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mercoledì 26 dicembre 2018

Once upon a time

C’era una volta l’Inghilterra cristiana

Quasi il 40 per cento dei millenials che vivono nel Regno Unito non è in grado di dire chi è il bambino di Betlemme che nasce a Natale. È quanto scrive Lifesitenews citando un’indagine recente. La ricerca, riportata dal Christian Post e condotta da OnePoll, ha rivelato che circa il 38 per cento dei cittadini britannici di età compresa tra 21 e 28 anni non conosce l’identità del bambino nel presepe. Una percentuale analoga,  circa il 37 per cento, non sa dire chi siano Maria e Giuseppe e meno del 10 per cento è in grado di dire quali sono i doni fatti dai magi. Come se non bastasse, è risultato che molti pensano che Babbo Natale abbia un qualche ruolo nella vicenda del bambino che nasce a Betlemme (https://www.lifesitenews.com/blogs/2-in-5-uk-millennials-cant-identify-baby-in-bethlehem-christmas-story)

L’autore dell’articolo, Jonathon Van Maren, racconta: «Alcuni anni fa, prima che ci sposassimo, quando mia moglie lavorava nel settore della ristorazione, all’inizio del periodo di Avvento una sua collega le chiese: “Che cos’è il Natale?”. Venne fuori che quella collega prima d’allora non aveva mai appreso la storia del Natale e non aveva mai sentito la vicenda del Signore Gesù nella mangiatoia, del Salvatore nato a Betlemme, dei pastori, degli angeli, niente di niente. Era cresciuta in un paese un tempo cristiano senza aver mai appreso uno degli aspetti fondamentali del cristianesimo».
Commenta Van Maren: «Le nuove generazioni dell’Occidente stanno crescendo in una cultura che non è solo post-cristiana. In realtà crescono in paesi nei quali le loro famiglie spesso si sono allontanate, ormai da generazioni, da qualsiasi parvenza di fede e di conoscenza cristiana. Il problema è non solo che non sanno nulla del cristianesimo, ma che non hanno consapevolezza di ciò che non sanno».
Questa realtà può sconcertare, ma in fondo non c’è troppo da stupirsi visto che ormai solo un minuscolo 6 per cento di cittadini britannici può essere classificato come praticante. Di fatto, scrive Van Maren, il cristianesimo in Inghilterra è quasi morto. Uno dei più grandi imperi cristiani della storia è popolato oggi da uomini e donne che non sanno nemmeno che la storia di Natale riguarda la nascita di Gesù e chi sono Maria e Giuseppe.
«Molte persone – annota Van Maren – non comprendono ancora l’enormità di questa perdita». Non si tratta soltanto della perdita della fede, ma della sparizione di una cultura. L’Occidente si ritrova senza radici, senza fondamenta. Con conseguenze devastanti sulla possibilità di affrontare e risolvere le questioni del presente.
Tutto ciò ci ricorda che una civiltà è una cosa incredibilmente fragile. «Chi avrebbe mai creduto, solo pochi decenni fa, che sarebbe stato possibile per i bambini dell’Occidente ignorare la storia del Natale?». È possibile non credere all’attendibilità storica della Bibbia o ai fondamenti del cristianesimo, ma essere incapaci di identificare il bambino nella mangiatoia come Gesù è qualcosa di sconvolgente. Non si tratta più di scetticismo. È ignoranza totale.
Forse in Italia è difficile immaginare una situazione del genere, ma nel Nord Europa tutto ciò che le generazioni precedenti davano per scontato è ora quasi perduto. Scrive Van Maren: «I libri possono essere messi da parte, le storie dimenticate, le credenze scartate, e così ecco che nel giro di pochi decenni la stessa fede che mandò migliaia di missionari a sfidare pericoli sconosciuti nelle terre pagane può diventare un ricordo talmente lontano che i discendenti non riescono nemmeno più a spiegare di che cosa si trattava».
La situazione attuale in Gran Bretagna è anche il frutto di anni e anni di censura e di autocensura in nome di un malinteso senso del rispetto per le altre fedi e culture. Da tempo ormai molte scuole non utilizzano più simboli cristiani e numerosi fedeli non manifestano più la loro fede in pubblico nel timore di apparire intolleranti.
Sono già passati più di dieci anni da quando il consiglio comunale di Birmingham decise di sostituire la parola Christmas con Winterval, il Festival d’inverno. E ormai sono numerosi i comuni, come Wigan, vicino a Manchester, che hanno bandito il presepe dai negozi e dagli edifici pubblici per non offendere gli atei e chi ha altre fedi. Per lo stesso motivo in molte scuole non si fanno più i nativity plays, le recite di Natale, una tradizione ormai superata secondo la National Secular Society.
In molte scuole e ambienti accademici  negli studi di storia non si può più dire «avanti Cristo» e «dopo Cristo», ma bisogna fare riferimento alla Common Era, così da «mostrare sensibilità nei confronti di coloro che non sono cristiani».
D’altra parte, secondo il British Social Attitudes Survey, mentre la Chiesa cattolica romana rimane relativamente stabile, in meno di due decenni in Gran Bretagna il numero di anglicani è crollato del cinquanta per cento.  Solo il 15 per cento dei britannici si considera anglicano: circa la metà di quanti si dichiaravano tali nel 2000.
Nello stesso tempo la percentuale di coloro che si definiscono non credenti continua ad aumentare: oggi è infatti del 53 per cento, contro il 31 per cento del 1983, anno in cui fu condotta per la prima volta la ricerca.
Aldo Maria Valli

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