ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 settembre 2019

Pregate per me! : ..Requiem aeternam dona ei Domine!!

Francesco: io un Papa tentato e assediato, è importante che preghiate per me

Colloquio del Pontefice con i gesuiti del Mozambico riportato da La Civiltà Cattolica: «Il clericalismo una perversione. Ci si concentra sul sesso e non si dà peso a ingiustizie e calunnie». Xenofobia: «Oggi i Paesi considerati come sale operatorie dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura»  
Papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO. Parla di sé come un Papa «tentato» e «assediato», Jorge Mario Bergoglio, a 24 gesuiti incontrati in Mozambico. «Solo la preghiera del suo popolo può liberarlo» dice, citando gli Atti degli Apostoli. 

Il colloquio è avvenuto lo scorso 5 settembre, durante il viaggio di quattro giorni del Pontefice in Africa. Al termine della prima giornata, come consuetudine ormai nelle sue trasferte, Francesco ha accolto nella Nunziatura di Maputo il gruppo di religiosi - tra cui 3 dello Zimbabwe e uno dal Portogallo - con i quali ha intavolato un “botta e risposta” a tutto campo e a porte chiuse. La trascrizione integrale è riportata oggi su La Civiltà Cattolica da padre Antonio Spadaro che era presente all’incontro.
In un’ora abbondante Francesco viene “assediato” dalle domande dei suoi confratelli, tra cui quella di un parroco riguardo all’Apostolato della Preghiera (oggi Rete Mondiale di Preghiera del Papa) che compie i 175 anni di attività. «È importante che la gente preghi per il Papa e per le sue intenzioni», esclama il Pontefice. «Il Papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo. Quando Pietro era imprigionato, la Chiesa ha pregato incessantemente per lui. Se la Chiesa prega per il Papa, questo è una grazia. Io davvero sento continuamente il bisogno di chiedere l’elemosina della preghiera. La preghiera del popolo sostiene».
Parole non nuove sulle labbra di Jorge Mario Bergoglio che già il 13 marzo 2013, da poche ore eletto sul Soglio di Pietro, dalla Loggia delle Benedizioni alle migliaia di persone riunite in piazza San Pietro, chiedeva un «favore»: «Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo vescovo».
E proprio ricordando il giorno della sua elezione, il Papa argentino parla del Conclave che lo ha visto uscire vestito di bianco e di come la scelta dei cardinali abbia cambiato la sua vita: «Credo che la mia esperienza di Dio non sia cambiata. Resto sempre lo stesso di prima. Avverto un senso di maggiore responsabilità, senza dubbio. La mia preghiera di intercessione poi si è fatta molto più ampia di prima. Ma anche prima vivevo la preghiera di intercessione e avvertivo la responsabilità pastorale. Parlo al Signore come prima. E poi commetto gli stessi peccati di prima». 
«L’elezione a Papa - aggiunge Francesco - non mi ha convertito di colpo, in modo da rendermi meno peccatore. Sono e resto un peccatore. Per questo mi confesso ogni due settimane. Mi conforta molto sapere che Pietro, l’ultima volta che appare nei Vangeli, è ancora insicuro come lo era prima. Leggere dell’ipocrisia di Pietro mi conforta tanto e mi mette in guardia. Soprattutto mi aiuta a capire che non c’è alcuna magia nell’essere eletto Papa. Il Conclave non funziona per magia».
A proposito di peccati il Vescovo di Roma spende parole durissime contro il clericalismo, già definito in passato uno dei «mali» della Chiesa, e ora stigmatizzato come una «perversione». «Il clericalismo è una vera perversione nella Chiesa, pretende che il pastore stia sempre davanti, stabilisce una rotta, e punisce con la scomunica chi si allontana dal gregge. Insomma: è proprio l’opposto di quello che ha fatto Gesù. Il clericalismo condanna, separa, frusta, disprezza il popolo di Dio. Il clericalismo confonde il “servizio” presbiterale con la “potenza” presbiterale. Il clericalismo è ascesa e dominio». 
Il suo sinonimo in italiano è «arrampicamento», osserva il Pontefice, e come diretta conseguenza ha «la rigidità». «Non avete mai visto giovani sacerdoti tutti rigidi in tonaca nera e cappello a forma del pianeta Saturno in testa?» domanda ai confratelli, con una punta d’ironia. «Dietro a tutto il rigido clericalismo ci sono seri problemi. Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore “angelicità”: orgoglio, arroganza, dominio. E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria». Insomma, a causa del clericalismo, «ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne».  
Nel colloquio non manca uno sguardo all’attualità, in particolare alla «xenofobia» che sembra dilagare in Europa e nel mondo. Bergoglio ribadisce la sua condanna verso questa tendenza che «distrugge l’unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio». Essa va di pari passo con l’«aporofobia», ovvero la paura dei poveri e dell’indigenza, perché entrambe «sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli». 
«Il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti», sottolinea il Papa. «Oggi - aggiunge, utilizzando metafore inedite per rafforzare il suo pensiero - siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura, come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla». 
Per il Pontefice, «si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità. Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina. Da noi c’è tutto: lo spagnolo e l’indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato». 
Così facendo, invece, si finisce per «costruire muri». E «costruire muri - ha rimarcato ancora una volta Francesco – significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica».


Sinodo, Papa Francesco nel mirino: il piano per permettere il matrimonio tra preti



La battaglia è già iniziata da tempo, ma alla vigilia dei lavori del Sinodo speciale sull' Amazzonia e una ecologia integrale sull' ambiente e la sua protezione, la polemica si fa più accesa. E si allunga la lista di cardinali e uomini importanti della gerarchia ecclesiale che puntano il dito contro quello che potrebbe avvenire, che si prevede o si auspica che avvenga, nelle tre settimane di lavori in Vaticano, dal 6 al 27 ottobre.
Persino il cardinale George Pell, dalla sua cella di prigione in Australia, detenuto dopo l' arresto per presunte molestie sessuali ai danni di minorenni - con tanti dubbi irrisolti - nonostante la difficile situazione, non ha esitato a divulgare un sofferto appello per evitare che questo Sinodo diventi una sorta di cavallo di Troia per introdurre idee e risoluzioni tali da scuotere le fondamenta stesse dell' istituzione della Chiesa. Ossia la fine del celibato per i sacerdoti, il sacerdozio femminile, le delicate posizioni in materia di etica, la comunione ai divorziati...
Ora, a pochi giorni dell' inizio ufficiale, ecco che altri tre porporati rivolgono critiche severe all'Instrumentum laboris, il documento base dell' imminente sinodo, oltre che al generale stato di confusione in cui, a loro giudizio, la Chiesa si dibatte.
i tedeschi Dopo i tedeschi Walter Brandmuller Gerhard Muller, esprimono dubbi e preoccupazioni il cardinale Robert Sarah, originario della Guinea, prefetto della Congregazione per il culto divino, Raymond Burke, statunitense, già presidente del supremo tribunale della segnatura apostolica, e il venezuelano Jorge Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas. Uomini diversi, per esperienza, formazione, sensibilità, ma uniti dalla stessa preoccupazione.
Nel sito Settimo cielo, a cura del vaticanista Sandro Magister, sono riportate con la consueta puntualità e documentazione le dichiarazioni di questi ultimi giorni. In particolare colpisce quello che ha spiegato il cardinale Sarah in un' intervista al National Cattolica Register. Con la solita forza e passione, senza alcuna polemica contro l' attuale pontificato, il porporato riporta le intenzioni, espresse da più parti, di trasformare questo sinodo in «un laboratorio per la Chiesa universale» e che dopo questo sinodo «nulla sarebbe stato come prima». Se questo fosse vero, si tratterebbe di una «attività disonesta e menzognera», perché in realtà questa convocazione «ha un obiettivo locale e determinato: l' evangelizzazione dell' Amazzonia», e infatti sono pochi i vescovi invitati a partecipare. Il timore è che «alcuni dell' Occidente confischino questa assemblea per portare avanti i loro progetti. Penso in particolare all' ordinazione di uomini sposati, alla creazione di ministeri femminili o al fatto di dare una giurisdizione a dei laici. Questi punti toccano la struttura della Chiesa universale. Non potrebbero essere discussi in un sinodo particolare e locale».
Evangelizzazione - Il cardinale si definisce «colpito e indignato» per il fatto che «i bisogni spirituali dei poveri in Amazzonia siano presi a pretesto per sostenere progetti che sono tipici di un cristianesimo borghese e mondano». Una chiesa ricca, mondana, quella del Nord Europa - in particolare tedesca - all' attacco dei fondamenti dell' istituzione ecclesiale, che le chiese più povere, soprattutto africane, difendono questi fondamenti.
Poiché queste chiese ricche finanziano quelle povere, si credono in diritto di imporre il proprio punto di vista ideologico. Sarah chiede inoltre di non farsi intimidire, di «innalzare un baluardo di preghiere e sacrifici in modo che nessuna breccia giunga a ferire la bellezza del sacerdozio cattolico». A questo proposito ricorda che papa Francesco ha sempre difeso il celibato dei preti, sostenendo che si tratta di «un dono per la Chiesa».
L' ultimo intervento risale al 27 gennaio di quest' anno, di ritorno dalla giornata mondiale della gioventù di Panama.
Ma le pressioni saranno forti. Francesco di recente ha ammesso di aver bisogno di preghiere, perché «il Papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo», come ha dichiarato nel suo incontro con i gesuiti nel recente viaggio in Africa e come riferisce su Civiltà Cattolica il direttore, padre Antonio Spadaro.
di Caterina Maniaci

Papa Francesco, il cardinale Kasper: il pontefice vuole controllare la sua successione


Città del Vaticano – Il cardinale Walter Kasper, teologo tedesco e amico di Papa Francesco, ritorna a parlare dell’ipotesi di uno scisma nella Chiesa per opera di «piccoli gruppi» di conservatori «che si agitano molto» facendo fracasso. «Il pontefice però non se ne cura, va avanti e tira dritto, non bada alle critiche e agli attacchi e ha una grande forza interiore». «Per un uomo di 82 anni  fisicamente sta bene. La prova è la mole di lavoro che macina ogni giorno».

Per Kasper è significativo il prossimo concistoro e l’ingresso di nuovi cardinali da lui nominati. Con queste nuove berrette rosse «si ha come l’impressione che con queste nomine il Papa si voglia garantire il controllo della successione». Poi di seguito precisa che a suo parere «al prossimo conclave è difficile che si possa eleggere un Papa ‘contrario’, la gente non lo accetterebbe. Non penso sia possibile invertire la marcia, la gente ama un papa normale, umano e non un papa imperiale come nel passato».

di Franca Giansoldati


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