ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 9 aprile 2019

Là dove vuole il mondo

Gli studenti, il Papa e Bergoglio
Come ti corrompo il pupo


Incontro di papa Bergoglio con i docenti e gli studenti del collegio San Carlo di Milano

Il filmato completo: https://www.youtube.com/watch?time_continue=1868&v=t8XS_1_rbNU


La pagina del sito del Vaticano con il resoconto dell'incontro:
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/april/documents/papa-
francesco_20190406_istitutosancarlo-milano.html





Sabato 6 aprile 2019, Papa Francesco ha ricevuto in udienza circa 3300 tra docenti, studenti, parenti e amici del Collegio San Carlo di Milano. L’udienza si è svolta nell’Aula Paolo VI, quella che sullo sfondo, a edificazione dei presenti, offre l’incredibile scultura che vorrebbe rappresentare la Resurrezione del Signore e che invece mostra un inquietante groviglio da foresta tropicale, nel mezzo del quale sembra ergersi una figura umana che più che ascendere in alto sembra essere trattenuta in basso. E’ dal 1975 che ci si chiede se questo orribile lavoro, commissionato e approvato da Paolo VI, rappresenti la gloria di Cristo che vince la morte o l’invadenza del mondo infero che trattiene in modo impossibile Cristo in terra.

E’ su questo sfondo che, come di consueto, si è svolta l’udienza; organizzata e preparata, logicamente, per permettere di rivolgere delle domande al Papa alle quali lui potrà rispondere in linea con i suoi intendimenti.

Dopo i saluti protocollari, il primo a rivolgersi al Papa è stato uno studente, che ha incominciato con: “Santo Padre, buonasera”, costringendo tutti a chiedersi se si sia trattato di uno sfottò o di una servile iniziativa.
Lo studente ha raccontato una sua esperienza di volontariato in Perù: «Ho visto con i miei occhi la povertà estrema, … Ho conosciuto tre ragazze della mia età che hanno subito violenza… Ho sentito storie di ragazzi che venivano sequestrati dalle loro famiglie, uccisi e deprivati dei loro organi in cambio di un paio di dollari. Mi ha colpito molto quell’esperienza e mi domando: Perché Dio sembra fare preferenze? A noi, a me, ai miei amici ci dà una vita meravigliosa e ad altri no... ?»

Papa Bergoglio risponde:
«“Perché Dio sembra fare preferenze?” E’ una bella domanda la tua. Io le domande le conoscevo, le ho scritte qui, e prendo qualche idea per rispondere
E continua:
«Ci sono domande che non hanno né avranno risposte e dobbiamo abituarci a questo
E quindi si lancia in una serie di aggrovigliate osservazioni che tendono ad affermare due cose assurde: il rifiuto degli insegnamenti della famiglia e della Chiesa e la bellezza edificante di vivere solo nel dubbio e nell’ignoranza:
«Qualcuno di voi che vuole avere risposte preconfezionate va sulla strada sbagliata, finirà per sbagliare e la sua vita sarà sbagliata, perché le risposte preconfezionate non servono» … «E’ la grandezza della fecondità che ti fa crescere e le domande che non hanno risposte vi faranno crescere nel senso del mistero. ‘Perché Dio sembra fare delle differenze?’, è una bella domanda, ripetetela sempre: ma perché, perché? E crescere con questo perché, insoddisfatto, senza una risposta preconfezionata

Le risposte preconfezionate sarebbero, secondo Bergoglio, quelle che possono dare i genitori, gli insegnati, i parroci, i vescovi e il Papa, … così che qui si arriva all’assurdo che Bergoglio è come se dicesse che questa sua “risposta” “non serve” e porta ad “una vita sbagliata” … come si fa ad essere così sconclusionati e contraddittori?
Eppure una giustificazione c’è… tipicamente bergogliana… “non date retta a quello che spiegano quelli più grandi di voi… non date retta agli insegnamenti della famiglia e della Chiesa”, perché sono le “domande senza risposta” che fanno crescere, perché si cresce “con questo perché, insoddisfatto, senza una risposta preconfezionata”.
E l’ulteriore assurdo è che Bergoglio si sta rivolgendo a degli studenti, quelli stessi che vanno a scuola proprio per apprendere le risposte preconfezionate e proprio per non rimanere ignoranti, e proprio per rispondere a quegli stessi “perché” che Bergoglio dice devono rimanere senza risposta.
Insomma, questa risposta di Bergoglio, fuorviante e diseducativa, tende a distruggere ogni certezza negli studenti e mira a convincerli che il valore non è l’apprendimento del certo, ma la persistenza nel dubbio e nell’incerto. Il che, detto da uno che sembra fare il Papa, equivale a mettere una bomba sotto la sedia su cui sta seduto, e ciò nonostante pretendere di rimanere seduto anche dopo l’esplosione.

Ma, attenzione, dopo la parte distruttiva della risposta, ecco che arriva la parte costruttiva:
«Perché oggi nel mondo ci sono tanti affamati? Perché Dio fa questa differenza? No! La fa questo sistema economico ingiusto dove ogni giorno ci sono sempre più meno ricchi, ma con tanti soldi, e sempre più tanti poveri, ma senza nulla! Siamo noi con un sistema economico ingiusto a fare la differenza, a fare che i bambini siano affamati! Qualcuno potrebbe dirmi: “Papa, non sapevo che Lei fosse comunista”! No! Questo ci ha insegnato Gesù…» … e cita Matteo 25.

Ora, cos’ha a che fare Gesù – finalmente ricordato! – col “sistema economico ingiusto”?
Ovviamente nulla! Ma Bergoglio si compiace di citarLo strumentalmente per ammannire agli studenti uno dei vecchi luoghi comuni della propaganda comunista. Cosa di cui peraltro è ben cosciente, al punto da dichiararlo lui stesso, ma scaricandone la responsabilità, in maniera inappropriata e falsa, su Gesù. Come se Gesù avesse insegnato che il dare da mangiare agli affamati sarebbe roba da ricchi e non dovere di tutti, anche dei poveri (Cfr. Luca, 21, 1-4).

«Sono sicuro che tutti voi volete la pace. “E perché ci sono tante guerre?”… Perché? Se loro non avessero le armi, non farebbero la guerra. Ma perché fanno una guerra così crudele? Perché altri Paesi vendono le armi, con le quali ammazzano i bambini, la gente. Siamo noi a fare le differenze! E questa cosa voi dovete dirla chiaramente, in faccia, senza paura. E se voi giovani non siete capaci di fare queste domande, di dire queste cose, non siete giovani, manca qualcosa nel cuore che ti faccia “ribollire”»

Così passiamo da un luogo comune comunista, con annessa strumentalizzazione del Vangelo, ad un altro luogo comune comunista, con ammessa questa volta l’istigazione alla sovversione, atta a stravolgere la realtà.
Non v’è dubbio che chi vende le armi abbia tutto l’interesse che ci siano le occasioni per usarle, e che non è la prima volta che dai paesi produttori di armi, capitalisti e comunisti, partano iniziative per fomentare le guerre; ma è ancora più indubbio che le guerre le vogliono, le combattono e le moltiplicano proprio coloro che si scontrano spesso in maniera fratricida per interessi ancora più sporchi di quelli dei venditori di armi. Costoro non sono le vittime, come suggerisce falsamente Bergoglio, ma sono gli attori principali delle guerre che si combattono da decenni nel mondo, e senza tali attori non ci sarebbero gli approfittatori pronti a lucrare sciacallescamente sulle loro disgrazie.
Allora, cosa dovrebbero dire “chiaramente, in faccia, senza paura” i giovani qui interpellati da Bergoglio? Per essere veramente onesti, per essere veramente giovani, come sollecita Bergoglio, dovrebbero dire che le armi non devono essere sciacallescamente vendute e che un papa non dovrebbe raccontare delle corbellerie in una udienza ufficiale.

Dopo lo studente, è stata la volta di una insegnante, che ha esordito presentando a Bergoglio un tema a lui caro, a riprova che le domande sono state preparate per compiacere Bergoglio.
«Viviamo infatti in una società multietnica e multiculturale, proiettata verso il futuro e che offre costantemente possibilità di incontro e confronto con persone, strumenti e metodi educativi diversi» … «Oggi vorremmo quindi chiederLe come possiamo trasmettere al meglio ai nostri studenti i valori radicati nella cultura cristiana e al tempo stesso come possiamo conciliarli con l’esigenza sempre più ineludibile di educare al confronto e all’incontro con le altre culture».

Bergoglio va in brodo di giuggiole.

«“Come possiamo trasmettere al meglio ai nostri studenti i valori radicati nella cultura cristiana?”» … «La parola chiave qui è radicati. E per avere delle radici, ci vogliono due cose: consistenza, cioè terra – un albero ha delle radici perché ha terra – e memoria.» … «La gioventù non può andare avanti se non è radicata. I valori sono radici, ma con questo tu devi crescere» … «Per questo consiglio tanto di parlare con i vecchi: … dobbiamo parlare con i vecchi, perché loro sono la memoria del popolo, della famiglia, della storia» … «…i vecchi facevano vivere loro i valori della loro storia, della loro personalità, valori che sono promessa per andare avanti. Per questo sono importanti i valori radicati – uso la tua parola: è tanto importante

E qui, Bergoglio, saltimbanco, ha subito scordato la storiella delle “risposte preconfezionate” ammannita prima. Ma lui è fatto così, non si cura delle contraddizioni. Cosa sono infatti i discorsi dei vecchi, che rappresentano “la memoria del popolo, della famiglia, della storia”, se non il modo per trasmettere delle risposte preconfezionate: dall’esperienza, dalla storia e dagli insegnamenti a sua volta ricevuti e anch’essi preconfezionati?
Non v’è dubbio che il passato, con i suoi insegnamenti e i suoi valori, rappresenta la base per costruire il futuro, ma allora è ancora più importante buttare al macero i moderni discorsi psicanalitici che istigano i giovani a vivere nel dubbio e nella ricerca continua rifiutando le “risposte preconfezionate”: con gli incredibili “perché” supposti edificanti da Bergoglio.

E posta l’insanabile contraddizione, Bergoglio affronta la questione a lui cara del “dialogo”, affermando una cosa che secondo lui sarebbe indispensabile per il “dialogo”, ma senza spiegare la necessità del dialogo stesso e dandolo invece come una cosa scontata.

«Noi non possiamo fare una cultura del dialogo se non abbiamo identità» … «Io con la mia identità dialogo con te che hai la tua identità, e ambedue andiamo avanti» … «Noi non siamo funghi, nati soli: siamo gente nata in famiglia, in un popolo e tante volte questa cultura liquida ci fa dimenticare l’appartenenza a un popolo» … «Non si può avere identità senza appartenenza. Se io voglio sapere chi sono io, devo farmi la domanda: “A chi appartengo?”».

La verità è che non è vero, come dice Bergoglio, che «Io con la mia identità dialogo con te che hai la tua identità, e ambedue andiamo avanti»; e non è vero perché non si “va avanti” nella vita col dialogo, ma col radicarsi nella propria cultura e nella propria fede per vivere il presente e costruire il futuro in armonia col passato, cioè in armonia con la nostra famiglia, con i nostri avi, con la nostra gente.

E da questa premessa insensata, Bergoglio passa alla propaganda mondialista.

«…tu all’inizio hai parlato di una società multietnica e multiculturale. Ringraziamo Dio di questo! Ringraziamo Dio, perché è ricchezza il dialogo fra le culture, fra le persone, fra le etnie»
Non serve l’“acqua distillata” dei figli cresciuti puri nella tua razza, acqua che non disseta - dice Bergoglio - ma serve  «L’acqua della vita, di questa multietnicità, di questa multiculturalità. Non avere paura. E qui tocco una piaga: non avere paura dei migranti».

E qui Bergoglio ne approfitta per battere il suo chiodo fisso: i migranti.
«Ma Padre i migranti. I migranti siamo noi. Gesù è stato un migrante. Non aver paura dei migranti. Ma sono delinquenti, Anche noi ne abbiamo tanti. La mafia non è stata inventata dai Nigeriani. E’ un valore, fra virgolette, nazionale. La mafia è nostra, dell’Italia, made in Italia. E’ nostra. I migranti sono coloro che ci portano ricchezze, sempre. Anche l’Europa è stata fatta da migranti! I barbari, i celti… tutti questi che venivano dal Nord e hanno portato le culture, l’Europa si è accresciuta così, con la contrapposizione delle culture».

E sembra impossibile che si possano ammucchiare tante falsità storiche in poche righe!
Tralasciamo la sciocchezzuola dei migranti che porterebbero “ricchezze, sempre”, e soffermiamoci a considerare il resto.
Innanzi tutto la fesseria dei migranti che “siamo noi”. E’ vero, i nostri nonni hanno dovuto migrare per trovare un po’ di migliore condizione economica, gli stessi nonni di Bergoglio emigrarono dal Piemonte in Argentina, e loro sì che portarono ricchezza, perché andarono a edificare paesi che avevano bisogno di braccia e di cervelli, ma andarono ad accrescere la ricchezza già esistente della cultura e della fede cristiana, non sconvolsero la cultura dell’America o dell’Argentina, la incrementarono. Questa fu la vera migrazione dei nostri nonni, ma non per questo possiamo dirci tutti “migranti”, come sproloquia Bergoglio.
Il quale, non contento, si permette di dire falsità su Gesù, e non è la prima volta. Gesù non è stato un migrante, solo la cattiva volontà di Bergoglio può sostenere tale falsità. Gesù fu costretto, con Maria Santissima e San Giuseppe, a scappare in Egitto per sfuggire alla morte decretata in massa da Erode, e la Sacra Famiglia scappò su suggerimento dell’Angelo, non sovvenzionata dai poteri economici del tempo che avevano interesse a far invadere l’Egitto, come avviene oggi da noi in Europa. Non solo, ma subito, scampato il pericolo, ritornò a Nazareth, sempre su suggerimento dell’Angelo, non come avviene oggi da noi in Europa dove arrivano a milioni per non andarsene più e per provare a stravolgere di fatto la nostra cultura e la nostra religione.
Bergoglio, non solo mente, dicendo bugie su Gesù, ma mente malamente, a riprova che non tiene in alcuna considerazione l’intelligenza dei suoi interlocutori, che poi siamo noi cattolici.

La seconda grossa bugia è quella che l’Europa che sarebbe stata fatta dai migranti.
Innanzi tutto, mettere assieme i “Barbari” e i “Celti” è sintomo o di crassa ignoranza o di colpevole malafede. I presupposti per la nascita dell’Europa come entità sociale e culturale omogenea sono stati posti dai Romani, con l’Impero che si estendeva dalle isole britanniche al Medio Oriente. E i Romani risalirono l’Europa da Sud a Nord, portando la civiltà proprio a quei Celti che l’abitavano dall’Atlantico al Mar Nero. Quindi è ridicolo parlare di Celti venuti dal Nord.
Quanto ai “Barbari”, è vero che venivano dal Nord, e questo dopo la costituzione dell’Impero romano, ma non per arricchire la civiltà romana, né per accrescere culturalmente lo stesso Impero romano; essi venivano a Ovest e a Sud, nell’Impero romano, per abbeverarsi alla grande civiltà che aveva già delineato la nuova Europa. Piuttosto che a contrapporre la loro cultura, come dice stoltamente Bergoglio, essi venivano per far propria la cultura romana… tutto il contrario di quanto pensa e dice Bergoglio.
E questo fu ancor più vero quando l’Impero romano, che costituiva il presupposto provvidenziale per l’affermarsi del Cristianesimo, divenne cristiano, appunto, così che i “Barbari”, giunti spesso per mero spirito di conquista – e non di confronto – arrivati in Europa divenivano cristiani e facevano propria la cultura romana insieme alla fede cristiana.
Uno studente che abbia imparato la storia come si deve, queste cose le sa a menadito. Purtroppo Bergoglio è stato a scuola dai Gesuiti, e quando questi ormai non insegnavano più come si deve né la verità storica né la verità di fede. E adesso i risultati si vedono.

Ma come se non bastasse, Bergoglio pretende di rispondere all’obiezione che un gran numero di “migranti” delinquono, tirando fuori la battuta che i delinquenti sono anche da noi, come se questo autorizzasse chiunque arrivi da noi a rubare e a uccidere. Non solo, ma si permette di tirare fuori un’incredibile castroneria che, guarda caso, anche la trascrizione ufficiale del Vaticano ha censurata: la castroneria che la mafia dei nigeriani l’avremmo inventata noi!
Qui siamo alla farneticazione e al colpevole e inaccettabile stravolgimento della realtà.
In questi ultimi mesi si sono verificati in Italia degli assassinii di ragazze, che è stato scoperto essere di matrice nigeriana – da notare che è quasi sicuramente per questo che Bergoglio ne parla -. Questi delitti rientrano nella variegata attività che svolge in Italia la “mafia nigeriana”, che non è né cosiddetta né supposta, è invece un’organizzazione nata in Nigeria all’inizio degli anni Ottanta e diffusasi, al seguito dei “migranti”, in tutta l’Europa dell’Ovest e dell’Est e perfino negli Stati Uniti. Un’organizzazione, come risulta dalle varie indagini giudiziarie e dalle inchieste giornalistiche, dedita al traffico della droga, allo sfruttamento della prostituzione, all’organizzazione dell’accattonaggio, al commercio di organi umani; e che è strutturata in piccoli gruppi che formano insieme una o più “società segrete”, in cui sono mantenuti gli usi tribali della fustigazione punitiva, i riti voodoo e le pratiche cannibaliche ad essi legati: come il consumo del cuore e del sangue del nemico o di chi è reputato tale. Si calcola che in Italia ci siano decine di migliaia di affiliati: tra le 40.000 femmine e i 60.000 maschi presenti nel nostro Paese (statistiche riportate da TuttItalia sulla base dei dati Istat).
Ignorare questa realtà o mistificarla ricordando la mafia italiana, è più che colpevole: è da galera.

Ma non finisce qui: Bergoglio ne approfitta per tirare fuori la sua puerile storiella dei muri:
«… oggi c’è la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti».

La “tentazione di fare una cultura dei muri”, cioè di distinguersi da altri che sono di altra cultura, è cosa sbagliata, dice Bergoglio, perché si impedisce “l’incontro con altre culture”. Anche a semplice lume di naso si capisce che si tratta di una corbelleria; infatti i muri si costruiscono per timore di una possibile aggressione o in presenza di un aggressore, il quale fino a quando non si presenta come tale non viene escluso dall’incontro e dallo scambio… tutta l’antica civiltà mediterranea è stata basata sull’incontro e sullo scambio e proprio noi mediterranei ne portiamo ancora oggi l’impronta … i muri sono stati costruiti quando un’altra cultura arrivava per aggredire, per prevaricare: è tipico il caso di Roma che si vide costretta a combattere Cartagine e, messa con le spalle al muro, la rase al suolo insieme con la sua cultura. Ed è ancora tipico delle innumerevoli torri e fortificazioni che vennero erette contro l’aggressione dei musulmani nel 400 e nel 500 e che culminarono con l’assedio di Vienna del 1683, quando, se non ci fossero stati i muri, i musulmani avrebbero occupato la città – poi il resto d’Europa – e avrebbero massacrato gli abitanti, obbligando i sopravvissuti ad abiurare la vera fede e ad abbracciare la falsa predicazione di Maometto.
Senza contare la famosa battaglia di Lepanto, nel 1571, quando il Papa non si mise a predicare il dialogo, l’incontro o l’accoglienza, ma invitò tutta la Cristianità a pregare la Madonna perché permettesse la sconfitta dei musulmani e la salvezza della cultura e della fede cristiane. E la Madonna esaudì la preghiera accorata del Papa e dei fedeli.

Eppure Bergoglio si permette di osservare che chi costruisce un muro rimarrebbe “schiavo” (!?), “senza orizzonti”, “perché gli manca questa alterità” (!?).
Ora, a parte il fatto che da sopra il muro gli orizzonti non si perdono, ma si ampliano, basta saper salire, seppure con un po’ di fatica, e non limitarsi a stare seduto su una sedia a pontificare stoltamente. In più, i più grandi, efficaci e necessari muri che la nostra gente ha sempre eretto sono quelli per proteggere la fede dalle aggressioni del maligno, fossero esse materiali, psicologiche, culturali o spirituali, cosa che ha permesso alla fede cristiana e alla relativa cultura europea di radicarsi nella nostra gente per secoli.
Come può Bergoglio predicare stoltamente contro i muri quando oggi la nostra cultura e la nostra fede sono aggrediti, più o meno apertamente, da quella vera e propria invasione rappresentata dall’arrivo subdolo e prezzolato di milioni di “migranti”?
O Bergoglio è un pericoloso incosciente o è un colpevole connivente.

E Bergoglio insiste su questo tasto:
«Il cuore aperto per accogliere, prima di tutto. Se io ho il cuore razzista, devo esaminare bene perché e convertirmi. Secondo: i migranti vanno ricevuti, accompagnati, integrati; che prendano i nostri valori e noi conosciamo i loro, l’interscambio di valori. … Questa è la bellezza della generosità umana: accogliere per diventare più ricchi. Più ricchi di cultura, più ricchi nella crescita. Ma alzare muri non serve».

E auspica l’erezione di ponti, al posto dei muri:
«La grandezza di costruire ponti con la gente è per la comunicazione, e noi cresciamo con la comunicazione. Invece, chiuderci in noi ci porta ad essere non comunicanti, ad essere “acqua distillata”, senza forza. Per questo io vi dico: insegnate ai giovani, aiutate i giovani a crescere nella cultura dell’incontro, capaci di incontrare la gente diversa, le differenze, e a crescere con le differenze: così si cresce, con il confronto, con il confronto buono».

Insomma, come dire che Nostro Signore istruì gli Apostoli e i discepoli e istituì la Sua Chiesa attraverso l’incontro con i miscredenti che erano diversi da Lui e da quello che Egli insegnava in nome del Padre. E come dire che in tanti secoli noi Europei e cristiani non saremmo cresciuti, non avremmo fatto niente di buono, nonostante abbiamo evangelizzato e civilizzato quasi tutto il mondo proprio predicando Nostro Signore e combattendo tutte le diversità esistenti che erano frutto della predicazione del maligno.
Ed è proprio per questi suoi stolti convincimenti che Bergoglio predica che evangelizzare significherebbe fare “proselitismo” e che il proselitismo è cosa cattiva.

Dopo arriva il turno di un’altra insegnante.
«Buongiorno Santo Padre. … il compito di noi educatori credo sia soprattutto quello di aiutare i giovani a riconoscere ancora il valore dell’incontro con l’altro, dell’accogliere chi è diverso da noi, per qualsiasi motivo lo sia, ma che proprio in quanto tale è per noi risorsa, sorgente a cui attingere. … Le chiediamo Santo Padre, come noi educatori possiamo essere per i nostri studenti e studentesse esempio e testimonianza di questo così nobile ma altrettanto difficile compito?»

Ancora zucchero per Bergoglio, a cui lui risponde prontamente introducendo nuovi assiomi indimostrabili.

«La parola chiave è “testimonianza e sostegno”.  … Se tu vuoi sostenere qualcuno, tu devi non solo mettercela tutta; di più: devi metterti tutto in gioco! Questa è testimonianza. E lì, con la testimonianza si sostiene, si fa il sostegno, la vera testimonianza. … La testimonianza è non avere paura della realtà: giocarsela tutta. Questo è importante. … Poi un’altra cosa. Il sostegno chiede anche “amorevolezza”. … Educare è introdurre nella vita e la grandezza della vita è avviare processi. Insegnate ai giovani ad avviare processi e a non occupare spazi! La gente che è educata ad occupare spazi, finisce soltanto nella concorrenza per arrivare ad un posto. Invece, chi è educato ad avviare processi  gioca sul tempo, non sul momento, non sugli spazi. Il tempo è superiore allo spazio. Giocare sul tempo, avviare processi. Queste sono le cose che mi vengono da dire: sostegno, vicinanza, testimonianza, amorevolezza e avviare processi, insegnare ad avviare processi».

Questa storia dell’avviare processi è un’altro dei chiodi fissi di Bergoglio, e ribadita come fa qui, sembrerebbe quasi innocua, se non fosse che è direttamente collegata a quanto ha detto nella prima risposta, riguardo alla quale abbiamo già fatto notare: che secondo Bergoglio il valore non è l’apprendimento del certo, ma la persistenza nel dubbio e nell’incerto.
Perché è solo questo che può significare “avviare processi”: non elaborare progetti per costruire un avvenire basato sui valori perenni, ma dare il via a movimenti evolutivi che senza le necessarie premesse culturali e di fede portano dove vuole il mondo: in un incontrollato e incontrollabile fluire delle cose che trascina con sé tutto e tutti e conduce inevitabilmente non verso il Cielo, ma verso l’abisso dell’Inferno.
E’ la civiltà moderna senza Dio, di cui Bergoglio, consapevolmente o no, si fa promotore. E’ il processo che propugna il Nuovo Ordine Mondiale, per condurre tutto ad una pseudo civiltà in cui devono essere distrutti tutti i valori culturali e tutti gli insegnamenti della fede. E’ la preparazione dell’avvento dell’Anticristo.

E poi la volta di un genitore, una madre.
«A Lei, come genitori, in questo giorno di festa, vogliamo chiedere dunque un aiuto: vogliamo chiederLe tre parole. Una parola per i nostri piccoli … Una parola per i nostri ragazzi … Ma soprattutto una parola per noi genitori, per quando dovremo lasciarli camminare da soli nel mondo, per essere capaci di rimanere un passo indietro, per saper comprendere le loro scelte anche se saranno diverse da quelle immaginate, per ricordarci che quei talenti che abbiamo custodito con amore non sono nostri, ma appartengono ai nostri figli e all’umanità intera».

E qui sembra ascoltare la Montessori che pretendeva di educare i figli lasciandoli liberi di fare quello che volevano, e che chiedeva ai genitori di “fare un passo indietro”, appunto.
E stupisce che una madre che manda i propri figli in una scuola cattolica pensi di dover comprendere le loro scelte “anche se saranno diverse da quelle immaginate”.
Neanche il semplice buon senso permette di pensare che i figli debbano essere la fotocopia dei genitori, cosa che peraltro sarebbe impossibile, ma questo non significa che i genitori debbano “fare un passo indietro” e comprendere necessariamente ogni scelta che vogliono fare i figli; soprattutto oggi, in un mondo che sommerge i figli di influenze nefaste e di suggestioni quasi sempre fuorvianti e spesso contro-natura.
Il dovere dei genitori è di guidare i figli sulla retta via della tradizione culturale e cristiana, è di guidare i figli a fare scelte responsabili e doverose, non “immaginate”, proteggendoli dalle influenze malefiche che questo mondo senza Dio sparge a profusione. Non fare questo equivale a fare non il bene, ma il male dei figli.

Ed ecco cosa risponde Bergoglio… il Papa.
«Con i piccoli vicinanza. Perché hanno anche bisogno di una guida più vicina, che non cadano, almeno che non scivolino, cose che accadono alle persone che camminano. Per i giovani dirò il rovescio: incoraggiarli ad andare avanti, a camminare, non da soli, sempre in gruppo … per voi genitori c’è una parola che gli psicologi usano tanto e che a me piace tanto, e anche per voi educatori, l’esperienza che gli educatori hanno l’ultimo giorno quando se ne vanno definitivamente: “la sindrome del nido vuoto”, come la chiamano gli psicologi, quando a casa si sposa uno, si sposa l’altro e rimane la coppia sola, come all’inizio della vita ma sola, il “nido vuoto”. Voi genitori ed educatori non abbiate paura della solitudine! E’ una solitudine feconda».

E anche qui sembrerebbe che Bergoglio predichi qualcosa di innocente, mentre invece parla in maniera capziosa: i genitori che rimangono soli vivrebbero una “solitudine feconda”. Una vera e propria aberrazione, che è corrente in questo mondo moderno senza Dio, ma che fa a pugni con qualsiasi società minimamente ordinata, e soprattutto fa a pugni con la cultura cristiana e con l’insegnamento cattolico.
Solo questo mondo che mira alla distruzione della famiglia e quindi della società, può concepire che i genitori rimangano soli perché i figli se ne vanno tutti di qua o di là. Così si continua a distruggere la famiglia, con gli anziani che vengono messi da parte, abbandonati o perfino reclusi in un ospizio.
Questa non è la famiglia cattolica che è esistita fino a qualche decennio fa… e questo non è un parlare da capo della Chiesa cattolica, il quale avrebbe il sacrosanto dovere, soprattutto fornitagli l’occasione, di ricordare che la famiglia deve vivere avendo in vista il bene materiale e spirituale dei figli e dei nonni, e deve prendersi cura degli uni e degli altri anche a costo di sacrifici. 
Qui, invece, Bergoglio giustifica il disfacimento moderno della famiglia e si avvale perfino delle elucubrazioni parascientifiche o paranormali degli psicologi e degli psicanalisti, dimentico com’è del ruolo e del compito dei sacerdoti, al punto che lui stesso, quando ne ebbe bisogno, non si rivolse al suo direttore spirituale – che ne avesse uno o che se lo andasse a cercare -, ma si rivolse ad una psicanalista ebrea e fu tanto orgoglioso e contento della cosa da renderla pubblica in un’intervista concessa nel 2017.

Per concludere, segnaliamo una cosa che i lettori avranno senz’altro già notata.
In questa udienza, Bergoglio, che ha ricevuto tutte quelle persone in quanto Papa, non parla minimamente della fede e dell’insegnamento cattolico, se non qualche volta di sfuggita: in tutte le risposte ha avuto modo di citare Gesù solo due volte, e tutt’e due le volte in maniera strumentale, per dire delle falsità su di Lui.
C’è da piangere! 
Ma nonostante Dio permetta tutto questo, certo a mónito dei veri e buoni credenti, è indubbio che neanche Bergoglio riuscirà a distruggere ciò che di buono è rimasto nella Chiesa cattolica, perché Dio non lo permetterà e la Santa Vergine, Madre di Nostro Signore, proteggerà sempre la Sposa del suo divino Figlio, fino al trionfo del suo Cuore Immacolato.

Deus, in adiutórium nostrum inténde, Dómine ad adiuvándum nos festína.




di Belvecchio

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