ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 febbraio 2019

Intenzioni opposte al sovrano d’oltre Tevere

IL MALE STORICO DEI RIVOLTOSI
https://www.avvenire.it/c/2019/PublishingImages/9f1c2d1ed4ff436da60ef01be83259af/0d054049cf_62824292.jpg?width=1024(immaginw aggiunta)

         Corrispondenza perfetta di sentimenti va a quei fervidi religiosi che con apprensione seguono i sermoni del Papa la cui incidenza suscita ondate di entusiasmo. Nella prima udienza generale del 2019 Bergoglio ha impegnato il proprio prestigio incoraggiando gli uomini a confidare nel Vangelo rivoluzionario dove c’è il Vangelo c’è la rivoluzione. Ricordava, inoltre, che sono gli ultimi della scala sociale, persone finite ai margini della storia, i veri costruttori del Regno di Dio. In chiave anticristiana, quindi, dovrebbe essere valutata la mistica interiorità di quella parte del popolo di Dio che dall’alto del proprio stato sociale eluderebbe l’umana soddisfazione di vedere le proprie opere caritatevoli riconosciute dagli esponenti più in vista della Gerarchia.

Riguardo alla rivoluzione evangelica i figli della Chiesa ricordano l’operato dei salvatori dell’umanità i quali, impugnando il senso del sacro, hanno prodotto, oltre mezzo secolo fa, sconvolgimenti dottrinali da tempo documentabili costruendo una civiltà senza Cristo. Hanno indicato le virtù salvifiche propagando lo slancio filocomunista promuovendo la funzionalità del prete secondo la teologia della liberazione e secondo i doveri della manovalanza operaia prete operaio (ruolo ideato dal domenicano M.D. Chenu e adottato da Montini). Hanno, inoltre, dirottato il fine soprannaturale, il destino eterno e l’immortalità dell’anima sull’oscuro ecumenismo creando il Pantheon delle divinità. Hanno, tra l’altro, inflazionato di stravaganze sia le autorità territoriali con la rimozione del Crocifisso, sia l’autorità ecclesiastica imponendo il senso comunitario con la versatilità dottrinale, con la comunione sulla mano, con la demolizione dell’ortodossia nei seminari, nelle accademie e nei centri teologici. Ancora oggi l’ampiezza storica del “fumo di satana” pervade l’operato dei vertici proprio là dove dovrebbe essere esclusa in partenza la produttività dei rivoltosi. Pregare non è parlare a Dio come un pappagallo precisava sempre nella prima udienza 2019 Bergoglio che, allergico agli “sgranarosari” e agli spiriti dediti alla vita contemplativa, incoraggiava a valorizzare le aspirazioni orizzontali perché il Vangelo non lascia quieti. L’inquietudine, con le speranze infondate, dovrebbe rimandare al dovere di obbedire a Gesù che ha comandato di “convertire e predicare la buona novella ad ogni creatura” (Marco 16,9) migranti compresi. É scandaloso – proseguiva sempre nel discorso della prima udienza – chi va in Chiesa poi vive odiando gli altri, meglio vivere da atei che dare contro-testimonianza dell’essere cristiano. Il prestigio e l’efficacia della pastoralità attiva dovrebbero convergere sull’odio contro lo scandalo più che sul prurito suscitato dall’autonomia politica di colui che vuol tutelare la civiltà cristiana. Bergoglio sottovaluta la contro-testimonianza che ha mortificato il Magistero coinvolgendolo nella copertura di abusi sessuali compiuti da diversi vescovi sui minori. L’automatismo Presulipedofilia, che ha sprofondato nella cloaca l’indole e la natura dei colpevoli, richiama la condanna evangelica inflitta ai divulgatori di scandali. Mai Gesù è giunto al punto da consigliare la soppressione dell’individuo come in occasione dello scandalo ai minori: «Sarebbe più conveniente per lui che gli fosse appesa al collo una macina da somaro e venisse sommerso in alto mare» (Mt.18,6). L’esemplare disquisizione di Mons. Viganò sull’operazione (omosessuali e pedofili) fatta pervenire lo scorso anno a Bergoglio non ha ancora ottenuto risposta. La questione, relegata nel libro dei sogni, sarà regolata dai rivoluzionari della teologia morale con oves et boves dediti tranquillamente al loro pascolo.
         L’ansia di mettere in luce il grande progetto della nuova Chiesa porta Bergoglio a completare il programma in parte già elaborato alle soglie del duemila dall’ordine dei predicatori rivoluzionari, capeggiato da Montini. Ricordiamo solo la scintilla che ha favorito, con l’incendio, la propagazione del “fumo di satana”. Montini, ideatore e pioniere della religione di massa, archiviava il Messale romano e, malgrado le resistenze dei Card. Ottaviani e Bacci, forgiava la riforma liturgica, ideava la nuova messa con la collaborazione di sei teologi protestanti ed esautorava di ogni potere il Santo Officio. Aggiornamenti, revisioni e correzioni in odor di eresia porteranno molti esponenti del clero a non credere nella divinità di Gesù, nella vita futura, nelle Verità eterne, nell’inferno. Nessuno, tuttavia, avrebbe pensato che dopo l’operazione Montini giungesse il momento di polverizzare il Concilio di Trento e idolatrare Lutero. Già oggi si va imponendo, nella celebrazione della S. Messa, la consuetudine di inibire la formula mistica accorpando in un’unica citazione i due momenti della Consacrazione del pane e del vino. Il timido segnale di aggirare l’atto più sublime e centrale del Santo Sacrificio rimanda all’aspirazione vagheggiata da Bergoglio, cattolico del dissenso: portare all’estinzione il carattere Sacrificale della Transustanziazione con la soppressione della formula oblativa secondo gli intendimenti confortati dalla rigida integrità dottrinale luterana. S. Pio V (Papa Antonio Ghisleri) morì da santo come era vissuto (1571). A lui va il merito di aver adottato le prescrizioni e i decreti del Concilio di Trento lottando con intransigenza contro il protestantesimo. Pubblicò il Messale Romano nel 1570 (archiviato esattamente quattro secoli dopo da Montini1970) contenente scomuniche e censure per chi avesse osato alterare forme e formule del Rito. Organizzò la spedizione contro la flotta islamica dei Turchi conclusasi con la vittoria a Lepanto (ottobre 1571) e volle ricordare quella data con l’introduzione della festività della Madonna del Rosario. Mentre a Roma – scrive lo scrittore e giornalista Arrigo Petacco – Papi aristocratici, amanti del bello e delle arti ma privi di Fede, si alternavano sul sacro soglio, l’Islam dilagava a macchia d’olio e la Riforma protestante erodeva la Chiesa dal suo interno alimentando sordi rancori popolari contro Roma “empia e ladrona”. Se Papa Antonio Ghisleri non ci avesse messo una mano oggi ci ritroveremmo tutti protestanti o, peggio, tutti musulmani”(Arrigo Petacco: La Croce e la Mezzaluna Lepanto 7 ottobre 1571 quando la cristianità respinse l’Islam ). A S. Pio V successe Gregorio XIII (1572). Al suo nome è legata la formulazione del Calendario adottato da tutte le nazioni (Russia e Grecia escluse). I moderni rappresentanti della Corte romana, pur amando giocare sull’equivoco, si son guardati dal riformare il calendario gregoriano temendo le naturali reazioni del mondo economico, finanziario e politico. Ma il sistema rivoluzionario, affermato ed imposto mezzo secolo fa, seguita a mimetizzarsi per operare indisturbato. La cattolicità, colpita dall’implacabile fuoco amico, mostra intenzioni opposte al sovrano d’oltre Tevere che, con i padri sinodali, formula teorie con protesi mentali libere ed aperte a tutte le avventure intellettuali e morali.

 Nicola Di Carlo

http://www.presenzadivina.it/306-02.pdf

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.