ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 novembre 2018

“Uomini siate e non pecore matte"

Viganò ai vescovi Usa: “Siate pastori coraggiosi, non pecore spaventate”


https://www.sabinopaciolla.com/wp-content/uploads/2018/08/ArchbishopVigano_byEdwardPentin-1.jpg (immagine aggiunta)
“Cari Fratelli Vescovi negli Stati Uniti, vi scrivo per ricordarvi il ​​sacro mandato che vi è stato dato il giorno della vostra ordinazione episcopale: condurre il gregge a Cristo. Meditate su Proverbi 9:10: il principio della sapienza è il timore dell’Eterno!”.
Inizia così il breve messaggio che l’ex nunzio apostolico negli Usa, monsignor Carlo Maria Viganò, ha inviato oggi ai vescovi riuniti a Baltimora per l’assemblea annuale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
“Non comportatevi come pecore spaventate, ma come pastori coraggiosi”, prosegue Viganò. “Non temete di alzarvi e di fare la cosa giusta per le vittime, per i fedeli e per la vostra salvezza. Il Signore renderà a ognuno di noi secondo le nostre azioni e omissioni. Sto digiunando e pregando per voi”.
Firmato “Arcivescovo Carlo Maria Viganò,  il vostro ex Nunzio Apostolico”, il messaggio arriva a una conferenza episcopale in preda a tensioni e sconcerto dopo che la Santa Sede ha chiesto espressamente di non discutere le misure contro gli abusi nel clero.

Un codice di condotta per i vescovi e la creazione di un gruppo di personalità laiche per indagare sulle accuse di cattiva condotta e negligenza. Questi erano i due punti sui quali i vescovi avrebbero dovuto confrontarsi e votare, dopo che lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica degli Stati Uniti è deflagrato in tutta la sua drammaticità in seguito alle rivelazioni sulla condotta dell’ex cardinale McCarrick, all’indagine del gran giurì della Pennsylvania e alle dimissioni dell’arcivescovo di Washington, cardinale Wuerl, successore di McCarrick. Di fronte a un’opinione pubblica che chiede misure concrete per fronteggiare la crisi, i vescovi si erano recati a Baltimora con la seria intenzione di dimostrare tutto il loro impegno, ma la richiesta del Vaticano è arrivata come una doccia gelata. È stato il presidente dei vescovi Usa, cardinale Daniel DiNardo, in apertura dei lavori, ad annunciare che Roma ha formulato una richiesta ufficiale: non votare nulla e aspettare l’incontro del prossimo febbraio fra i capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo.
Nello sconcerto generale, l’unico che è sembrato poco stupito e subito ha difeso la decisione di Roma è stato il cardinale Blase Cupich di Chicago, che si è affrettato a dichiarare: “È chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi”.
Il cardinale DINardo ha spiegato ai giornalisti che la decisione del Vaticano è stata comunicata nell’immediata vigilia dell’incontro tramite una lettera della Congregazione per i vescovi. Resta da chiedersi il perché di una comunicazione così netta e all’ultimo minuto, tale da mortificare nei fatti quello spirito di sinodalità che ultimamente sembra stare molto a cuore alla Santa Sede, come si evince dal documento finale dell’ultimo sinodo, dedicato ai giovani.
Fonti della Conferenza episcopale Usa hanno affermato che prima dell’attesa riunione di Baltimora la Conferenza stessa aveva consultato Roma in merito alle misure da discutere in materia di abusi, e in occasione di tali consultazioni, è stato riferito, dal Vaticano non erano emerse obiezioni. Poi, all’improvviso, è arrivato il diktat.
Lontano dai microfoni, numerosi vescovi americani non nascondono il loro disappunto sia per la sostanza del provvedimento sia per il modo in cui è stato comunicato. Senza contare che Roma aveva già detto no alla richiesta, avanzata dai vescovi, di una visita apostolica negli Usa in seguito allo scandalo McCarrick.
Ieri intanto due vittime di abusi commessi da sacerdoti sono intervenute davanti ai vescovi. Uno dei due testimoni, Luis Torres ha chiesto di introdurre modifiche sostanziali alle politiche e alla cultura ecclesiale, per mettere fine agli abusi ed ai fenomeni di coercizione sessuale: “E ciò – ha detto – deve essere fatto ora, non fra tre mesi, non fra sei mesi, ma ora, subito”.
Aldo Maria Valli

Il Vaticano impone uno stop ai vescovi USA a voto su commissione laica di indagine su abusi sessuali. Sorpresa dei vescovi
 Ai vescovi USA, riuniti a Baltimora per discutere sugli abusi sessuali, è arrivato  dal Vaticano, in maniera inaspettata, uno stop alla votazione sulle nuove norme di condotta dei vescovi in materia di abusi sessuali e alla costituenda commissione di laici che avrebbe dovuto indagare sugli abusi sessuali. Visibile disappunto del card. DiNardo, presidente dei vescovi USA. Platea dei vescovi chiaramente sorpresa.
Ecco l’articolo di Ed Condon nella mia traduzione.
Foto: Papa Francesco e card. Daniel DiNardo (foto CNS)
Foto: Papa Francesco e card. Daniel DiNardo (foto CNS)

Il cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale americana, ha detto ai vescovi americani che non voteranno su due proposte chiave che ci si aspettava fossero la base per la risposta della Chiesa alla crisi degli abusi sessuali.

La notizia è arrivata all’inizio dell’assemblea generale autunnale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, riunitasi a Baltimora dal 12 al 14 novembre.

L’istruzione di ritardare l’esame di un nuovo codice di condotta per i vescovi e la creazione di un organismo laico per indagare sui vescovi accusati di cattiva condotta è venuto direttamente dalla Santa Sede, ha detto DiNardo ad una sala conferenze visibilmente sorpresa.

DiNardo ha detto che la Santa Sede ha insistito affinché l’esame delle nuove misure fosse rimandato fino alla conclusione di un incontro speciale indetto da Papa Francesco per febbraio. Questo incontro, che includerà i presidenti delle conferenze episcopali mondiali, affronterà la crisi globale degli abusi sessuali.

Scusandosi per la modifica dell’ultimo minuto del programma della conferenza, ha detto che la decisione è stata comunicata nella tarda serata di ieri da Roma.

In vista della riunione dei vescovi, sono stati diffusi due documenti: una bozza delle Norme di condotta per i vescovi e la proposta di creare una nuova commissione speciale d’inchiesta per gestire le accuse mosse contro i vescovi.

Queste proposte erano state considerate come la migliore occasione per i vescovi di produrre un risultato sostanziale durante l’incontro, e segnalare ai fedeli americani che stavano agendo con fermezza di fronte a una serie di scandali che hanno scosso la Chiesa negli Stati Uniti negli ultimi mesi.

DiNardo, parlando prima ancora che la sessione della conferenza fosse stata richiamata all’ordine, ha detto ai vescovi di essere chiaramente “deluso” dalla decisione di Roma. Il cardinale ha detto che, nonostante l’inaspettato intervento di Roma, spera che l’incontro vaticano (quello di febbraio prossimo, ndr) si riveli fruttuoso e che le sue deliberazioni aiutino a migliorare le eventuali misure prese dai vescovi americani (in questa sessione di novembre, ndr).

Mentre DiNardo stava ancora parlando, il cardinale Blase Cupich di Chicago è intervenuto dalla platea, esprimendo il suo sostegno al Papa.  
 
“È chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi”, ha detto Cupich.

Allo stesso tempo, ha suggerito che il lavoro di preparazione delle due proposte non deve andare sprecato.

Cupich ha suggerito che se la conferenza non può prendere un voto vincolante, i vescovi dovrebbero invece continuare con le loro discussioni e concludere con una votazione di risoluzione sulle due misure.  Questo, ha detto, aiuterà meglio a preparare il Cardinale DiNardo a presentare il pensiero dei vescovi americani durante la riunione di febbraio, dove rappresenterà la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.

“Dobbiamo essere molto chiari con [DiNardo] circa la nostra posizione, ed essere chiari con la nostra gente a che punto siamo”, ha detto Cupich.

Pur riconoscendo l’importanza della riunione di febbraio, ha osservato che la risposta alla crisi degli abusi “è qualcosa che non possiamo rimandare, c’è un’urgenza qui”.

Cupich ha poi proposto di fare passi avanti verso la prossima riunione dei vescovi americani, attualmente prevista per giugno 2019. Invece, ha suggerito, i vescovi dovrebbero riunirsi nuovamente a marzo per agire il più presto possibile dopo la sessione di febbraio a Roma.

Perché i vescovi statunitensi sono molto sorpresi (e irritati)
Proteste fuori l’hotel dove si tiene l'incontro dei vescovi a Baltimora il 12 novembre (CNS photo/Rick Musacchio, Tennessee Register)
Proteste fuori l’hotel dove si tiene l’incontro dei vescovi a Baltimora il 12 novembre (CNS photo/Rick Musacchio, Tennessee Register)
 di Sabino Paciolla
Ieri è iniziata a Baltimora la sessione autunnale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB), circa 300 vescovi da 195 diocesi. Una sessione molto attesa per le delicate decisioni che molti si attendono i vescovi prendano al fine di affrontare e sradicare la piaga degli abusi sessuali che, questa volta, a differenza della precedente del 2002, sta toccando proprio loro, i vescovi, e persino un cardinale, Theodore McCarrick.
Lo scenario, però, è completamente e drammaticamente cambiato quando in apertura dell’assise il suo presidente, card. Daniel DiNardo, ha annunciato che nella serata del giorno precedente la Santa Sede, mediante la Congregazione dei vescovi, aveva richiesto con insistenza che i vescovi si astenessero dal votare sia sulla istituenda commissione guidata dai laici, finalizzata ad indagare sugli abusi sessuali, sia sul nuovo codice di condotta dei vescovi sulla stessa materia. Il Vaticano ha chiesto ai vescovi USA di astenersi dalle votazioni in attesa di un summit di tre giorni programmato per febbraio prossimo a Roma. Tale summit è stato convocato da Papa Francesco per discutere proprio della crisi degli abusi, e dovrebbe riguardare i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo.
Una richiesta contraddittoria
La richiesta, arrivata quasi all’ultimo minuto, ha colto di sorpresa tutti, a cominciare dal suo presidente (si veda il video in fondo), ed è apparsa molto contraddittoria per vari motivi.
Prima di tutto, è da poco terminato il Sinodo dei giovani dove è stata ribadita, tra l’altro, l’urgenza di affrontare con decisione la questione degli abusi sessuali nella Chiesa. Poi, qualche giorno fa la Conferenza Episcopale francese, con la benedizione vaticanaha approvato una commissione indipendente, comprendente laici, finalizzata ad indagare sugli abusi sessuali. Infine, proprio nella bozza finale del Sinodo dei giovani è apparsa, con sorpresa di tutti, una sezione sulla “sinodalità, cioè una forma particolare di maggiore collegialità tra Papa e Conferenze episcopali. (È stata una sorpresa per tutti perché durante il Sinodo non si era affatto parlato di essa. Sembra che alla stesura abbia addirittura partecipato il Papa stesso).
E allora, molti si sono chiesti: come mai la tanto declamata “sinodalità” in questo caso è stata azzerata? Come mai per la Francia vi è stato il lasciapassare da parte del Vaticano, mentre nel caso degli USA è arrivato un improvviso ed inaspettato stop?
Anche le stesse parole del Nunzio apostolico negli USA, arcivescovo Christophe Pierre, pronunciate ieri nell’assise di Baltimora suonano parecchio strane, se confrontate con l’autorizzazione alla commissione indipendente data ai vescovi francesi. Riferendosi alla commissione indipendente auspicata dai vescovi USA, il Nunzio apostolico ha detto:
Può esserci la tentazione da parte di alcuni di cedere la responsabilità della riforma ad altri che a noi stessi, come se non fossimo più in grado di riformarci o di fidarci di noi stessi, come se il deposito di fiducia dovesse essere trasferito interamente ad altre istituzioni.” E proseguendo: “L’assistenza è gradita e necessaria, e sicuramente la collaborazione con i laici è essenziale. Tuttavia, la responsabilità come vescovi di questa Chiesa cattolica è nostra: vivere con essa, soffrire con essa, ed esercitarla correttamente.”.
Come detto all’inizio, l’annuncio ha quasi scioccato tutti, ad eccezione del card. Blase Cupich (si veda il video), il quale non solo è sembrato sicuro della cosa, ma, anzi, ha preso immediatamente posizione dicendo: “è chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi“. Ha chiesto anche che l’assise esprimesse un voto non vincolante sui punti proposti.
Molti dei presenti, ma anche dei commentatori, si sono chiesti quale il senso di un tale stop e perché sia stato inviato quasi all’ultimo minuto. Inoltre, come mai tale decisione sia stata presa proprio presso la Congregazione dei vescovi, e quale sia stato il ruolo dei due esponenti americani che vi fanno parte: il suddetto card. Cupich ed il card. Wuerl (quest’ultimo, si ricorderà, in seguito ai clamori e critiche suscitate dalla sua gestione di chierici implicati in abusi sessuali in Pennsylvania, aveva sollecitato il Papa ad accettare le sue dimissioni, per raggiunti limiti di età, dalla conduzione dell’Arcidiocesi di Washington. Le dimissioni furono poi accettate).
Poiché il presidente della Conferenza Episcopale USA, DiNardo, è sembrato totalmente colto di sorpresa dallo stop vaticano, mentre il card. Cupich è sembrato pienamente consapevole della cosa, è ovvio che quest’ultimo ed il card. Wuerl si aspetteranno richieste di chiarimenti su tale questione, e se, e quanto, eventualmente, abbiano fatto per contrastarla.
Quale il motivo dello stop? Le ipotesi sono varie.
Si sapeva che sul testo della commissione erano state espresse alcune riserve in punto di codice di diritto canonico. Alcuni hanno però osservato che il testo ha avuto una sua gestazione nei mesi scorsi, con confronti con la Santa Sede e, dunque, nel caso fossero state sollevate preoccupazioni, è lecito immaginare un loro appianamento. Altri, come Ed Condon, del Catholic News Agency (CNA), riferiscono che “fonti dell’USCCB hanno detto alla CNA che la Conferenza episcopale si è consultata sui documenti con i dipartimenti vaticani in vista della riunione di questa settimana, e che queste preoccupazioni non sono state sollevate”. Altri, infine, si sono chiesti come mai la Santa Sede non abbia consentito il voto su un documento che comunque sarebbe stato inviato a Roma per la fase di “recognitio”, durante la quale il Vaticano avrebbe potuto attuare eventuali emendamenti, per poi rispedirlo al mittente. Che, è bene ricordarlo, è esattamente il procedimento che fu attuato durante la crisi da abusi del 2002.
Ancora più sorprendente è stato il veto imposto dal Vaticano sulle norme di condotta dei vescovi poiché, come riportano fonti giornalistiche, esse non contenevano novità di natura canonica, a parte un generico riferimento alla commissione d’indagine. In conclusione, è sembrato a molti che il Vaticano abbia imposto ai vescovi americani di non intervenire affatto su questa materia.
Quale è stata la reazione dei vescovi americani?
Il canonista Ed Condon dice che “Molti dei vescovi riuniti a Baltimora hanno detto a CNA di essere arrabbiati per quello che vedono come un tentativo di impedire loro di discutere della crisi degli abusi sessuali e di confonderne le ragioni. Già frustrati dal fatto che la loro richiesta di una visita apostolica ( cioè di una ispezione vaticana, ndr) per lo scandalo McCarrick (l’ex cardinale dimessosi per abusi sessuali, ndr) è stata negata, diversi vescovi si chiedono perché la Congregazione dei vescovi sembri ora scoraggiarli anche solo dal parlare dell’elefante (cioè della questione spinosissima, ndr) nella sala conferenze.”.
Continua Ed Condon, “I vescovi sanno che dovranno tornare nelle loro diocesi e spiegare quello che è successo. Sanno che dovranno spiegare la decisione del Vaticano ai loro sacerdoti, molti dei quali sperano in una riforma. E sanno che devono spiegare al Dipartimento di Giustizia e ai procuratori generali dello Stato, che li stanno indagando, che stanno cercando di affrontare questo problema in modo serio.”
E poi, “Per convincere i cattolici americani che la Chiesa è seria nell’affrontare la crisi degli abusi, sembrano non avere altra scelta che continuare ad esprimere una grave insoddisfazione per la direttiva di Roma, pur esprimendo l’obbligo di rispettarla.”
E Infine, “Mentre molti dei vescovi sono scoraggiati, e lasciati a indovinare i motivi e le intenzioni dietro gli interventi a sorpresa di Roma, una cosa è chiara: non hanno alcuna intenzione di cambiare argomento”.
E fuori dell’assemblea cosa è successo?
I sopravvissuti e gli attivisti per la responsabilità dei vescovi hanno definito lo stop vaticano come “totalmente inaccettabile”.
Tanti i commenti di disappunto. Uno per tutti: Peter Isley, un sopravvissuto di abusi sessuali clericali che ora lavora con l’organizzazione Ending Clergy Abuse, ha detto che la decisione del Vaticano significa effettivamente: ‘Ci preoccupiamo di più della nostra organizzazione e dei nostri titoli principeschi e delle nostre posizioni’ piuttosto che mettere in atto misure di responsabilità”. Infine, ha concluso sconsolato: “Non possono uscire da questa conferenza senza consegnare nulla”.

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