SUPER EX: INSTAURARE OMNIA (ANCHE) SINE CHRISTO, IL MOTTO VATICANO
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Super Ex (Ex di Avvenire, Ex di Movimento per la Vita e di una quantità di altra roba cattolica, ma ancora tenacemente aggrappato alla Roccia della Chiesa, nonostante venti e maree e mode) ha incontrato di nuovo quel santo sacerdote che qualche giorno fa ci aveva fatto avere, tramite lui, una riflessione sulla fratellanza universale sponsorizzata dal Pontefice regnante. Hanno discusso, in particolare sulla figura di San Pio X, il grande Papa anti-modernista, e Super Ex ci ha fatto avere il frutto di quella discussione. Buona lettura.
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Instaurare omnia etiam sine Christo. Potrebbe essere questo il motto dell’ “umanista” Bergoglio, il quale sembra spesso credere nella Madre Terra assai più che nella Terra creata e finita, e nell’uomo assai più che nel Dio fattosi uomo.
Un motto questo, che ribalta quello cattolico di san Pio X (Instaurare omnia in Christo), il quale, come si è visto, paventava proprio il sogno utopico e non cristiano “di rifare la società e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, ‘il regno della giustizia e dell’amore’, con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un ‘generoso idealismo’ e forze morali prese ‘dove possono’…”.
Cerchiamo dunque le differenze tra Pio X e Francesco.
Anzitutto papa Sarto fu davvero, e non solo a parole, un pastore con l’odore delle pecore, e lo fu proprio perchè voleva instaurare omnia in Christo: lontanissimo dalla dimensione politica, da ogni umanesimo senza Dio, puntò tutta la sua vita e il suo pontificato sulla necessità di insegnare ai credenti l’amore per l’uomo-Dio che svela ad ogni uomo la sua vera natura, e le verità di fede. Tutto per lui nasce da qui: giustizia sociale, attenzione ai poveri, al creato ecc…. sono conseguenze dell’Amore divino, non conquiste umane autonome!
Il programma della vita e del pontificato di Pio X è presto detto: 1) tenere i preti lontano dalla politica e dalla gestione di affari economici, cioè da ogni mondanità; 2) indurli a centrare la loro vita sui sacramenti, in particolare l’Eucaristia; 3) rendere diffuso l’insegnamento del Catechismo (il famoso “catechismo di san Pio X”). Per questo fu definito “il papa dell’Eucaristia e del catechismo”.
Siamo agli antipodi di Francesco, del suo interesse preminente per la politica e l’economia e del suo assoluto disinteresse per la tanto vituperata “dottrina” e i Sacramenti.
Pio X, scrive il biografo Gianpaolo Romanato in “Pio X” (Lindau, Torino, 2014) riteneva che l’istruzione religiosa fosse “il centro del centro delle preoccupazioni della Chiesa”; diede nuovo slancio all’amore per l’incontro con Cristo incarnato, promuovendo l’accesso frequente e precoce all’Eucaristia; “non fece mai politica estera, non tentò mai di indebolire sul piano internazionale i paesi che si dimostravano avversi alla Chiesa, non cercò mai di sfruttare a proprio vantaggio le rivalità, gli interessi e le alleanze delle varie nazioni” . Insomma ragionò “sempre e soltanto come il capo di una comunità religiosa che non deve difendere interessi materiali ma solo il contenuto della propria fede”.
Pio X, infine, fu il grande nemico del modernismo, dell’idea secondo cui la verità muta, evolve hegelianamente, con il tempo. Sapeva che Cristo è la Verità Eterna, rivelata, immutabile, che “finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà” (Mt 5:18)!
In conclusione si può ben dire che la linea di san Pio X è stata ripresa anche da Benedetto XVI: anche lui ha messo la Fede al centro delle preoccupazioni della Chiesa; anche lui ha voluto ritornare spesso sull’utilità del catechismo, facendone curare varie edizioni, distribuite per esempio ai giovani della GMG di Madrid, certo che davanti al relativismo, all’individualismo imperanti, il catechesimo si impone, con la sua chiarezza, la sua cristallina semplicità, la sua forza; anche lui ha rilanciato l’Eucaristia, promuovendo il ritorno all’adorazione eucaristica e al gusto della sacra liturgia; anche lui ha messo la politica in secondo piano, evitando sia la scena mediatica continua e fine a se stessa, sia di fare della Chiesa la stampella di una qualche realtà partitica.
Dobbiamo semplicemente ritornare qui, all’essenziale: al cristiano che si lascia trasformare dalla Rivelazione, resa accessibile alla mente anche attraverso il Catechismo, e dall’incontro reale, fisico, con Cristo.
Marco Tosatti
18 Settembre 2019 5 Commenti --
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