ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 30 aprile 2019

Sepolti negli archivi segreti vaticani

Quelle domande ancora senza risposta sul “fenomeno” McCarrick

    Torniamo a Theodore McCarrick. Torniamoci non per ripetere cose già dette, ma per porre alcune domande che sono ancora senza risposta. Torniamoci perché la memoria corta non fa bene a nessuno, nemmeno alla Chiesa. Torniamoci perché è da più di duecentoquaranta giorni ormai che Bergoglio non risponde alle domande poste da monsignor Carlo Maria Viganò.
https://remnantnewspaper.com/web/images/2019/tex_talks.jpg(immagine aggiunta(
L’occasione per tornare allo Zio Ted è fornita di  Elizabeth Yore in un articoloTed Talks (When Will Francis?), che su The Remnant ripercorre i fasti dell’ex cardinale e, con l’ausilio di video, ripropone alcuni suoi discorsi, all’epoca accolti con entusiasmo da tutti mentre lui, indisturbato, continuava a mietere vittime nell’ombra.

“Lo scandalo sessuale nella Chiesa non finirà mai – scrive l’autrice – fino a quando Francesco non aprirà tutti i dossier su Theodore McCarrick”.
E allora eccoci nel 2008. Ed ecco McCarrick che, godendosi le luci della ribalta, da lui tanto amate, accetta di ricevere un premio dai laureati dell’Università Notre-Dame e dispiega tutto il suo arsenale, ben noto a chi ebbe l’avventura di incontrarlo: affascinante spirito irlandese, accattivante narrazione, umorismo autoironico, umanitarismo.
Da attore navigato, si presenta come esponente di spicco del volto più buono e amabile della Chiesa. Piace alla gente che piace e, molto prima che sulla scena irrompa Francesco, accredita se stesso come il portavoce delle riforme e della tolleranza zero in materia di abusi sessuali.
Mentre in privato si comporta da predatore seriale, in pubblico ottiene applausi, consensi, donazioni. E continua a tessere una tela di rapporti che comprendono alti esponenti della Chiesa e politici.
“Theodore McCarrick – scrive  Elizabeth Yore –  esercitò spudoratamente un potere politico crudo, alimentato da enormi somme di denaro, mentre perseguiva il suo obiettivo fondamentale di predare giovani maschi vulnerabili. La sua arroganza non conosceva limiti mentre prendeva in giro i suoi fratelli vescovi e le vittime con un gioco di alto profilo che potremmo chiamare ‘prendimi se ce la fai’. Per decenni, McCarrick eluse la cattura perché aveva potenti protettori: stampa, politici , prelati”.
Gli archivi dei mass media sono pieni di Ted Talks: discorsi, scritti, interviste di McCarrick. Comprensibile che pochi abbiano voglia, e soprattutto interesse, ad andare a riascoltare, eppure occorre farlo.
Re, presidenti, senatori, giudici di corte suprema, stelle dei mass media, papi, star di Hollywood, rockstar. Nella tela di Mc Carrick sono caduti tutti, da Bono a Biden, dagli Hilton ai Clinton. Lo Zio Ted li amava tutti e tutti lo amavano.
“Nel corso dei decenni, McCarrick ha accumulato innumerevoli lauree ad honorem, è stato membro di prestigiosi consigli di amministrazione e si è guadagnato una reputazione come instancabile raccoglitore di fondi e mediatore politico. E, siatene certi, non si è mai lasciato sfuggire un microfono, o un giovane maschio, che non volesse sfruttare per i propri bisogni egoistici”.
Oggi sappiamo che dietro la facciata non c’era altro che “un pervertito sessuale seriale che passava ogni momento di veglia pianificando la sua prossima conquista sessuale, mentre cercava di mettere a tacere le sue vittime con il suo prodigioso potere”. Ma come ha fatto? Chi glielo ha permesso? Come ha potuto viaggiare incessantemente per il mondo “alla ricerca di altri territori di caccia, sotto le spoglie di un attento rappresentante dell’umanitarismo globale”?
“Questo pervertito sessuale era senza rimorsi e osò addirittura criticare pubblicamente altri chierici che abusavano di minori”.
Ma possibile che nessuno vedesse e sapesse?
“I predatori – scrive Yore – raramente si nascondono nell’ombra. Piuttosto, la depravazione si nutre delle luci distorte della fama e della fortuna”. Ecco perché McCarrick cercava incessantemente l’attenzione del pubblico. Eppure nessuno lo smascherò.
Nel 2002 addirittura McCarrick, nel corso dello scandalo che colpì il clero americano, si incaricò di fare da portavoce della Chiesa e pontificò sulle possibili soluzioni.
Di qui altre domande: “Perché i vescovi statunitensi hanno permesso questa burla? Perché tutti i vescovi statunitensi sono rimasti seduti a guardare pigramente? Possibile che nessuno di loro fosse turbato dalla sfacciata ipocrisia del cardinale e dal suo disprezzo per le vittime? Questi sono i pastori che proteggono il gregge cattolico?”.
Non conosciamo ancora le risposte.
McCarrick non si limitò ai discorsi in pubblico. A Washington aveva una rubrica settimanale sul giornale diocesano e pure da lì si scagliava contro gli abusi, scrivendo che anche un solo caso “è un disastro e uno scandalo per tutti noi”.
Fu così che, incredibilmente, divenne il volto mediatico dello scandalo, ma non in quanto predatore, bensì per i suoi appelli alla protezione delle vittime.
Elizabeth Yore fa notare “il fascino della voce” di Mac Carrick mentre risponde, o per meglio dire non risponde, a chi gli chiede se all’inferno ci sia un posto privilegiato per i preti abusatori. Tutto in lui esprime desiderio di giustizia. In realtà non c’è indignazione, ma sembra che solo ora ce ne accorgiamo.
Anche la famosa Christiane Amanpour della Cnn cade nella rete. Ed ecco il cardinale mentre ancora una volta si presenta come l’autoproclamato protettore delle vittime. L’incantesimo, per essere efficace, ha bisogno di continui rinforzi. I mass media in questi casi sono gli alleati più preziosi. E se tu sei capace di presentarti come accessibile e affascinante espressione della Chiesa liberal il gioco è fatto.
Ripetutamente lo Zio Ted è presentato come instancabile raccoglitore di fondi e “meraviglioso portavoce” della Chiesa “in mezzo a una crisi che fa soffrire così tante persone”. Non sorprende dunque, annota Yore, che anche il National Catholic Reporter abbia a più riprese cantato le lodi di McCarrick nel corso dei decenni, arrivando a scrivere che “McCarrick ama l’azione ed è adatto al suo ruolo di ambasciatore itinerante”.
Ora tutti conosciamo l’azione che McCarrick amava di più.
Era lo stesso McCarrick a chiedere che le vittime e le loro famiglie lo chiamassero “Zio Ted”. Uno sdoppiamento. “Dietro la facciata accuratamente costruita si nascondeva un mostro inquietante, intimidatorio e manipolativo”. E quando una vittima minacciò di raccontare tutto, lo “Zio” rispose: “Provaci e ti schiaccerò sui media. Poi chiamerò un paio di amici per finire il lavoro”. Parole di un sicario mafioso.
Ora il sovrano perverso è caduto, ma “la piena estensione della sua sordida eredità rimane in gran parte sconosciuta e custodita con zelo dalla gerarchia cattolica vaticana e statunitense”.
Come fu possibile l’intera commedia? Come fece McCarrick a girare il mondo in quanto esperto di Islam, povertà, pace in Medio Oriente, dialogo interreligioso, Iran, Cuba, Cina e protezione delle vittime degli abusi?
Ora che Ted non parla più, tocca a Francesco”, scrive Elizabeth Yore. Ma nemmeno Francesco, nonostante gli appelli contro il clericalismo, parla.
Restano così le domande. Perché il Vaticano non smascherò questo maestro dell’inganno e della depravazione? Perché non si chiede con forza che siano aperti i dossier McCarrick? Perché Francesco rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda sulla sua relazione con McCarrick? Quanti e quali prelati erano a conoscenza della predazione sessuale di McCarrick? Perché rimasero in silenzio e favorirono sia la sua carriera sia la sua predazione? Che ruolo ha avuto McCarrick nell’abdicazione di Benedetto e nell’elezione di Bergoglio? Qualche funzionario governativo ha protetto McCarrick intervenendo nelle indagini sui suoi crimini sessuali?
“Sepolti negli archivi segreti vaticani –  conclude Elizabeth Yore – sono custoditi i rapporti sulla storia demoniaca di Theodore McCarrick. E fino a quando queste domande non avranno risposta, lo scandalo della violenza sessuale nella Chiesa persisterà”.
Aldo Maria Valli

Oggi è il 242° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.

Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.

Adesso Bergoglio sposta l'Osservatore Romano fuori le mura

Bergoglio, dopo aver riformato i media vaticani, ha disposto lo spostamento del giornale del Vaticano. Verrà pensato e composto fuori dalla Santa Sede


C'è chi ha parlato di trasloco e chi è arrivato addirittura a citare lo sfratto, ma la sostanza non cambia: Jorge Mario Bergoglio ha disposto che L'Osservatore Romano - in riferimento alla sua sede redazionale - debba essere spostato di qualche isolato.
La novità dovrebbe essere stata apportata, dal punto di vista formale, nel corso della giornata di ieri. Adesso il giornale del Vaticano verrà pensato e composto fuori dalle mura leonine, più precisamente dalle parti di Castel Sant'Angelo. La notizia è arrivata qualche settimana dopo le dimissioni della professoressa Lucetta Scaraffia e del resto dello staff del mensile femminile, ma le due cose non sembrano essere collegate tra loro.
Il punto - sostiene il quotidiano La Verità - è che papa Francesco ha priorità diverse. E il giornalismo finisce per essere parte di una sorta di spending review di matrice ecclesiale. Ci saranno tempo e modo, magari, per comprendere se esistano o no ragioni diverse da quelle economiche. Per ora si parla solo di tagli alle spese. Vale la pena ricordare, intanto, come il Santo Padre abbia da poco incaricato il nuovo direttore, che da qualche tempo è il professor Andrea Monda, l'uomo che aveva curato i testi per la Via crucis dell'anno passato. Con il pontificato dell'argentino - comunque la si veda - i media hanno assunto un valore centrale. Il riformismo è stato portato avanti pure da mons. Dario Edoardo Viganò, oggi assessore del dicastero per la Comunicazione. Questo trasferimento voluto da Bergoglio, in fin dei conti, può anche essere interpretato alla stregua di una normalizzazione. Un po' di preoccupazione interna per la nuova situazione, in ogni caso, viene ventilata.

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