ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 1 ottobre 2018

Chi suona la cetra mentre Roma brucia

C’ERA UNA VOLTA LA CATTEDRA DI VERITÀ 


http://www.piovegovernoladro.info/wp-content/uploads/2014/12/roma-brucia-buzzi.jpg(immagine aggiunta)

         Da tutte le sentenze emesse nel XX secolo emerge quella più eclatante culminata con la condanna di una dittatura osannata dalla religione di partito e dal culto della razza. Mai la dimensione del crimine è stata così immensa da trascinare i popoli nel gradino più basso dell’esistenza. La massa non certo anonima di quei tempi conobbe il terrore mentre gli sventurati vassalli coltivarono la speranza nelle grandi prospettive: la forza seducente del dominio con l’incorporazione nel Reich. La coscienza civica, consapevole del fatto che fra passato e presente i confini non sono così invalicabili, riesamina la centralità del potere alimentato da equivoci e contraddizioni nell’evoluta e concitata Casa Comune. I Cantori di Norimberga (parafrasando Wagner) ripropongono riferimenti accreditati da esigenze ed aspettative polarizzate da convincimenti già segnati.

Il sistema imposto, inoltre, confluisce nel misticismo razziale e nella tirannia economica e politica. Le prospettive e le deduzioni, valutate e confermate da aspirazioni disarticolate, portano all’oblio della coscienza nazionale e a conseguenze estreme anche la banalità dei problemi. Non sempre, infatti, l’interesse nei palazzi è pari all’importanza delle invenzioni. Si sfiora la comicità quando il problema arduo e complicato ruota intorno alle lampade alogene o al riposino travagliato dei cittadini con il cambio tra ora legale e ora solare. L’edificio in cui viviamo non è a prova di terremoto, né il criterio della rassegnazione può dissipare le incertezze il cui protrarsi potrebbe accentuare le spinte dissociative. La didattica moderna, comunque, ricorda che le redini del sacro-germanoimpero sono tra mani tutt’altro che trascurabili.
         Passiamo ora allo zelo di chi suona la cetra mentre Roma brucia. Crediamo, tornando agli eventi di qualche giorno fa, che l’utilizzo e le finalità delle accuse mosse a Bergoglio offrano contributi significativi alla storia ecclesiastica scossa dal fallimento dell’Autorità Suprema. Critiche severe, provenienti dall’ex Nunzio a Washington Mons. Viganò, erano contenute in un dossier in cui accusava Bergoglio di aver protetto l’ex Arcivescovo di Washington Card. McCarrick, responsabile di abusi sessuali sui seminaristi. Alla richiesta di dimissioni e alle accuse, secondo cui il Papa sapeva già dal 2013 che il Card. USA era pedofilo, Bergoglio aveva risposto: “Non dirò una parola, credo che il comunicato di Viganò parli da solo”. Ripetendo senza convinzione la sua filosofia egli ama scaricare sulle autorità ecclesiastiche del passato le responsabilità nel non aver saputo affrontare in maniera adeguata quei crimini. I dati e le rivelazioni sugli abusi si son sempre consolidati, anche in tempi recenti, con resoconti compiacentemente ignorati o tollerati pur rientrando nelle occupazioni pastorali dirette ad investigare e censurare. Ricordiamo, tra l’altro, che 34 Vescovi cileni, con le contemporanee dimissioni presentate pochi mesi fa a Bergoglio, avevano protestato a causa degli scandali sessuali provocati in Cile da alcuni esponenti del clero alto accusati e mantenuti ugualmente nei loro incarichi fino al giorno delle invocate dimissioni.
         Gli sforzi per le chiarificazioni non porteranno luce nel sistema direzionale di un Magistero in dissoluzione le cui dissertazioni si ritorcono proprio contro la Cattedra romana compromettendo quel residuo di affidabilità che l’Europa le riconosce, anche se solo in base alle requisitorie pro-accoglienza e all’enorme potenziale materiale di cui la Chiesa dispone. La perdita di fiducia nel Sacro Potere ha allarmato lo spirito cattolico dei sacerdoti fedeli a Cristo. La dinamica virtuosa di costoro, non estranea ai preziosi contributi offerti dall’Episcopato non allineato, acquista forza nel contrapporsi alla dialettica di Bergoglio estesa alla condanna del famigerato proselitismo. In Suo Nome deve essere predicata la conversione per la remissione dei peccati a tutte le genti (Lc. 24,47). Andate in tutto il mondo a predicare la buona novella ad ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo, chi invece non crederà sarà condannato (Mc. 16,15). Alla Cattedra Apostolica, che indirizza i popoli verso programmi nei quali ama trovarsi a proprio agio (pancia e promozione sociale), è nota la familiarità Divina di Gesù che solo due volte ha riempito lo stomaco delle folle sfamandole. Ha dato sempre la preminenza alla conversione condannando senza appello la dottrina dell’altro. Tutte le fonti interpretative della Scrittura, che alimentano la spiritualità di tante Case religiose, condannano la Cattedra romana priva di riflessi cattolici in merito al valore dogmatico dell’Eucarestia. Il culto Eucaristico è vissuto non per interiorizzare il Santo Sacrificio sigillato dal mistero della Transustanziazione, ma per avvalorare la traduzione luterana della simbologia della Vittima Divina nell’espressione di gioviale convivialità e di fraterna socialità. Le spregiudicate concessioni, che hanno portato e porteranno al sacrilegio (comunione adulteri), si contrappongono alla pastorale virtuosa dei Papi che un tempo hanno dato splendore proprio all’attività Sacramentale della Chiesa. Inviavano in Africa ed in altri posti del mondo i missionari ad evangelizzare perché sapevano che solo l’opera redentrice, svolta con l’Eucarestia e con la pienezza della Parola, inseriva nelle quotidiane pratiche religiose dei popoli convertiti il dono supremo della vita eterna. L’esegesi dei flussi e dei riflussi, con le patetiche requisitorie e con le ben note convergenze ancorate al paradiso terrestre (guerra a pezzetti, clima, migranti, acqua, ordigni nucleare, occupazione, pena di morte, inquinamento, jus soli, lavoro, integrazione, denaro, e ci fermiamo qui) ha oscurato la Cattedra di Verità, divenuta banale approdo di contemplazione sociologica e di modulazione irenica. L’Italia ormai è senza sacerdoti, con la Dottrina distrutta e con il degrado d’una Cattedra che un tempo ingigantiva la Verità, la Chiesa Cattolica e la statura morale dei Papi.

Nicola Di Carlo
Questi sì astuti nemici hanno riempito ed inebriato con impudenza ed amarezza la Chiesa, la Sposa dell’immacolato Agnello, ed hanno posto empie mani sui suoi più sacri possedimenti. Nel luogo santo medesimo, nel quale è stata stabilita la Sede della Verità per la luce del mondo, essi hanno innalzato il trono della loro abominevole empietà, con l’iniquo piano per il quale allorchè il Pastore viene colpito le pecore siano disperse.
                                                                   Dall’orazione originale di Papa Leone XIII a San Michele

http://www.presenzadivina.it/302-10.pdf
Nazionalismo e xenofobia,
le bestie nere di papa Francesco
 




Papa Francesco è maestro nell’arte di distogliere gli sguardi dai problemi scottanti che scuotono il suo pontificato. Sulla scia dei nostri politici che, non appena si trovano bloccati da delle difficoltà economiche, di fronte al malessere sociale o a una popolazione esasperata dall’insicurezza migratoria, tirano fuori dall’armadio o creano dal nulla un oscuro caso di razzismo o di antisemitismo, il papa argentino grida oggi al pericolo nazionalista.

E in un discorso rivolto ai partecipanti ad una conferenza sul nazionalismo e la gestione dei flussi migratori, egli ha tuonato ancora contro il «dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo» che starebbero per diffondersi in politica.

La conferenza era stata organizzata congiuntamente dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, entità protestante, ed era stata sostenuta dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.
Tenutasi dal 18 al 20 settembre 2018 in Vaticano, la conferenza ha centrato l’attenzione sull’espansione del cosiddetto «nazionalismo populista», posto in relazione con l’aumento dell’immigrazione. Il titolo della conferenza era: 
“xenofobia, razzismo e nazionalismo populista, 
nel contesto delle migrazioni mondiali”.

Nel corso del suo discorso, l’attuale pontefice ha di nuovo manifestato la sua contrarietà nei confronti della “linea dura” di certi paesi europei riguardo al fenomeno migratorio.
In occasione del voto in Italia sul “matrimonio” per tutti, Jorge Mario Bergoglio era venuto meno al suo dovere di ricordare la legge divina, accampando il pretesto di non volersi immischiare nella politica dei diversi paesi; ma su questo argomento eminentemente politico quale la gestione dell’immigrazione eccolo sempre in prima linea per condannare l’azione ferma dei governi che vi si oppongono.

I messaggi pro immigranti di Bergoglio sono dei fermenti di dissoluzione delle identità e delle cinghie di trasmissione del mondialismo apolide. Anche questa volta egli non è venuto meno a questa regola. Nella sua allocuzione l’immigrofilo papa Francesco ha denunciato «veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale», in un’ottica sempre a senso unico di colpevolizzazione degli Europei. E ha messo in guardia contro il crescere del pericolo nero, sirena ansiogena regolarmente avviata per mantenere gli animi nel polticamente corretto:
«Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società.» 

E si è appellato all’unione delle religioni per combattere le «nuove forme di xenofobia e dirazzismo», e per contribuire «a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza – che va ben oltre la tolleranza – e sulla solidarietà

Il mondialismo plurietnico e il sincretismo plurireligioso vanno decisamente d’amore è d’accordo! Due facce della stessa medaglia che serve a sconvolgere le nazioni e a soffocare la Verità cattolica, imponendo a tutta l’umanità un variopinto melting pot e un relativismo mortale.
Il tutto per contribuire a distogliere l’attenzione dai numerosi scandali che oggi si accumulano sulla testa del papa latino-americano…


di Francesca de Villasmundo

Pubblicato sul sito Medias Presse Info



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