ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 gennaio 2019

Il "nonno" del Concilio

DEMONI E FALSE RELIGIONI

                                             

Si può dire che gli dèi delle false religioni sono in realtà demoni miranti a trascinare l’uomo lontano da Dio, ciò non si può dire degli ebrei, che però non rendono il debito culto al vero Dio: infatti attendono il loro Messia
di Francesco Lamendola  




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Abbiamo visto, nel precedente articolo Se non sono dèi, allora cosa sono? (pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 04/01/2019) che fin dagli inizi della riflessione teologica delle prime comunità cristiane, la questione delle altre religioni si poneva, senz’altro, come la questione delle false religioni; e che gli dèi del paganesimo altro non erano, in definitiva, che demoni, i quali avevano a lungo ingannato gli uomini, sospingendoli verso uno stile di vita dissoluto e immorale. Tale connessione fra idolatria e immoralità è esemplarmente svolta da san Paolo nella Epistola ai Romani (1, 18-25):

Infatti l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa  perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un'immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.  Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli.

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Una volta ammesso il principio della libertà religiosa, come il Concilio ha fatto con la dichiarazione Dignitatis humanae (legandolo, significativamente, a un’idea di dignità umana che pare di derivazione illuminista e massonica, più che autenticamente cristiana), la conseguenza di riabilitare le altre religioni diveniva inevitabile.

Scrive Eusebio di Cesarea (ca. 265-340 d. C.) nella Preparatio euangelica, IV, 5-13, 1-3 (in: Arcana Mundi. Magia e occulto nel mondo greco e romano, a cura di Georg Luck, Fondazione Lorenzo Valla/ Arnoldo Mondadori Editore, 1997, vol. 2, pp. 423-424):
1.Gli esperti conoscitori della teologia greca, applicando un criterio diverso rispetto a quello da noi esposto in precedenza , dividono tutta la materia in quattro categorie: innanzitutto, rispetto a tutti gli altri distinguono il Dio sommo e sostengono di sapere che questi è il primo su tutti, padre e re di tutti gli dèi; dopo di lui c’è come secondo il genere degli déi, lo segue quello dei demoni e quarto è quello degli eroi tutti costoro, in quanto partecipano dell’idea di bene,. , in parte esercitano potere, in parte o subiscono, e tutti insieme sono detti luce in quanto partecipano della lue. E affermano ancora che il male è a capo della sostanza deteriore, , e questo è il genere dei demoni malvagi, che non hanno alcun rapporto d’amicizia col bene e sono in possesso  di una potenza eccellente nell’ambito della natura contraria al bene, così come Dio la possiede nell’ambito del bene. Il complesso di tutti questi esseri definiscono tenebra. 2. Avendo ripartito in questo modo tutta la materia, agli dèi – essi affermano – sono stati assegnati il cielo e l’etere fino alla luna, .ai demoni gli spazi vicino alla luna e l’aria, alle anime la regione terrestre e quella sotterranea. Sulla base di questa ripartizione sostengono che innanzitutto bisogna venerare gli dèi del cielo e dell’etere, in secondo luogo i demoni buoni, in terzo luogo  le anime degli eroi, in quarto luogo bisogna ammansire o demoni perversi e malvagi. 3. Mentre in teoria distinguono così, di fatto confondono tutto, perché venerano soltanto le potenze malvagie invece di tutte quelle che ho detto, e tutti quanti sono asserviti a queste, come dimostrerà il prosieguo della mia confutazione.

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Con il Vaticano II, è arrivata l’apertura verso il mondo; la Chiesa, per volere del suo sommo pastore e dei padri riuniti in concilio ecumenico, ha deciso di spalancare le porte dell’ovile, perché non c’erano più nemici pericolosi che lo potessero seriamente minacciare: come se il demonio non stesse sempre in agguato, da secoli, pronto a spiare la minima debolezza, la minima leggerezza, la minima ingenuità dei custodi.

E questo è il commento di Georg Luck (1926-2013), il grande filologo classico svizzero, apprezzato in tutto il mondo, che fu professore alle università di Yale, Harvard, Berlino, Bonn e infine alla  John Hopkins University di Baltimora (op. cit., pp. 599-600):
Nei libri IV e V della “Preparatio evangelica”, Eusebio sostiene che i culti pagani, nei loro diversi aspetti (forme di culto - specialmente idolatria, sacrifici di animali, e, addirittura, sacrifici umani -, oracoli e altri metodi di divinazione) sono opera di spiriti maligni, al cui servizio stanno imposti e ciarlatani (…). Nel libro IV si riprende la tesi che gli dèi pagani, di fatto, non sarebbero altro che i demoni della tradizione giudaico-cristiana. Nel libro IV, oltre a ribadire questa tesi, Eusebio stabilisce una connessione tra il sacerdozio di Cristo e la morte degli antichi demoni che portò al declino finale degli oracoli. Questo è fondamentalmente il punto di vista di Plutarco: l’operazione compiuta da Eusebio è di aver adattato la teoria di Plutarco (…) alla propria teologia. Eusebio esamina poi la natura dei demoni che sono stati conquistati da Cristo e mostra come gli esseri umani possono controllarli. A dispetto dei loro diversi punti di vista, pagani, giudei e cristiani hanno nella demonologia una specie di terreno comune. È probabile che la maggior parte dei pagani credesse nell’esistenza di demoni buoni così come di demoni malefici. Molti possono aver creduto in un “demone” personale, una specie di spirito custode. Plutarco ricorse ai demoni per preservare la dignità e la natura trascendentale degli dèi. Per i cristiani, i demoni erano fondamentalmente maligni; di conseguenza, la parola acquistò una connotazione negativa, che conserva ancora oggi. Eusebio qualifica spesso i demoni come kakoi](...). Ma dal momento che essi possono essere solo cattivi, l’epiteto non sempre è necessario. Quando Eusebio parla di ‘o daimon’ al singolare, (IV 15,8,1-2; 19, 8,3), evidentemente pensa a Satana, il demone per eccellenza.
Sant’Agostino, un secolo più tardi, riprende e sviluppa la riflessione di Eusebio; nel De civitate Dei, afferma, citando la Scrittura, omnes dii gentium sunt daemonia, tutti gli dèi dei pagani sono demoni. E nel commento al Salmo 81 dice (da: www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_571_testo.htm):
8.C'è di più. Noi dobbiamo ritenerci differenti anche dalle divinità che abiterebbero in dette pietre o statue di legno, d'oro e d'argento. Alcuni infatti, per potersi in qualche modo difendere, dicono: "Anche noi sappiamo che i simulacri sono delle vanità, ma noi non veneriamo il simulacro". E se gli domandi che cosa venerino, ti rispondono: "Le divinità che sono nel simulacro. Ci prostriamo, è vero, dinanzi alla figura visibile ma adoriamo l'invisibile". Ma cosa son mai queste divinità invisibili? Ascoltiamolo dal nostro Dio, che per bocca del profeta dice: Tutti gli dèi delle genti sono demoni; il Signore invece ha fatto i cieli, dove i demoni non sono degni di abitare. In un modo il profeta irride i demoni, in un altro i simulacri. (…)  9. In una maniera dunque [il salmo] deride i simulacri, dicendo che sono senz'anima, senza facoltà sensitive e senza vita, e in un'altra gli esseri che in essi son venerati come potenti, cioè i demoni, contro i quali si dice: Tutti gli dèi delle genti sono demoni, il Signore invece ha fatto i cieli. Così anche l'Apostolo: in un modo irride gli idoli e dice: Noi sappiamo che l'idolo è una nullità, mentre con parole diverse comanda di tenersi lontani dai demoni dicendo: I sacrifici che immolano i pagani li immolano ai demoni, non a Dio; e io non permetto che voi siate in consorzio con i demoni. (…) State attenti, miei fratelli, a quel che voglio dirvi! Condividere la natura di un idolo, anche se lo volessi non potresti; essere invece associato ai demoni, se lo vuoi lo diventi, se non lo vuoi non lo diventi. Comunque, a quelli che sono dalla parte del diavolo e dei suoi angeli alla fine dei tempi sarà detto: Andate al fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli (…) 10. A questo punto ecco che qualcuno della folla mi viene a dire: "Dio mi guardi dal ricorrere ai demoni; anzi mi conceda di detestarli! Veramente io già li detesto profondamente, fuggo da loro e li aborrisco". Ecco un parlare veramente giusto, un'espressione veramente buona; ma che dire se poi, quando hai male alla testa, ricorri all'indovino? se quando hai una causa rischiosa fai intervenire l'aruspice? Tutti costoro sono strumenti dei demoni: e allora, come fai tu a ricorrere a strumenti posseduti da quegli esseri che tu detesti? Dalle opere conoscerò se tu dici la verità. La tua presa di posizione sembrerebbe ben definita, ma solo prima che giunga la prova. Riconosci chi sia colui che ti parla, tenendo presente che satana mai ti parlerà attraverso una statua ma per bocca di una qualche persona cattiva, della quale ha occupato il cuore. Egli, come asserisce l'Apostolo, agisce tramite i figli che non credono. (…)

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 Si può dire che gli dèi delle false religioni sono in realtà demoni miranti a trascinare l’uomo lontano da Dio, ciò non si può dire degli ebrei, che però non rendono il debito culto al vero Dio: infatti attendono ancora il loro Messia.

E questo ha creduto e tenuto per fermo la Chiesa; e in tal senso ha ammonito i fedeli, di secolo in secolo, fino a una cinquantina d’anni fa. Ma poi è arrivato il Vaticano II, è arrivata l’apertura verso il mondo; la Chiesa, per volere del suo sommo pastore e dei padri riuniti in concilio ecumenico, ha deciso di spalancare le porte dell’ovile, perché non c’erano più nemici pericolosi che lo potessero seriamente minacciare: come se il demonio non stesse sempre in agguato, da secoli, pronto a spiare la minima debolezza, la minima leggerezza, la minima ingenuità dei custodi, per entrare nel recinto delle pecorelle di Cristo. A questo tende da sempre; del resto, ci ha provato anche con Gesù in Persona, come i Vangeli narrano riguardo alle tentazioni nel deserto: figuriamoci se non aveva sufficiente ardire per seguitare a tramare anche dopo l’evento della Redenzione e la fondazione della Chiesa di Cristo. San Tommaso d’Aquino, il più grande filosofo medievale, scrive nella Summa catholica fidei contra Gentiles, che i giudei sono gens prava atque perversa, mentre i maomettani adorano sacrilegum ac perfidum Mahometum, e sono nefandissimi hostes nominis cristiani, blasphemi, perfidi. Perciò, cari cattolici progressisti, che avete sempre in bocca il Vaticano II, ma assai meno il Vangelo, e non parlate mai degli altri venti concili ecumenici, né citate i teologi dei secoli d’oro della fede e i Padri della Chiesa, vedete un po’ cosa vi sembra meglio: o dare torto a san Paolo, ad Eusebio, a sant’Agostino, a san Tommaso, per dare ragione a voi stessi; oppure fare un bel bagno di umiltà, fare autocritica e riconoscere che non per leggerezza e con faciloneria, ma dopo aver seriamente ponderato la questione, con tutta l’attenzione che essa meritava, quelle grandi menti e quelle grandi anime sono giunte a simili conclusioni. E pensate che sia stato per leggerezza e superficialità che tutti i papi, tutti i vescovi e tutti i sacerdoti cattolici, nella liturgia solenne del Venerdì santo, hanno recitato la formula: Oremus et pro perfidis Judaeis, a partire dal VII secolo, quando è attestata con certezza, fino al 1959, quando Giovanni XXIII l’ha soppressa? Non era affatto, come gli ignoranti o persone in malafede vorrebbero far crede, una formula di maledizione, ma al contrario, una preghiera per la conversione, e quindi per la salvezza, degli ebrei; dove perfidia non aveva l’accezione moderna, ma significava piuttosto pertinacia, ostinazione. Del resto, a diversi papi era stato chiesto di toglierla o modificarla; ma sempre essi, con logica inoppugnabile e con autentica umiltà (non l‘umiltà ostentata davanti alle folle e a eserciti di giornalisti e di fotografi, del signore argentino che abita nella Casa Santa Marta) avevano risposto: I nostri predecessori l’hanno sempre conservata e recitata; perciò non abbiamo il diritto di decidere altrimenti.

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Il cardinale tedesco Agostino Bea, detto "il nonno" del Concilio, nella foto con il rabbino A.J. Heschel, ebbe un ruolo decisivo nel tessere nuove relazioni tra Cattolici ed Ebrei: vi fu nel Concilio Vaticano II una precisa volontà di riabilitazione del giudaismo; le altre fedi sono state riabilitate per forza d’inerzia.

Gli dèi delle false religioni sono demoni


di Francesco Lamendola



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