La morte dell'arcivescovo belga Godfried Danneels è stata salutata dalla stampa cattolica progressista con articoli di grande lode. Non sorprendentemente, viste le posizioni moderniste di Danneels. Ci si dimentica però della situazione disastrosa in cui ha lasciato la Chiesa in Belgio, del coinvolgimento in un caso di copertura di abusi e dell'appartenenza alla cosiddetta “Mafia di San Gallo”.
Nihil de mortuis nisi bonum («dei morti niente si dica se non il bene»), è una massima molto giusta, e giustamente si può applicare anche alla scomparsa del cardinale belga Godfried Danneels (4 giugno 1933 - 14 marzo 2019). Però, se si leggono i commenti e i cosiddetti “coccodrilli” della stampa cattolica progressista si ha l’impressione che il processo di canonizzazione stia per incominciare. E, invece, il profilo di questo porporato può apparire forse molto più frastagliato di quanto la fazione avanguardista cattolica voglia lasciar intendere.
È vero che i laudatores hanno trovato un valido assist nel telegramma del Pontefice regnante, che recita: “Avendo appreso con emozione della morte del cardinale Godfried Danneels, arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles, porgo le più vive condoglianze a lei e alla sua famiglia, ai Vescovi del Belgio, al clero, alle persone consacrate e a tutti i fedeli colpiti da questa perdita. Questo zelante Pastore ha servito con dedizione la Chiesa non solo nella sua diocesi, ma anche a livello nazionale come presidente della Conferenza Episcopale Belga, pur essendo membro di vari Dicasteri romani. Attento alle sfide della Chiesa contemporanea, il cardinale Danneels ha partecipato attivamente anche a diversi Sinodi dei Vescovi, compresi quelli del 2014 e 2015 sulla famiglia. È appena stato chiamato a Dio in questo tempo di purificazione e di cammino verso la risurrezione del Signore. Chiedo a Cristo, vincitore del male e della morte, di accoglierlo nella sua pace e nella sua gioia. In segno di conforto, rivolgo una speciale Benedizione Apostolica a voi, ai parenti del cardinale defunto, ai pastori, ai fedeli e a tutti coloro che prenderanno parte alla celebrazione dei funerali”.
Come già è accaduto per la lettera pontificia che accompagnava l’accettazione delle dimissioni da arcivescovo di Washington (peraltro ancora lì, ad libitum…) del cardinale Donald Wuerl, anche questo messaggio del Papa in memoria di un suo fedele kingmaker è sembrato estremamente elogiativo. In particolare perché, come hanno fatto notare alcuni osservatori, nel corso del lungo “regno” di Danneels alla Conferenza episcopale belga (dal 1979 al 2010) la percentuale di cattolici nel Paese è passata dal 72% (1981) al 50% (2009); la presenza alla Messa dal 69% (1979) al 5.4% (2009). Insomma, pur considerando le difficoltà legate a una secolarizzazione crescente, è difficile non leggere come un sostanziale disastro quel periodo.
E ci sono episodi - sui quali ovviamente la stampa progressista glissa, o di cui cerca di dare un’interpretazione assoluzionista - che pongono questioni oggettive. Fra queste il problema della legge sull’aborto in Belgio. Il 6 aprile 2015 due uomini politici belgi hanno dichiarato alla Vtm, una tv fiamminga, che Danneels cercò invano di convincere re Baldovino a firmare la legge sull’aborto in Belgio nel 1990. I due uomini politici sono Philippe Moreau (Partito Socialista) e Mark Eyskens del Cvp (Partito Popolare Cristiano). Danneels, alla richiesta di un intervento da parte dell’emittente, non ha voluto commentare le dichiarazioni dei politici. Nel 1990, i 14 membri del governo belga, una coalizione guidata dal Cvp, diedero il via libera a una legge sull’aborto giudicata molto permissiva. Re Baldovino rifiutò di firmarla, venendo esautorato in modo temporaneo (due giorni) e arbitrario dal parlamento, che si sostituì al sovrano firmando la legge. Se l’affermazione dei due uomini politici - mai smentita - fosse vera, si avrebbe la situazione paradossale di un cardinale che esorta un laico, il re, che invece difende i suoi princìpi cattolici. Si dice che il re avrebbe detto: “Non firmerei neanche se me lo chiedesse il Papa”.
E poi c’è il caso della registrazione - passata ai giornali - di una vittima di abusi da parte di un vescovo. L’abusato era il nipote del presule, ed era andato a parlare con Danneels, che l’avrebbe esortato a non dare pubblicità ai fatti, dal momento che comunque un anno più tardi il vescovo colpevole sarebbe giunto alla fine del mandato… La registrazione, diffusa dalla stampa, provocò l’indignazione nazionale, e una parte dell’opinione pubblica chiese che il porporato non partecipasse al conclave.
Danneels è colui che ha coniato il termine “Mafia di san Gallo” per indicare il gruppo di vescovi e cardinali che si riunivano nella cittadina svizzera per organizzare preventivamente la successione a Giovanni Paolo II; e già allora, nel 2005, il candidato era Jorge Mario Bergoglio. La sospensione “geografica” degli incontri a San Gallo non ha significato il termine delle operazioni, che sono continuate durante il pontificato di Benedetto XVI e hanno avuto il loro esito nel marzo di sei anni fa. Non si può dimenticare il libro di Catherine Pepinster, che è stata direttrice del giornale inglese The Tablet, cattolico-progressista, e si intitola: The Keys and the Kingdom («Le chiavi e il regno», 2017). In esso si afferma che il cardinale Cormac Murphy-O’Connor (1932-2017), ex arcivescovo di Westminster e membro della “Mafia di San Gallo”, organizzò a Roma, nei locali dell’Ambasciata britannica, almeno un incontro per convincere i cardinali votanti del Commonwealth a votare l’allora arcivescovo di Buenos Aires. Escluse però volontariamente dall’invito sia il cardinale Marc Ouellet, canadese, prefetto della Congregazione per i vescovi, sia il cardinale George Pell, australiano. Probabilmente temeva che avrebbero sconsigliato la sua azione di lobbying. Murphy O’Connor non era più, per questioni di età, ammesso a votare in conclave; ma era a Roma per partecipare alle congregazioni, cioè le riunioni di cardinali che precedono il conclave e che sono aperte anche agli ultraottantenni.
Nel 2014, prima ancora del libro della Pepinster, Austen Ivereigh, già portavoce di O’Connor e ammiratore di papa Francesco, nel suo The Great Reformer («Tempo di misericordia», in italiano) aveva scritto che i cardinali che già nel 2005 avevano spinto per l’elezione di Bergoglio “avevano imparato la lezione del 2005 e stavolta erano ben organizzati. Prima di tutto si assicurarono il consenso di Bergoglio. Quando gli domandarono se fosse disponibile rispose che riteneva che in un simile momento di crisi per la Chiesa nessun cardinale, ove glielo si fosse chiesto, potesse rifiutare. Murphy O’Connor lo avvertì a bella posta di stare attento che stavolta era il suo turno, e l’altro rispose in italiano: Capisco”. Quello che ha scritto Ivereigh pone un problema: va contro le regole del conclave, stabilite dalla Universi Dominici Gregis del 1996: “I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d’ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l’elezione” (UDG, 81).
Danneels era con il Pontefice il 13 marzo sulla Loggia di San Pietro. Ed è stato poi invitato dal Pontefice - altro elemento che ha suscitato un certo stupore - ai sinodi sulla famiglia nel 2014 e nel 2015. Tempo fa c’era chi parlava, in Vaticano e fuori, della realtà di un “governo ombra” in cui giocherebbe un ruolo di “hub” il super uomo di fiducia del Pontefice, Beniamino Stella, prefetto per il Clero ed ex diplomatico. Del “Consiglio” segreto avrebbero fatto parte cardinali vecchi amici del Papa, come Danneels e O’Connor, il tedesco Kasper e gli statunitensi Mahony e McCarrick. Danneels avrebbe appunto lavorato per anni a preparare l’elezione di papa Francesco, avvenuta nel 2013. Il gruppo di San Gallo voleva una drastica riforma della Chiesa, molto più “moderna” e attuale, con Jorge Bergoglio, papa Francesco, alla guida. Come poi è accaduto. E questo spiega il tono esageratamente agiografico degli articoli di commemorazione.
Marco Tosatti
http://www.lanuovabq.it/it/quei-coccodrilli-agiografici-per-il-cardinale-danneels
Cosa unisce la Mafia san Gallo al progetto del gesuitismo modernista?
Continuando i ragionamenti sviluppati in questo precedente editoriale: Sei anni di colpi di scena: ma nulla da festeggiare, e dopo aver dato prova di come siano proprio gli “Amici” di Bergoglio a dare conferma a questi editoriali, vedi qui, occorre ora procedere con un altro passaggio.
Condividiamo allora una riflessione del professor Augusto Padilla, che facciamo nostra.
Le “preferenze” rivoluzionarie e panteistiche dei gesuiti Sosa e Bergoglio
Il 25 febbraio 2019 il generale dei gesuiti, il famoso Arturo Sosa Abascal, ha reso note le Preferenze apostoliche universali della Compagnia di Gesù per il decennio 2019-2029.
Il sito ufficiale della Compagnia annuncia prima di tutto che sono state approvate, naturalmente, da papa Francesco e «offrono un orizzonte, un punto di riferimento per tutta la Compagnia di Gesù.Stimolano la nostra fantasia e accendono i nostri desideri. Ci rendono uniti nella missione. Le nuove “Preferenze” rappresentano quattro ambiti vitali per il nostro mondo d’oggi».
Quali sono questi quattro punti?
1) Mostrare il cammino che porta a Dio attraverso gli Esercizi spiritualie il discernimento; aiutare le persone a incontrare Gesù Cristo e a seguirlo.
2) Camminare con i poveri, gli scartati del mondo, coloro a cui è stata violata la propria dignità, è una missione di riconciliazione e di giustizia; camminare con i poveri, i deboli, gli esclusi e tutti coloro che la società considera indegni, è una missione di riconciliazione e di giustizia.
3) Accompagnare i giovani per la creazione di un futuro prominente.
4) Collaborare nella cura della Casa comune; lavorare, con profondità evangelica, per proteggere e rinnovare la creazione di Dio.
Il professor Augusto Padilla, nel suo blog, ha rilevato la matrice rivoluzionaria e panteistica dei punti n. 2 e n. 4.
Il punto n. 2 è conforme alla devastazione rahneriana, riducendo infatti la teologia ad antropologia, come spiegò il padre Cornelio Fabro. Il tentativo è quello di “carnalizzare” il soprannaturale secondo l’ispirazione gnostica, come illustrò il padre Julio Menvielle.
«Per noi latino-americani», scrive il prof. Padilla, «significa aprire le porte alla rivoluzione marxista». Del resto, la canonizzazione di Oscar Romero, l’apertura del processo di beatificazione di Angelelli e il “perdono” a Ernesto Cardernal – aggiunge il Professore – non potevano che portare a questo.
Il punto n. 4 invece «è puramente bergogliano – sostiene il prof. Padilla – di stampo panteistico; un nuovo comandamento lucrato dalla sua mente non ben equilibrata».
«Che Dio lo confonda ancora di più», conclude amaramente Augusto Padilla.
***
All’amarezza del prof. Padilla vogliamo aggiungere anche che il punto n.1 porta con sé quella rivoluzione gesuitica fatta anche attraverso gli “esercizi spirituali” che, spiace dirlo, non sono più affatto quelli impartiti da sant’Ignazio, ma sono stati modernizzati anch’essi – dal progetto di Pedro Arrupe – attingendo molto dalle pratiche orientali dai contenuti modernisti. In questo link, al capitolo in basso: “Insegnare nuovi linguaggi e il progetto Renovare, la formazione spirituale“, avrete la prova di quanto affermiamo. Non vi è affatto UNA CONVERSIONE AL CRISTO, ma una nuova formazione spirituale (i nuovi Esercizi) attraverso i quali Gesù diventa “il compagno di viaggio”, indipendentemente dalla fede che uno professa, indipendentemente dal peccato che vive…. Se sei Buddista, Gesù ti accompagnerà, ti sarà compagno di viaggio, nella fede buddista; se sei induista idem… e così via. Se sei un peccatore incallito, non amareggiarti, COMPI OPERE DI BENE e tutto si risolverà… Dall’articolo linkato vi citiamo questo passaggio eloquente:
- “Il pastore protestante Rick Warren, anch’egli studente dei centri di formazione dei gesuiti, ha scritto: «La “Chiesa” (qui intesa quale somma di tutte le comunità cristiane cattoliche e non) è più grande di qualsiasi organizzazione nel mondo. Ma possiamo allargarci, includere, far entrare i musulmani, i buddhisti, gli induisti, tutte le religioni sparse e si usano queste chiese di culto come centri di accoglienza e di distribuzione, non solo per la cura spirituale vicendevole, ma anche per la salute del corpo… Sento davvero che dobbiamo costruire ponti e abbattere ogni muro. Dobbiamo chiederci: fratelli, che cosa possiamo fare che non abbiamo ancora fatto insieme? O che non siamo stati capaci di fare da soli?». In una parola: inter-fideismo!
Avete notato la frase: “Sento davvero che dobbiamo costruire ponti e abbattere ogni muro…”?? non è la sola… si parla di “ONDE ENERGETICHE“; si parla di “pensieri nuovi e nuova cultura del popolo”…. ebbene, questi testi provengono prima del 13 marzo 2013… eppure li ritroviamo oggi – pari, pari – in questo magistero bergogliano, come il famoso “ospedale da campo” che fu invenzione di Pedro Arrupe.
Quanto al punto n.3 qualcuno dovrebbe spiegarci cosa significa: Accompagnare i giovani per la creazione di un futuro prominente… ?? Prominente vuol dire “sporgente, importante, eminente…”, con il sinonimo di PREDOMINANTE…. Il progetto del nuovo gesuitismo, citato da qui, lo esprime chiaramente: “per far avvicinare le masse alla Chiesa, è necessario dar loro ciò che vogliono e che pretendono..“, punto!
Cosa c’entra il video con le affermazioni del cardinale Danneels sulla “Mafia di san Gallo”?
Sono la conclusione che CONFERMA che esiste un progetto gesuitico, ed è in atto. Ossia, spieghiamolo meglio: la Mafia san Gallo non c’entra nulla con il progetto dei Gesuiti rifondati e modernisti, essi procedevano per una strada propria, nata con il Modernismo nell’area renana-francofana-tedesca, una realtà oggettiva affermata più volte dallo stesso Ratzinger-Benedetto XVI. Da qui nasce e si sviluppa la Teologia della Liberazione, da qui un giovane Jorge Mario Bergoglio se ne sente attratto, ma non vuole una liberazione con l’uso della violenza e delle armi, in rotta di collisione con Roma… perciò sposta l’attenzione sulla Teologia del Popolo, già in embrione nel nuovo progetto gesuitico di Pedro Arrupe.
Nessuna guerra contro l’Autorità di Roma (ricordate quil’obbedienza e la libertà d’azione), ma arrivare a cambiarla dal suo interno… Bergoglio matura una sua personale progettazione che lo vedrà in conflitto certamente con il resto della sua Compagnia nella quale, egli stesso, non amerà più condividere nulla. Ora che è diventato Pontefice è la Compagnia ad essersi adeguata al progetto di Bergoglio.
A cosa è servita allora questa “Mafia”? Confidando nel fatto che la stessa Chiesa giungerà in futuro a spiegare tutto – o quasi – possiamo dire, senza essere smentiti, che questa Mafia è servita a Bergoglio per farsi eleggere Pontefice, per mettere in atto non il progetto della Mafia, ma il suo che – comunque e certamente – contiene elementi non dissimili, provenendo tutti dal Modernismo. Si legga qui: senza la dottrina, tutto diventerà possibile. Volete un altro esempio? Nel giugno scorso facemmo questo editoriale, oggi è lo stesso cardinale Marx a darci conferma di aver visto giusto. Ritornando alla carica, Marx ha affermato che una volta “con Roma” non si poteva discutere… “Ma quel tempo è passato”. Il cardinale ha detto chiaramente che c’è stata una “svolta” nella Chiesa. “Le cose non possono continuare più come è stato finora”, ha affermato, vedi qui.
E Bergoglio come la pensa? Beato chi lo capisce!! Con questo punto interrogativo forse qualcosa di buono si può sempre sperare e fino all’ultimo, ma intanto si deve ragionare sui fatti, non sulle speranze futuristiche.
Bergoglio “NON STA CON NESSUNO”, non ha Amici… agisce isolatamente e si serve di tutto e di tutti per portare avanti il progetto di Pedro Arrupe, che fin dalla prima ora fece proprio. Per Bergoglio ogni mezzo, anche illecito, è giustificabile per giungere allo scopo. Bergoglio si è servito del cardinale Kasper, tanto per fare un esempio e come di altri, canonizzandone il pensiero eretico fin dal primo Angelus…. promuovendone tal pensiero nell’incontro di apertura sul Sinodo per la Famiglia, rivoluzionandone la dottrina e facendo uscire allo scoperto il cardinale Caffarra per nulla d’accordo. Dopo di che l’ha gettato nel dimenticatoio, e così ha fatto e fa con ogni vescovo e cardinale che possa tornare utile ai suoi scopi. Così agisce anche con preti, suore e laici, tutto ruota attorno ai suoi personali interessi che non condivide affatto con alcuno, ma tutti usa affinché il suo sogno di una chiesa popolare, con a capo naturalmente sempre la “gerarchia” (questa non si tocca), possa diventare realtà.
Non siamo noi ad inventare nulla, è stato il preposto Arturo Sosa (e come abbiamo dimostrato anche il cardinale Marx che, non dimenticate, fa parte del gruppo dei cardinali consiglieri di papa Francesco, eh!) ad aver dato conferma di ciò che da anni portiamo alla luce, alla conoscenza di tutti, anche se molti ancora fingono di non vedere, oppure rifiutano l’evidenza dei fatti oggettivi, ed agiscono rispondendo soggettivamente, senza portare un briciolo di prova atta a contestare le migliaia di prove da noi portate.
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