Se una legge è fatta per il male non è più una legge
Sempre più convinti che la scelta
giusta fu passare totalmente alla Messa antica senza ammettere
nessuna eccezione. Lo abbiamo fatto con l'unica legge possibile, che
non è quella del Motu Proprio Summorum Pontificum. Lo abbiamo fatto
con la legge sacrosanta della Chiesa che, nel caso di una riforma
dubbia, prevede che sacerdoti e fedeli possano avvalersi della
facoltà di stare alla legge precedente, che dubbia non è.
Per giudicare se la riforma liturgica
sia stata un bene o no, è sufficiente constatarne gli effetti.
Supponiamo pure che cambiare la messa, ammodernarla, fosse una legge
obbligatoria come si è fatto credere nei passati decenni (se non lo
si fosse fatto credere, quanti preti e fedeli non l'avrebbero
cambiata!), gli effetti così disastrosi che questo obbligo ha
prodotto dovrebbero aprire gli occhi e far dire “Non è possibile
celebrare questa messa, non è possibile!”.
Una legge è fatta per il bene della
Chiesa e non per il suo male!
Una legge, dice Leone XIII, è un
ordine per un bene comune, non per un male comune. Questo è così
evidente che se una legge è fatta per il male, non è più una
legge, e come scrive esplicitamente Leone XIII nella sua enciclica
Libertas, non si deve obbedirle.
Nella Chiesa allora, in casi simili,
ci si attiene alla legge immediatamente precedente che non mette in
pericolo la vita di fede: ecco perché ci atteniamo all’ultima
riforma che non tocca la nostra fede, che non diminuisce la nostra
fede, quella del Papa Giovanni XXIII, riconoscendo la sua autorità
di Sommo Pontefice nell'editare il Messale del 1962 e il nuovo
Breviario: tutto qui.
Invece, solo un cieco, ideologicamente
fermo a delle idee astratte che non si lasciano sottoporre a verifica
dai fatti, non vede gli effetti deplorabili della riforma liturgica:
una libertà che sconfina nella licenza, nella liturgia e
nell'applicazione dei sacramenti, che ha portato in questi decenni
fino al disgusto molti fedeli, tanto da far abbandonare loro i
sacramenti e la messa. E se questo disgusto oggi non è più
espresso, è perché i fedeli non ci sono più da tempo nelle chiese
vuote. Perché assistere a delle cerimonie che sanno di teatro se non
di sacrilegio? E come volete che la gente creda ancora quando va a
teatro? e quando questo teatro, sottoposto a continui cambiamenti ha
perso tutto il soprannaturale, tutto il senso di Dio, banalizzandosi
sino ad offendere il buon gusto e l'intelligenza umana, quando accade
tutto questo come volete che la gente creda ancora?
Questa riforma inarrestabile, che non
accetta nessuna verifica sugli effetti, che, ingorda, non si è
accontentata nemmeno dei primi cambiamenti già pericolosi ed
equivoci; questa riforma che ha prodotto la più grande crisi
sacerdotale che si possa immaginare, che ha fatto della preghiera
cristiana non qualcosa che si è ricevuto da Cristo attraverso gli
Apostoli, ma qualcosa che l'uomo reinventa pescando nel suo profondo
e adattandosi alla mentalità dominante, giunge ai nostri giorni
addirittura a toccare il Pater noster e il Gloria in excelsis Deo.
Questa riforma inarrestabile e ingorda
continua imperiosa e cade su un resto di popolo cristiano sfinito che
non ha nemmeno più la forza di reagire, tanto ne ha viste in questi
anni da parte dei suoi pastori. Attendeva questo resto di fedeli una
parola sicura, che rinfrancasse la sua fedeltà messa alla prova in
questa crisi spaventosa della Chiesa, ma accendendo la televisione o
la radio ha sentito la grande notizia: per 20 secoli abbiamo
sbagliato a pregare il Padre nostro così!... forse da questo ultimo
attentato qualcuno in più potrà rendersi conto di cosa si sia fatto
nei decenni della rivoluzione liturgica: si è tradotto per cambiare.
E noi non vogliamo cambiare... ci si
lasci in pace con la Messa in latino, volendo stare con 20 secoli di
cristianesimo passati... ci sentiamo così più sicuri di non
sbagliare. Tanto più che anche questi ultimi cambiamenti cambieranno
presto, è la legge della chiesa ammodernata: soffocare la coscienza
del disastroso vuoto nello stordimento di continue riforme.
Ci si lasci in pace, volendo vivere un
cattolicesimo semplice e profondo, soprannaturale, che non cerca la
novità se non nella grazia dell'incontro con Cristo.
Ci si lasci vivere e morire così, con
la speranza di avere ancora un prete che ci canti la Messa e ci
accompagni al campo santo nel giorno che Dio vorrà, perché nella
chiesa ammodernata questo non
avverrà più.
avverrà più.
SE UNA LEGGE E' FATTA PER IL MALE NON E' PIU' UNA LEGGE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 12 - Dicembre 2018
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