È un uomo malvagio perché gode a scandalizzare le anime e dotato di una diabolica furbizia gesuita: il signore argentino non è papa perchè un gesuita semplicemente non può essere eletto papa per statuto del suo ordine religioso
di Francesco Lamendola
Quando il signore argentino, nel settembre del 2013, conversando amabilmente con il suo caro amico Eugenio Scalfari, disse: Io non credo in un Dio cattolico; non esiste un Dio cattolico; esiste Dio e basta, quello avrebbe dovuto essere un segnale chiarissimo che costui non voleva fare il papa, anzi, non voleva nemmeno essere cattolico, e tutti avremmo dovuto capirlo. Pure, né quella affermazione, né molte altre che l’avevano preceduta, e che l’avrebbero seguita, furono sufficienti a suscitare la doverosa consapevolezza. Vi si opponevano molti fattori, il più importante dei quali è il senso di rispetto, umiltà e obbedienza che ogni cattolico prova nei confronti del papa: non di questo o quel papa, non del papa come uomo, ma del papa come vicario di Cristo. Naturalmente, questo sentimento di obbedienza e devozione filiale è giusto, ma si accompagna al fatto che il papa, per definizione, è e vuole essere il capo dei cattolici, non di qualcun altro o di qualche cosa d’altro.
Non di un individuo, per esempio, il quale, come ha fatto il signore argentino a Palermo, il 15 settembre 2018, durante un viaggio apostolico, si è rifiutato di benedire i fedeli e persino di fare il segno della croce, dicendo di non voler offendere i sentimenti di quanti non sono cattolici. Ma con ciò siamo già arrivati ai nostri giorni, mentre stavamo parlando dell’intervista pubblicata su Repubblica il 1° ottobre del 2013. Il signore argentino era stato eletto da alcuni mesi e, sebbene vi fossero stati numerosi segnali più che allarmanti di chi egli fosse in realtà e di quali fossero le sue vere intenzioni – il più clamoroso di tutti, il commissariamento dei francescani dell’Immacolata – pure la stragrande maggioranza dei fedeli si rifiutò, semplicemente, di pensar male. Mise i suoi dubbi nel cassetto, si ricacciò le sue perplessità in gola, si astenne dal muovere critiche, pensando che bisognava dare tempo a quell’uomo venuto “dalla fine del mondo” di prendere le misure della sua nuova responsabilità. Ogni dubbio e ogni impressione sfavorevole, perciò, vennero messi da parte o congelati; perfino le stranissime e inquietanti dimissioni del suo predecessore, fatto inaudito, sconvolgente, per non dire della oscurità delle loro motivazioni; e perfino le circostanze anomale dell’elezione successiva, nella quale vi furono diverse irregolarità, la più evidente delle quali, su cui, stranamente, nessuno si permise di aprire bocca, era che un gesuita, semplicemente non può essere eletto papa, per statuto di quell’ordine religioso. Noi stessi, per ben tre anni, aspettammo di vedere e di capire meglio; ricacciammo indietro lo sgomento, lo sconcerto, l’angoscia e la tristezza che gli atti e le parole del signore argentino ci causavano, e sperammo di aver capito male, di avere frainteso, insomma preferimmo pensare di essere noi a sbagliarci, e non lui. Facendo torto alla nostra intelligenza e mortificando la nostra coscienza. In questa posizione scomoda vennero a trovarsi centinaia di milioni di persone; senza dubbio molte più di quel che non si creda, dato che era impossibile, e ancora oggi è difficilissimo, muovere delle critiche all’operato di questo signore senza rischiare una totale incomprensione da parte degli altri, e, nel caso di un consacrato, senza rischiare di essere cacciati fuori dalla Chiesa.
Costui, mente con la facilità con cui ride e scherza, ma gli scherzi e le "risate sguaiate" vanno bene forse in osteria: solo una ispirazione demoniaca può spingere un papa, o un signore che pretende di essere papa, a dare continuamente scandalo alle anime su questioni di fede.
Eppure, il lunedì questo signore diceva una cosa cattolica, il martedì una cosa non cattolica; il mercoledì tornava a parlare da cattolico, e il giovedì, pronunciava un’altra eresia. E così, avanti, un giorno sì e un giorno no, a corrente alternata: ora una cosa cattolica, ora una cosa eretica. Le affermazioni non cattoliche, peraltro, egli ha sempre avuto – o quasi sempre l’abilità di dirle e non dire e di farle intendere, di lasciarle dire e ad altri, oppure di suggerirle, con i suoi silenzi: insomma, ha sempre avuto la diabolica furbizia di scagliare il sasso e nascondere in tempo la mano. Non sempre, ma la maggior parte delle volte. Certo, fa impressione sentire un papa che dice, parlando di Gesù che scriveva sulla sabbia quando gli portarono l’adultera da giudicare, Gesù fa un po’ lo scemo. Una espressione così non si userebbe neppure per parlare del proprio padre terreno; figuriamoci per parlare del Padre celeste. Eppure lo abbiamo sentito dire, parlando della Passione di Gesù Cristo: era brutto da fare schifo. Mai ci si sognerebbe di dire così del proprio padre umano: e come si può usare questa espressione per parlare di Dio è quasi una bestemmia; anzi, è proprio una bestemmia.Tuttavia è detta con una certa quale squallida furbizia gesuitica: è detta nascondendo la mano che scaglia il sasso. Sì, parlando umanamente, il Corpo di Cristo era così piagato, da fare impressione; ma dire che era brutto da fare schifo? Quando mai un cattolico si è sognato di dir così? Neppure il più rozzo, il più sprovveduto, il più ignorante dei preti di paese, neppure un cappellano alle prime armi, neppure il più maldestro dei catechisti, neppure un sacrestano. No, proprio non si può dire una cosa simile. Ma lui l’ha detta, eccome se l’ha detta. L’ha detta e si è guardato attorno con quello sguardo tagliente, duro, pieno di cattiveria. È un uomo malvagio, perché gode a scandalizzare le anime: orribile cosa, scandalizzare le anime abusando dell’abito da ministro di Dio; anzi, dell’abito da papa. Un papa non può bestemmiare: nessuno è preparato a una cosa del genere. Ma lui lo ha fatto: ha bestemmiato. Dire che Gesù fa schifo è una bestemmia: ci siamo forse dimenticati che Gesù non è solamente Uomo, ma è anche vero Dio? Pertanto, è come dire che Dio fa schifo. Una bestemmia, evidentissima, e delle più triviali; ci vergogniamo anche solo a ripeterla.Ecco, questa è la condizione penosa in cui ci ha messo quel pessimo maestro: nella condizione di sentirci sporchi perché ripetiamo le sue espressioni, e sia pure per ripudiarle.
Il signore argentino non è papa perchè un gesuita, semplicemente "non può essere eletto papa" per statuto del suo ordine religioso: anche Martini era un gesuita; lui, però per esser nominato cardinale almeno aveva ricevuto la dispensa.
E ora torniamo all’affermazione che Dio non è cattolico. Non è un’affermazione originale: l’aveva già fatta il cardinale Carlo Maria Martini, nelle sue Conversazioni notturne a Gerusalemme. Martini era massone e lo sapevano tutti: era il segreto di Pulcinella. Logico che un massone non crede nel Dio cattolico; e infatti la domanda avrebbe dovuto essere: che ci fa un massone nel ruolo di cardinale? Fra parentesi, anche Martini era un gesuita; lui, però per esser nominato cardinale almeno aveva ricevuto la dispensa. Sia come sia, Martini parlava del “rischio della fede”: un linguaggio che sarebbe piaciuto a Bergoglio, e infatti gli assomiglia parecchio. Rischio della fede? Un pastore può parlare in questo modo, della fede cattolica? Secondo noi, no. Può farlo un teologo eretico, comeHans Küng, che infatti, dopo un lungo tira e molla, è stato allontanato dall’insegnamento nelle facoltà cattoliche. Ora, naturalmente, il signore argentino lo vorrebbe riabilitare; come ha riabilitato il prete pedofilo e pessimo maestro Lorenzo Milani, e come tiene in palmo di mano il falso prete e falso teologo Enzo Bianchi. Ma questo è affar suo. A noi risulta che un massone non dovrebbe esser nemmeno cappellano perché la massoneria è stata scomunicata dalla Chiesa e la scomunica è tuttora valida, a quel che ne sappiamo. Se il Magistero non è una opinione, almeno. Dunque, se un massone dice di non credere a un Dio cattolico, dice bene, perché per i massoni Dio è ben altro; ma se lo dice un papa, allora sorge qualche problema. Tutti ricorderanno la frase, diametralmente opposta, del filosofo Jean Guitton: Mi dispiace per gli altri, ma Dio è cattolico. Ora, non si tratta di contrapporre una opinione ad un’altra opinione; quella di Guitton a quella di Bergoglio. Qui non stiamo parlando di opinioni; qui stiamo parlando della dottrina cattolica, che ha per oggetto, per i cattolici beninteso, non per i massoni e per gli altri non cattolici anticattolici, la Verità. Per un cattolico, la Verità è Gesù Cristo, il quale disse di sé: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Dunque, per un cattolico Dio è cattolico, perché per un cattolico Dio è Gesù Cristo, insieme al Padre e allo Spirito Santo. Questo dice la dottrina cattolica e questo professa la fede cattolica. Chi la pensa diversamente non è cattolico. Quindi, è vero che dire che Dio è cattolico significa adoperare un linguaggio umano, perciò imperfetto; Dio è Dio, e di Dio nessuna mente umana può avere piena e perfetta cognizione. Nondimeno, il cattolico, a differenza del massone, o dell’ateo, o del seguace di altre religioni, non solo pensa che Dio si sia rivelato agli uomini per farsi conoscere; di più: pensa che per farsi meglio conoscere, e per poter redimere pienamente l’umanità peccatrice, Dio s’è fatto Uomo. Questo è il grande Mistero dell’Incarnazione, che, insieme al Mistero della Santissima Trinità, è il dogma fondamentale del cattolicesimo. Intendiamoci bene: qui non siamo partecipando a una tavola rotonda, dove ciascuno dice la sua. Qui stiamo definendole verità fondamentali della fede cattolica. Se uno non le condivide, è liberissimo di farlo; ma allora, evidentemente, si pone al di fuori del cattolicesimo, e anche al di fuori della Chiesa. Un consacrato, un sacerdote, un vescovo, non possono venire a dire che Dio non è cattolico, perché, facendolo, si qualificano come non cattolici, come seminatori di scandalo, e come nemici della Chiesa. Meno ancora può farlo un romano pontefice, oltretutto conversando con tono salottiero con un nemico dichiarato della religione cristiana, con un sostenitore di tutti i valori laicisti che collidono frontalmente con ciò che Gesù Cristo ha insegnato. E invano il solito padre Pasquale, che si è assunto il triste incarico di difendere sempre e comunque le eresie e le bestemmie del signore argentino, si arrampica sugli specchi per asserire che la frase di Bergoglio è legittima e normalissima per un papa; no, non lo è affatto, e chi la difende, dimostra di essere tanto eretico quanto lui. Già quella conversazione, quella specie di intervista di Bergoglio con Scalfari, era, di per se stessa, uno scandalo. Un papa non parla di argomenti così delicati a mezzo della stampa laicista; non parla di cose decisive per la fede con un massone e anticristiano notorio. E non rilascia interviste che getteranno nella confusione e nello sgomento centinaia di milioni di anime. Se lo fa, è qualcosa di peggio di un irresponsabile o un incosciente: è uno strumento del demonio. Solo una ispirazione demoniaca può spingere un papa, o un signore che pretende di essere papa, a dare continuamente scandalo alle anime su questioni di fede. Solo uno strumento del diavolo può fare quel che fatto il signore argentino, rifiutarsi di rispondere a quattro cardinali i quali, legittimamente e rispettosamente, gli avevano posto degli interrogativi su una questione di fede. Gesù non si rifiutava mai di rispondere, quando veniva interrogato da qualsiasi persona su questioni di fede. Tali questioni, infatti, hanno a che fare con la salvezza delle anime, tacere su tali questioni, dopo aver generato dubbi e confusione, è doppiamente demoniaco: primo lo è il fatto di aver seminato quei dubbi, poi lo è il fatto di non rispondere. A ciò il signore argentino ha aggiunto un terzo scandalo: la menzogna. Ha detto tranquillamente, parlando con un giornalista, di non aver mai ricevuto la lettera dei quattro cardinali: menzogna, solenne menzogna. Costui mente con la facilità con cui ride e scherza – e ride e scherza continuamente, anche quando non dovrebbe, anche dove non è opportuno. Non è opportuno ridere e scherzare durante la vista a un convento di suore di clausura: le suore scelgono di andare in un convento di clausura per meditare e pregare nel silenzio, in modo da udire la voce di Dio. Gli scherzi e le risate sguaiate vanno bene in osteria, non in un convento di clausura, per giunta davanti ai fotografi. Ma i fotografi non mancano mai, quando il signore argentino muove un passo o dice “bah”. Qualunque cosa dica o faccia, uno stuolo di giornalisti servili lo segue, lo fotografa, si preoccupa di immortalare le perle di saggezza che escono dalle sue labbra papali. Anche se sono affermazioni non cattoliche e quindi eretiche; anche se sono atroci bestemmie.
Bergoglio dixit: "Io non credo in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio e basta,"Gesù fa un po’ lo scemo" e ancora parlando della Passione di Gesù Cristo: " . . era brutto da fare schifo". Un papa che parla così o è, nel senso tecnico del termine, un perfetto incapace altamente pericoloso oppure è un infiltrato, un uomo che è stato messo in quell’altissima posizione per fare tutto il danno che da lì è possibile fare, provocando confusione, sofferenza e turbamento fra i cattolici.
Ma Dio è cattolico o no?
di Francesco Lamendola
continua su:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/6787-ma-dio-e-cattolico-o-no
Che diritto ha suor Lucia Caram di dare scandalo alle anime? Forse glielo dà la "pastorale" del signore argentino...
Se si confronta la tipologia generale delle chiese del Novecento, si nota una grande differenza fra quelle costruite nella prima metà e quelle della seconda metà del secolo. Nella prima metà gli architetti e gli artisti si sono ispirati alle basiliche paleocristiane e alle chiese medievali, romaniche e gotiche: hanno cercato di far rivivere, ovviamente in veste aggiornata, le antiche forme stilistiche, per trasmettere ai fedeli la sensazione della continuità e della perennità della Chiesa cattolica. Senza dubbio i vescovi e i parroci che le avevano commissionate partecipavano, in qualche misura, alla progettazione, e seguivano i lavori da vicino, dalla posa della prima pietra fino alla messa in opera dell’ultima decorazione dell’interno, perché avevano sempre ben chiaro quale deve essere il fine per cui si costruisce una chiesa: la gloria di Dio e la santificazione delle anime. Le chiese, o almeno le chiese cattoliche, si costruiscono per quello: non per celebrare l’uomo; tanto meno per celebrare i peccati, come hanno fatto Paglia & Cinalli. La chiesa è un luogo santo e chi vi entra deve sentirsi accompagnato verso pensieri santi, non già verso pensieri impuri. L’orribile affresco del duomo di Terni induce tutt’altro che a sante meditazioni e alla vera preghiera cattolica: farebbe bella figura in un postribolo per invertiti, non in una chiesa cattolica. Immensa è la responsabilità morale di chi provoca scandalo nei fedeli attraverso un’arte sacra che non è sacra, che non è cattolica, che non è neppure in linea con il comune sentimento della decenza: ne renderanno conto a tempo debito. Non si scherza con queste cose. Chi dà scandalo in chiesa, dà lo scandalo più grave che sia umanamente concepibile; pertanto vi è qualcosa di diabolico in esso: è la volontà demoniaca di distorcere le anime dal desiderio di Dio alla brama delle passioni disordinate. Questo vale, naturalmente, anche per quei fedeli che si recano alla santa Messa non per cercare Dio, ma per esibire un abbigliamento seducente o per irretire gli altri con il proprio fascino sensuale. Tuttavia, la responsabilità del sacerdote, e a maggior ragione del vescovo o del papa, è immensamente più grande: ad una persona consacrata si chiede qualcosa di più che ad un semplice fedele laico; si chiede di custodire le anime alla presenza del Signore e non di indurle in tentazione. Vi sono molte maniere di indurre le anime in tentazione, oltre alla sensualità. Quei preti che trasformano l’ambone in un pulpito politico e che creano dolorose spaccature nel corpo dei fedeli, bollando come non cristiane legittime opinioni politiche o sociali, e, viceversa, spronando e pretendendo dai fedeli comportamenti di segno ideologico malamente camuffati dietro la foglia di fico della carità cristiana, danno scandalo in una delle maniera più gravi: perché mentre lo scandalo sensuale opera, per così dire apertamente, e quindi chi vuol capire di cosa si tratta, lo capisce, lo scandalo di tipo liturgico, pastorale o dottrinale si attua per mezzo di un travestimento e di un inganno, sovente anche di un ricatto morale: se vuoi essere un buon cattolico, devi fare così e così, e non devi fare colà. Ma questo è legittimo finché si resta sul terreno morale e finché si resta nell’ambito del Vangelo di Gesù Cristo; mentre questi preti scandalosi, che sono cresciuti in arroganza sotto il pontificato attuale, ma che fin dal Concilio hanno alzato la cresta e cominciato a dare scandalo alle anime, stanno puramente e semplicemente falsificando il Vangelo. Sono pertanto dei falsari, come falsario è colui che si adopera per contraffare una moneta: il falsario, falsificando il denaro, deruba le persone dei loro beni e dei loro risparmi; il falsario cristiano travestito da prete deruba le anime della vera dottrina cattolica e mistifica la vera fede in Gesù, sostituendole con i cascami di ideologie che la storia ha già condannato, il marxismo, il comunismo, il radicalismo, il liberalismo sfrenato, tenuti insieme dal collante della teologia della liberazione e, qualche volta, perfino dalla teologia cosiddetta femminista. Chi o che cosa autorizza la spagnola suor Lucia Caram a dare scandalo alle anime, affermando che la Beata Vergine Maria e San Giuseppe facevano sesso, come tutte le coppie “normali”? Oltre a essere in contrasto con una credenza fondamentale della fede cattolica, questa è anche un’affermazione ipocrita, perché, in questo caso, la suora progressista non si perita di definire cosa sia sessualmente normale, cioè l’amore fra uomo e donna; mentre, quando si tratta di difendere l’ideologia gender, lei e quelli come lei non esitano a negare che la normalità esista e rivendicano, per gli invertiti sessuali, lo stesso diritto a esser considerati persone normali, come chiunque altro. L’ideologia progressista ha la lingua lunga, ma le sue bugie hanno le gambe corte. Tutti questi falsi cattolici e questi preti abusivi sono accomunati da una cosa: che se ne infischiano di allontanare le anime da Dio, per mezzo degli scandali che provocano. Guai, però, a chi scandalizza le anime…
estratto da:
LX - Omaggio alle chiese natie: il Cristo, in via Marsala
di Francesco Lamendola
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.