Non c’è dubbio che il cattolicesimo tedesco sia attraversato da “convulsioni” interne che a volte sembrano esprimersi in potenziali decisioni ultimative. Si veda, ad esempio, quanto ha lasciato immaginare il card. Marx nell’ultima conferenza stampa in materia di morale sessuale. Sentir pretendere il sacerdozio femminile da parte di suor Ruth Schönenberger, priora di un importante ordine di suore benedettine tedesche, e sentirle dire “Sono sorpresa che la presenza di Cristo sia stata ridotta al sesso maschile”….beh, che dire?
Di seguito un articolo di Christa Pongratz-Lippitt, nella mia traduzione.
Suor Ruth Schönenberger, capo del Priorato benedettino di Tutzing
Suor Ruth Schönenberger, capo del Priorato benedettino di Tutzing
di Christa Pongratz-Lippitt
 La guida di una delle più importanti comunità religiose femminili tedesche ha messo in discussione l’esclusione delle donne dal sacerdozio ordinato da parte della Chiesa cattolica.
Sicuramente è naturale che le donne siano sacerdote e non riesco a capire le ragioni addotte per cui non lo siano”, ha detto suor Ruth Schönenberger, capo del Priorato benedettino di Tutzing, la casa madre bavarese di un ordine missionario mondiale.

Sono sorpresa che la presenza di Cristo sia stata ridotta al sesso maschile”, ha detto in una recente intervista a katholisch.de, il sito ufficiale della Chiesa cattolica tedesca.

Qui a Tutzing, anche noi abbiamo teologhe eccellentemente qualificate. L’unica cosa che manca loro è l’ordinazione – nient’altro”, ha detto Schönenberger, 68 anni, priora di Tutzing dal 2015.

Il priorato è uno dei più importanti del mondo benedettino. Nel 1885 fondò le Suore Missionarie Benedettine di Tutzing, una congregazione che oggi conta circa 1.300 suore in 19 paesi del mondo.
Il sacerdozio non dovrebbe essere basato sul genere
Schönenberger, che è responsabile dei 70 membri del priorato di Tutzing e di altri due conventi benedettini, ha detto che i criteri per il sacerdozio non devono essere basati sul proprio sesso.

La nostra attuale immagine/concetto del sacerdozio deve essere rivista radicalmente e sono sinceramente sorpresa che i sacerdoti stessi non protestino di più contro gli attuali sviluppi, poiché li coinvolgono”, ha detto la priora, notando che uomini e donne dovrebbero essere trattati in maniera eguale.

La misura in cui questo squilibrio di potere esiste in tutto il mondo è veramente allarmante, così come lo è il fatto che non abbiamo imparato ad affrontarlo in modo più efficace. È qualcosa che dobbiamo affrontare con rigore“, ha detto Schönenberger.

Ha chiesto una discussione più ampia e aperta sulla questione per cercare misure concrete che potrebbero essere prese per porre rimedio allo squilibrio “e non solo confortare in qualche modo noi donne – come, per esempio, promettendo di esaminare la questione delle donne diaconi”.

Schönenberger ha detto che lei e le sue consorelle discutono spesso l’argomento.
Nuove forme di Eucaristia?
Dopotutto, sperimentiamo ogni giorno esempi concreti di subordinazione. Se noi, come gruppo di religiose, vogliamo celebrare l’Eucaristia insieme, dobbiamo fare in modo che un uomo venga a celebrarla ogni giorno.  Egli sta all’altare e guida la celebrazione. Non ci è permesso di celebrare”, ha detto la priora Tutzing.

“Intendiamo cercare forme (di celebrazione dell’Eucaristia) che ci si addicano e di svilupparne di nuove”, ha aggiunto.

Preghiere in tutto il mondo per l’uguaglianza di genere nella Chiesa

Ha detto che lei e la sua comunità sostengono pienamente l’iniziativa di preghiera per l’uguaglianza di genere nella Chiesa che è stata lanciata a febbraio da suor Irene Gassman, priora del monastero benedettino di Fahr (Svizzera).
La religiosa svizzera ha invitato le comunità benedettine di tutto il mondo – così come le parrocchie e le altre comunità – ad includere la “Preghiera del giovedì” durante la compieta (o preghiera notturna) ogni settimana.

Schönenberger ha detto che la preghiera da sola non è sufficiente, ma ha aggiunto: “Perché non dovremmo pregare per l’uguaglianza di genere nella Chiesa? È molto importante che tutte le discussioni sulla riforma siano offerte a Dio”.
E finalmente: Habemus Papessam
14/03/2043 Non sembrava possibile fino all’altro ieri, invece finalmente è accaduto. Per la prima volta nella storia a capo della Chiesa Cattolica Conciliata è stata eletta una donna. Le operazioni di voto, a cui hanno partecipato il 98 percento di coloro che si erano già espressi un mese fa alle primarie, si sono svolte in relativa tranquillità nella giornata di ieri, 13 marzo 2043, tramite la piattaforma Clereau e la App denominata PopeCorn. Delle tre coalizioni di partiti ecclesiali che si fronteggiavano ha vinto la favorita dai sondaggi, anche se non nella misura che i questi lasciavano presagire. Il partito estremista di centro è stato sbaragliato dalla convergenza di voti che sono arrivati dal centro-sinistra e dal sinistra-centro. I moderati di estrema sinistra hanno indetto un flash-mob, gli estremisti di sinistra moderata hanno fatto un meet-up, mentre i sinistrati moderatamente estremisti, come era prevedibile, hanno inscenato un sit-in di protesta, essendo contrari a scendere a compromessi sul fatto che i Pontefici debbano essere almeno tre, ognuno di sesso diverso, e possibilmente anche di religione diversa (cioè diversa da quella cattolica per tutti e tre, anche se questa non è più una novità, almeno dagli anni dieci, ma c’è chi dice persino dagli anni sessanta del secolo precedente).
Il clero al gran completo, preti e pretesse, pastori e pastrici, monsignori e monsignore, cardinali e cardinale, sorelli e fratelle di varie miscredenze hanno festeggiato l’evento a suon di just-dance.
Come sapete, l’arco ecclesial-costituzionale va da sinistra al centro, e qua si ferma ormai da un paio di decenni, da quando nei primi anni Venti, in seguito alle spontanee rivoluzioni colorate antisovraniste europee sono stati messi al bando tutti i partiti (quindi anche quelli ecclesiali) che avessero un pur vago e lontano sentore di quella parola che è stata anch’essa messa al bando e resa, fortunatamente, impronunciabile [“destra”, ndr].
Alle venti e trenta la Papessa, che da alcuni giorni si trovava in ritiro presso il Monastero di Dose con la sua squadra di hair-stylist, personal trainermake-up artist life-coach, si è affacciata alla terrazza della SPA del Monastero, accompagnata dal Priore Renzo Granchi, e dopo aver informato la folla globale che avrebbe assunto il nome di Francesca I per gli amici “Cesca”, ha impartito la prima benedi-cena in mondofinzione con distribuzione ai presenti dei gadget del nuovo papato, già pronti per l’occasione. Il tutto è stato trasmesso in diretta streaming su VatiZone Prime.
Un delirio di like.
Ci perdonerete se abbiamo detto donna: ovviamente è una frettolosa approssimazione. Occorre essere molto più precisi: è stato eletto un individu* di gender n°237 bis; i parametri esatti sono: geneticamente femmina, pangenderista con leggera androginia non conforme, gonadicamente donna all’85 percento, preferenze sessuali indistinte con tendenza prefestiva al lesbismo, genderqueer ma solo nei giorni di luna piena. Il pigmento dell’epidermide è un bel RAL 1011, quello che in base ai vecchi pregiudizi si sarebbe definito come diversamente bianco, o prima ancora come una carnagione mediamente coloured (o ‘abbondantemente abbronzata’, quando i criminali populisti avevano diritto di parola e potevano circolare a piede libero).
Le comunità Alfabeto esultano. L’euforia è tale che il portavoce italiano Casimiro Goduria ha festeggiato comunicando che si sottoporrà per la quarta volta ad un cambio di sesso. I chirurghi esultano. L’Ufficio Anagrafe un po’ meno.
Ezechiél Micròn, il giovane presidente dell’UECIP (Unione Europea Contro i Popoli, il nome assunto dal superstato unico europeo dopo il referendum [taroccato, ndr] del ’34), ha offerto alla nuova eletta la prestigiosa titolarità del Ministero dei Culti Inutili, facendola succedere alla Maga Adelma.
Il presidente dell’ANO (Assemblea delle Nazioni Onanìte) Mal Ti Colg ha rilasciato un comunicato entusiasta in cui saluta l’alba di questa nuova epoca per la Chiesa ormai definitivamente rappacificatasi col mondo, offrendo un seggio permanente con vibromassaggio alla nuova pontefice.
Il presidente della sub-regione italica, a tutt’oggi commissariata dall’UECIP, Sgargio Mattonella ha espresso viva e vivace foddiffafione per questa vittoria democratica e per il trionfo delle eque opportunità.
Il presidente dell’ANPI (acronimo di cui si è perso il significato) si è detto esaltato dall’ennesima sconfitta del fascismo. Non sappiamo cosa sia quest’ultimo ma chi vi si oppone riscuote sempre un grandissimo successo.
Il preside della facoltà di Transumanologia Antispecista dell’Anormale di Pisa ha espresso, ha espresso… ha provato ad esprimere qualcosa ma non s’è capito.
Il presidente, direttore, editore e fondatore del nostro giornale, Sua Eminenza Laica Monsignor Eusebio Scorfani, per l’occasione si è fatto scongelare dalla crioconservazione e ha espresso sentimenti di stima e amicizia: “Era dai tempi di Francesco I, mio grande amico e insigne collaboratore, che non me la spassavo tanto”.
L’unica voce di dissenso arriva dalla CPRR (Comunità Protestanti Riformatissime Riunite). Pare che il superiore, verde dall’invidia, si sia lasciato sfuggire un: “Maledizione, ci hanno superati un’altra volta”.
(1 – Continua)

Uomini giusti ai posti giusti / 16

Si può fare lo “sciopero della Messa”? E, soprattutto, ha senso? Se non avete mai pensato a una simile eventualità, leggete un po’ che cosa ha detto il nostro primo uomo giusto al posto giusto di oggi.

Siamo in Trentino, lui si chiama don Marcello Farina, di professione parroco, e secondo quanto riferiscono i mass media locali avrebbe proposto di chiudere per una domenica le chiese contro la decisione della provincia autonoma di allontanare da Lavarone ventiquattro donne migranti che erano state accolte due anni fa.

“Non bastano i presepi e i crocefissi nelle scuole per essere dei cristiani”, ha detto il parroco durante l’omelia nel corso della Messa nella chiesa della Santissima Trinità a Trento. “Vi chiedo scusa per la mia franchezza, ma se le ventiquattro ragazze profughe dell’Africa verranno allontanate dalla struttura di Lavarone dove sono ospitate, in una domenica del periodo quaresimale dobbiamo chiudere tutte le chiese del Trentino e non celebrare la Messa. La comunità cristiana non può sempre tacere, assecondare, far finta di niente”.

“Da sempre noto per il suo attivismo sui temi sociali”, don Marcello, forse preso egli stesso dal dubbio circa l’idea dello sciopero, ha  poi aggiunto: “Non so se dico una fesseria o una bestialità”. Probabilmente entrambe.

Molto bene. Passiamo ora a un vescovo, per l’esattezza monsignor  Denis Moutel, vescovo di Saint-Brieuc et Tréguier, in Bretagna, il quale ha impedito alla radio francese RCF (Radio Chrétienne Francophone) Côtes d’Armor di rilanciare un programma sulla strategia islamica di conquista in Europa, ordinando l’eliminazione dell’audio dalla pagina Internet dell’emittente e provocando così le dimissioni del presidente e di quattro membri del consiglio di amministrazione della radio.

Nello scorso febbraio RCF Côtes d’Armor ha trasmesso un’intervista con Jean-Frédéric Poisson, politico cattolico, autore del libro L’Islam à la conquête de l’Occident: la stratégie dévoilée (Éditions du Rocher). Al centro del dialogo, appunto, la “strategia svelata” della conquista islamica dell’Occidente, dimostrata, sostiene l’autore, da un documento che è stato firmato da una sessantina di paesi islamici.

Ma il vescovo, uomo giusto al posto giusto, ha ritenuto l’intervista non obiettiva, e ha vietato di riproporla. E così Yves Giraud, presidente del Consiglio di amministrazione, e altri quattro consiglieri hanno preferito andarsene. Perché mica tutti sono uomini giusti ai posti giusti.

E chiudiamo con un altro signor vescovo, questa volta tedesco. Trattasi di monsignor Helmut Dieser, vescovo di Aachen (Aquisgrana) che ha partecipato con soddisfazione, apprendiamo, a una “liturgia pub”.

L’evento è avvenuto il 13 gennaio ed è stato caratterizzato, a quanto sembra, da modalità un po’ bizzarre. Gli animatori della “liturgia” erano in piedi dietro al bancone e molti dei presenti bevevano birra e cantavano canzoni pop con testi di questo genere: “Che tu sia cristiano o musulmano, nero o rosso, c’è vita anche dopo la morte”.

In mezzo a tanti uomini giusti (e a tante donne giuste), al posto giusto, il signor vescovo ha dimostrato di sentirsi assai a suo agio.  Ha infatti definito la “liturgia” una “grande iniziativa”, “affascinante” e “genuina”. E poi, non sappiamo se sotto l’effetto della birra o per semplice entusiasmo, ha esortato: “Continuiamo, facciamone ancora!”.

È consolante sapere di poter contare su pastori così “in uscita” da essere veramente fuori.

Aldo Maria Valli
https://www.aldomariavalli.it/2019/03/20/uomini-giusti-ai-posti-giusti-16/