Quello scontro all’interno della Chiesa sull’immigrazione
In Vaticano esistono almeno due sensibilità sul tema dell’immigrazione: una è quella di papa Francesco e della maggior parte delle alte gerarchie. Quella “aperturista”, per cui “accogliere” è sempre un diritto assoluto; l’altra è quella del cardinal Robert Sarah, del cardinale Raymond Leo Burke, del cardinale Gherard Ludwig Muller e di pochi altri. Quella “restrittiva”, per cui “accogliere” è sì corretto, ma solo salvaguardando l’identità.
Ma Robert Sarah – va sottolineato – non voleva segnare un solco tra la sua visione e quella del Santo Padre. Chi lo conosce sa che il porporato guineiano non metterebbe mai in discussione l’autorità del pontefice della Chiesa cattolica. Certo, allo stesso modo è difficile immaginare che il prefetto possa finanziare una Organizzazione non governativa, come ha invece fatto il progressista Reinhard Marx, quando ha donato 50mila euro a Lifeline. Sarah, semmai, è da tempo iscritto a quel filone di pensatori, con a capo Benedetto XVI, che segnalano da tempo come l’Occidente stia rischiando di sparire. Tanto come entità culturale quanto come entità geopolitica. Lo aveva già scritto in Dio o niente, il primo dei tre libri con i quali l’ex arcivescovo di Conakry ha diffuso il suo manifesto spirituale.
La Chiesa cattolica europea non vive uno stato di grazia. Il cardinale Eijk, in questa intervista che ci ha rilasciato, lo ha ben spiegato. Tante parrocchie stanno chiudendo. Tante altre stanno ricevendo attacchi. Come in Francia, dove sembra essere tornato di moda il giacobinismo, magari mischiato con l’estremismo islamico. Abbiamo già descritto cosa sta succedendo. Non sono in pochi, quindi, a sperare che le gerarchie vaticane rivedano le loro posizioni. Tra questi è sembrato particolarmente preoccupato Giulio Meotti, che in un’intervista a La Verità, ha chiarito come, da un punto di vista numerico, quella musulmana possa diventare la religione maggioritaria del Vecchio Continente. Tutto il globo, poi, potrebbe essere interessato dalla medesima statistica.
Anche Robert Sarah, in relazione alla possibile invasione islamica, ha dichiarato in un’intervista di conoscere quel che sostiene. Come a dire che il pericolo islamizzazione non è solo un argomento utile alla narrativa populista. Non c’è da meravigliarsi, insomma, se tanti fedeli cattolici guardano con favore alle “sparate” dei cardinali conservatori. Molti ripongono in loro le sorti spirituali del cattolicesimo. Le gerarchie vaticane che continuano a propagandare l’accoglienza indiscriminata, allora, avrebbero lo stesso comportamento dei cittadini francesi in Sottomissione di Houllebecq: accettando passivamente ciò che accade, fornirebbero, direttamente o meno, l’assist alla fine della civiltà cui appartengono.
FRANCESCO BOEZI
"Sbarchi? Un nuovo schiavismo". Quelle voci in dissenso nella Chiesa
Parla il cardinale Sarah: prelato africano, è proprio lui in un suo libro a criticare le posizioni del Vaticano sui migranti e le sue frasi iniziano ad avere un'eco importante dentro la Chiesa
Parla il cardinale Sarah: prelato africano, è proprio lui in un suo libro a criticare le posizioni del Vaticano sui migranti e le sue frasi iniziano ad avere un'eco importante dentro la Chiesa
Voci dissonanti che, dalla profonda Africa, arrivano nelle stanze vaticane e mettono in discussione l’attuale linea della Chiesa Cattolica sull’immigrazione.
Appare curioso che il primo a criticare la posizione di questi anni del Vaticano sui migranti sia proprio uno dei più autorevoli porporati africani: Robert Sarah.
Fa discutere e non poco il libro uscito nei giorni scorsi, in cui il cardinale dichiara le proprie posizioni sull’immigrazione e su tanti altri temi dove la Chiesa, negli ultimi anni soprattutto, tiene posizioni controverse. Il testo, uscito in Francia, si intitola “Le soir approche et déjà le jour baisse”. Una volta presentato, le idee di Sarah iniziano ad infiammare i dibattiti interni al mondo cattolico e, in particolare, a dare linfa alla parte considerata più “conservatrice”.
In realtà Sarah non è affatto un conservatore. Lui, guineano divenuto arcivescovo già a 34 anni con l’incarico di guidare la diocesi di Conacry quando ancora nel suo paese vi è il regime socialista di Sekou Touré, ne vede di tutti i colori. Risulta essere primo della lista tra i nemici di Touré, conosce molto bene il suo paese e la sua Africa, assiste popolazioni che vivono i flagelli di calamità e guerre di ogni tipo.
Ma Sarah conosce molto bene anche la curia romana, visto che arriva in Vaticano su incarico di Giovanni Paolo II nel 2001. Il pontefice, in particolare, gli affida l’incarico di segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Nominato cardinale da Benedetto XVI nel 2010, attualmente è prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Ma il suo libro tratta, in generale, di tanti argomenti e lui stesso lo definisce come un grido d’allarme della Chiesa per i tempi attuali. E a giudicare dalle sue parole nel libro come nelle interviste di presentazione, appare anche un grido rivolto all’interno della Chiesa. Soprattutto, è il tema delle migrazioni ad essere il più controverso: “Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità – afferma Sarah - È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa”.
Parole e frasi in totale contrasto con la linea del Vaticano e della Cei in Italia. Parole che alimentano dunque intensi ed ampi dibattiti. Anche perché, Sarah si spinge anche oltre: “C’è un grande rischio che corre l’occidente, ossia che esso scompaia, invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio paese è in maggioranza musulmano. Credo di sapere di cosa parlo”.
Sotto il profilo politico, il divario più netto con il Vaticano si ha sul Global Compact, ossia il documento con il quale l’Onu intende regolare i flussi migratori: su questo testo, Papa Francesco è d’accordo mentre Sarah lo reputa profondamente ingiusto. “Questo testo ci promette migrazioni sicure, ordinate e regolari – dichiara Sarah – Ho paura che produrrà esattamente il contrario. Perché i popoli degli Stati che hanno firmato il testo non sono stati consultati? Le élite globaliste hanno paura della risposta della democrazia ai flussi migratori”. Da qui, l’affondo diretto alla posizione del Vaticano: “Come mai la Chiesa non si oppone a questo testo?”.
In un’intervista in Francia, partendo da questi presupposto, il cardinale africano dichiara politicamente di appoggiare i paesi del cosiddetto “blocco di Visegrad”: “Fanno bene questi paesi a voler mantenere la propria identità – afferma Sarah – La globalizzazione diventa una prescrizione medica obbligatoria. Il mondo-patria è un continuum liquido, uno spazio senza identità, una terra senza storia”.
Il cardinale fa discutere perché, soprattutto, quelle sue non sono solo posizioni personali, piuttosto sembrano il grido della Chiesa africana rispetto ad un Vaticano che pare lontano dai temi più sentiti dal continente nero. Eppure è proprio qui che la Chiesa cresce ed i fedeli aumentano, è qui dunque che dalla Chiesa ci si aspetta molto. E le parole di Sarah confermano una distanza che, nelle sale vaticane, in tanti iniziano a vedere con sospetto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.