Bergoglio blinda la comunicazione per proteggersi da falchi e gufi
«Bergoglio rinforza la trincea della sua comunicazione». Il titolo che gli ha dedicato il sito Dagospia è l'immagine che meglio spiega il senso della nomina di Andrea Tornielli a direttore editoriale del Dicastero vaticano per la comunicazione, a cui si aggiunge quella di Andrea Monda alla direzione dell'Osservatore Romano.
Sicuramente il fronte della comunicazione vaticana è uno dei punti deboli di questo pontificato, con tanti interpreti ufficiosi del Papa - da padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, allo stesso Tornielli, vaticanista della Stampa e coordinatore del sito Vatican Insider e confusione totale delle voci ufficiali. La stessa riforma del sistema, iniziata nel 2015 con l'istituzione della Segreteria per la Comunicazione, diventata poi dicastero, si è rivelata finora deludente e anzi ha peggiorato le cose. Colpa in gran parte della logica degli «amici» con cui Papa Francesco ama gestire la Curia: a capo del Dicastero per la comunicazione che deve gestire tutti i media vaticani aveva piazzato monsignor Dario Edoardo Viganò, esperto di cinematografia, ma evidentemente di nient'altro. E infatti nei quasi tre anni da Prefetto ha fatto il cinema: ha smantellato Radio Vaticana, privando la Santa Sede di una voce che raggiungeva tutto il mondo in onde medie; ha creato un portale Vatican News che pur tradotto in 34 lingue non riesce a conquistare una fetta consistente di pubblico; e ha concluso (in)degnamente anzitempo il suo mandato raggirando Papa Benedetto XVI e la stampa internazionale: aveva spacciato per un inno a papa Francesco una lettera del Papa emerito in cui invece egli rifiutava di scrivere la prefazione a una collana di libretti celebrativi di Papa Francesco perché chiaramente problematici dal punto di vista teologico. Ma soprattutto aveva tenuto in stallo la nomina del direttore editoriale, figura prevista dallo Statuto e ruolo chiave per le strategie comunicative. A lui spetta infatti «l'indirizzo e il coordinamento di tutte le linee editoriali» e lo sviluppo strategico dei media vaticani, ad esclusione della Sala stampa. Vale a dire: Osservatore Romano, Radio Vaticana, Vatican News, Vatican Media (ex Centro Televisivo Vaticano), Libreria Editrice Vaticana e i social. Finalmente dopo oltre tre anni e anche grazie al nuovo prefetto del Dicastero, Paolo Ruffini, è stato nominato un giornalista di provata esperienza, cosa per cui i direttori delle singole testate avranno almeno la certezza di essere ascoltati e capiti da qualcuno che di giornalismo si intende.
Ma se l'aspetto organizzativo e creativo è importante dal punto di vista di chi lavora nei media vaticani, molto più interessante per il pubblico è l'aspetto «politico» della nomina. Tornielli che è stato anche vaticanista di questa testata per 15 anni, dal 1996 al 2011 è persona molto vicina a Papa Francesco, con cui lo lega un rapporto di amicizia da quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires. Con il Pontefice ha un contatto quasi quotidiano sin dal suo insediamento ed è certamente la principale fonte d'informazione, sul mondo e sulla Chiesa, per un Papa che ha ammesso di non vedere la tv, di non usare internet e di sfogliare velocemente solo il Messaggero. Si tratta di un Pontefice, dunque, che per ogni tipo di informazione deve dipendere dagli «amici» di cui si è circondato, ammesso che siano veramente tali. Il potere di Tornielli è dunque molto più ampio di quello già notevole che lo Statuto del Dicastero per la Comunicazione gli affida e, per certi versi, viene oggi formalizzato un rapporto che era già in atto. Si comprende allora il motivo per cui in questi anni Tornielli abbia concepito come un'unica cosa la difesa del Papa, fino a sfiorare il culto personale, e il suo lavoro di giornalista. Ed è stato certamente tra i più attivi nel creare una strategia di consenso a Papa Francesco che passa dalla demonizzazione di presunti nemici.
Fin da subito è stata tolleranza zero nei confronti non solo delle critiche, ma anche di domande o perplessità che i gesti e le iniziative del Papa hanno provocato. Basti ricordare la vicenda dei Sinodi sulla famiglia e i Dubia avanzati da quattro cardinali Caffarra, Meisner, Burke, Brandmuller sulle interpretazioni dell'esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, a cui il Papa non ha mai risposto. Quello dei Dubia è un procedimento perfettamente in linea con la tradizione e dentro un rapporto necessario tra il Papa e i suoi cardinali, ma i quattro sono stati dipinti come oscuri complottardi per delegittimare la loro richiesta. E quella del complotto è ormai una tesi che viene tirata fuori a ogni pie' sospinto per stroncare sul nascere ogni tentativo di ragionare sui fatti, come accaduto recentemente per il caso del cardinale americano McCarrick, abusatore seriale, al centro della lunga e circostanziata lettera aperta dell'ex nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò (nessuna parentela con l'altro Viganò, Dario).
Si può anche immaginare che Tornielli condivida, se non ne è l'ispiratore, la politica del «non rispondere» da parte del Papa: lui e i suoi «amici», che controllano l'informazione religiosa nei principali quotidiani italiani, si sono incaricati della difesa d'ufficio, tacciando di «nemici del Papa», quanti chiedono risposte chiare. Ovviamente nella lista dei buoni e cattivi che presenta al Papa sempre aggiornata, un posto speciale lo occupano i giornalisti, soprattutto le testate e i blog che considera nemici e che da un po' di tempo ha cominciato a definire «sedicenti cattolici». Forse anche per questo dalla sua biografia ufficiale presentata alla stampa sono stati sbianchettati l'inizio dell'attività giornalistica a il Sabato e la cofondazione e direzione della testata online La Bussola Quotidiana, due nomi non propriamente presentabili per chi oggi ha sposato certe posizioni.
Facile dunque prevedere che la nomina di Tornielli al cuore del Dicastero per la Comunicazione implichi un rafforzamento della linea di «ponti con il mondo, muri dentro la Chiesa». Un primo banco di prova sarà il summit di febbraio in Vaticano sugli abusi sessuali, che il Papa avrà con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo: contro ogni evidenza, la linea ufficiale del Papa, difesa a spada tratta da Tornielli, è che si tratti solo di clericalismo e l'omosessualità non c'entri. Una linea forse facile da difendere in Italia, un po' meno in paesi, come gli Stati Uniti, dove ormai sono gli stessi fedeli a contestare apertamente preti e vescovi coinvolti. Per la comunicazione sarà sicuramente una battaglia di trincea.
Ma se l'aspetto organizzativo e creativo è importante dal punto di vista di chi lavora nei media vaticani, molto più interessante per il pubblico è l'aspetto «politico» della nomina. Tornielli che è stato anche vaticanista di questa testata per 15 anni, dal 1996 al 2011 è persona molto vicina a Papa Francesco, con cui lo lega un rapporto di amicizia da quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires. Con il Pontefice ha un contatto quasi quotidiano sin dal suo insediamento ed è certamente la principale fonte d'informazione, sul mondo e sulla Chiesa, per un Papa che ha ammesso di non vedere la tv, di non usare internet e di sfogliare velocemente solo il Messaggero. Si tratta di un Pontefice, dunque, che per ogni tipo di informazione deve dipendere dagli «amici» di cui si è circondato, ammesso che siano veramente tali. Il potere di Tornielli è dunque molto più ampio di quello già notevole che lo Statuto del Dicastero per la Comunicazione gli affida e, per certi versi, viene oggi formalizzato un rapporto che era già in atto. Si comprende allora il motivo per cui in questi anni Tornielli abbia concepito come un'unica cosa la difesa del Papa, fino a sfiorare il culto personale, e il suo lavoro di giornalista. Ed è stato certamente tra i più attivi nel creare una strategia di consenso a Papa Francesco che passa dalla demonizzazione di presunti nemici.
Fin da subito è stata tolleranza zero nei confronti non solo delle critiche, ma anche di domande o perplessità che i gesti e le iniziative del Papa hanno provocato. Basti ricordare la vicenda dei Sinodi sulla famiglia e i Dubia avanzati da quattro cardinali Caffarra, Meisner, Burke, Brandmuller sulle interpretazioni dell'esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, a cui il Papa non ha mai risposto. Quello dei Dubia è un procedimento perfettamente in linea con la tradizione e dentro un rapporto necessario tra il Papa e i suoi cardinali, ma i quattro sono stati dipinti come oscuri complottardi per delegittimare la loro richiesta. E quella del complotto è ormai una tesi che viene tirata fuori a ogni pie' sospinto per stroncare sul nascere ogni tentativo di ragionare sui fatti, come accaduto recentemente per il caso del cardinale americano McCarrick, abusatore seriale, al centro della lunga e circostanziata lettera aperta dell'ex nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò (nessuna parentela con l'altro Viganò, Dario).
Si può anche immaginare che Tornielli condivida, se non ne è l'ispiratore, la politica del «non rispondere» da parte del Papa: lui e i suoi «amici», che controllano l'informazione religiosa nei principali quotidiani italiani, si sono incaricati della difesa d'ufficio, tacciando di «nemici del Papa», quanti chiedono risposte chiare. Ovviamente nella lista dei buoni e cattivi che presenta al Papa sempre aggiornata, un posto speciale lo occupano i giornalisti, soprattutto le testate e i blog che considera nemici e che da un po' di tempo ha cominciato a definire «sedicenti cattolici». Forse anche per questo dalla sua biografia ufficiale presentata alla stampa sono stati sbianchettati l'inizio dell'attività giornalistica a il Sabato e la cofondazione e direzione della testata online La Bussola Quotidiana, due nomi non propriamente presentabili per chi oggi ha sposato certe posizioni.
Facile dunque prevedere che la nomina di Tornielli al cuore del Dicastero per la Comunicazione implichi un rafforzamento della linea di «ponti con il mondo, muri dentro la Chiesa». Un primo banco di prova sarà il summit di febbraio in Vaticano sugli abusi sessuali, che il Papa avrà con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo: contro ogni evidenza, la linea ufficiale del Papa, difesa a spada tratta da Tornielli, è che si tratti solo di clericalismo e l'omosessualità non c'entri. Una linea forse facile da difendere in Italia, un po' meno in paesi, come gli Stati Uniti, dove ormai sono gli stessi fedeli a contestare apertamente preti e vescovi coinvolti. Per la comunicazione sarà sicuramente una battaglia di trincea.
Riccardo Cascioli
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