrei in cui San Paolo menziona le precedenti alleanze dell’Antico Testamento, “tutte le quali egli [San Paolo] riassume sotto la parola chiave ‘prima alleanza’ che ora è stata sostituita dall’ultima ‘nuova’ alleanza”. Il papa continua dicendo: “In effetti parte della vera storia delle relazioni di Dio con Israele è la rottura dell’alleanza da parte dell’uomo, la cui prima forma è descritta nel libro dell’Esodo”.
Il punto problematico, o uno dei punti problematici nella lettura corrente nella Chiesa è là dove Benedetto sottolinea che la Nuova Alleanza è “valida per sempre” a causa del sangue di Cristo. Benedetto XVI dice: “La ri-istituzione dell’Alleanza del Sinai nella Nuova Alleanza nel Sangue di Gesù – vale a dire, nel Suo amore che supera la morte – conferisce all’Alleanza una forma nuova e valida per sempre”.
Da questa affermazione si può logicamente dedurre che l’antica alleanza è stata trasformata nella nuova alleanza e che questa nuova alleanza è valida per sempre perché è stata acquistata con il sangue di Cristo. Questa affermazione è sembrata ad alcuni osservatori come un ritorno a una visione cattolica orientate in maniera tradizionale. Dopo il Concilio Vaticano II, e la Dichiarazione “Nostrae Aetate” sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane non si parlava più di conversione – un tema spinoso, alla luce de secoli precedenti -, si incoraggiavano “dialoghi fraterni” con gli ebrei. La missione ebraica fu effettivamente in seguito abbandonata, poiché gli ebrei ora apparentemente avevano la loro via di salvezza. Nel 2015, a 50 anni dalla promulgazione di Nostrae Aetate, il Vaticano ha affermato: “In termini concreti ciò significa che la Chiesa cattolica non conduce né sostiene alcun lavoro di specifica missione istituzionale rivolta agli ebrei”.
Scrive ancora papa Benedetto. “L’intero percorso di Dio con il suo popolo trova finalmente la sua somma e la sua forma finale nell’Ultima Cena di Gesù Cristo, che anticipa e contiene la Croce e la Resurrezione”. Con riferimento a Geremia 31 che prefigura una Nuova Alleanza nell’Antico Testamento, spiega Benedetto: “L’Alleanza del Sinai era nella sua essenza già sempre una promessa, un approccio verso il definitivo e il conclusivo. Dopo tutte le distruzioni, è l’amore di Dio che raggiunge anche la morte del Figlio, e che è di per sé la Nuova Alleanza “.
Benedetto tenta di ridefinire la discussione sulla teoria della sostituzione come segue:
“Quindi, in effetti, non esiste realmente una ‘sostituzione’, ma un viaggio che conduca infine a una sola realtà, con la necessaria scomparsa del sacrificio degli animali [dell’Antica Alleanza] che viene sostituito (‘sostituzione’) dall’Eucaristia“.
Benedetto ricorda poi che la Chiesa non è d’accordo sul progetto sionista di un “insediamento fondato teologicamente [” Landnahme “] nel senso di un nuovo messianismo politico”. Pur riconoscendo politicamente lo stato di Israele in quanto tale, il Vaticano ha respinto l’idea di uno “stato teologicamente fondato, uno stato confessionale ebraico” che comprende se stesso come il compimento delle promesse divine.
E l’ultimo punto delicato riguarda il collegamento teologico fra rotture dell’Alleanza, distruzione del Tempio di Gerusalemme e dispersione degli ebrei nella Diaspora: “Ma parte della storia delle alleanze tra Dio e l’uomo è anche un fallimento umano, la violazione dell’Alleanza e le sue conseguenze interne: la distruzione del Tempio, la dispersione di Israele, la chiamata alla penitenza che abilita e prepara l’uomo di nuovo all’Alleanza . L’amore di Dio non può semplicemente ignorare il ‘no’ dell’uomo”. Infine Benedetto XVI propone di ricordare, nella discussione teologica su questo tema, una frase della Seconda Lettera a Timoteo: “Se sopportiamo, regneremo anche con lui. Se lo rinneghiamo, ci rinnegherà; se siamo senza fede, rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”.
Marco Tosatti
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