ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 12 gennaio 2019

Marcia contro i muri

Aiutateli a casa vostra


Spiazzato dalla Chiesa valdese che ha deciso di adottare quindici migranti sbarcati a Malta, cioè uno per ogni valdese, Papa Bergoglio ha riunito il cerchio magico-curiale e ha deciso: daremo noi, Chiesa cattolica, il reddito di cittadinanza ai migranti, visto che il governo tergiversa ed è piuttosto riluttante ad estenderlo pure a loro. Apriti cielo. Panico tra i preti e le suore, fuggi fuggi generale.

 Già quando lanciò l’idea di un’adozione a parrocchia, la risposta fu un mezzo fiasco. Ma ora la svolta è radicale, coinvolge direttamente la Santa Sede e stavolta è davvero impegnativa, non come accadde con i profughi della nave Diciotti che dal Vaticano finsero di prendersi in carico un centinaio di migranti, gran retorica sull’accoglienza e sul gesto umanitario, ma poi li lasciarono andar via dal centro di Ariccia. Stavolta toccherà migliaia di persone. Per ottenere il reddito di cittadinanza, che il papa ha voluto cristianamente ribattezzare il “redento di cittadinanza”, basterà presentare domanda alla caritas, avere i requisiti, cioè non avere nulla e fuggire da tutto. Fa punteggio essere nero, venire da molto lontano, essere islamico. Sono esclusi i poveri nostrani e i barboni che stazionano nel colonnato vaticano, allontanati dai papa-vigilantes. I migranti beneficiati dovranno però frequentare, a scelta, una parrocchia, una moschea o un centro sociale. Al terzo rifiuto, come per il reddito governativo di cittadinanza, sarà loro revocato il sussidio.
Finalmente il Papa ha deciso di passare dalle parole ai fatti e di investire i beni finanziari e immobiliari della Chiesa per i migranti, che sono oggi la prima ragione sociale della Medesima. È anche un modo per ripopolare le chiese, ora frequentate dall’otto per mille dei fedeli.
La decisione del Papa e l’esempio dei valdesi ha creato una reazione a catena, spiazzando anche il Pd e i suoi paraggi. E noi che facciamo, si sono detti al Partito, un tempo ci copriva il Papa, bastava fare una predica, un bel sermone pro-migranti e stavamo a posto. Ma ora no, dobbiamo far qualcosa. E così dopo un tormentato congresso, in cui si sono divisi in sei correnti, tre comitive e nove gruppi d’ascolto, dopo aver decretato l’espulsione all’unanimità di Minniti in quanto precursore di Salvini, hanno così deliberato l’operazione “Aiutiamoli a casa vostra”: ogni iscritto benestante, con una stanza vuota in casa e una seconda casa, adotterà un migrante dopo che Salvini ha sciolto i centri d’accoglienza. Una rivoluzione. Per la prima volta nella storia del socialismo, del comunismo, del progressismo umanitario, del sinistrismo, l’uguaglianza e la solidarietà non saranno predicate ma praticate davvero, direttamente con le proprie tasche, con la proprietà di lorsignori, coi propri conti in banca. Finalmente donatori di patrimoniale, come i donatori di sangue e di organi. Ognuno adotti un migrante. Il primo a cui è stato chiesto è alla famosa tessera n.1 del Pd, Carlo de Benedetti, ma si nega e la domestica dice di rivolgersi a la Repubblica, dove i centralini sono intasati e c’è la fila fuori dalla redazione perché si è sparsa la voce che pure loro, per non restare a loro volta spiazzati, hanno deciso di adottare un migrante per ogni redattore. Non risponde neppure il Quirinale, dove pure ci sono seicento stanze vuote e uno spreco che non vi dico. Figo, invece, ha adottato un migrante, ma poi ha scoperto che era un grillino del rione Sanità sotto falso nome. Volevano affibbiarne uno a Zingaretti per curare la sua immagine, visto che è il favorito nella gara a guidare il Pd, ma è stato impossibile convincere il maghrebino sorteggiato che Zingaretti si chiama così ma non è rom, anzi è il fratello del commissario Montalbano. Nessuno vuol essere adottato da Martina perché i bambini nigeriani hanno paura di lui, lo vedono come una specie di Frankenstein. Anche di Fassino credono che li riduca alla fame e poi li porti nel regno delle tenebre. Renzi, per prender tempo, ha detto che farà le primarie tra i migranti che vogliono andare a casa sua. Del Rio è l’unico che si è detto disponibile ad adottare un nero, ma una famiglia bengalese, impietosita, si è detta disposta a sua volta ad adottare un figlio di Del Rio, visto che ne ha una dozzina. Fregatura per la Boldrini che aveva adottato un somalo di nome Ben Alì, ma poi ha scoperto che all’anagrafe era registrato come Benito, è nero politicamente ed anche un po’ sessista.
Ma l’appello “Aiutateli a casa vostra”, ha fatto crollare ulteriormente le iscrizioni al Pd a poche centinaia di iscritti: è stato un fuggi fuggi generale, molti hanno finto di avere già accolto migranti in casa, ma era la servitù di casa. Sono così rimasti i più generosi, i più fessi e i più furbi, che sperano di poter sfruttare i migranti come domestici e badanti senza pagarli. Possono stare da noi, anche in nero, perché noi non siamo razzisti…
P.S. Come avrete capito, era una fake news. L’avevamo diffusa non per infangarli ma per incensarli. Volevamo che facessero una bella figura, che si mostrassero finalmente coerenti, all’altezza di quel che dicono. Ma la gente ha sgamato subito che era tutta una montatura. Ed anche loro, gli interessati, si sono tranquillizzati.
MV, La Verità 11 gennaio 2019
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/aiutateli-a-casa-vostra/

IL MURO DELL'IDIOZIA

    La parola d’ordine del "Cretino Proletario" per farsi riconoscere e ammirare è: vogliamo ponti, non muri. Appena pronuncia la frase, il Cretino Planetario s’illumina d’incenso, crede di aver detto la Verità Suprema dell’Umanità 
di Marcello Veneziani

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La parola d’ordine del Cretino Proletario per farsi riconoscere e ammirare è: vogliamo ponti, non muri. Appena pronuncia la frase, il Cretino Planetario s’illumina d’incenso, crede di aver detto la Verità Suprema dell’Umanità, e un sorriso da ebete trionfale si affaccia sul suo volto. Non c’è predica, non c’è discorso istituzionale, non c’è articolo, pistolotto o messaggio pubblico, non c’è concerto musicale, film o spettacolo teatrale che non sia preceduto, seguito o farcito da questa frase obbligata. L’imbecille globale si sente con la coscienza a posto, e con un senso di superiorità morale solo pronunciando quella frase. Il cretino planetario diverge solo nella pronuncia, a seconda se è un fesso napoletano, un bobo sudamericano o un lumpa siculo. In Lombardia c’è un’espressione precisa per indicare chi si disponeva ai confini per mettersi al servizio dei nuovi arrivati, dietro ricompensa: bauscia.
Il cretino planetario ripete sempre la stessa frase, sia che parli di migranti che di ogni altra categoria protetta. Lui è accogliente, come gli prescrivono ogni giorno i testimonial del No-Muro, il Papa, Mattarella e Fico che ogni giorno guadagna posizioni nel Minchiometro nazionale, l’hit parete dedicata a chi sbatte la testa contro il muro.
Il pappagallo globale marcia contro i muri, più spesso ci marcia, ma la parola chiave serve per murare il Nemico, per separare dall’umanità evoluta ed accogliente i movimenti e le persone che s’ispirano all’amor patrio, alla sovranità nazionale, alla civiltà, alla tradizione. L’appello ad abbattere i muri e a stendere ponti è ormai ossessivo e riguarda non solo i popoli e i confini territoriali ma anche i sessi e i confini naturali, le culture e i comportamenti, le religioni e le appartenenze, e perfino il regno umano dal regno animale. Dall’Onu al golden globe, dalla predica al talk show e alla canzone, l’onda dell’idiozia abbatte il Muro del suono e del buon senso.
Ora, io vorrei prima di tutto osservare che i muri più infami che la storia dell’umanità conosca, non sono i muri che impediscono di entrare ma i muri che impediscono di uscire. Come sono, necessariamente, i muri delle carceri e come fu, l’ultimo grande, infame Muro che la storia conobbe, a Berlino. E che non edificò nessun regime nazionalista o sovranista, nessun dittatore e nessun Trump ma il comunismo. Chi tentava di superare quel muro e quel filo spinato per scappare dalla sua terra, era abbattuto dai vopos. Nessun regime autoritario o nazionalista ha mai avuto la necessità di innalzare un muro per impedire che la popolazione scappasse. Né si conoscono esodi di popolo paragonabili a quelli dove ha dominato il comunismo.
Se vogliamo restare in Italia, e a Roma in particolare, c’è solo un muro nel cuore della Capitale che non si può varcare, e sono proprio le Mura Vaticane dove il Regnante predica al mondo ma non a casa sua di abbattere i muri e accogliere tutti. E comunque i muri più famosi, i muri del pianto e della vergogna, non appartengono alla cristianità. Detto questo, a coloro che amano la civiltà e la tradizione, l’amor patrio e la sovranità nazionale, si addice piuttosto il senso del confine. Perché confine significa senso del limite, senso della misura, soglia necessaria per rispettare le differenze, i ruoli, le identità e le comunità. Tutti i confini sono soglie, sono porte, che si possono aprire e chiudere, che servono per confrontarsi sia nel colloquio che nel conflitto, comunque per delimitare o arginare quando è necessario. La società sradicata del nostro tempo ha perso il senso del confine, e infatti sconfinano i popoli, i sessi, le persone, si è perso il confine tra il lecito e l’illecito. Sconfinare è sinonimo di trasgredire, delirare, sfondare. La peggiore maledizione per i greci era l’hybris, lo sconfinamento, la smisuratezza, il perdersi nell’infinito. Il confine è protezione, sicurezza, è umiltà, è tutela dei più deboli, non è ostilità o razzismo. Vi consiglio di leggere L’elogio delle frontiere di Régis Debray. Ai più modesti, consiglio l’elogio dei muri di Alberto Angela che non mi risulta un ufficiale delle SS.
Senza muri non c’è casa, non c’è tempio, non c’è sicurezza. Senza muri non c’è pudore, intimità, protezione dal freddo, dal buio e dall’incognito. Senza muri non c’è senso della misura, riconoscimento del limite e dei propri limiti. Senza muri non c’è bellezza, non c’è fortezza, non c’è fondazione delle città, non c’è erezione di civiltà. Non a caso le città eterne nascono da Romolo che tracciò i confini, non da Remo che li violò. I muri sono i bastioni della civiltà, gli ospedali della carità, le biblioteche della cultura, le pareti dell’arte, il raccoglimento della preghiera.
Se il cretino planetario non lo capisce, in compenso lo capiscono bene gli anarchici di Tarnac che colsero nel muro abbattuto la vittoria del caos e dell’anarchia: “La distruzione delle capacità di autonomia dei dominati passa per l’abolizione delle frontiere del loro essere: individuale e collettivo. Finché esistono frontiere, è possibile opporre un sistema di valori a un altro, un tipo di diritto all’altro, distinguere uomo da donna, madre da padre, cittadino da straniero, insomma vero da falso, giusto dall’ingiusto, normale da anormale” (Gouverner par le Chaos – Ingénierie Sociale et Mondialisation, 2008).
Le città senza confini perdono la loro identità, come le persone che perdono i loro lineamenti. Non capovolgete l’amore per la famiglia in omofobia, l’amore per la propria patria in xenofobia, l’amore per la propria civiltà in razzismo, l’amore per la propria tradizione in islamofobia. E l’amore per i confini in muri dell’odio. Ma tutto questo il Cretino Planetario non lo sa.


Il muro dell'idiozia

di Marcello Veneziani
Arianna Editrice

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