ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 11 settembre 2018

E’ l'inizio di una battaglia finale..

Il dossier Viganò è un aspetto della lotta tra il bene e il male 

Rimane ancora senza risposta la richiesta di udienza che il presidente della Conferenza dei vescovi USA, Daniel Di Nardo, ha presentato a Roma per un’udienza con il papa, in merito alla questione alla questione degli abusi e dell’omosessualità all’interno della Chiesa. Il cardinale Carlo Caffarra ebbe il tempo di morire senza essere ricevuto. Aveva chiesto a Bergoglio di poter parlare di “Amoris laetitia”. Testimoni affidabili raccontano che ogni volta che lo incontrava Bergoglio lo rassicurava sul fatto che prima o poi avrebbe accettato di riceverlo. Non accadde. Caffarra morì di dolore perchè vedeva la situazione di “grande confusione” in cui era stata condotta la Chiesa ed era disperato e sofferente per questo, come chiunque l’abbia incontrato nelle ultime settimane - a me è capitato quest’onore - può testimoniare. 
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Ha commentato giustamente Marco Tosatti sulla mancata risposta a Di Nardo: “Il Pontefice ha trovato il tempo di vedere sia Wuerl che il cardinale di Chicago Cupich, entrambi legati a McCarrick. Perché non vuole vedere Di Nardo? Azzardiamo una supposizione. Perché Di Nardo gli chiederebbe che la Santa Sede apra un’inchiesta su McCarrick e la sua rete di amicizie. E forse chiederebbe anche – come stanno già facendo vescovi e laici – che il dossier McCarrick venisse reso pubblico. E questo, forse, il Pontefice non lo vuole proprio…”.
Per mio conto, sento di affermare che la sconvolgente e drammatica testimonianza di mons. Viganò, affrontata in questo modo da Bergoglio e dalla “corte” che lo circonda - con superficialità e violenza, che già si è manifestata molte volte in questi anni contro chi non era d’accordo - è l'ennesima picconata alla credibilità della Chiesa Cattolica. Il silenzio tombale su quella testimonianza, infranto nel corso di un’omelia a Santa Marta da parole che neanche un papa può usare di fronte alle critiche -  “cani selvaggi che cercano lo scandalo” - dà la misura del degrado in cui versa questo pontificato. Non è in questione la “persona” Bergoglio. E’ in questione la Chiesa fondata da Cristo, così come la si era conosciuta da duemila anni a questa parte.
Lo dico con la morte nel cuore, da convertito. Non è, quella che si sta consumando, una lotta tra progressisti e conservatori o tradizionalisti. Categorie che personalmente aborro. E’ l'inizio di una battaglia finale tra il bene e il male, tra chi vuole stare accanto alla Santa Vergine Maria e chi invece sta dalla parte di colui che Le sta insidiando il calcagno. Era già previsto ed era già scritto nel Vangelo quello che sta avvenendo. Questa è la “grande tribolazione” di cui ha parlato Cristo e che è iniziata da quando Egli è risorto ed è salito al Cielo, chiedendo ai Suoi amici di rimanere fedeli. 
Da figlio della Chiesa, grazie all'intervento di Dio, ho riacquistato la mia libertà e la possibilità, che tento di coltivare con umiltà, di vivere nella Verità, che è Cristo. Il Figlio di Dio insegna di vivere sempre nella Verità. Senza alcun compromesso e senza infingimenti. Con coraggio e perseveranza. “In principio era il Verbo…” è l'incipit del Vangelo di Giovanni. Solo nella Verità proclamata da Cristo c'è la salvezza per gli uomini che si pentono e si emendano dai loro peccati. Non c'è salvezza nell'idolatria per gli uomini, nè tanto meno per la papolatria, così diffusa e così pericolosa. San Paolo, nella Lettera ai Galati, lo insegna in modo puntuale e San Tommaso lo spiega in modo magistrale. 
Il Verbo incarnato, davanti al quale tutti dovremo presentarci nel giorno del giudizio universale e particolare, ci chiederà che cosa abbiamo fatto nella nostra vita. La vedremo scorrere, questa nostra vita, tutta insieme, in un solo istante. Guarderemo le nostre miserie e i nostri peccati. Tutti. Ci vergogneremo e chiederemo perdono, ma forse sarà tardi. Per salvare la nostra anima, così sporcata dal peccato originale, la nostra vita terrena dev'essere un'itinerario di purificazione, istante dopo istante. Non dobbiamo giudicare, ma abbiamo il dovere d'indicare dove sta il bene e dove sta il male e di regolarci di conseguenza. Questo è il “retto giudizio” che Cristo ha insegnato. Un papa non si giudica come persona e non si giudica neanche la sua credibilità personale, ma si possono giudicare i suoi comportamenti, le sue frasi ambigue rispetto alla Dottrina, alla Tradizione e al deposito della Fede, che egli ha il dovere di preservare, custodire e tramandare. E ci si deve chiedere cosa fare quando un papa non è fedele a Cristo. E’ un obbligo. Non è un’opzione. E’ un dovere. Non è un divertissmant.
La situazione di oggi in cui vive la Chiesa non è molto diversa da quella di 30, 40 o 60 anni fa. Il principe di questo mondo ha lavorato a lungo e bene nel tentativo di distruggerla, usando tutte le armi che aveva a disposizione. Il suo lavoro meticoloso è stato permesso da Dio per una grande purificazione, che ora si sta compiendo. Una purificazione che provoca sconforto, sofferenza e dolore, ma anche serenità, perchè chi rimarrà fedele avrà la ricompensa eterna. Il profeta Elia si lamentò con Dio perchè non trovava uomini giusti. Dio lo rassicurò. Gli disse che ce n'erano altri settemila. Elia non sapeva dove fossero, ma si fidò della parola di Dio. Rimase fedele. Rimaniamo anche noi fedeli. Senza lamentarci, certi che questa grande purificazione è nel disegno di Dio e avrà come Sua ancella la Santissima Vergine Maria.
- Danilo Quinto - 11 settembre 2018

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