ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 3 luglio 2019

Catto fluidità

PROTERVIA CATTO-EVERSIVA/ TARQUINIO, MATTARELLO E ASPERSORIO

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Negli ultimi giorni il quotidiano ex-cattolico ‘Avvenire’ ha offerto numerosi saggi della deriva politicizzata di cui è protagonista, quale espressione dei vertici della Cei. Lotta continua e delirio continuo… sempre più lontano dalla Dottrina sociale della Chiesa. La canonizzazione in vita di Greta Thurnberg e Carola Rackete.
Cattive notizie. Non passa giorno o quasi che l’ex-giornale cattolico Avvenire non ci induca a riflettere pessimisticamente sulla deriva politica ormai tanto vistosa quanto dolorosa intrapresa dai settori catto-fluidi della Chiesa italiana (vertici inclusi, fiancheggiati dalle loro propaggini mediatiche).

L’Avvenire si presenta sotto la testata come “quotidiano di ispirazione cattolica”: più onestamente dovrebbe sostituire tale rimando – oggi usurpato – con “quotidiano eversivo di ispirazione ecologista e immigrazionista (con verniciatura arcobaleno)”. E così per tutti, anche per le anime pie, sarebbe chiaro una volta per tutte che l’odierno Avvenire – ruota di scorta di Repubblica o erede dell’Unità di trinariciuta memoria – è espressione assai velleitaria di un neo-partito che può fare concorrenza al massimo a + Europa o a La Sinistra. Ricordiamo che, quanto alle vendite in edicola (che sono quelle più significative per tastare il polso ai lettori), lo stesso Avvenire (di cui il Turiferario direttore continua a sbandierare l’appartenenza ai pesi massimi dell’editoria nazionale, grazie agli ottantamila abbonamenti, spesso ‘costretti’, con grado di lettura ai minimi storici) nell’ultima statistica ADS disponibile – quella di aprile 2019 – si colloca al ventesimo posto della classifica dei quotidiani più venduti (esclusi i tre sportivi): 21.142 le copie giornaliere di Avvenire, preceduto sia da Libero (22.685) che da La Verità (22.184) e davanti a L’Arena di Verona (20300) e a L’Eco di Bergamo (19.599).

IDEONA AVVENIRISTICA: DOPO I ‘FRIDAYS FOR FUTURE’, i ‘SATURDAYS FOR FUTURE’…
Avvenire’ del 18 giugno apre la prima pagina con il grande titolo “Scegliamo futuro”. Sommario: “E se ai Fridays for future si aggiungessero i Saturdays for future? Ai giovani e alle famiglie la proposta di un grande cash mob a settembre” (da notare il trionfo dell’italiano). Ideona, a firma di due noti economisti, Leonardo Becchetti ed Enrico Giovannini… estendiamo l’iniziativa della pupazzetta svedese Greta Thurnberg (che il venerdì bigiava la scuola e prossimamente un intero anno scolastico) anche al sabato, completandola – sempre con l’obiettivo della “tutela ambientale ed economia sostenibile” – sul versante della “spesa settimanale” responsabile. Insomma: facciamo al supermercato acquisti in pieno stile gretino. Perché “noi crediamo che un impegno ‘generativo’ di questo tipo lancerebbe un fortissimo segnale al mondo economico e finanziario”. Chissà che festa per la produzione bio… e speriamo che le aziende favorite spendano in pubblicità sull’ex-giornale cattolico: in fondo in fondo l’ideona non dovrebbe servire anche – nelle pie intenzioni nascoste – a rimpolpare un po’ le casse di Avvenire? Così che i Saturdays for future si trasformino anche nei Sabati per Avvenire?
All’interno, nell’intera pagina 5, si spiegano i tempi della proposta: “L’idea è di organizzare i Saturdays for future a settembre (il 21 o il 28, a seconda della data prescelta per il prossimo sciopero globale degli studenti per il clima)”. Ovvero: l’Avvenire a rimorchio della pupazzetta svedese per il trionfo del pensiero unico, dove il cattolicesimo è ormai solo un ingombrante ricordo. Santa Greta Thurnberg, insomma, prega per noi!
L’ideona raccoglie gli scontati consensi cattofluidi, come si evidenzia nell’Avvenire dei giorni successivi. E martedì 25 giugno il quotidiano ex-cattolico si supera con un mirabile esercizio di sintesi: in prima pagina unisce l’acqua santa per Giuseppe Conte e il vade retro per Matteo Salvini. Ecologismo sfrenato e immigrazionismo buonista: ecco i nuovi principi non negoziabili dei cattofluidi italiani!

AVVENIRE DEL 25 GIUGNO: MATTARELLO D’ACCIAIO PER MATTEO SALVINI, ASPERSORIO SOSTENIBILE PER GIUSEPPE CONTE
Leggiamo la prima pagina di Avvenire del 25 giugno. Titolo d’apertura: “Futuro insieme”. Sommario: “Il premier Conte scrive ad Avvenireper sostenere i ‘Saturdays for future’. Sulla sostenibilità patto tra cittadini e istituzioni per un sistema più equo”. Questo l’incipit della lettera del Devotissimo Presidente del Consiglio dei Ministri: “Gentile direttore, i ritmi che l’attività di governo mi impone non mi hanno impedito di leggere il contributo ospitato mercoledì 19 giugno dal suo giornale, a firma dei professori Becchetti e Giovannini. Le responsabilità che mi sono assunto accettando l’incarico di Presidente del Consiglio mi spingono a riflettere costantemente sul futuro di un Pianeta che, come dissi proprio in un’intervista pubblicata su queste pagine, noi non possediamo ma siamo piuttosto chiamati a custodire per poi consegnarlo alle generazioni future”.
Un inizio certo pensoso, meditato, diremmo una prosa alla Tarquinio… E poi, gustate con quale soavità di toni il Devotissimo si rivolge inchinandosi al Turiferario Direttore: “La proposta dei ‘Saturdays for Future’ lanciata dalle pagine di Avvenire rappresenta un primo lodevole passo in direzione di iniziative concrete, che chiamano noi tutti a misurarci con contributi altrettanto concreti attraverso nuove abitudini di spesa”.
Nella lettera il Devotissimo evoca tra l’altro “l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio della Cabina di regia ‘Benessere Italia’, presieduta dalla professoressa Muggino e partecipata, tra gli altri, anche dal professor Giovannini (NdR: ma che felice coincidenza!)”, che “rappresenta in tal senso un passaggio qualificante del nostro impegno oltre a rappresentare la naturale sede in cui verranno accolti i suggerimenti posti dal dibattito pubblico”.
Stesso Avvenire, stessa prima pagina del 25 giugno… e troviamo, accanto all’acqua santa per il Devotissimo, il ‘Vade retro’ per il Reprobo nell’editoriale a firma di Tarquinio il Superbo. Occhiello: “Carità cristiana e polemiche salviniane”, titolo “Non si morde la mano tesa” (e qui si dà l’idea tipicamente misericordiosa di un Salvini come pitbull inferocito). Nell’incipit il Turiferario direttore – che schiuma rabbia per i successi elettorali del capo leghista - parte già in quinta: “Matteo Salvini cresce di voti, ma a quanto pare non ancora di saggezza. E pensa di farsi tranquillamente i ministeri degli altri”. Da notare la finezza pudica di quest’ultima espressione tarquiniana. Che viene ripresa poco oltre: Ieri (Salvini) , con un irriflessivo messaggio via Facebook, ha deciso di farsi anche la carità degli altri, spiegando all’arcivescovo di Torino che cosa la Chiesa può permettersi nella sua azione per i poveri e che cosa non deve neppure azzardarsi a pensare”.  
In effetti monsignor Nosiglia, lunedì 24 giugno, al termine della messa per la festa patronale di san Giovanni Battista aveva dato la disponibilità della diocesi di Torino ad accogliere, “senza oneri per lo Stato” (NdR: in verità è una barzelletta tale asserzione), i migranti traghettati dalla Sea Watch, ferma in quei giorni al limite delle acque territoriali italiane non essendole stato consentito l’approdo a Lampedusa. Un intervento quello dell’arcivescovo Nosiglia di legittimazione de facto dell’illegalità, frutto di quella superficialità irresponsabile e di protervia sostanziale che ritroviamo da qualche tempo ormai nelle dichiarazioni di natura indubbiamente politica di certi presuli, da Bassetti a Perego, da Mogavero a Staglianò, dalla Conferenza episcopale laziale a Lorefice. Nel ‘club’ cosiddetto ‘progressista’ si è inserito ora a pieno titolo anche Cesare Nosiglia, già pronto del resto a scendere in campo dopo l’atteggiamento promettente di ‘apertura’ verso le istanze lgbt. Tutto si tiene: ecologismo sfrenato, immigrazionismo buonista, disponibilità alle richieste della nota lobby arcobaleno. E una colla indistruttibile: il vero e proprio odio contro Salvini.
Continuando nella lettura del tanto saccente quanto misericordioso editoriale tarquinesco, al  ministro italiano dell’Interno vengono attribuiti “una notevole dose di imprudenza”, di “impudenza” e “un bel po’ di arroganza”, “quella che porta il ministro a irridere (‘dorma bene!’) anche il parroco di Lampedusa che trascorre notti all’aperto aspettando l’approdo di chi non ha tetto ed è sopra al mare”. Il parroco di Lampedusa… ecco un altro bell’esemplare catto-fluido che, insieme con altri suoi simili, si rende oggettivamente complice (sprovvedutezza culturale o fanatismo politico anti-Salvini? O ambedue?) nel favorire il grande e turpe business dell’invasione.
Tiriamo le somme: la prima pagina di Avvenire di martedì 25 giugno è la prova provata del tentativo catto-fluido di accrescere le tensioni all’interno del governo, incensando Conte e dannando Salvini. Avveniristi come apprendisti stregoni? 

L’AVVENIRE NEI GIORNI SUCCESSIVI: LOTTA DURA SENZA PAURA
Nei giorni successivi l’Avvenire continua a occuparsi a modo suo dell’atto di pirateria della Sea Watch. Qualche titolo e qualche citazione.
Il 26 giugno: “Sea Watch, appelli inascoltati” (sulla Corte dei diritti umani di Strasburgo che ha respinto la richiesta di sbarco urgente, non essendovi uno stato di emergenza a bordo della nave olandese con capitana tedesca).
Il 28 giugno, in apertura di prima pagina: “Mari e monti amari” con il sommario seguente: “Sea Watch tenta l’approdo dopo 15 giorni ma viene stoppata. Deputati a bordo. La Lega (ri)propone una barriera anti-migranti al confine con la Slovenia”. Mari e monti amari, amari come il livore di Avvenire? Lampedusa e Friuli-Venezia Giulia.
Imperdibile l’editoriale del noto e recidivo Eraldo Affinati: “Confesso che quando, pochi giorni fa, la Corte di Strasburgo ha respinto il ricorso presentato dalle 42 persone a bordo della nave della Ong, ho ripensato alla potenza profetica del piccolo servitore di Maria (NdR: padre David Maria Turoldo, utilizzato del tutto a sproposito): ‘Maledetta Europa/per i tuoi giorni e le tue notti/ per il tuo passato e per l’avvenire…/Europa sempre affamata/ non di fede / ma di oro e sangue…’.  Come sono vere queste parole. (…) Ho l’impressione di risillabarle adesso, nei giorni della vergogna, della speculazione, dell’esibizionismo, mentre, come da una radio scassata, filtra la voce di un nuovo sbarramento da costruire nella martoriata e bella Trieste, al confine italo-sloveno”. E anche Affinati si merita con tale prosa sublime un posto nella pregiata squadra dei Saviano, Lerner, Sofri, Fazio, Boldrini, Bottura, cioè nella squadra dei Repellenti complice del business dell’invasione.
Sabato 29 giugno, Avvenire onora la festa dei santi Pietro e Paolo (speriamo che Lassù siano in altre faccende affaccendati) con un’ampia intervista a uno dei parlamentari saliti a bordo della Sea Watch, il piddino Matteo Orfini. Gli altri quattro, lo ricordiamo a loro disdoro e a futura memoria (casomai qualche cattolico fosse ancora disposto a dare loro credito), sono l’ex-ministro piddino Graziano Delrio – viene da Reggio Emilia… ma lì, in quella zona, non è successo qualcosa di molto grave con la tratta dei bambini in affido? …chieda Delrio al suo compagno sindaco di Bibbieno!); il siculo Davide Faraone, piddino e paladino della nota lobby; Riccardo Magi, della compagnia di giro della ‘grande italiana’ Emma Bonino; l’agitatore Nicola Fratoianni, della Sinistra italiana.
Torniamo all’intervista a Orfini, intitolata “E’ barbarie, l’Italia si stancherà”. Il futurologo neppure è sfiorata dalla “paura del processo” e, petto in fuori (per modo di dire), proclama: “No, se mi dovessero indagare sono pronto. Qui siamo a fare il nostro lavoro di parlamentari, interpretando lo spirito della nostra Costituzione: chi rischia la vita va salvato”. L’Orfini, che si atteggia a parole a Nume tutelare della Patria, si lancia poi in un ardito paragone per glorificare la Carola: “E’ una donna che sa fare il proprio mestiere. Giusto forzare il bloccoGiusto spingersi fino a Lampedusa. L’ambulanza passa con il semaforo rosso e nessuno parla di arresto per chi la guida”. Che la Carola sappia fare il proprio mestiere è oggi altamente in dubbio. Che sia giusto forzare il blocco è una dichiarazione di favoreggiamento dell’illegalità. Il paragone con l’ambulanza è poi a dir poco bislacco: in ogni caso – come ha confermato la Corte dei diritti umani di Strasburgo – la pretesa ‘emergenza’ a bordo della Sea Watch non esisteva. Conclusione: l’Orfini e i suoi compari, che sbandierano sempre tra l’altro il tema della legalità, si sono invece rivelati complici dell’illegalità conclamata e praticata.

L’AVVENIRE DEL 30 GIUGNO? PURO DELIRIO CATTO-FLUIDO: CAROLA SANTA SUBITO!
Domenica 30 giugno l’Avvenire ha invece offeso la memoria dei santi protomartiri della Chiesa Romana già con un titolo d’apertura sommamente truffaldino: “Naufraghi a terra. A picco la ragione” (naufraghi de che? a picco la ragione? Quella degli avveniristi di certo).L’editoriale, a firma del Turiferario Direttore, ha il titolo, pure truffaldino, “Se soccorrere diventa reato” (soccorrere de che?) e un occhiello che è un bel boomerang per il Marco furioso: “Il codice capovolto dei valori”.
In veste di prefica sicula del Gattopardo, Tarquinio il Superbo – dalla festa annuale in Basilicata, sponsorizzata anche dalla nota cooperativa sociale Auxilium - innalza straziante il suo grido di dolore. Questo l’incipit: Povera Italia, povera Europa, povera legalità e povera la nostra anima”. O Signur, che è successo? Leggiamo la prefica in versione Armageddon: “Mentre infuria la battaglia delle parole sull’approdo drammatico della Sea Watch 3 a Lampedusa e mentre il ferro e il fuoco delle recriminazioni, delle invettive, delle maledizioni e delle bestemmie incendiano perfino il mare, si gonfiano e crescono lo strazio, l’umiliazione e la fatica a trattenere il pianto”. La prefica d’eccezione così continua: “Non c’è ragione e non ci sono ragioni che spieghino e comprendano ciò che nella notte del 29 giugno 2019, notte dei santi Pietro e Paolo (Ndr: ehi, Marco, un po’ di pudore… vuoi arruolare anche i santi nella tua battaglia che non è proprio quella ‘buona’ di san Paolo?), è potuto accadere nel porto di quell’isola immersa nel Mediterraneo (…)”.
Basta? No, non basta… siamo in una fase di climax crescente: “Non c’è ragione e non ci sono ragioni che aiutino a capire perché una nave con a bordo 40 naufraghi abbia dovuto rischiare la collisione con la nave militare di una nazione come la nostra (…). Qui il delirio assume forme patologiche: Tarquinio il Superbo diffonde ormai fake news a piene mani: naufraghi de che? Poi, al massimo dell’improntitudine, l’occasionale prefica sicula sostiene che la Sea Watch ha dovuto rischiare la collisione con la nave militare”. Non sappiamo se il Tarquinio sia ancora in grado di arrossire (almeno un minimo, in privato, sotto le coltri), ma temiamo che il suo ormai sia un caso molto difficilmente trattabile, se non con un licenziamento in tronco per tradimento dell’ispirazione originaria di Avvenire.
All’interno le pagine 5 e 6 sono dedicate a quanto accaduto a Lampedusa. A pagina 6 il titolo d’apertura vuole suggerire che l’Italia è “isolata” in Europa, anche se “Salvini attacca”. Non è proprio così: sono soprattutto Germania, Francia e Lussemburgo a recitare la parte degli arroganti di turno. Di taglio basso a pagina 6 “L’indegna canea al porto di un Paese irriconoscibile”, un pezzo della Turiferaria indignata antileghista  Antonella Mariani sui fischi, sulle disapprovazioni, sugli insulti ricevuti dalla Carola mentre scendeva dalla Sea Watch in stato di arresto. Naturalmente la Turiferaria indignata evidenzia qualche insulto ‘sessista’ (tra l’altro proferito da un giovane un po’ brillo, elettore del M5S!) per bollare d’infamia la manifestazione di una parte della popolazione di Lampedusa contro la protervia teutonica e italica di chi viola la legge.
A pagina 5 invece il titolone è dedicato alla Carola: “Dovevo completare la missione” e nel sommario si legge: “Dopo il blitz della notte scorsa, la comandante Carola chiede scusa alla Finanza: non volevo speronarvi”. Sì, insomma anche Tarquinio il Superbo nel suo editoriale fa qualche critica garbata alla Carola per quella manovra, con cui ha rischiato di investire una motovedetta della Guardia di Finanza con cinque finanzieri a bordo. Ma in ogni caso la Carola ha chiesto scusa: Non volevo. Poi la colpa, dicono i suoi, è della motovedetta che non doveva frapporsi tra la Sea Watch e il molo. E poi e poi… l’ha fatto per salvare i “naufraghi”! E allora sia santa subito!  Come ci è stato spiegato ripetutamente negli ultimi anni, la santità non coincide con la perfezione di vita e dunque, se la Carola ha rischiato con manovra criminale e grossolana, di mandare al Creatore 5 persone, che vuoi farci? Non ne aveva l’intenzione!. Questo è quanto insegna oggi l’Avvenire, ex-giornale cattolico, ma anche ex-giornale del buon senso, accecato com’è dal suo livore contro Matteo Salvini. Prepariamoci or dunque alla canonizzazione in vita (aureola quadrata) di santa Greta Thurnberg, di santa Carola Rackete, la cui azione da fanatica giacobina è posta verosimilmente sotto il motto tradizionale – per le sue origini – del Gott mit uns, in versione Gott dell’Espiazione per essere nata bianca, ricca, tedescaDai… che poi ci può scappare benissimo anche una beatificazione consolatoria per Graziano Delrio, emiliano così sensibile ai fatti di Lampedusa da dimenticare quelli – gravissimi - in casa propria. Un Delrio in rappresentanza di tutti i suoi compari, sperando che Orfini non si offenda. E così sia.
PROTERVIA CATTO-EVERSIVA/ TARQUINIO, MATTARELLO E ASPERSORIO - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 giugno 2019

Nel cuore di tenebra

di Daniela Bovolenta.
Solo una società incerta nell’affermare che la famiglia naturale è, nella maggioranza schiacciante dei casi, l’ambiente migliore (non perfetto, solamente il migliore possibile) in cui può vivere un bambino, solo una società che non veda più la differenza tra il legame biologico e atavico che lega una madre e un padre ai propri figli e tutti gli altri rapporti, in certi casi necessariamente vicari, che passi le sue giornate a diffondere slogan come “la famiglia è dove c’è amore”, che addirittura sia arrivata a teorizzare che una coppia omosessuale possa amare “meglio” un figlio, perché libera da preconcetti sessisti, solo su un terreno già ampiamente preparato in questo senso, diviene possibile l’abuso sistematico
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«Famiglie! Io vi odio!» Il nostro tempo sembra svolgersi all’insegna del grido disperato dello scrittore francese André Gide (1869-1951).
Non si tratta più della constatazione accidentale che talora le famiglie possano non funzionare a dovere, che ci siano situazioni estreme in cui la violenza, l’abbandono, la prevaricazione, prendono il posto di rapporti più funzionali e che dunque, in casi molto specifici, sia necessario intervenire. No.
Il caso oggetto dell’inchiesta “Angeli e demoni”, di cui in questi giorni si stanno diffondendo dettagli sempre più agghiaccianti, costringe a delle riflessioni più generali. La vicenda potrebbe solo parzialmente essere spiegata con l’avidità umana, che comunque ha certamente giocato un ruolo nello svolgersi degli eventi.
In radice va messa in questione la possibilità stessa di affidare il destino di bambini – asseritamente ‒ maltrattati a specialisti militanti, a psicologi omosessualisti, ad assistenti sociali convinte che la famiglia naturale sia il luogo in cui si perpetua il “patriarcato” mentre la “famiglia” volontaristica, fluida, nata dal contingente e dall’onnipresente “love is love”, sia sempre buona, positiva, “progressista”. Abbasso la famiglia, viva “le famiglie”.
In Emilia-Romagna non è avvenuto un “deragliamento” del sistema, una cosa buona finita male per colpa di pochi ingordi, ma si sono viste le conseguenze estreme di premesse già ampiamente inquietanti. Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, non avrebbe potuto fare quel che ha fatto senza ampie coperture politiche, senza essere stata per anni considerata un esempio e un modello, senza che il numero così alto di affidi generati dai servizi che afferivano a lei non fosse stato un motivo di vanto per molti invece che di inquietudine per alcuni. Veniva considerato un sistema preventivo, capace di cogliere precocemente i segnali del disagio. Un po’ come in Minority Report – ricordate il film del 2002 diretto da Steven Spielberg, interpretato da Tom Cruise e ispirato a un racconto dello scrittore statunitense Philip K. Dick (1928-1982)? ‒, psicologi e assistenti sociali avevano assunto il ruolo di nuovi oracoli, capaci di prevedere crimini non ancora commessi per agire di conseguenza.
Solo una società incerta nell’affermare che la famiglia naturale è, nella maggioranza schiacciante dei casi, l’ambiente migliore (non perfetto, solamente il migliore possibile) in cui può vivere un bambino, solo una società che non veda più la differenza tra il legame biologico e atavico che lega una madre e un padre ai propri figli e tutti gli altri rapporti, in certi casi necessariamente vicari, che passi le sue giornate a diffondere slogan come “la famiglia è dove c’è amore”, che addirittura sia arrivata a teorizzare che una coppia omosessuale possa amare “meglio” un figlio, perché libera da preconcetti sessisti, solo su un terreno già ampiamente preparato in questo senso, diviene possibile l’abuso sistematico.
Che diritti possono accampare dei poveracci, loro malgrado incarnazione della perpetuazione del patriarcato e della generazione per via convenzionale, di fronte a entusiaste coppie LGBT+, a luminosi gestori di sex shop, a psicologi adusi a “prevenire” gli abusi così efficacemente, al punto da inventarli? Credete che sia possibile per questi due, rappresentati di un’era arcaica in cui i figli nascevano dagli uomini e dalle donne, lamentarsi con qualcuno? Provare a dimostrare che no, i mostri non sono loro?
O potranno farsi giustizia i bambini? Quei bambini ingannati, manipolati, costretti a dire quel che non è mai successo, i cui disegni sono stati modificati, a cui non sono mai stati neppure consegnati i regali che le loro famiglie tentavano di far pervenire per sollevare, miseramente e come potevano, la solitudine, il terrore, il pianto, la rabbia?
Una volta deciso che la famiglia è un postaccio, tutto il resto viene a ruota. Bisogna provvedere, creare una rete di associazioni come il Centro Studi Hansel e Gretel di Moncalieri, il quale – sorpresa! – era già stato coinvolto alcuni anni fa in un terribile caso analogo, detto “Veleno”, svoltosi nel modenese e che portò alla distruzione di numerose famiglie, sedici bambini privati per sempre delle loro famiglie con accuse completamente inventate, suicidi, un sacerdote ingiustamente accusato di satanismo e poi morto – di fatto – di crepacuore.
Ora, o si decide di scendere nel cuore di tenebra dell’avidità, della prevaricazione, della prepotenza di certa ideologia che fa dei bambini un mezzo per un fine, un “diritto”, una moneta di scambio, lo strumento per dimostrare qualcosa, oppure situazioni analoghe sono destinate a ripetersi. E sarà sempre più difficile denunciare: le vittime vere, trasformate in carnefici mediatici, non avranno più diritti, saranno le prime e uniche sospette.

Putin contro l’ideologia gender nelle scuole

di Federico Cenci.
Il presidente russo attacca il liberalismo su migranti e diritti lgbt: “Non si possono eclissare i valori tradizionali”
Dal 30 giugno 2013 c’è una legge in Russia che si prefigge “lo scopo di proteggere i bambini dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia”. Nota in Occidente come legge contro la propaganda gay, essa punisce con delle ammende quanti pubblicizzano rapporti sessuali “non tradizionali” tra i minori.
Le critiche alla legge russa
Tale misura ha suscitato fin da subito un vespaio di polemiche in Occidente: da influenti ong all’Onu, Mosca è stata bersaglio di una ridda di critiche. Dal canto suo il presidente russo, Vladimir Putin, ha reagito con fermezza sottolineando che si oppone ai tentativi stranieri di imporre l’agenda politica alla Russia. Tentativi che – ha sottolineato nel dicembre 2013, nel suo discorso annuale alle Camere riunite – portano spesso distruzione e spargimenti di sangue, con allusione alle primavere arabe avvenute in Medio Oriente.
L’intervista al Finantial Times
Il punto di rottura tra l’Occidente e la Russia si consuma, in effetti, proprio sul campo dei diritti lgbt. Lo ha ribadito lo stesso Putin nei giorni scorsi, in un’intervista al Finantial Times nella quale egli ha rilevato quelli che evidentemente considera dei vulnus del liberalismo. Ideologia, quest’ultima, che a suo avviso è ormai “obsoleta”, giacché in conflitto “con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione”. L’intervista è ad ampio respiro, tra i temi evocati dal presidente russo c’è anche la questione degli omosessuali. Egli ha tenuto a precisare che la Russia, benché sia stata accusata di omofobia, “non ha problemi con le persone lgbt, ma alcune cose sembrano per noi eccessive”. Il suo riferimento, ad esempio, è al dilagare dell’ideologia gender secondo cui “i bambini possono scegliere cinque o sei generi sessuali”. Putin dunque rivendica il diritto delle persone a vivere liberamente la propria sfera sessuale nel privato, tuttavia ciò non deve diventare un’imposizione culturale: “Che tutti siano felici, non abbiamo problemi” in questo senso, ma – ha aggiunto – “non deve essere permesso di eclissare la cultura, la tradizione e i valori della famiglia di milioni di persone che costituiscono la maggioranza“. Questa riflessione spiega pertanto la decisione di adottare una legge contro la propaganda gay, per proteggere i bambini da un “proselitismo aggressivo”. Per Putin “bisogna lasciare a una persona di crescere, prima di fare una scelta” sessuale. A tal proposito il presidente russo ha stigmatizzato anche l’ideologia gender nelle scuole: “I genitori non la vogliono” – la sua opinione – e talvolta rischiano di andare in galera per le loro battaglie. “Le persone sono stufe”, ha chiosato.
“Popoli contro il multiculturalismo”
Putin ha inoltre attaccato il liberalismo anche per quanto concerne la questione dell’accoglienza degli immigrati. “L’idea liberale – ha dichiarato – presuppone che non ci sia bisogno di fare nulla. I migranti possono uccidere, saccheggiare e stuprare impunemente perché i loro diritti di migranti devono essere protetti. E quali sono questi diritti? Ogni crimine deve essere punito”. La vittoria di Donald Trump e l’ascesa della Brexit, per Putin, marcano la fine del liberalismo. “I liberali non possono più permettersi di dettare le regole come hanno fatto negli ultimi decenni” ha detto, in quanto “l’ideologia liberale non è più di moda perché la maggior parte dei popoli si è rivoltata contro l’immigrazione, contro l’apertura dei confini e il multiculturalismo“. A Putin ha risposto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “Ciò che trovo davvero obsoleto – ha scritto su Twitter – sono l’autoritarismo, il culto della personalità e il governo degli oligarchi”.
Fonte: Interris

1 commento:

  1. Forse una persecuzione vecchio stile ci farebbe svegliare. Troppa gente ha troppo tempo libero, e identemente....

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