ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 9 marzo 2019

Nel tempo della penitenza

In che tempo siamo?


E’ ormai da qualche anno che l’interesse del mondo per la Chiesa cattolica è parecchio aumentato, ma non perché il mondo guardi alla Chiesa vedendo in essa l’Arca della Salvezza, ma perché si compiace di infierire su di essa per tutti gli scandali che continuano a commettere gli uomini di Chiesa e che lo stesso mondo addebita con diabolico piacere alla Chiesa di Cristo.
Tuttavia, non si può negare che oggi l’intero corpo ecclesiale è pervaso da una sorta di furia devastatrice, sembra che il sacro e il trascendente siano stati volutamente scalzati dal profano e dall’immanente: chierici e laici non si battono più per guadagnare il Cielo, ma per godere di ciò che offre la terra, e più ciò che questa offre è vischioso e fangoso e maleodorante, più l’immersione in esso si accentua.


Già San Paolo, venti secoli fa, avvertiva:
«… negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore … certi … entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, … si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede» (II Tim. 3, 1-8)
E ancora:
«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. 4, 1-4).
Ma avvertiva anche:
«Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti» (II Tim. 3, 9).

Questo aiuta a capire che le tribolazioni che vive oggi la Chiesa e la grande confusione che avvolge i veri fedeli erano già state predisposte fin dall’inizio dei tempi, perché la grande depravazione che iniziò con il frutto proibito mangiato dalla donna e dall’uomo all’inizio giungesse a compimento ed esaurisse tutte le sue potenzialità. Per questo, nel tempo previsto da Dio, si ebbe l’Incarnazione del Verbo e il Cristo di Dio, Dio Figlio, riaprì con la Sua Morte in Croce la strada per il Cielo, così che coloro che volevano ascendere al Padre potessero farlo per mezzo Suo.
Quindi, la depravazione giungerà a compimento, e con essa la durata di questo mondo, ma più essa si accentuerà più la grazia sarà offerta in abbondanza per la redenzione di coloro che vivono con gli occhi rivolti al Cielo (cfr. Rm. 5, 20-21).

Un grande disegno si compie, ineluttabilmente, e più il tempo scorre, più quello che viene dopo non sarà più com’era prima, perché il tempo e il mondo vanno diminuendo riducendosi sempre più al fondo della depravazione. E l’uomo che avrà scelto di vivere secondo il mondo, laico o chierico che sia, affosserà sempre più nel mare melmoso delle passioni e del vizio, godendo di questo e pretendendo di essere rispettato per questo… orgoglioso di essere un uomo che crede ancora di vivere mentre si allontana da Dio, quando invece è un uomo che muore avvicinandosi al demonio.

Si potrebbe quasi credere che, svolgendosi tutto come previsto, tutto sarebbe giustificato al di là delle colpe degli uomini, ma sarebbe stolto pensarlo, perché le colpe degli uomini, che essi ne abbiano coscienza o meno, affossano loro stessi, perché sta scritto: «Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!» (Mt. 18, 7).
Solo il pentimento, la contrizione e la richiesta di perdono possono mutare in bene il malo destino dell’uomo colpevole. Per questo, quando si guarda allo stato attuale nella Chiesa e al compiacimento che per questo pervade il mondo, l’unica cosa da fare sarebbe un grande mea culpa pubblico, come pubblico è il peccato. Ma finora, e da cinquant’anni, abbiamo ascoltato preti, vescovi, cardinali e papi che hanno recitato il mea culpa per le colpe del passato e di altri, da loro intesi alla luce del pensiero presente, che è quello stesso che porta allo scandalo; nessun mea culpa pubblico è stato recitato per le colpe attuali e proprie: questi nuovi uomini di Chiesa sembrano essere senza colpe e senza responsabilità, sembrano marciare come fossero mossi dalle ali dell’innocenza.
Chi commette gli scandali allora?

Quindi, in che tempo siamo?
Siamo nel tempo ultimo, il tempo in cui «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti» (Mt. 24, 11), il tempo in cui «per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà» (Mt 24, 12); il tempo in cui «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti». (Mt 24, 24).
E tuttavia, questo non è ancora il tempo della «tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora» (Mt. 24, 21); perché essa inizierà dopo che arriveranno carestie e terremoti, dopo che arriveranno i veri dolori, dopo che i veri credenti saranno perseguitati e suppliziati, dopo che tra loro stessi esploderanno le divisioni e i tradimenti, per la debolezza umana. (Cfr. Mt. 24, 7-10).
Non siamo quindi ancora alla resa dei conti, e tuttavia siamo a buon punto per arrivarci e ne è segno l’abominio della desolazione che è entrato nel luogo santo ad opera di quelli che avrebbero dovuto essere i ministri di Dio e invece si sono dati ad amministrare e a praticare il più abietto dei peccati dell’uomo: l’essersi accesi di passione tra loro e il commettere atti ignominiosi uomini con uomini, con il che, non solo hanno diffuso l’abiezione, ma sono vissuti crogiolandosi nella loro stessa punizione, che è la depravazione del loro stesso corpo che da tempio del Signore hanno fatto diventare ricettacolo di Satana.
Tutto questo doveva avvenire perché la caduta dell’uomo, se non viene recuperata col pentimento e la contrizione, affidandosi umilmente nelle mani di Nostro Signore Gesù Cristo, porta ineluttabilmente al precipitare fragoroso in fondo alla materia, in quello stesso luogo in cui Dante trova Lucifero: - Lo ‘mperador del doloroso regno
 - (Inf. XXXIV, 28).

Tutto accade invece come se la resa dei conti non dovesse mai arrivare, come se qui in terra si vivesse già in eterno, come se la morte non dovesse mai sopraggiungere e con essa il giudizio particolare, come se il giudizio finale con la separazione fra le pecore e i capri fosse una mera invenzione teatrale. Cosa chiederà il Signore ad ognuno di noi? Bergoglio dice che ci chiederà se abbiamo accolto i migranti invasori, ma quasi sicuramente ci chiederà perché li abbiamo accolti e non li abbiamo convertiti. Qualcun altro dice che ci chiederà se abbiamo ricercato la fratellanza universale, ma quasi sicuramente ci chiederà perché abbiamo osato trattare da fratelli quelli che lo hanno disprezzato e lo hanno tradito e continuano a crocifiggerlo. Tutti dicono che ci chiederà se siamo stati misericordiosi con i peccatori, specie con quelli più abietti come certi preti, vescovi e cardinali, ma quasi sicuramente ci chiederà perché non li abbiamo cacciati dalla Sua casa.
E tuttavia, come è stato previsto il dilagare della depravazione, così è stata prevista la punizione dei depravati. A nessuno verrà negato il giusto compenso: la gioia ai fedeli e il dolore agli infedeli, e mentre la gioia la si vivrà nella luce del Paradiso, il dolore lo si soffrirà nel buio infuocato dell’Inferno. E non ci sarà una prossima occasione, perché l’occasione è stata data a tutti in questa vita col faro luminoso della Croce di Cristo. Il Giusto Giudice non concederà nell’aldilà un’altra occasione dopo averla concessa nell’aldiquà a prezzo del Suo Sangue.
Fino all’ultimo momento di questa vita lacrimosa abbiamo la possibilità di chiedere perdono, ma arrivato l’ultimo momento verremo traslocati nell’altra vita così come siamo, e se siamo leggeri dal fardello del peccato verremo accompagnati in Cielo e se siamo pesanti per il fardello del peccato verremo lasciati cadere nell’abisso e «là sarà pianto e stridore di denti» (Mt. 22, 13).

In che tempo siamo?
Siamo nel tempo della penitenza. Penitenza! Penitenza! Penitenza!  Ripeté per tre volte la Santissima Vergine Immacolata nella sua ottava apparizione a Lourdes: esortando gli uomini a fare penitenza per riparare ai peccati personali e ai peccati che si commettono in tutto il mondo.
E a chi reciterà assiduamente il Santo Rosario, la Madonna ha promesso la sua assistenza.


di Giovanni Servodio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2867_Servodio_in_che_tempo_siamo.html

Estasi e visioni, santa stigmatizzata Veronica Giuliani: "la Chiesa Santa sta in grandissimo pericolo”

Santa Veronica Giuliani il 10 dicembre 1715 viene portata a visitare in spirito il santuario di Loreto; in quella casa la Madonna le dice:

Figlia, fa’ l’obbedienza… "Sono la vera Madre di Dio… chiedi tutte le grazie; io sono mezzana fra Dio e le creature, e tutte le grazie passano per le mie mani (D III, 957)".

… A proposito è interessante il colloquio che si svolge tra Madre e figlia il 13 febbraio dell’anno seguente durante “un breve raccoglimento”:

“Maria SSma mi ha dato un caro abbracciamento ed, in quell’istante, mi ha fatto cenno verso il suo cuore, dicendomi: Ricordati che questo cuore è fonte di grazie.

Mi ha poi confermato nel patire; e pare a me, che mi abbia detto, di nuovo, che il suo Figlio Santissimo non ha deposto i flagelli e che la Chiesa Santa sta in grandissimo pericolo.

La mia Mamma SS.ma dicevami : Figlia, prega e fa’ pregare; e io le dicevo: Mamma SS.ma, Voi mettetevi per mezzana, difendeteci; speriamo in Voi.

Allora Ella soggiunse: Figlia, nel mondo vi sono grandi offese a Dio; non vi è più fede; ed i Cristiani calpestano il santissimo sangue del mio Figlio. Vedi; molti ingannatori fingono di essere cristiani e sono eretici. Prega e fa’ pregare: orazione, penitenza ed emendazione.


In questo mentre, parvemi sentire una voce che, tre volte, disse: Guai a Roma! O Roma, o Roma ingrata! ed in questo, Maria Santissima divenne assai mesta e quasi come piangente. Parvemi vederla afflitta, nel modo che stava sotto la croce sul Calvario (D III, 1013)”.

Un’altra bella pagina di Santa Veronica Giuliani, 27 dicembre 1714:

“In un tratto (Gesù) mi dichiarò che, subito nato, esso patì croce, spine, flagelli, le prime sue 24 ore esso provò in sé tutto ciò che patì nelle 24 ore della sua Passione Santissima. In un tratto si mutò in modo tutto sudante di sangue, aperti tutti i pori di sua vita; quel Santissimo Sangue invitava me a penare.

Maria santissima stava mirando il Suo Figlio in modo come anch’Ella fosse coadiutrice per la nostra Redenzione. il Figlio e la Madre uniformi insieme alla volontà dell’eterno Padre, pativano e sanguinavano d’amore: il patire ci mostra l’amore!
 (D V, 202)”.

Domenica è la prima di Quaresima: lasciamo ‘riposare’ il nostro Redentore…
... tocca a noi cattolici completare ciò che manca alla Sua Passione... e allo stesso tempo decidersi di fare l’atto di obbedienza richiesta dalla nostra Tenera e Amabile Madre: consacrarsi definitivamente al Suo Cuore Immacolato - via breve e sicura per la nostra e altrui salvezza eterna - che presto trionferà e... preghiera incessante, 'che non conosce sosta' diceva padre Pio!

In Cordibus Jesu et Mariae

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I Brani sono stati estratti dal volume “La Madonna in Santa Veronica Giuliani”, di Angelo Pizzarelli

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Dopo un inspiegabile oblio, in suo onore, all’improvviso – quasi come un segno celeste per i nostri tempi – nascono nuove associazioni di fedeli, vengono scritti nuovi libri, innalzati santuari, girati film. Sembra proprio che sia scoccata l’ora di santa Veronica Giuliani (1660-1727), «il più sublime e necessario soggetto di studio che si sia prodotto dopo il Vangelo» (così Benjamin Dausse, membro corrispondente dell’Accademia francese delle Scienze), tanto che – e questa volta a parlare è papa Leone XIII – «nessuna creatura umana, tranne la Madre di Dio, fu ornata più di lei di doni soprannaturali».

Fenomeni mistici unici (e un Diario dettato dalla Vergine)

Il Papa della Rerum Novarum non sbagliava. Quanto ad esperienze mistiche questa santa sconosciuta ai più che però Pio IX definì «non una santa, ma un gigante di santità» – la cui missione incentrata sull’espiazione, come profetizzato dal cardinal Palazzini, «deve ancora cominciare nella Chiesa» – nel panorama agiografico sembra non avere pari con nessuno. Impossibile elencare tutti i fenomeni mistici da lei vissuti. Impossibile nonché problematico, se non fossero certificati da scritti, testimonianze, bolli notarili, autopsie. Oltre ad essere l’unica cappuccina stimmatizzata della storia; oltre a ricevere misticamente l’incoronazione di spine (causa di gonfiori alla testa che i medici con le loro cure non facevano che aggravare); oltre ad aver bevuto il calice del Getsemani (talmente amaro che tutto ciò che la circondava diventava fiele: cibo, acqua, finanche l’aria, arrivando anche lei a piangere lacrime di sangue); oltre a veder appoggiata sulla sua spalla la pesantissima croce del Calvario fino a che l’osso ne resterà incavato (lo attesterà l’autopsia); oltre a ricevere flagellazioni (da mani invisibili, fino a far scorrere sangue per terra davanti agli occhi delle monache); oltre a dialogare fin da bambina con Maria e Gesù; oltre a questo e a molto altro, Veronica visitò il Paradiso, il Purgatorio e sette volte l’Inferno, che descrisse in maniera dettagliatissima e spaventosa. Lo fece per ubbidienza al suo padre spirituale.

Come per pura ubbidienza scrisse il suo incredibile Diario, Il poema dell’amore e del dolore, un tesoro nascosto di 22 mila pagine diventato in questi ultimi anni prezioso oggetto di studio per i teologi di tutto il mondo (e di cui ultimamente si susseguono ristampe e traduzioni). Uno specialissimo Diario – «tra le pagine più belle ed elevate della letteratura mistica» scriveva Bargellini – durato 34 anni, di cui gli ultimi sette dettati direttamente dalla Vergine.

Chi è questa santa sconosciuta?

Ma chi è Veronica Giuliani? Chi è quest’incredibile e semisconosciuta mistica tutta votata a Dio? Chi è questa “maestra della dottrina dell’espiazione”, come la additò nel 1981 quel cardinal Palazzini (preside della Pontificia Università Lateranense nominato da Giovanni Paolo II prefetto per la Congregazione delle cause dei santi) nell’atto di proporre ufficialmente per Veronica Giuliani il titolo di Dottore della Chiesa? Più recentemente sarà l’episcopato dell’Italia centrale (insieme all’ordine dei frati cappuccini) a indirizzare un appello al Santo Padre affinché la santa venga proclamata Dottore della Chiesa.

Orsola Giuliani nasce a Mercatello sul Metauro, paesino poco distante da Urbino, il 27 dicembre 1660. È la più piccola tra cinque sorelle, quattro diventeranno suore. Come il padre, neanche il vescovo vuole che Orsola (questo il suo vero nome) entri in convento: è troppo giovane e troppo bella, meglio darla in sposa ad un rampollo della nobiltà locale. Le lacrime della fanciulla, però, fanno sì che il vescovo accetti la sua consacrazione dandole il nome (provvidenziale) di Veronica. Colei che per gli agiografi sarà la “Veronica” della Via Crucis scelse per sé il più povero convento delle cappuccine della zona, quello di Città di Castello, vicino a Perugia.

A seguito di quelle stimmate che la santa non poté nascondere, le umiliazioni sopportate dopo che il Sant’Uffizio prese su di sé il caso furono durissime: per cinquanta giorni fu rinchiusa nell’infermeria in totale isolamento. Su tutto vinsero la sua grande obbedienza e umiltà. Vinse l’espiazione, l’eroico anelito all’immolazione nel desiderio di convertire tutti. «Crocifiggete me! Io mi offro perché i peccatori mi inchiodino al Vostro posto!», così andava ripetendo Veronica al “suo” Gesù. Non è un caso se la maggior parte delle sue esperienze intime hanno come indiscusso protagonista il suo cuore: incendi, bussi, impeti, ferite, dardi, chiodi.

Incredibile è il fenomeno della sostituzione del «cuore ferito» (il suo) per il «cuore amoroso» (del Signore), un gioco mistico che riempirà molte volte le pagine più vivaci del suo Diario. Altre volte Veronica nel suo petto custodisce letteralmente due cuori: il suo e quello di Gesù. Il primo batte normalmente, il secondo le solleva le costole, tanto che in convento le consorelle, anche da lontano, ne sentono il battito. Vedono Veronica bruciare per l’effetto del fuoco di questo “secondo cuore” e per refrigerio corrono ad immergerle le mani nell’acqua, che.. inizia subito a bollire.

Chiaro che all’uomo iper-razionalista di oggi i fenomeni mistici descritti nel Diario possono apparire autentiche follie. Peccato però che il vescovo di Città di Castello, appena prima dei funerali, prima di procedere all’autopsia, avesse convocato davanti alla santa le figure più rappresentative della città. Se ne conservano ancora i nomi: il governatore Torregiani, il pittore Angelucci, il medico Bordiga, il chirurgo Gentili, il cancelliere Fabbri, il notaio e molti confessori. Nel momento di estrarre il cuore i presenti videro in esso riprodotti i segni puntuali descritti anni addietro da Veronica nel suo Diario. Esattamente come da sua descrizione videro che sul cuore di Veronica era “stampato” tutto: la Croce, la corona di spine, la lancia e la canna legate insieme, l’iscrizione, i martelli, i chiodi, lo stendardo di Cristo Re, le due fiamme simboleggianti l’amore di Dio e l’amore del prossimo, le sette spade dell’Addolorata, e le iniziali del Nome di Gesù e di Maria.

Alla morte della santa, preannunciate anni prima al suo confessore, le ultime parole di Veronica furono: «L’Amore si è fatto trovare! Questa è la causa del mio patire. Ditelo a tutte, ditelo a tutte!».

Fonte:

www.tempi.it/veronica-giulia…
Tempi di Maria
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2 commenti:

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