ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 agosto 2019

Il “vangelo” taroccato del signor Bergoglio

TE LA DO IO LA DEMOCRAZIA


Oggi per governare uno Stato, è sufficiente disporre del consenso di un quarto del corpo elettorale, o anche meno: le democrazie dei popoli "sovrani" sono a rischio? Come i mass-media manipolano la cosiddetta opinione pubblica 
di Francesco Lamendola  

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Alle prime elezioni politiche dell’Italia democratica e repubblicana, nel 1948, e con la novità del suffragio universale sia maschile che femminile, l’affluenza alle urne fu del 92%; e da allora la percentuale dei votanti è stata progressivamente in calo: alle elezioni politiche del 2018 è scesa al 72% sia per la Camera che per il Senato. Quanto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, alle elezioni del 2019 hanno partecipato, in Italia, il 54% degli aventi diritto al voto: poco più della metà. E negli altri Paesi? In Francia, alle elezioni politiche del 2017, quelle decisive per l’eventuale affermazione della destra sovranista di Marine Le Pen, e che hanno invece consacrato un blocco europeista e massonico coagulato attorno a Macron, gli astenuti hanno addirittura superato i votanti: 51% contro 48%. Ciò significa che il signorino Macron, che di suo poteva contare su un 20% di voti o poco più, alla fine rappresenta meno della metà della metà dei francesi: uno su due non è andato a votare e gli altri si son visti assegnare il proprio voto a una coalizione che aveva un solo denominatore comune: fermare la Le Pen. E nella madre di tutte le democrazie, gli Stati Uniti d’America? La percentuale dei votanti oscilla ormai stabilmente fra il 50 e il 60%. Alle presidenziali del 2016 l’affluenza alle urne è stata del 55%; e Trump, lo notiamo per inciso, è stato eletto presidente pur avendo preso 3 milioni di voti in meno della sua rivale, Hillary Clinton, per via del complicato sistema di bilanciamento reciproco fra i diversi Stati componenti la Repubblica federale.


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Il “vangelo” taroccato del signor Bergoglio? Sono i mass-media a creare la cosiddetta opinione pubblica, non certo il contrario. È la tecnica del marketing applicata alla politica (e alla religione). Batti e ribatti, quando si dispone del monopolio dell’informazione si arriva inesorabilmente a controllare le idee della gente e perfino il suo modo di pensare!

La realtà dei fatti, dunque, mostra che la democrazia, spesso enfaticamente presentata come la sola forma di governo capace di esprimere, nella maniera più trasparente, la volontà della  maggioranza dei cittadini, da tempo e sistematicamente, strutturalmente, non è più tale. Se la percentuale dei votanti effettivi si aggira attorno alla metà del corpo elettorale (dal quale sono esclusi, ovviamente, i non aventi l’età) ne deriva che, per raggiungere la maggioranza parlamentare e governare uno Stato, è sufficiente disporre del consenso di un quarto del corpo elettoraleo anche meno: magari assemblando partiti e movimenti che si sono presentati alle elezioni separatamente e con programmi molti diversi fra loro,  ma poi, una volta ricevuto il voto degli elettori, sono colti da improvvisi scrupoli e sensi di responsabilità nei confronti del Paese che, senza di loro, resterebbe privo di una maggioranza stabile, e perciò di un governo. Tipico esempio di questi encomiabili soprassalti di senso del dovere è quel che stanno facendo in questo momentoil Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, giunti alla decisione di formare un governo Conte bis per il bene e la salvezza del popolo italiano, il quale non potrebbe permettersi né maggioranze diverse, che pure ci sarebbero, né, soprattutto, la sciagura inaudita di ricorrere alle elezioni anticipate, specialmente in un momento così delicato a livello interno e internazionale. Commossi per tanto zelo e tanta abnegazione, non possiamo che levare sentiti ringraziamenti per i due partiti che, dopo essersi detestati, insultati e anatemizzati l’un l’altro fino al giorno prima, ora scoprono di poter trovare benissimo un felice accordo a salvaguardia del bene dell’Italia.

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L’élite finanziaria è convintissima, di rappresentare il solo governo mondiale possibile: quello che essi vogliono è presto detto: la distruzione delle identità e delle culture; l’azzeramento del costo del lavoro; il meticciamento dell’Europa e la scomparsa o il totale addomesticamento del cristianesimo; la sottomissione di tutti i governi e di tutti i popoli, senza possibili eccezioni; e il controllo pieno, definitivo, perenne, di tutti i gangli vitali della vita economica, mediante la finzione di un super-governo mondiale, tipo l’ONU, che sarà, in effetti, il loro governo, o meglio l’espressione della loro dittatura planetaria!

A queste due strategie per aggirare l’ostacolo, o quantomeno il fastidio, di ottenere realmente il consenso della maggioranza dei cittadini – sfruttare la bassissima affluenza alle urne, che abbassa la soglia della eleggibilità; e formare, dopo le consultazioni, delle maggioranze inusitate, delle quali gli elettori non sapevano né immaginavano nulla, se ne aggiungono poi parecchie altre, sempre nell’ottica di minimizzare il peso della rappresentanza popolare e di enfatizzare i margini per le possibili manovre, più o meno machiavelliche, dei singoli partiti o dei singoli presidenti del consiglio, incaricati o incaricabili. Sono tante che ci limiteremo a quella principale. Per carità di patria e per non fare peccato pensando male, ci asterremo dalle forme esplicitamente truffaldine e tali da configurare un reato penale, come quella di iscrivere nel registro degli elettori e di far “votare” anche i deceduti, o gli incapaci d’intendere e di volere negli ospedali e nelle case di riposo; o come quella di manipolare i voti degli italiani all’estero; o, ancora, come quella di accreditare ad un certo partito, magari spartendosi le percentuali a livello di scrutinio di seggio, le schede bianche e le schede nulle. Al livello più basso di queste strategie disoneste c’è poi il voto di scambio quello apertamente controllato con precise strategie da organizzazioni criminali e quello fondato su una transazione di favori in cambio della preferenza al candidato tal dei tali. Lasciando dunque da parte questi casi, nei quali è ravvisabile una flagranza di reato, ci limiteremo alla strategia più “classica” per manipolare le consultazioni elettorali, in modo tale che chi è minoranza riesca a mettere in piedi una maggioranza e perciò ad arraffare le poltrone ministeriali e formare un governo formalmente democratico, ma in realtà voluto e controllato dalle oligarchie finanziarie e da società segrete come la massoneria.

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 Se i giornalisti non riescono più a indirizzare il voto delle persone, come ha deplorato con autentico sgomento, in diretta, Giovanna Botteri della Rai, (quando ha appreso con costernazione che Trump aveva vinto le presidenziali americane, sconvolgendo tutti i pronostici), dove mai andremo a finire?

Tale strategia consiste nel raggiungere il pieno controllo dei mass-media. Nelle società moderne, i mass-media sono molto più di un sistema d’informazioni: sono il prisma attraverso cui passa (o anche non passa) la percezione pubblica della realtà, e quindi sono la fabbrica delle convinzioni della gente, comprese, ovviamente, le intenzioni di voto. Se la maggioranza della gente possiede determinate convinzioni intorno alla realtà politica, sociale, economica del proprio Paese, ma la totalità dei mass-media esprime, tutti i santi giorni, dei messaggi di segno esattamente opposto, e lo fa manipolando innanzitutto il linguaggio, così da far passare la distorsione dei fatti senza che il pubblico se ne renda neppure conto, si può star certi che, entro un tempo più o meno breve, sarà la gente a mutare opinione, non i mass-media. Sono i mass-media a creare la cosiddetta opinione pubblica, non certo il contrario. È la tecnica del marketing applicata alla politica. Batti e ribatti, quando si dispone del monopolio dell’informazione si arriva inesorabilmente a controllare le idee della gente e perfino il suo modo di pensare (se “pensare”, a questo punto, non  è una parola troppo grossa per descrivere l’introiezione e la passiva reiterazione di slogan ripetuti dai media fino all’ossessione). Ora, se i mass-media prendono le parti di certi partiti politici, e si schierano sistematicamente contro certi altri, meno funzionali, o disfunzionali, rispetto agli interessi di cui i media sono espressione, come credete che andrà a finire? Ci sarà da stupirsi se, poco alla volta, i partiti sostenuti compattamente dai media prenderanno il sopravvento, mentre gli altri, bersagliati dalle loro critiche incessanti, e magari da falsi dossier scandalistici, inizieranno la parabola discendente?

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 Don Antonio Rizzolo? Andate a vedere, per vostra curiosità, quante copie vende il settimanale Famiglia cristiana, che in tempi non lontanissimi entrava praticamente in tutte le case e che ancora qualche anno fa era uno dei giornali più venduti in Italia!

Questa strategia, peraltro, pur essendo in apparenza irresistibile, non è tutta rose e fiori per quanti la praticano, poiché presenta almeno due punti deboli. Il primo è che giornali e televisioni sono in clamoroso declino: sia le vendite dei primi che l’audience delle seconde sono in caduta libera e i dati mostrano che si tratta di una tendenza probabilmente inarrestabile. Anche qui, le cifre nude e crude sono semplicemente impietose e testimoniano la caduta libera delle vendite, e quindi della fiducia dei lettori. Andate a vedere, per vostra curiosità, quante copie vende il settimanale Famiglia cristiana, che in tempi non lontanissimi entrava praticamente in tutte le case e che ancora qualche anno fa era uno dei giornali più venduti in Italia e che oggi, nonostante la distribuzione nelle chiese, oltre che in edicola, e nonostante la generosa pubblicità mascherata fornitagli da Rete 4 nel corso del programma “religioso” domenicale del dopo Messa (con il compiaciuto direttore intervistato da un altro sacerdote, mentre tiene in mano l’ultima copia del suo giornale, magari quella intitolata Vade retro, Salvini!), è arrivato ai suoi minimi storici. E ciò vale più a significare nella maniera più chiara ciò che pensano veramente i cattolici italiani della sfacciata politicizzazione a sinistra della chiesa del signor Bergoglio e del cardinale Bassetti. E allora, se i giornalisti non riescono più a indirizzare il voto delle persone, come ha deplorato con autentico sgomento, in diretta, l’ottima Giovanna Botteri, quando ha appreso con costernazione che Trump aveva vinto le presidenziali americane, sconvolgendo tutti i pronostici, dove mai andremo a finire? Questo inconveniente implica un crollo degli utili e rende il possesso dei mass-media uno strumento finanziariamente passivo. Da che mondo è mondo, giornali e televisioni si finanziano con la pubblicità, col canone e col prezzo delle copie vendute in edicola o per abbonamento: ma che succede se le copie vendute sono così poche, e l’audience radiotelevisiva così bassa, da non compensare neanche le spese di produzione? In effetti, non succede nulla d’irreparabile: infatti i proprietari dei mass-media sono quasi sempre gli oligarchi della grande finanza, per i quali il passivo rappresentato dalla scomparsa degli utili è largamente compensato dal vantaggio di occupare tutti gli spazi dell’informazione, sottraendoli a dei potenziali avversari.

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 Cosa pensano veramente i cattolici italiani della sfacciata politicizzazione a sinistra della chiesa del signor Bergoglio e del cardinale Bassetti? Ah, che meraviglia questa post-modernità, dove il merito professionale non conta più nulla, ma la sola cosa che conti è la fedeltà indistruttibile a chi detiene il potere!

In altre parole: meglio rassegnarsi a mantenere in perdita giornali e tv, come si fa per le spese improduttive (assicurazioni, tasse, ecc.) che correre il rischio di subire la concorrenza di mass-media realmente indipendenti, e quindi critici verso il sistema finanziario oligarchico e i suoi satelliti, come i parlamenti e i governi addomesticati. Sono soldi ben spesi: rendono più difficile, se non impossibile, una presa di coscienza dei cittadini. A questo punto non ha più tanta importanza neanche il discredito in cui quei giornali e quelle tv sono caduti. Contrariamente a tutte le leggi della sana economia, i direttori dei giornali che non si vendono, restano felicemente sulle loro poltrone e insistono imperterriti sulla linea editoriale che chiaramente sta disgustando gli ex fedeli lettori. Come spiegare, altrimenti, l’immancabile presenza e l’imperturbabile sorriso di don Antonio Rizzolo tutte le sante domeniche, sullo schermo di Rete 4, predicare il “vangelo” taroccato del signor Bergoglio e a sostenere la perfetta liceità, anzi, la sacrosanta doverosità dell’invasione africana e islamica dell’Italia, mascherata da cristiana accoglienza? Anche questo è il bello del post-moderno: che tutto, perfino le leggi dell’impresa, si deve piegare agli imperativi della grande finanza: e che direttori di giornale che un tempo sarebbero stati cacciati a pedate nel sedere per manifesta incapacità di mettersi in sintonia coi lettori, ora godono della perfetta inamovibilità e possono guardare quei lettori, o ex lettori, dalla ribalta di altri media, con quella sufficienza mista ad ironia che si riserva a un nemico ridotto all’impotenza. «Il mio giornale non si vende più neanche a fare i salti mortali e voi vi aspettavate che venissi sostituito, non è vero? E invece eccomi ancora qui; anzi, per vostra informazione sono stato nominato direttore anche di un altro giornale, nuovo di zecca: Credere. Perciò, mettetevi il cuore in pace e fatevene una ragione: io resto; siete voi che potete anche andarvene» (dalla Chiesa, in questo caso). Ah, che meraviglia questa post-modernità, dove il merito professionale non conta più nulla, ma la sola cosa che conti è la fedeltà indistruttibile a chi detiene il potere!

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Falsi miti di cartapesta? Greta Thumberg: la "bambolina" radiocomandata creata dal laboratorio mediatico mondialista!

Te la do io la democrazia

di  Francesco Lamendola
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