Meditiamo sul VI Comandamento – Enza Pasquali
Cari Amici: “Cooperatori della Verità” siamo tutti noi Battezzati in Cristo Gesù, Signore e Dio Nostro, per mezzo della santa Madre Chiesa Cattolica ed apostolica.
Siamo così felici di poter condividere questa serie di video dedicati al Sesto Comandamento attraverso delle breve catechesi di Enza Pasquali della quale qui troverete altri video interessanti. Riflessioni dalle Scritture e dall’insegnamento della Chiesa.
– Per capire la preziosità del corpo, parte prima;
– Per capire la preziosità del corpo, parte seconda;
– Per capire la preziosità del corpo, parte terza ed ultima
Laudetur Jesus Christus, Ave Maria
Sinodo. Il papa ha tirato il freno e sull’omosessualità vale sempre il Catechismo
due sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015 sono stati tra i più pilotati della storia, al punto che all’inizio della seconda tornata tredici cardinali di primo piano scrissero una lettera a papa Francesco proprio per denunciare le manovre mirate a produrre “risultati predeterminati su importanti questioni controverse”.
Ma appunto, l’esito di quel doppio sinodo era già deciso prima ancora che fosse celebrato. E il suo coronamento fu l’esortazione postsinodale “Amoris laetitia”, con cui Francesco diede il via libera alla comunione ai divorziati risposati nonostante vi si fossero detti contrari un buon terzo dei padri sinodali.
Invece, il sinodo sui giovani che si concluderà domenica 28 ottobre sembra il più pacifico di sempre.
Talmente pacifico che anche l’argomento più esplosivo tra quelli messi in discussione – riguardo al giudizio sull’omosessualità – è stato praticamente disinnescato.
Le discussioni in aula erano coperte dal segreto. Ma stando a quanto reso pubblico dalle fonti d’informazione ufficiali non c’è stato un solo intervento a favore di un cambiamento della dottrina cattolica sull’omosessualità.
Eppure l’”Instrumentum laboris”, cioè il documento di partenza su cui i padri sinodali sono stati chiamati a discutere, sembrava promettere scintille, quando nel suo paragrafo 197 scriveva (tra l’altro introducendo per la prima volta in un testo ufficiale della Chiesa il non innocente acronimo LGBT):
“Alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi giunti alla segreteria del sinodo, desiderano ‘beneficiare di una maggiore vicinanza’ e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa, mentre alcune conferenze episcopali si interrogano su che cosa proporre ‘ai giovani che invece di formare coppie eterosessuali decidono di costituire coppie omosessuali e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa’”.
E invece niente. Arrivati a discutere questo paragrafo nella terza settimana del sinodo, nemmeno quei padri sinodali di cui si conosceva l’orientamento novatore sono usciti allo scoperto.
Anzi, a leggere le poche righe dedicate all’argomento da quello dei 14 “circuli minores” che ci si aspettava fosse il più spinto a innovare, l“Anglicus B” presieduto dal cardinale Blase J. Cupich, c’è da restare colpiti per il suo esplicito rimando alla dottrina tradizionale sull’omosessualità contenuta nel Catechismo.
Ecco infatti come il relatore dell’”Anglicus B” ha riassunto l’orientamento complessivo del suo gruppo di lavoro, nella “relatio” presentata in aula il 20 ottobre, riguardo ai giovani “che provano attrazione per lo stesso sesso”:
“Proponiamo una sezione separata per questa materia, il cui principale obiettivo sia l’accompagnamento pastorale di questi giovani e che segua le linee della pertinente sezione del Catechismo della Chiesa cattolica”.
Quindi senza cambiare una virgola del Catechismo. Che degli omosessuali, nei paragrafi 2357-59, dice che “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza”, ma anche che “sono chiamati alla castità”, poiché la loro “inclinazione” è “oggettivamente disordinata”.
Anche altri “circuli minores” hanno discusso la questione, ma sempre insistendo – stando ai loro resoconti scritti – sulla bontà della visione tradizionale della Chiesa e sull’esigenza della “conversione” degli omosessuali a una vita casta.
Con queste premesse, appare quindi improbabile che il documento finale del sinodo, che è in discussione da martedì 23 ottobre e arriverà al voto finale sabato 27, segni una svolta in tema di omosessualità.
Ma proprio perché a tirare il freno sono stati anche i padri sinodali più vicini a Jorge Mario Bergoglio, è verosimile che questo nulla di fatto non sia un insuccesso delle attese del papa, ma al contrario sia il frutto di una sua decisione.
Probabilmente una decisione presa in corso d’opera, visto il drammatico momento che la Chiesa cattolica e lo stesso papato attraversano sullo scenario mondiale, nel pieno di un cataclisma che ha il suo acme proprio nelle disordinate pratiche omosessuali di numerosi sacri ministri.
A norma di statuto, un papa non interviene mai nella stesura del documento finale, che anzi deve essere a lui “offerto” alla fine del sinodo.
Ma questa volta Francesco ha fatto uno strappo, per seguire il più possibile da vicino la composizione del testo. A rivelarlo è stato “L’Osservatore Romano” andato in stampa nel primo pomeriggio di martedì 23 ottobre, dove si legge che ai lavori di redazione del documento “lunedì sera ha preso parte personalmente anche papa Francesco”.
In conferenza stampa, il 23 ottobre, alla domanda se vi sarà nel documento finale, come già nell’”Instrumentum laboris”, un passaggio riguardante “i giovani LGBT”, il cardinale filippino Luis Antonio Tagle – personaggio di punta della corrente bergogliana – ha risposto che “il tema sarà presente nel documento, in che forma e con quale approccio non so”, facendo comunque intuire che non vi sarà riprodotto l’acronimo LGBT, che aveva sollevato proteste fin da prima dell’inizio del sinodo.
Una risposta in linea con la tradizione Tagle l’ha data anche a un’altra domanda su che fare riguardo alla diffusa presenza nei seminari di giovani omosessuali candidati al sacerdozio. Ha detto che pur “nel costante rispetto della dignità umana, vi sono anche alcune esigenze e requisiti che dobbiamo considerare”, perché non siano “in contraddizione con l’esercizio di un ministero”.
E l’indomani, in conferenza stampa, il cardinale tedesco Reinhard Marx – altro capofila dell’ala progressista e membro “pesante” del “C9”, il consiglio dei cardinali che coadiuvano Francesco nel governo della Chiesa universale – ha tagliato la testa al toro. "La questione dell'omosessualità non è mai stata tra gli argomenti centrali del sinodo", ha detto. E ha escluso tassativamente che l’acronimo LGBT entri nel documento finale: “Non dobbiamo farci condizionare da pressioni ideologiche, né utilizzare formule che possano essere strumentalizzate”.
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