ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 luglio 2019

Senza tombe, nozze e altari

L'ALTRA "PENA DI MORTE"!


La pena di morte nell’Occidente dei diritti. Vincent Lambert è morto nel modo più atroce: per disidratazione imposta dal potere. Quando il conto economico della vita di un malato si fa pesante, la decisione è presa: pena di morte 
di Roberto Pecchioli   

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Vincent Lambert è morto. Nel modo più atroce, per disidratazione imposta dal potere, con i genitori impediti ad assisterlo nell’ora estrema dai gendarmi della République dei diritti dell’uomo, libertè, egalité, fraternité.  Un altro indifeso, dopo Alfie e mille altri sconosciuti, ha sperimentato la pena di morte della società aperta, liberale e libertaria. Si tratta, ancora una volta, di un infermo che la medicina aveva salvato senza riuscire a restituirgli salute e autonomia. Quando il conto economico della vita di un malato si fa pesante, la decisione è presa: pena di morte. La decreta non un tribunale penale, ma l’istogramma dei costi, l’algoritmo della vita espresso in unità di conto che riconosce diritti reali solo a chi è giovane, performante, produttivo, pronto a consumare. Per gli altri, c’è la morte, la soppressione di quel grumo di materia considerata inerte, inutile, un fastidio oltreché un costo sociale.

Un calcolo “obiettivo” eseguito da un computer è la sentenza capitale postmoderna, la ghigliottina per i perdenti nella società dell’efficienza, dello spettacolo, del consumo.  C’è qualcosa di profondamente malato, oltreché radicalmente contraddittorio, nel senso comune di quest’ Occidente terminale sazio e disperato. La prima civilizzazione che ha rimosso la morte ne è letteralmente pervasa. Dopo aver espunto dai codici giuridici la pena capitale, l’abbiamo ripristinata nei fatti attraverso meccanismi di soppressione della vita promossi dagli interessi più tenebrosi – economici, finanziari, elitari – coperti da immense ipocrisie: morte degna, fine vita, diritto all’autodeterminazione, e tante altre torsioni semantiche, sintagmi diffusi dal livello più elevato del potere nell’opera di decostruzione psicologica e ingegneria antropologica in corpore vili sulla nostra pelle. E’ la liquidazione dell’uomo, la vittoria della pulsione di morte teorizzata da un cattivo maestro della contemporaneità, Sigmund Freud. Il medico viennese descrisse un altro lato oscuro della modernità avanzante, il “perturbante” (unheimlich), la condizione simile all’angoscia per l’estraneità che pervade quando non si riconosce più l’ambiente circostante.
Perturbante è rendersi conto che l’Occidente si è trasformato in un luogo ostile alla vita, attraversato da un tenace istinto di autodistruzione. Il caso di Vincent Lambert ne è un esempio. Oltre due secoli dopo aver teorizzato i diritti dell’uomo – il primo dei quali dovrebbe essere quello alla vita – la Francia sopprime un suo cittadino, membro della nazione che l’abate Sieyés considerava il soggetto sovrano titolare di ogni potere, diritto, volontà. Senza saperlo, la nation ha ucciso se stessa, eliminando il cittadino Lambert, non più titolare di diritti. La svolta drammatica è che avviene nell’indifferenza generale. Il corpo sociale- se ancora esiste – ha metabolizzato, digerito anche questa. Era malato, le cure non potevano restituirlo alla vita produttiva e alla salute, meglio rimuovere il problema. Applausi del pubblico, la gente approva ciò che le viene fatto approvare per accumulazione di messaggi univoci, poche parole assopite della Chiesa in tutt’altre faccende affaccendata.
Se non sei sano, levati dai piedi, e, per cortesia, fallo di tua volontà, con le carte in regola, con il testamento biologico, il suicidio assistito, l’eutanasia. Se sei depresso, fai come la ragazza olandese Noa Pothoven, organizza il tuo addio a questo mondo con l’approvazione dello Stato, alla presenza di esperti e burocrati, in diretta sulle reti sociali. Sarà la quantità di commenti e il numero di “mi piace” a decretare il successo dell’ultima prestazione tra i vivi. Siamo passati dalla sacralità della vita alla banalizzazione e spettacolarizzazione della morte. Se qualcuno ci guadagna, tanto meglio, è la società aperta di mercato, bellezza. Tout passe, tout lasse, tutto passa, cerchiamo di approfittarne finché siamo in tempo.
Impressiona questo insensato delirio di onnipotenza e insieme di urgenza, un angoscia perturbante, da tempi ultimi. Ne fu profeta il musicista Jim Morrison alla fine degli anni 60 del secolo passato, chiedendo, in una famosa canzone, “di cancellare il mio abbonamento alla Resurrezione”. Bisogna vivere in fretta, qui e adesso, inseguire le emozioni più estreme in un eterno presente, un istante brevissimo e accecante nel quale “prima di naufragare nel grande sonno io voglio udire il grido della farfalla”. Detto e fatto, Morrison, voce carismatica dei Doors, punto di riferimento per milioni di giovani, morì a soli 28 anni, trovando la morte per cui era vissuto, "This is the end, my only friend, the end”, questo è la fine, mia sola amica, la fineQuesti sono i modelli andati al potere, quella la loro anti filosofia.

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La morte di Vincent Lambert? la nostra è una società assassina a cui dovrebbero ribellarsi innanzitutto i medici, la cui professione è da millenni il più grande inno alla vita!

Vincent Lambert voleva vivere e glielo ha impedito il destino, con l’aiuto determinante di un potere assassino. Al di là di ogni considerazione etica, non dobbiamo dimenticare che la forza delle élites (parola elegante per definire mascalzoni senza principi) è il biopotere, cioè il diritto di vita e di morte su di noi, proprio su di me e su di te. Appare grottesca la legge scritta; la costituzione italiana garantisce solennemente i “diritti inviolabili dell’uomo “(articolo 2).  Quali saranno, in concreto, queste intangibili prerogative, se tra esse non è compresa la tutela della vita? I codici penali moderni hanno eliminato la pena di morte come retaggio dell’epoca buia di un’umanità non ancora conquistata dal progresso. Ascoltammo una volta le considerazioni di un intellettuale di grande fascino, Giano Accame, un maestro emarginato dall’Italia ufficiale.  Accame sosteneva che la pena di morte, il potere supremo di sopprimere vite ritenute dannose o indegne per le azioni commesse, può essere esercitato solo da governi di profonda legittimità morale, la cui autorevolezza e il cui elevato senso di giustizia può spingersi sino all’eliminazione fisica dei peggiori membri della comunità.
Non è davvero il ritratto del potere vigente, amorale per definizione, tanto nella sfera politica quanto in quella economica, finanziaria, tecnologica e culturale. Eppure, questo bio-potere guasto si è arrogato il diritto di dare la morte: è malato, è depresso, non è curabile, è vecchio, è un peso, uno scarto, ha perso il diritto di vivere nella società dei diritti, delle emozioni, dei desideri. Da troppe parti, si rifiuta con irritazione il dibattito, il tema sollevato non è ritenuto pertinente in un mondo invertito in cui non esiste più comunità e neppure società, solo individui da dividere per censo, reddito, capacità di consumo, in cui unica regola è lasciar fare, lasciar andare, purché serva all’economia, al sacro Prodotto Interno Lordo, a lorsignori. 
Ma quale argomento è più pertinente della vita? Dicono che la bioetica è un soggetto per credenti religiosi, da trattare in privato, a bassa voce per non turbare i manovratori e senza pretendere di farne pubblico dibattito. Noi affermiamo invece che è il tema laico per eccellenza. La vita di Vincent Lambert è stata interrotta da una decisione dello Stato (in Francia dicono pomposamente république onation), attuata per mano di persone definite esperti professionali, investite di potere assoluto in un quadro legislativo complesso.  Vincent è nulla, adesso, per la Francia laica e l’Occidente “adulto”, cioè incredulo. Ha perduto la sua occasione di vita, il suo orizzonte unico si è interrotto definitivamente. Capitolo chiuso, il dossier – poiché questo siamo, pratiche numerate – è archiviato. Un bel rischio per monsieur e madame Dupont: domani può riguardare loro, in condizioni analoghe.
Intanto, tocca ogni giorno a migliaia di grumi di cellule – proprietà indiscutibile del corpo femminile in cui si sono formate, sia pure con l’intervento di un estraneo, l’esemplare maschio della specie umana- attraverso la banalizzazione dell’aborto, la soppressione della vitain fieri. La verità è che, abolito Dio, scompare velocemente anche la sua ex creatura, l’uomo, travolta dalla volontà di potenza. Per il credente, è facile immaginare un Dio finalmente benevolo che accoglie Vincent Lambert, il piccolo Alfie e i milioni di non nati per volontà egoistica di singoli individui. Per il credente, non è finita, il Nulla è sconfitto da un’energia superiore che definiamo Dio.
La vita umana è sacra, ormai, solo per chi crede in qualche forma di trascendenza. Per tutti gli altri, con sfumature diverse, è solo un accidente nel cammino del mondo, da difendere solo se “conta” o se spinge in alto il diagramma dell’economia. Nei paesi proposti come modello di civiltà, Olanda e Svezia, la morte “programmata”, eutanasia sotto varie forme, interruzione di cure, suicidio assistito ed altro, rappresenta circa un quarto dei decessi. La pena di morte è dunque la compagna quotidiana dei ricchi cittadini del nord Europa (ex) protestante, individualista e, per definizione, “libero”. Viene da sorridere ricordando la sorpresa di Richard Easterlin, l’economista che enunciò il paradosso a cui ha dato il nome, ovvero che i popoli più felici non sono affatto i più ricchi, in danaro e diritti.

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Bergoglio con il presidente francese Macron. La vita umana è sacra, ormai, solo per chi crede in qualche forma di trascendenza. Per tutti gli altri, con sfumature diverse, è solo un accidente nel cammino del mondo!

La pena di morte nell’Occidente dei diritti.

di Roberto Pecchioli


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